comunicati 2017 |
COMUNICATO CDU PIEMONTE SULLE ELEZIONI DEL 4
MARZO
|
CDU le 40 idee sulla politica
Nella mattinata di ieri, sabato 13 gennaio 2018, il Cdu ha chiamato
a raccolta quadri e simpatizzanti per esporre le 40 idee sulla
politica e per la politica che il partito di Tassone ha predisposto
per le prossime elezioni politiche.
Sotto la regia di Marco Margrita, direttore de "Il Monviso", il
senatore Maurizio Eufemi ed il coordinatore regionale Mauro
Carmagnola hanno illustrato i punti forza di questo documento
preparatorio della prossima campagna elettorale.
Come ha detto Carmagnola, quattro sono i pilastri di questa
proposta: una analisi degli ultimi 20 anni di storia e politica
italiana, le vicende del mondo cattolico dopo l'ultimo papa
italiano, il disastro ereditato dai governi a guida Pd, i progetti
per l'immediato futuro di un auspicato governo a compartecipazione
cristiano democratica.
Eufemi, alla luce della sua esperienza parlamentare, ha sottolineato
l'importanza delle battaglie per il lavoro sul territorio, contro il
fisco rapace e per una politica economica realistica e concreta cui
lo scudo crociato si richiama da sempre.
Anche nelle prossima competizione elettorale. Fabrizio Leotta di
Forza Italia e Giampiero Leo, amministratore torinese di lungo
corso, hanno sottolineato da un lato la coerente collocazione del
Cdu nel centro destra e dall'altro la consonanza con il mondo
cattolico e l'esperienza interconfessionale in corso a Torino.
Un
dibattito aperto, nel corso del quale sono emersi forti elementi
identitari per un partito di ispirazione cristiana, ha concluso i
lavori.
da
"Torino Oggi" di domenica 13 gennaio
SCARICA IL DOCUMENTO :40 IDEE
del CDU sulla politica e per la politica
|
Mario Tassone:
l’esempio di Don Sturzo per ritrovare una grande
storia!
Il 26 novembre del 1871 nasceva don Luigi Sturzo.
È doveroso ricordare una grande figura dell'Italia che riuscì a
impegnare i cattolici nella vita politica fondando nel 1919 il Partito
Popolare Italiano.
Erano anni di grande tormento per una Nazione che usciva da una guerra
che aveva arrecato immense sofferenze. Don Luigi Sturzo fu testimone nel
1900 della nascita della Democrazia Cristiana di Romolo Murri. Proseguì
nell' impegno sociale con coraggio, anche attraverso il giornale "La
Croce di Costantino" (da Lui fondato), in un Italia degradata dalle
ingiustizie economiche e sociali. Don Sturzo portava l'esperienza della
Sua Sicilia e del Mezzogiorno con i problemi economici, delle
diseguaglianze e dei diritti civili. Fondò il partito di cattolici
avendo come riferimento la "Rerum Novarum" di Leone XIII che avviava il
sostanziale impegno nella vita politica dei cattolici dopo il lungo
silenzio seguito alla " Breccia di Porta Pia" del XX settembre del 1870
e al "non expedit"di
Pio IX.
Ricordiamo la figura del "Sacerdote di Caltagirone" nel momento in cui
cattolici e democratici cristiani, non rassegnati alla irrilevanza,
cercano di affermare una cultura di valori sempre più sbiaditi.
L'esempio sturziano ci spinge in questa direzione. C'è bisogno di un
patrimonio morale e civile a cui riferirsi senza il quale gli approdi
risulteranno vani. Sturzo è testimone e protagonista della grande storia
che va ripresa con convinzione, con rinnovato slancio e passione civile! |
Mario Tassone: il Congresso regionale della
Puglia
Il Congresso Regionale del nuovo CDU della Puglia che si ècelebrato
sabato 25 a Bari è stato un evento storico in questa fase di
ricostruzione dell'area cristiano-democratica. Vi è stata una
grandissima partecipazione che non si vedeva da tempo.
Tutti gli intervenuti nel dibattito hanno offerto contributi preziosi di
analisi e di proposte. Bisogna raccogliere, oggi, le diffuse
sollecitazioni, inimmaginabili nel recente passato, a ridare vita al
polo del popolarismo cattolico.
E' il tempo delle assunzioni di responsabilità.
È il tempo di colmare vuoti.
E' il tempo di agire per dare corpo alla politica.
I cittadini hanno bisogno di saldi ancoraggi attraverso valori che sono
stati sostituiti dalla povertà dei progetti. I diritti, la giustizia, lo
sviluppo equilibrato, la qualità della vita, l'ambiente, la famiglia, le
diseguaglianze, la prospettiva per i giovani sono i temi della modernità
e lo sviluppo. Il primato della politica è lo strumento per costruire.
A Bari è stato solennemente rinnovato l'impegno per fare, per
coinvolgere, per dare speranza a molti cristiani democratici dispersi e
delusi. Oggi c'è bisogno della nostra presenza organizzata superando
divisioni non più giustificabili. Lo chiedono in molti, frastornati
dalla confusione di oggi. Lo chiedono anche quelli che avevano sperato
nelle scorciatoie mentre la costruzione e la salvaguardia della
democrazia e della libertà richiedono sacrificio e impegno di tutti.
Gli interventi a Bari di Cesa, di Buttiglione, di Formigoni, sono stati
illuminanti. Interessanti anche gli interventi del segretario regionale
di FI. on. Vitali, dell’ on. Sisto di F.I.,dell'on. Di Stato di
Direzione Italia, dei responsabili regionali di Fratelli d'Italia
Gemmato e della Lega Sasso.
Un sincero apprezzamento va al vice-segretario Marinacci per la
generosità. la abnegazione. Un grazie a Tonino Borsci che ha guidato il
Partito in questi anni e che lo continuerà a farlo dopo essere stato
acclamato Segretario Regionale.
Un grazie agli amici on. Tanzilli, on. Gemelli, ai segretari regionali
della Campania Saturno e della Calabria Gallo,al coordinatore della
Basilicata Viola, al presidente di Futura Laganà, ai dirigenti, presenti
ai lavori congressuali. Grazie a Di Prizio, che ha presieduto i lavori e
a Barnabà, rispettivamente commissario provinciale e responsabile
organizzativo di Bari.
Un particolare sentimento di gratitudine va agli amici tutti per il dono
dell'entusiasmo e di passione politica.
Questi sono le giuste spinte per continuare! |
INAUGURAZIONE SEDE DC DI PIAZZA DEL
GESU'
15.26
| Dc: dopo 24 anni torna in piazza del Gesù, inaugurati uffici
(ANSA Notiziario Nazionale)
Fontana, per De Gasperi
servivano 30 locali, ora ne abbiamo tre (ANSA) -
ROMA, 9 NOV - Sono passati
24 anni dall'ultima volta, ma oggi la Dc torna ad "occupare", anche se
in minima parte, la sede di piazza del Gesù.
Alla cerimonia inaugurale
c'era il leader della DC Gianni Fontana, un passato da parlamentare in
entrambi i rami del Parlamento, con diversi incarichi di governo. Prima
più volte sottosegretario e poi ministro dell'Agricoltura, per meno di
un anno, nel governo Amato nel 1992. "Alcide De Gasperi - ha detto
Fontana - diceva che per governare l'Italia ci vogliono trenta locali.
Oggi inauguriamo la sede storica della DC e partiamo da tre locali, con
sobrietà e umiltà, ma con una grande determinazione per cercare di
attuare le riforme sociali che servono la Paese. Noi torniamo in
politica, per apportare un contributo forte di valori, riprendere il
cammino che abbiamo lasciato ma ponendoci nuovi orizzonti per
ricostruire l'Italia. Serve un politica che dia speranza nel futuro e
faccia uscire il nostro Paese da questo momento di instabilità. Per
questo ci presenteremo alle elezioni nel 2018, con un programma nuovo,
tutto rivolto in avanti". La rinata Dc di Fontana ha avuto il suo
battesimo il 30 marzo del 2012, con un Consiglio Nazionale
autoconvocatosi per iniziativa di Clelio Darida e di altri 48
consiglieri nazionali che ricoprivano tale ruolo nel 1994 (anno in cui
deliberata la nascita del Partito Popolare Italiano). Fontana viene
eletto segretario nazionale, carica confermata nel novembre successivo
dal Congresso.(ANSA). PH 09-NOV-17 15:25 NNN
--------------------------------------------------------------------------------
Comunicato di Mario Tassone: la Segreteria politica del N. CDU del
9/11/2017
La Segreteria politica del nuovo CDU, allargata ai responsabili
regionali, ha espresso un giudizio ampiamente positivo sui risultati
elettorali della Sicilia. L'area centrale alleata con il centro-destra
ha avuto un ruolo decisivo. Il percorso del centro intrapreso in
Sicilia, se ulteriormente rafforzato e allargato con opportuni
coinvolgimenti,può essere serio riferimento per i futuri appuntamenti.
La presenza organizzata dei cristiani democratici può essere il fatto
nuovo, dopo anni di silenzi, di incertezze, di progetti nebulosi e di
sostanziali irrilevanze.
Si può riprendere un cammino bloccato negli anni 1993-94. Non si
liquidò, allora, solo la storia della D.C.. e dei grandi partiti che
avevano scritto la Costituzione, ma si bloccò l'espandersi della
democrazia, la possibilità di correggere errori per andare avanti.
Oggi difronte un nanismo avvilente, la lievitazione delle proteste, dei
populismi, degli estremismi inconcludenti, si avverte il bisogno di
ragionare, di fare politica. E la politica si può riprendere se rivive
la stagione della dialettica, del confronto sui progetti della vita e
della società. Se non si abbattano le resistenze all'affermarsi dei
valori e del pluralismo delle idee, prevarrà un pragmatismo senza
respiro. Si vive il presente senza coraggio e senza visioni.
La segreteria politica del nuovo CDU, si è richiamata al suo progetto
iniziale, del maggio del 2013 Parco dei Principi di Roma, volto alla
ricomposizione dell'area di centro di ispirazione cristiana. I tempi
sono maturi. Le elezioni politiche ne sono l'occasione. Il sistema
elettorale attuale non affascina, ma la nostra presenza può bilanciare
visioni di depauperiamo democratico sempre in agguato e minaccioso. Lo
stesso giorno 9 novembre tutta la Segretaria politica del N. CDU si è
trasferita a Piazza del Gesù dove l'Associazione della Democrazia
Cristiana, guidata dall'on. Fontana, ha aperto i propri locali nella
storica sede della D.C.. Ho visto tanti amici. Tanti ricordi. Tanti
pensieri. Tante emozioni. Un ritorno a casa? Certo un tentativo da
incoraggiare per restituire dignità a un passato e impegnare il futuro.
Un ritrovarsi non per fare una sommatoria di sigle ma per sentirci
protagonisti senza complessi. Riprendiamo con orgoglio la nostra storia
senza fermarci contrastando le troppe strumentalizzazioni. Finalmente
liberi con i nostri pensieri forti! Una grande sfida. Ne vale la pena
per essere vivi!
La Segreteria politica ha anche preso atto degli appuntamenti
programmati per i prossimi mesi, il 24/11 Congresso regionale Puglia, il
30/11 manifestazione a Brescia in vista delle elezioni comunali, il 2/12
la Conferenza regionale a Napoli, il 17/12 il Congresso provinciale di
Salerno e, con data ancora da stabilire, un appuntamento in Veneto
organizzato dal Coordinatore regionale dr. Finesso.
A conclusione è stata presentata dal Dr. Ortensio De Feo e dal dr.
Nicola Ammaccapane la nuova versione del sito web del partito, attivo al
seguente indirizzo:
https://www.nuovocdu.it/
Roma, 13/11/2017
Mario Tassone
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Riaperta la sede
a Piazza del Gesù e ora avanti con l’unità di tutti i DC
In un clima di
grande commozione si sono inaugurati ieri gli uffici della DC
nazionale nella sede storica di Piazza del Gesù,46.
Non sono più le
“trenta stanze” che De Gasperi sosteneva fossero “sufficienti al
partito per governare l’Italia”, ma tre ampi locali che gli
eredi della Balena bianca, da “medici scalzi”, come ha
dichiarato ieri l’On Gianni Fontana, presidente del partito,
sono la base di ripartenza per ricomporre l’unità dell’area
popolare e democratico cristiana italiana.
Erano presenti
vecchi e nuovi sostenitori e simpatizzanti, si sono notati, tra
gli altri, gli Onn. Mannino, Zolla, Tarolli, Tassone, Nisticò,
Eufemi e centinaia di militanti giunti da molte parti d’Italia
attratti dalla bella notizia del ritorno a Piazza del Gesù.
Significativa anche la partecipazione di alcuni amici sin qui
protagonisti di una serie di distinguo critici come Angelo
Sandri, Antonio De Simoni e l’avv. Cerenza, lieti di tornare
alla casa comune.
Gianni Fontana,
nell’improvvisata conferenza stampa tenuta in uno dei locali in
cui campeggiavano i ritratti dei padri fondatori: Surzo, De
Gasperi, Moro, insieme ad un manifesto in cui erano raffigurati
tutti i segretari del partito che si sono succeduti nella storia
DC, da De Gasperi a Martinazzoli, ha così esordito: “Oggi
inauguriamo la sede storica della DC e partiamo da tre locali,
con sobrietà e umiltà, ma con una grande determinazione per
cercare di attuare le riforme sociali che servono la Paese. Noi
torniamo in politica, per apportare un contributo forte di
valori, riprendere il cammino che abbiamo lasciato ma ponendoci
nuovi orizzonti per ricostruire l'Italia. Serve un politica che
dia speranza nel futuro e faccia uscire il nostro Paese da
questo momento di instabilità. Per questo ci presenteremo alle
elezioni nel 2018, con un programma nuovo, tutto rivolto in
avanti”.
Gli stessi
concetti che in maniera assai più approfondita Fontana ha
enunciato nella prima riunione del consiglio di presidenza., che
ha voluto raccogliere attorno a sé alla vigilia di alcuni
importanti appuntamenti che caratterizzeranno il mese di
Novembre sino alla data del 10 Dicembre, nella quale il partito
è impegnato a concorrere alla costruzione di un comitato
nazionale provvisorio espressivo di tutte le diverse anime di
ispirazione democratico cristiana con le quali partecipare alle
prossime elezioni politiche.
Ricordato che la
crisi italiana sta assumendo caratteri di tipo entropico, nella
quale non appaiono chiare le prospettive nella babele delle
inculture politiche prevalenti e il sistema rischia di
collassare,
Fontana ha anche
sottolineato che, in questa situazione, risulta ancor più
necessaria una proposta politica ispirata ai valori della
dottrina sociale cristiana come quella che la DC è in grado di
mettere in campo. Serve, ha aggiunto, una minoranza organizzata
e forte che abbia la capacità di vedere il futuro; un gruppo
minoritario che abbia l’ambizione di diventare la coscienza
critica del Paese, in grado di offrire virtuosi consigli e
dialoghi e non per creare la sensazione di divisioni e
difficoltà e incapacità di trovare un’idea una prospettiva.
Dopo un ampio
dibattito nel quale sono intervenuti, tra gli altri, Gubert,
Lisi, Fabbrini, Luciani, Zolla, Fago, Barbuto, Portacci,
Bonalberti, Cugliari, Rosini, Valenti, Carmagnola e De Maio,
l’incontro si è concluso in un clima di grande unità dando il
mandato al Presidente di incontrare nei prossimi giorni i
diversi esponenti dei gruppi che fanno riferimento alla comune
matrice democratico cristiana per verificare le condizioni
concrete per giungere alla formazione di un comitato nazionale
unitario.
Premessa
indispensabile: il riconoscimento del ruolo di Fontana, quale
presidente giuridicamente riconosciuto della DC, alla quale
appartiene a tutti gli effetti nome e simbolo dello scudo
crociato, così come conseguente alla sentenza della Corte di
Cassazione che, senza alcun altra possibilità di replica, ha
sancito con delibera n.25999 del 23.12.2010 che: “ la DC non è
mai stata giuridicamente sciolta”
Sulla base della
verifica dei prossimi giorni, l’assemblea dei soci DC, convocata
a Roma Sabato 18 Novembre prossimo al Teatro Golden in via
Taranto,36, alle ore 9,30 assumerà le decisioni conseguenti.
Ettore Bonalberti
Venezia, 10 Novembre 2017
interviste Tassone-Eufemi
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=765799063623466&id=100005801375583
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10213068072330919&id=1666582634
|
Disuguaglianze: quante sono, come combatterle
M. Franzini - M. Pianta
Roma-Bari, Laterza, 2016, pp.200, 14 euro.
Recensione di Lorenzo
Pallotta
Questo libro sintetizza anni
di ricerca, di presentazioni a seminari e discussioni pubbliche sulla
disuguaglianza. Le principali idee qui esposte sono rintracciabili in
alcuni saggi precedenti di Franzini, Pianta e Marcon (Cfr. su questa
Rivista, n.5-6/2013, la recensione di Disuguaglianze inaccettabili di
Franzini).
Gli è che, le disuguaglianze
di reddito e di ricchezza sono aumentate in tutti i paesi avanzati e
quelle di reddito sono tornate addirittura ai livelli di un secolo fa.
Esse rimangono estremamente alte anche a livello mondiale, nonostante il
più alto reddito medio di paesi emergenti come Cina ed India.
La disuguaglianza è dunque oggetto di una crescente attenzione tant’è
che alcuni libri che l’hanno evidenziata sono perfino diventati
best-seller (Cfr. su questa Rivista, n.5-6/2014 e n.2- 3/2017, le
recensioni dei testi di Piketty e Stiglitz). E però, nonostante i molti
studi apparsi finora, manca ancora una spiegazione convincente e
completa dei meccanismi che sono alla radice di questo fenomeno che,
forse anche per questo, non viene considerato un obiettivo chiave per
l’azione dei governi. E difatti, nonostante occasionali manifestazioni
contro l’1% dei più ricchi, manca una appropriata strategia politica.
Gli AA. propongono un’interpretazione che conferisce un notevole peso a
quattro motori che alimentano la disuguaglianza nel capitalismo di oggi:
il potere del capitale sul lavoro, l’ascesa di un “capitalismo
oligarchico”, l’individualizzazione delle condizioni economiche e
l’arretramento della politica.
L’azione congiunta di questi motori sta cambiando le modalità di
funzionamento non soltanto del sistema economico ma anche di quello
politico, tant’è che l’economia sta diventando meno dinamica, la società
più ingiusta e la politica meno democratica.
Un punto di svolta nella dinamica delle disparità viene considerato
l’avvento del neoliberismo con le vittorie della Thatcher nel 1979 in
Gran Bretagna e di Reagan l’anno dopo negli Usa. Il nuovo credo
economico-politico ha smantellato il consenso keynesiano del dopoguerra
mettendo al centro del processo economico il mercato che, una volta
liberalizzato e deregolamentato, sarebbe stato in grado non solo di
allocare efficientemente le risorse ma anche di distribuire equamente i
compensi.
Alla crisi degli anni Settanta del secolo scorso, le istituzioni hanno
risposto con la deregolamentazione del settore bancario, la
liberalizzazione dei movimenti di capitale e con nuovi strumenti
finanziari (future, derivati, hedge funds ed altri) che hanno alimentato
la speculazione di breve periodo.
Dieci anni dopo, nei paesi avanzati la globalizzazione e la diffusione
delle tecnologie informatiche hanno trasformato i sistemi di produzione
e i flussi d’investimento, riducendo la produzione interna, distruggendo
posti di lavoro, abbassando i salari e minando il potere dei sindacati.
In questi paesi, il nuovo potere del capitale sul lavoro ha portato
dagli anni Ottanta ad oggi a uno spostamento di almeno dieci punti
percentuali di Pil dalla quota dei salari a quella del capitale. E
questo spiega il valore crescente delle attività finanziarie e
immobiliari, l’aumento inconsueto dei redditi dei super ricchi e dei
compensi dei manager. Nelle 350 maggiori imprese Usa, fatto pari a uno
il salario medio dei dipendenti, i compensi dei manager sono passati da
30 nel 1978 a 383 nel 2000 e a 296 nel 2013.
E però, le distanze sono aumentate non solo tra i più ricchi e tutti gli
altri ma anche all’interno della classe lavoratrice. Il processo di
individualizzazione ha infatti messo i lavoratori in concorrenza l’uno
con l’altro. Questi svolgono in genere lavori più precari, con un’ampia
varietà di forme contrattuali (a tempo determinato, part-time, su
commessa, con partita Iva) mentre i giovani vedono futuri professionali
sempre più incerti e diversificati. Anche le pensioni dipendono da
sistemi pensionistici differenziati e legati, spesso,
all’andamento dei mercati finanziari.
Fino agli anni Settanta nei paesi avanzati le disparità che emergevano
dai meccanismi di mercato erano contenute dallo Stato attraverso una
tassazione fortemente progressiva, da imposte specifiche sui beni di
lusso, da elevate imposte di successione, dal
sostegno al reddito dei meno fortunati e da un’ampia fornitura di
servizi pubblici fuori dal mercato (istruzione, sanità, sicurezza
sociale, pensioni, tutela dell’ambiente, etc.).
Dagli anni Ottanta in poi
quasi tutte queste politiche sono state cancellate o indebolite, per cui
questo arretramento della politica ha
avuto un notevole impatto negativo sulle disparità.
A partire dagli anni Novanta, a seguito delle disparità verificatesi nel
decennio precedente, gli studi si sono spostati dalla distribuzione
funzionale del reddito tra le classi sociali alle disuguaglianze tra gli
individui. In effetti, le divisioni di classe sono diventate meno chiare
e condizioni di genere, origine etnica, istruzione e qualificazione
professionale sono risultati i fattori più idonei a spiegare la
distribuzione personale dei redditi. Parallelamente, la rapida
accumulazione dei patrimoni finanziari e immobiliari degli individui più
ricchi ha prodotto una nuova attenzione sulle disuguaglianze.
Piketty ha sostenuto che le radici della crescente disparità sono i
rendimenti del capitale superiori al tasso di crescita dell’economia.
Altre spiegazioni si sono concentrate sulle disparità tra i salari nel
contesto della globalizzazione e del cambiamento tecnologico.
Alcuni sostengono che i salari crescenti degli occupati più qualificati
riflettono la maggiore produttività dei lavoratori in grado di
utilizzare le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione e
che le disparità retributive sono il risultato di un cambiamento
tecnologico skill biased, che favorisce le alte qualifiche. Altri però
osservano che nei paesi avanzati non si registra un generale
innalzamento delle qualifiche degli occupati, ma si sta invece
verificando una polarizzazione che crea più posti di lavoro, da un lato,
per manager e professionisti, e, dall’altro, per i lavori meno
qualificati. Il cambiamento tecnologico ha senza dubbio un impatto sulla
disuguaglianza, ma tale impatto è più complesso rispetto a quello
ipotizzato dagli studi skill bias.
L’Indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite classifica i paesi in
base a una media della loro aspettativa di vita, del livello di
istruzione e del Pil pro-capite. Therborn ha sostenuto che ci sono tre
tipi interconnessi di disuguaglianza: quella vitale (basata sulle
aspettative di vita e sulle condizioni di salute), quella esistenziale
(basata sulle differenze tra classi, status, genere, etnia) e quella
delle risorse (della quale si occupano di più gli economisti).
Wilkinson e Piketty hanno mostrato che le disparità più elevate nei
paesi avanzati sono associate a una lunga serie di problemi sociali
(suicidio, consumo di stupefacenti, obesità, etc.) che contribuiscono ad
abbreviare l’aspettativa di vita dei poveri.
Contrariamente a quanto sostenuto dalle prospettive liberali, c’è ampia
evidenza che le economie avanzate negli ultimi decenni sono rimaste ben
lontane dal concedere pari opportunità a tutti e, d’altro canto, vi sono
poche prove che un’alta disuguaglianza sia associata a una maggiore
crescita che la potrebbe giustificare. In sintesi, gli AA. sottolineano
che la nuova natura della disuguaglianza contemporanea sta cambiando il
quadro della discussione almeno sotto tre profili.
In primo luogo, i redditi e la ricchezza delle persone più ricche oggi
sono sempre meno il risultato di una crescita di attività economiche di
successo e sempre più il risultato della speculazione finanziaria, di
rendite monopolistiche, protezioni dalla concorrenza e di privilegi di
varia natura, a iniziare da quelli familiari i quali, mediante lasciti
ereditari, indeboliscono il legame tra
meriti e compensi ottenuti. Senza sottovalutare che questi
“aristocratici del denaro” possono influenzare i processi politici,
condizionando i governi e minando così i sistemi democratici. In secondo
luogo, i meccanismi che producono disparità nei paesi avanzati sono
diventati più complessi perchési sono estesi anche all’istruzione, alla
posizione nel mondo del lavoro, all’origine
familiare, etc. In terzo luogo, alla base delle dinamiche delle
disparità ci sono istituzioni e processi politici che definiscono le
azioni dei governi.
Si pensa di solito che tali
contesti siano “neutrali” e indipendenti dalla dinamica delle disparità,
ma in realtà essi possono esserne
fortemente influenzati. In definitiva, la disuguaglianza è importante
anche perché influenza il quadro istituzionale e i processi politici,
causando un fallimento della democrazia e una disparità di diritti
politici.
Questi tre profili delle disparità di oggi forniscono prove ulteriori
sulla loro inaccettabilità e mostrano la necessità di affrontarle con
azioni politiche adeguate. A questo proposito è da evidenziare il
recente cambiamento di indirizzo politico delle istituzioni
internazionali, come l’Ocse e il Fmi, che avevano a lungo giustificato
le politiche che alimentavano le disuguaglianze. L’Espresso del 16
luglio 2017 riporta un articolo di Turano (E sull’Ocse sventola
l’uguaglianza) nel quale il segretario dell’organizzazione (Gurrìa),
dopo aver ribadito che “lo squilibrio della distribuzione della
ricchezza, con l’1% dei più abbienti che possiede il 18% della ricchezza
mondiale, mentre al 60% dei più poveri resta appena il 13% del totale, è
un allarme specificamente lanciato dall’Ocse nel corso degli ultimi
anni”, ritiene che l’Ocse sia fondamentale “per costruire un migliore
futuro economico per il pianeta, perché ha compreso presto che doveva
impostare la sua azione verso la riduzione delle disparità”.
Nell’ultimo capitolo del
testo, l’analisi si sposta sul quarto fattore della disuguaglianza
(l’arretramento della politica) il quale ha reso più incisivi gli
effetti degli altri tre in quanto, come già accennato, la ridotta
capacità di spesa dei governi nazionali, la riduzione della
progressività della tassazione, la capacità dei redditi più alti di
eludere le imposte e la privatizzazione dei servizi pubblici hanno
indebolito gli effetti redistributivi delle politiche pubbliche.
Le misure suggerite dagli AA. sono volte sia a prevenire la formazione
della disuguaglianza nei mercati sia a redistribuire ex-post il reddito
e la ricchezza.
Esse sono raggruppate in base alla loro rilevanza nel far fronte ai
quattro motori indicati. Per riequilibrare i rapporti capitale/lavoro si
propone di regolare e ridimensionare la finanza, limitare le posizioni
di rendita, distribuire in modo equo i benefici della tecnologia e
gli aumenti di produttività, introdurre un salario minimo efficace e
riconoscere un ruolo maggiore ai contratti di lavoro nazionali. Per
contenere il capitalismo oligarchico, si suggerisce di controllare
i super redditi e di aumentare le imposte di successione. Per
contrastare l’individualizzazione delle condizioni economiche,
bisognerebbe ridurre la frammentazione dei contratti di lavoro e
rafforzare un’istruzione pubblica egualitaria. Infine, per tornare a
efficaci
politiche di redistribuzione, occorrerebbe tassare in modo appropriato
la ricchezza a livello nazionale e internazionale, accrescere la
progressività delle imposte sul reddito delle persone fisiche e
introdurre un reddito minimo.
Da tempo si discute se le politiche debbano assicurare l’occupazione o
garantire il reddito. Entrambe le proposte hanno i loro meriti e una
politica ben congegnata potrebbe combinare la protezione
dell’occupazione con il reddito garantito e con il salario minimo,
all’interno di una strategia complessiva diretta a contrastare il
fenomeno dei working poors e a ridurre la povertà e le disuguaglianze.
In definitiva, gli AA.
propongono di fermare l’arretramento della politica di fronte alle
disparità e suggeriscono nuove politiche per ridurre le disuguaglianze
e, al tempo stesso, portare le economie avanzate fuori dalla stagnazione
riveniente dalla lunga crisi iniziata nel 2008.
(Lorenzo Paliotta) |
Lettera di Mario Tassone
al direttore de "Il Giornale"
Di seguito la lettera che
il segretario nazionale on. Mario Tassone ha inviato al direttore de "Il
Giornale" in seguito all'articolo (in allegato) di Paolo Guzzanti
apparso lunedi 21 agosto nel quale, con teoremi e falsi, criminalizza
Aldo Moro e i governi che si sono succeduti nella prima fase della
repubblica. Duole che Il Giornale abbia ospitato una volgare
mistificazione che e' violenza gratuita!
Gentile direttore, leggo sul suo giornale a firma di Paolo Guzzanti,
personaggio famosissimo per i suoi multiformi e redditizi trasformismi
politici e professionali, un articolo in cui fa riferimento ad accordi
segreti tra il terrorismo palestinese e islamico e Aldo Moro e il nostro
Paese. Tal accordi definiti indecenti avrebbero fatto dell'Italia
un"paradiso" per una base del terrorismo internazionale. Le affermazioni
sono gravissime. A questo punto il Guzzanti dovrebbe esibire qualche
prova, dare qualche riferimento, fare qualche nome. E' troppo facile
infangare la memoria dello statista Moro che ha pagato con la vita il
Suo amore per la libertà e che é stato sempre rispettoso delle linee e
degli indirizzi del Parlamento in politica estera. È inaccettabile
considerarLo un cinico senza scrupoli e definire l'Italia connivente. Un
teorema non può essere confezionato come verità sulle colonne del Suo
giornale che assume posizioni, condivisibili o non, nella chiarezza e
correttezza. E se Guzzanti aveva questi elementi perché non li ha
manifestati quando é stato parlamentare per merito esclusivo di
Berlusconi, poi abbandonato? Non é solo una aggressione ma qualcosa di
più che si avvicina al terrorismo sotto altra forma. Le chiedo,
pertanto, di invitare l'estensore dell'articolo a esibire le prove.
Guzzanti avrebbe dovuto evitare, poi, di riproporre la vicenda della
Commissione Mitrokhin, che ha gestito in modo confuso e contraddittorio,
riportando stralci del lavoro svolto. La Commissione si concluse
con due relazioni, di maggioranza e di minoranza, corrispondendo agli
obiettivi della legge istitutiva. Sono certo che lei opererà con
sensiblità garantendo un' informazione non mistificata, ponendo freno
alle troppe indulgenze di cui alcuni personaggi hanno goduto e godono
con i relativi benefits.
Con considerazione. Mario Tassone, segretario nazionale Nuovo CDU
http://m.ilgiornale.it/news/2017/08/21/quegli-accordi-segreti-che-ci-hanno-salvato-dalla-violenza-islamica/1432235/
|
Lettera
aperta al Prof. Roberto Perotti
Egregio Professor Perotti,
Ho appena letto il suo
articolo "la giusta forbice dei privilegi" sulla rassegna stampa del
senato (un privilegio) avendo da tempo deciso di tagliare la spesa per i
giornali che mi aveva accompagnato dagli anni sessanta. Una piccola
spending review familiare certamente lieve rispetto a quelle ben più
consistenti che avrebbe potuto realizzare come commissario a cominciare
dalla Presidenza del Consiglio che quando c'era la prima repubblica era
certo più trasparente di quanto non sia ora (tab 1 A)
Ella ritiene che quella
approvata sia una buona legge, invece ritengo che sia pessima e
pericolosa. Le diro' perché. Non Le faccio la storia dei vitalizi che è
cosa troppo lontana dalla sua cultura bocconiana. Solo la storia potrá
dirci i risultati delle politiche ispirate in questi ultimi anni da
esponenti della Bocconi.
Ella sarà bravo sui numeri
ma fa carta straccia delle norme dell'ordinamento. Per me un eletto non
è un impiegato statale, non timbra il cartellino, ma un cittadino che si
candida alle libere elezioni democratiche, fa una campagna elettorale e
diviene il rappresentante di una funzione, quella elettiva.
Il
vitalizio era legato ad una funzione del tutto
particolare. Così come i giornalisti vanno in pensione a 57 anni, i
piloti ad una età diversa, i ballerini a poco più di 40 anni. Mi
interessa sottolineare che quando fu introdotto questo istituto non
c’era il finanziamento pubblico dei partiti. Non c’erano nominati ma
persone che abbandonavano la propria professione con tutti i rischi
conseguenti, partecipavano ad un concorso elettorale pubblico, senza
limiti di età, garantendo libertà nella espressione di voto.
A tale
riguardo non possono essere dimenticati sia il decreto legislativo 165
art. 68, sul collocamento in aspettativa con facoltà di optare con la
conservazione del trattamento economico in godimento presso la
amministrazione di appartenenza, sia l’articolo 31 dello statuto dei
lavoratori che disciplina il collocamento in aspettativa non retributiva
per la durata del mandato con blocco e ricostruzione della carriera. Non
è ammessa rinunzia o cessione della indennità parlamentare art. 91 t.u
361 del 1957.
Lei Vorrebbe mandarli tutti
in pensione con la legge Fornero, ma ci si può presentare in età
giovanile e perfino da pensionati. Quanti esempi.! Lei dunque all'eletto
non vuole dare nessuna garanzia sull'esercizio del mandato parlamentare.
E vede quando si vota nell'aula di Montecitorio o Palazzo Madama si
possono colpire interessi grandi e piccoli e perfino quelli del proprio
datore di lavoro, per dipendenti di aziende metalmeccaniche come la
Fiat, banche o compagnie di assicurazioni. si possono fare favori grandi
come nel cneo di MPS. Se vuole le racconto i dettagli.
Le ricordo sommessamente che
la Corte Costituzionale con sentenza n. 289 del 1994 ha riaffermato
la peculiarietà del vitalizio con profili tipici
del regime delle assicurazioni private.
Di cui allego stralcio:
L'evoluzione che, nel corso del tempo, ha caratterizzato questa
particolare forma di previdenza ha condotto anche a configurare
l'assegno vitalizio - secondo quanto è emerso dai dati acquisiti presso
la Presidenza delle due Camere - come istituto che, nella sua disciplina
positiva, ha recepito, in parte, aspetti riconducibili al modello
pensionistico e, in parte, profili tipici del regime delle assicurazioni
private. Con una tendenza che di recente ha accentuato l'assimilazione
del regime dei contributi a carico dei deputati e dei senatori a quello
proprio dei premi assicurativi (v., in particolare, la delibera
dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati n. 61/93 e del
Consiglio di presidenza del Senato n. 44/93, dove si stabilisce, a fini
fiscali, di includere i contributi stessi nella base imponibile
dell'indennità parlamentare "in analogia ai premi assicurativi destinati
a costituire le rendite vitalizie").
4. - Se
la diversità di natura e di regime che distingue gli assegni vitalizi
dalle pensioni ordinarie non consente, dunque, di accogliere la
questione sotto il profilo della violazione del principio di eguaglianza,
la questione risulta, invece, fondata, con riferimento agli artt. 3 e
53, primo comma, della Costituzione, sotto il profilo dell'inesistenza
di una ragionevole giustificazione della equiparazione operata,
attraverso la norma impugnata, tra il regime fiscale degli assegni
vitalizi e quello delle rendite vitalizie, al fine di concedere ai primi
il trattamento privilegiato riconosciuto dalla legge a favore delle
seconde.
Tale
equiparazione non risulta, invero, giustificata o giustificabile sul
piano della razionalità tributaria, dal momento che gli assegni vitalizi
concessi ai parlamentari cessati dal mandato ed alle categorie
assimilate, se, da un lato, non possono essere equiparati alle pensioni
ordinarie del pubblico impiego, dall'altro, non possono neppure
identificarsi, ai fini del trattamento fiscale, con le rendite vitalizie
costituite a titolo oneroso, di cui all'art. 47, primo comma, lett. h)
del d.P.R. n. 917 del 1986. ...
Si
dimentica che in dipendenza del regio decreto legge 29 luglio 1933 n.
1026 si demandava alle Camere il pagamento sulle pensioni dei propri
dipendenti con una ritenuta del 9 per cento.
E poichi i bilanci avevano i caratteri di quelli tipici di " erogazione
" non venivano versati i contributi del cosiddetto datore di lavoro come
avviene anche nella PA. Va ricordato, ma solo per memoria che quando
fu sciolta la Cassa di previdenza per i parlamentari registrava un
avanzo di 1.715.166. I problemi sorsero con il
passaggio dal sistema proporzionale a quello uninominale con fortissimi
cambiamenti nella rappresentanza. Ma fu una scelta conseguente agli
orientamenti del popolo con i referendum elettorali. Spero che non
voglia mettere in discussione la volontà popolare o è un valore ormai
superato dalle tecnocrazie?
Per l'intervento sulle Regioni, la norma a Lei tanto cara, converrà che
viene lesa l'autonomia regionale stabilita negli Statuti e il ricatto
dei tagli non funziona perchè ci vuole l'intesa Stato Regione. (riforma
Madia bocciata dalla Corte Costituzionale docet).
Si spinge fino al punto di
lamentare una interpretazione erronea dell'articolo 81 della
Costituzione.
Anche su questo punto fa
carta straccia delle norme di contabilitá legge 468, legge 362 e
successive mofifiche e integrazioni laddove per le norme previdenziali
si prescrivono verifiche e compatibilità, quello che Ella non vuole
affrontare.
Le rammento a tale riguardo
sui vitalizi trasformati in pensioni contributive le norme sulla
contabilità di Stato ex comma 5, art 7 legge 362 del 1988 con il
coinvolgimento della Commissione Bilancio sugli effetti delle norme. Se
la RGS non fornisce un parere vincolante ex art. 81 Costituzione è
perché la costituzione del fondo a gestione separata all'inps deve
essere alimentato con le trattenute dei dipendenti 8,80 e dei datori di
lavoro 24 per cento.
Poi abbiamo la sorpresina di
applicare il sistema contributivo, però per i 117 che hanno numerose
legislature che hanno versato più di quanto percepiscono e non sarebbero
colpiti dai tagli, sarebbero nella condizione di avere un beneficio
rispetto al vitalizio attualmente erogato; no, contrordine compagni, per
loro si applica il contributivo limitatamente al vitalizio percepito,
che è stato peraltro tagliato dal contributo di solidarietà fino al 40
per cento sulla fascia marginale. Dunque o si applica un principio o
l'altro. O contributivo o retributivo. Non si può fare il fritto misto.
Si tornerebbe alla prima Dini. Le sfugge che per i vitalizi è stato
applicato il principio di solidarietà con la curva che si abbassa per
favorire quelli con poche legislature. E anche questa risiede in una
motivazione politica. Fu un gesto di attenzione verso il PCI e le
opposizioni, divenendo un elemento di garanzia.
Nello stesso bilancio degli
organi costituzionali vi sono le spese degli stipendi e dei vitalizi dei
dipendenti ben più consistenti nel loro ammontare, ma di questo si tace.
Ora la proposta va al
Senato. E mi auguro che i senatori abbiano un sussulto di dignità e di
responsabilità, abbiano cioè quel coraggio che non hanno avuto quanto
Renzi li voleva cancellare e il popolo italiano con il referendum
costituzionale ha voluto il bicameralismo! Se ne faccia una ragione.
Non vale la pena averci
provato come Ella sostiene. Non si gioca con le Istituzioni, non si
approvano leggi malfatte, malconfezionate, approvate sull'onda del
neogiacobinismo. Perchè questa legge rappresenta una messa in stato di
accusa di una intera classe dirigente della storia repubblicana. Ma
forse a Lei sfugge. E avrá conseguenze gravissime, forse inimmaginabili.
Il Parlamento è un bene
supremo ed è un potere che va difeso dagli assalti di chi, forze
economiche, tecnocrazie, sovrapoteri, vuole ridurlo nelle sue funzioni,
nelle sue prerogative.
Con viva cordialità
Maurizio Eufemi
Già senatore nella XIV e XV
Legislatura.
P.s. Nel 2008 ho votato la
sfiducia al governo Prodi senza avere fatto calcoli personali. Le
assicuro che le perdite del conto economico di 3 anni di legislatura
sono state consistenti, ma erano gioco principi e convincimenti
personali. Ciò è stato possibile perchè c'era l'istituto del vitalizio,
un istituto di garanzia e di libertà, che mi ha consentito di mantenere
la dignitá cui non ho rinunciato e non voglio rinunciare. |
J.E.STIGLITZ,
Le nuove regole
dell’economia.
Sconfiggere la disuguaglianza per tornare a
crescere,
Milano, Il Saggiatore, 2016
recensione di Lorenzo Paliotta
tratta dalla rivista bancaria MINERVA BANCARIA N. 2 - 3 / 2017 205
La recessione iniziata nel 2008 ha aggravato le disuguaglianze di
reddito, di ricchezza e di opportunità in tutto l’Occidente. Stiglitz,
che ha ricevuto nel 2001 il Nobel per l’economia insieme a Spence e
Akerloff, è stato allievo di Franco Modigliani, insegna alla Columbia
University ed è stato capo economista della Banca mondiale e consulente
del Presidente Clinton. Sulle politiche adottate dalla Banca mondiale e
dal FMI egli, da buon neo-keynesiano, assunse più volte posizioni
fortemente critiche. In questo saggio, avvalorato da molte evidenze
empiriche citate nelle numerose note e nell’appendice, egli giunge alla
conclusione che la disuguaglianza è allo stesso tempo causa ed effetto
della crisi.
La disuguaglianza, secondo l’A., è in primo luogo
frutto delle politiche neoliberiste affermatesi fin dagli anni settanta
del secolo scorso. La loro applicazione ha trasformato gli Usa da tipica
terra delle opportunità in un paese oligarchico dalla scarsa mobilità
sociale, in cui sanità, istruzione e casa di proprietà sono
inaccessibili a una larga fetta del popolo, mentre, tra il 2009 e il
2012, il 99% di tutti gli aumenti di reddito è finito nelle tasche
dell’1% più ricco della popolazione.
Questo libro fornisce un quadro esauriente delle
distorsioni ideologiche, delle deregulations e delle norme tributarie
che hanno favorito il settore finanziario e arricchito i più ricchi,
penalizzando la classe media e discriminando i lavoratori, in
particolare le donne, gli afroamericani e gli immigrati. Il messaggio di
Stiglitz parte dagli Usa ma si estende a tutto il mondo occidentale,
ribaltando il diffuso pregiudizio secondo cui per perseguire
l’uguaglianza occorre sacrificare la crescita economica. Per avere una
prosperità condivisa non basta ridistribuire il reddito attraverso
imposte e trasferimenti, ma è necessario anche favorire gli
investimenti, aumentare i salari minimi e l’influenza politica della
maggioranza dei cittadini.
Le nuove regole dell’economia, frutto anche di un
lavoro di squadra all’interno del Roosevelt Institute, abbracciano un
ampio ventaglio di riforme (dal fisco allo stato sociale,
dall’istruzione alla lotta ai monopoli, dal diritto sindacale agli
incentivi per il
lavoro femminile, dalle infrastrutture al sistema penale) ed entrano nei
dettagli mettendo in evidenza che, quando c’è la volontà politica, i
cambiamenti sono fattibili.
Il messaggio che il libro intende veicolare è che lo squilibrio
dell’economia Usa non può essere attribuito alle leggi naturali
dell’economia ovvero all’inevitabile evoluzione del capitalismo, ma
piuttosto alle regole dettate da una determinata scuola economica (la
supply-side economics). Mentre nei decenni precedenti, gli economisti
keynesiani avevano messo in evidenza le
carenze della domanda quale fattore che limita l’espansione economica,
il pensiero supply-side ha dato un netto strappo al passato perché ha
portato non solo alla deregolamentazione e alla riduzione delle aliquote
fiscali sui redditi più elevati, ma anche a tagli dei programmi di
welfare e degli investimenti pubblici. E però i vantaggi non sono
“sgocciolati” (trickle-down) sul resto della popolazione, come indicato
dalla teoria. Si è creata una c.d. economia di mercato satura di
distorsioni che arricchiscono i più ricchi e soffocano la crescita nel
lungo termine. Insomma i fatti hanno smentito le previsioni di questa
scuola che perciò oggi gode di scarso credito tra gli economisti, pur
restando popolare negli ambienti politici e ideologici conservatori.
All’inizio del XX secolo, mentre era in atto una transizione
dall’occupazione agricola a quella nell’industria, il movimento
progressista si pose l’obiettivo di proteggere e coinvolgere sul piano
politico tutti gli americani, inclusi i lavoratori. Il primo Roosevelt
decise di limitare monopoli e trust, e, qualche tempo dopo, il secondo
Roosevelt si fece promotore del New Deal
per combattere le concentrazioni di potere economico e politico. Di
fronte alla Grande Depressione, attuò anche una serie di riforme
politiche radicali: garanzia dei depositi bancari, separazione tra
banche di deposito e banche di investimento, creazione della Sec per
proteggere gli investitori comuni e contrastare la manipolazione dei
mercati e l’insider trading, diritto dei lavoratori
di negoziare contratti collettivi.
In quell’età dell’oro del capitalismo, l’economia americana crebbe più
velocemente che in qualsiasi altra epoca ed i redditi bassi aumentarono
più rapidamente di quelli alti. Insomma, tra il 1892 e il 1938 la
politica americana dimostrò che era in grado di far convergere movimenti
sociali e potenti forze politiche per metterli al servizio di tutti
cittadini, così da apportare profondi
cambiamenti strutturali alle regole di governo dell’economia.
Ridurre la disuguaglianza, ribadisce l’A., non è solo una questione di
redistribuzione in quanto le politiche
economiche influiscono sulla distribuzione del reddito sia al lordo che
al netto delle imposte e dei trasferimenti.
Nelle analisi tradizionali, basate su modelli di mercati perfetti,
spesso si danno per scontate le regole del gioco.
I mercati perfettamente concorrenziali, però, sono davvero pochi e
pertanto i risultati economici dipendono in parte dal potere di mercato
e dalle regole che lo governano. Ad esempio, è risaputo che nella
concorrenza imperfetta le imprese hanno il potere di stabilire i prezzi;
così come i gruppi dotati di forte potere politico possono ottenere che
le regole di mercato vengano scritte e
applicate a loro favore.
Le esperienze economiche degli ultimi 40 anni hanno smentito molte delle
concezioni tradizionali in materia di teoria economica e di andamento
della crescita. Oggi si sa che nelle economie sviluppate l’alta marea
non solleva necessariamente tutte le barche. In passato si pensava che
si potesse avere maggiore uguaglianza solo al costo di un peggioramento
della performance economica. Okun descrisse il “grande trade-off” tra
uguaglianza ed efficienza, ma nuovi studi hanno dimostrato che si può
arrivare con successo alla prima senza penalizzare la seconda, come dire
che queste due grandezze del dilemma sono complementari, non
incompatibili.
Dalla fine degli anni settanta del secolo scorso si è avuto un
rallentamento della crescita economica con alcune gravi recessioni.
Evidentemente, la trickle-down economics – che suggerisce di
incrementare i redditi più alti nella speranza che questo abbia ricadute
favorevoli su tutti gli altri – non ha funzionato. Invece, secondo il
nuovo paradigma della trickle-up economics si avrebbero maggiori
probabilità di successo ricostruendo l’economia a partire dalla classe
media.
Secondo i modelli tradizionali le differenze tra i
redditi individuali sarebbero ascrivibili a differenze di produttività,
abilità e impegno, e le variazioni della distribuzione del reddito
sarebbero riconducibili a cambiamenti della tecnologia e degli
investimenti in capitale umano e fisico. Ma, ad esempio, il cambiamento
tecnologico skill-biased non spiega perché molti lavoratori altamente
qualificati hanno dovuto accettare mansioni di livello inferiore alle
loro competenze né il profondo divario che si è creato tra la
produttività del lavoro e i salari medi: tra il 1973 e il 2013 la
produttività del lavoro è aumentata del 161 per cento, mentre i compensi
versati ai lavoratori sono cresciuti solamente del 19 per cento al netto
dell’inflazione.
Il modo in cui i benefici complessivi della crescita si distribuiscono
tra la popolazione sono fenomeni complessi riconducibili a molteplici
cause. Fra queste figurano sicuramente la tecnologia, la globalizzazione
e i cambiamenti demografici, ma misurare con
esattezza il contributo di tutti i fattori non è semplice. E però, tra
le economie avanzate gli Usa presentano la maggiore disuguaglianza; di
ciò serve dunque una spiegazione alternativa.
L’approccio istituzionalista parte dalla semplice
constatazione che le regole e il potere sono importanti. Numerosi
ricercatori, tra i quali molti premi Nobel, hanno lavorato sulle
imperfezioni e sulle asimmetrie informative, sulla teoria della
contrattazione e sulle
imperfezioni della concorrenza, sull’economia comportamentale e
sull’analisi istituzionale dimostrando in sostanza che sono necessarie
istituzioni e regole per costringere i mercati a comportarsi in modo
concorrenziale, a beneficio di tutti.
In sintesi, sia l’approccio tradizionale sia
quello istituzionalista spiegano una parte di ciò che è avvenuto negli
ultimi anni, ma il secondo approccio, incentrato su fattori strutturali,
appare sempre più convincente.
Gli economisti stanno sviluppando una nuova serie di teorie per spiegare
i profondi squilibri che si registrano nell’economia odierna. Il
francese Piketty ne Il capitale nel XXI secolo (cfr. nostra recensione
su questa Rivista, n.5-6/2014) sostiene che il rendimento del capitale
sia maggiore del tasso di crescita dell’economia nel suo complesso e
che, di conseguenza, la ricchezza cresca più velocemente del reddito. Ma
secondo Stiglitz questa non è una spiegazione corretta o quantomeno
completa. Gran parte della crescita della ricchezza è ascrivibile a un
aumento del valore delle immobilizzazioni che non rispecchia un maggior
valore produttivo. Se le rendite, fondiarie e no, aumentano aumenta
anche la ricchezza. Nella sua analisi l’A. opera una distinzione tra
capitale e ricchezza per dire che solo un aumento del capitale favorisce
la crescita. Per correggere gli squilibri egli propone di
attaccare queste rendite alla fonte.
Comportamenti di rent-seeking sono quelli, ad esempio, delle imprese
monopolistiche che applicano un sovrapprezzo sui loro prodotti e quelli
delle società farmaceutiche che ottengono l’approvazioni di leggi grazie
alle quali possono praticare al settore pubblico prezzi molto elevati e
offrire meno beni e servizi.
L’economia statunitense era più equilibrata nei decenni precedenti al
1980 e in particolare nella fase centrale del XX secolo. Negli anni
ottanta, obbedendo alle teorie della supply-side sviluppate nel decennio
precedente sotto la spinta dell’ideologia conservatrice e di alcuni
gruppi di interesse, le autorità statunitense avviarono la
deregolamentazione dell’economia: riduzione
delle aliquote fiscali più elevate e delle imposte sui redditi da
capitale.
Tutto questo avrebbe dovuto stimolare il lavoro e i risparmio. Gli esiti
sono stati deludenti: le entrate fiscali sono crollate e si è registrata
meno crescita e più instabilità..
Nei decenni a cavallo del 2000 sono avvenuti altri cambiamenti radicali.
La deregulation del settore finanziario ha spinto le imprese a
privilegiare i profitti
di breve periodo (short-termism o breveperiodismo).
Gran parte della crescita
osservata negli anni novanta si è
dimostrata instabile, costruita su bolle
speculative, prima nel comparto tecnologico
e poi in quello immobiliare. Nel
frattempo l’innovazione tecnologica e
la globalizzazione hanno portato a una
maggiore integrazione dell’economia
mondiale. La corsa a risparmiare sui
costi del lavoro, senza le dovute tutele,
ha comportato negli Usa una perdita
significativa di posti di lavoro e forti
pressioni al ribasso sulle retribuzioni.
Queste forze unendosi all’accresciuta
finanziarizzazione dell’economia hanno
contribuito al declino dell’industria
manifatturiera verticalmente integrata.
Oggi molti sperano nelle innovazioni
rivoluzionarie: le tecnologie diffuse
offerte da Internet, le promesse delle
nanotecnologie e le vaste potenzialità
della biotecnologia e della medicina
personalizzata. L’interrogativo più importante
è se queste tecnologie possano
contribuire a generare più crescita,
più opportunità e più benessere, con
benefici distribuiti tra un maggior numero
di persone. Le tecnologie di rete
hanno già prodotto molti benefici, ma
non sono ancora diventate un motore
di prosperità ampiamente condivisa.
L’attuale assetto dell’economia Usa
è contraddistinto da rendite elevate,
basse retribuzioni e scarsa occupazione.
Tuttavia, le regole e le dinamiche
di potere insite nel sistema economico
odierno non sono sempre visibili. L’A.
raffigura la lenta crescita dei redditi e
l’aumento delle disparità economiche
come un iceberg la cui punta visibile è
la nostra percezione quotidiana della
disuguaglianza (retribuzioni modeste,
indennità insufficienti e un futuro incerto).
Questa dimensione visibile costituisce
l’aspetto più importante per gli
elettori e i politici. Appena sotto il livello
dell’acqua si trovano i fattori che generano
questa percezione; sono elementi
difficili da vedere, ma di importanza vitale
(leggi e politiche che definiscono
la struttura dell’economia e creano disuguaglianza).
Si tratta di tante forze
strutturali che determinano gli squilibri
di potere economico e politico e creano
vincitori e vinti. Alla base dell’iceberg vi
sono le grandi forze globali che condizionano
l’evoluzione di tutte le economie
moderne: fattori come le tecnologia,
la globalizzazione e le tendenze
demografiche. Si tratta di forze con cui
bisogna fare i conti, ma che possono
essere governate e orientate alla produzione
di risultati migliori.
Spesso le autorità, gli osservatori il pubblico si concentrano solo sugli
interventi che interessano la punta visibile
dell’iceberg. Nel nostro sistema
politico le grandi proposte per ridistribuire
il reddito ai più deboli e contenere
l’influenza dei più potenti si riducono a
provvedimenti modesti, come i crediti
di imposta o le norme sulla trasparenza
delle retribuzioni. Inoltre, a volte le
autorità sminuiscono il valore di qualsiasi
intervento, sostenendo che le
forze alla base dell’iceberg sono forze
esogene troppo imponenti e impossibili
da gestire. Secondo questa scuola di
pensiero, se avessimo controllato gli
eccessi nel campo del credito immobiliare,
il settore finanziario avrebbe comunque
trovato altre strade per creare
una bolla; e se cercassimo di controllare
le retribuzioni dei dirigenti, le aziende
troverebbero sistemi più sofisticati
per remunerare comunque gli amministratori
delegati.
Secondo questa visione disfattista,
le forze alla base della nostra economia
non possono essere gestite. L’A.
non è d’accordo. Se non si agisce sulle
leggi, sulle regole e sulle forze globali,
si può fare ben poco. La premessa di
questo studio è che si possa rimodellare
la parte centrale dell’iceberg, cioè le
strutture intermedie che determinano
il modo in cui si manifestano le forze
globali.
In questo libro si pone l’accento sulle
regole dell’economia e sul potere di
stabilirle, ma questo non significa che
lo Stato possa chiamarsi fuori dai giochi.
I mercati non operano sotto vuoto;
è lo Stato che ne determina la struttura
e ne regola il funzionamento. E il modo
in cui le regole vengono formulate, aggiornate
e applicate, si ripercuote su
tutti.
L’esperienza degli ultimi decenni
suggerisce che è possibile riscrivere le
regole della finanza, della governance
aziendale e del commercio internazionale
in modo da promuovere la crescita
e la prosperità condivisa. Il tutto nella
convinzione che il paese possa così
uscire fuori dal pantano e che le nuove
regole possano funzionare meglio per
tutti e non solo per i più ricchi.
La leadership politica avrà il coraggio
di rispondere a questa chiamata?
(Lorenzo Paliotta)
|
Meglio la Casta:
l'imbroglio dell'antipolitica
La presentazione del libro di
Gianfanco Rotondi "Meglio la casta l'imbroglio dell'antipolitica"è
stata l'occasione per un dibattito tra esponenti della Prima
Repubblica sui temi di più stringente attualità. Mentre nella sala
Aldo Moro a Montecitorio, una folto pubblico presenziava alla
matiné culturale, al piano di sopra, nella Commissione Affari
Costituzionali, si procedeva a ritmi forzati alla approvazione di
una legge, la cosiddetta Richetti, che esaltava proprio
l'antipolitica, seguendo un percorso di rottura rispetto alle
consolidate esperienze parlamentari. La proposta infatti equipara
senza distinzione tra passato e presente in un tutt'uno il
legislatore ad un dipendente statale cancellando in un colpo solo
istituti come la funzione elettiva, i diritti acquisiti, la
irretroattivitá delle norme, capisaldi della democrazia
parlamentare. Il direttore del Tempo GianMarco Chiocci esponente di
punta di quel mondo mediatico che, per una copia in più, da anni
cavalca l'antipolitica, marcava la sua assenza. Simone Baldelli
giovane vicepresidente della Camera svolgeva con intelligenza il
ruolo di moderatore. Gerardo Bianco si è assunto l'onere di aprire
il confronto senza rinunciare ad affrontare i temi dell'attualità
che non potevano che essere quelli del Parlamento, dei
parlamentari, degli strumenti di tutela della libertá di
espressione e di rappresentanza come sono appunto le indennità e i
vitalizi. E Bianco ha voluto sottolineare come, in momenti
difficili, i parlamentari della prima Repubblica soprattutto nel
biennio 1992-1994 non hanno rinunciato ad essere classe dirigente
facendo per intero il proprio dovere con manovre finanziarie
sofferte, ma con l'assunzione piena di responsabilitá compresa la
revisione della immunità parlamentare affrontando la questione
morale che veniva alzata mediaticamente verso il Palazzo.
Il libro che muove da episodi che
hanno toccato la sensibilità dell'autore sul lato umano e familiare
offre l'occasione per una riflessione a tutto tondo sulla politica
rispetto tempi che viviamo in cui tutto rischia di essere travolto
da una furia iconoclasta. Franco Marini ha rivendicato le scelte
operate nel biennio del 2006-2008 con il blocco degli automatismi,
le correzioni profonde, l'introduzione dei contributi di
solidarietà, anticipando la sua posizione all'interno del PD di
consenso sulla linea Sereni piuttosto che su quella renziana di
Richetti.
La delusione per molti dei presenti è
stata sul "non detto" di Violante e di Casini che da ex presidenti
d'Assemblea avrebbero ben potuto parole chiare su quanto è in
discussione e che va oltre gli interventi meramente finanziari
intaccando principi costituzionali con un percorso legislativo
discutibile. Casini ha preferito soffermarsi sulla vicenda Fillon e
su generiche equiparazione dei trattamenti con altre categorie
piuttosto piuttosto che affrontare i nodi dell'antipolitica avviata
fin dal libro di Stella e Rizzo o sul rapporto politica
magistratura.
Gli ex presidenti della Camera hanno
evitato di entrare nello specifico che non era di poco conto con
l'assist formidabile offerto dal libro di Rotondi.
Nella sala c'è una riproduzione
bronzea dello statista di Maglie con lo sguardo pensoso, dono della
Dc, cancellata da tangentopol, alla Camera dei Deputati per
ricordare Aldo Moro. Allontanandomi dalla sala, mi domandavo cosa
avrá immaginato Moro dopo avere sentito quegli interventi che
affrontavano il problema della casta e anti casta, piuttosto che il
tema vero che era il Parlamento e quello dei suoi rappresentanti e
dunque quello della democrazia parlamentare.
Perchè in definitiva i temi della
casta e dell'antipolitica sono funzionali a ridurre i poteri della
rappresentanza e della democrazia.
|
I 58 miliardi del ricalcolo
delle pensioni.
Ieri Matteo Richetti, portavoce del PD renziano era
tronfo di gloria per il primo successo sui vitalizi parlamentari.
Richetti potrá essere considerato nella storia politica e parlamentare
come colui che è stato il cavallo di Troia per i prossimi interventi
sulle pensioni degli italiani. Quando si scardinano principi di civiltá
giuridica è difficile porre ripari.
In ballo non ci sono infatti i 78 milioni di risparmi sui
vitalizi dei parlamentari ma i 58 Miliardi di risparmi che possono
derivare dal ricalcolo di tutte le pensioni in essere con il metodo
contributivo rispetto al retributivo in rapporto ai 218 miliardi di
spesa pensionistica.
È questa la vera posta in gioco.! È la filiera che parte
dalla Fornero, arriva a Boeri attraverso Richetti e Renzi, con Salvini
che sale sul carro senza comprendere la complessità del gioco.
La dimensione dell'intervento è la metà della prossima
legge di bilancio che il PD non vuole fare senza elezioni anticipate. Il
ricatto nel ricatto.
Ciò detto voglio ricordare alcune cose rispetto alla
storia parlamentare del Paese. Il vitalizio è stato uno strumento di
libertá per i parlamentari nell'esercizio del loro voto. Così è stato in
occasione di scioglimenti anticipati delle legislature laddove si
metteva in gioco tutto per difendere una posizione politica, anche
interessi personali.
È stato uno strumento di garanzia di libertá che la Dc ha
favorito verso le opposizioni in particolare del PCI e dei radicali che
avevano così dirigenti per svolgere politica attiva sul territorio.
I parlamentari non erano nominati, ma eletti e dicevano
sobbarcarsi costose campagne elettorali per il contatto diretto con gli
elettori con risultati incerti.
Marco Pannella, leader radicale, lontano dalla mia
visione, ma autentico leone politico, doveva inventare candidati come
Ilona Staller per potere conquistare voti e raggiungere il quorum che
serviva per avere una pattuglia di parlamentari per le sue battaglie sui
diritti civili.
Questa è stata la democrazia, che si vuole cancellare.
Potrei aggiungere la vicenda di tanti parlamentari colti
da malore in corso di drammatiche sedute notturne di Commissione o
d'Aula per la passione con cui difendevano i loro principi o anche
parlamentari, vittime di incidenti stradali per svolgere la loro
funzione di rappresentanza ad ogni orario del giorno e della notte.
Uomini politici che non si risparmiavano e non si
consideravano impiegati dello Stato ma legislatori!
Oggi dietro dietro il falso mito della equitá si tenta di
stravolgere l'ordinamento, cosa che perfino la Corte Costituzionale
portoghese ha coraggiosamente impedito. |
Parlamento sotto ricatto
La lezione del voto
referendario del 4 dicembre ancora non è stata capita da Renzi e dal PD.
Assistiamo ad un gioco
pericoloso con gravissime lesioni sulle Istituzioni. Si tenta di far
passare una legge elettorale da un Partito che ha avuto soltanto il 25
per cento di consensi, una legge dichiara incostituzionale, perche
violava i principi di rappresentanza. Stessa sorta ha avuto la
successiva legge elettorale Boschi Renzi che doveva essere la migliore
del mondo, quella che tutti in Europa ci avrebbero invidiato.
Ma il fatto più grave è il
continuo ricatto al Parlamento per andare a votare prima della decisione
di bilancio di autunno, imbrogliando gli italiani sui programmi
elettorali. E allora si usa l'arma dei vitalizi per ricattare il
Parlamento e tentare di andare al voto prima di settembre 2017. Si usa
una legge predisposta da tale Richetti, renziano doc, un maturato
scientifico, senza le conoscenze basilari del diritto, per scardinare il
sistema.
Il PD dimostra scarsa
sensibilitá istituzionale perché in ogni caso avrá perso la partita sia
che la legge fosse approvata sia che fosse respinta. Nel primo caso sarà
merito dei grillini, nel secondo sará demerito del PD.
A questo punto dovrebbero
far sentire la loro voce i Presidenti di Camera e Senato che dovrebbero
difendere con coraggio la dignità del Parlamento e dei parlamentari.
La proposta Richetti viola
principi giuridici incancellabili, non tiene conto della articolazione
costituzionale dello Stato; introduce surrettiziamente con il metodo
contributivo retroattivo l'esproprio delle pensioni che potrá essere
esteso ad ogni categoria, dai docenti alle forze di polizia, dai
militari si prefetti, dal corpo diplomatico ai telefoni ed elettrici e
per categorie dai commercianti ai coltivatori, dagli artigiani, e via di
seguito. Con questo sistema si chiederà anche la restituzione il
rimborso di incentivi pubblici nelle politiche industriali.
Il legislatore può fare
tutto purchè nel rispetto delle regole e della civiltá giuridica.
Sopratutto bisogna avere la cognizione di cosa si sta facendo.
Quale democrazia di vuole,
quella dei nominati?
Noi non ci stiamo.
Roma, 18 maggio 2017 |
Il rilancio dell'Europa
sul solco di De Gasperi
articolo sen. Eufemi dal giornalino "democratici cristiani"
|
In ricordo di Ivo
Butini "Il Senatore" leone DC
articolo dal giornalino "democratici
cristiani"
|
Intervento al Consiglio Nazionale del 23 marzo 2017
Siamo ad un passaggio
delicato, difficile per la storia dell'Europa nell'anniversario dei
Trattati di Roma. Vorrei partire da qui, dalla politica estera come
nella migliore tradizione democristiana.
Questo nostro incontro si
svolge in prossimità del congresso di Malta del PPE. ci auguriamo che
possa ritrovarsi una linea più coerente con i valori del popolarismo
europeo, nel solco nelle radici cristiane. Occorre cambiare rotta. È
stato un errore la elezione di Juncker, la sua presidenza, il suo piano
di investimenti non è stato un successo, le risorse poche, la leva
finanziaria eccessiva, illusoria.
I tempi nuovi richiedono più
democrazia, in tutti i sensi, con un pieno coinvolgimento dei cittadini
nelle scelte fondamentali, quindi l'abbandono del metodo
intergovernativo e l'affermazione del partito popolare transnazionale
come risposta agli egoismi degli Stati. Solo un progetto condiviso dai
cittadini europei consentirá di ridare slancio alle istituzioni europee
evitando una Unione a doppia velocitá o a cerchi concentrici o delle
classi, in cui non si saprebbe dove è la nostra collocazione, forse nel
vagone di coda o nella terza classe. Attenzione perchè sarebbe la fase
successiva del bail in. Verrebbe meno ogni principio di solidarietà e di
coesione sociale. Noi il partito transnazionale lo abbiamo detto ben
prima del Lingotto, ma nel nostro congresso del 2014, così come negli
incontri a sant'Anselmo e nella conferenza programmatica per il
passaggio " Dall'Io al Noi" .
Per l'economia ci vogliono risposte nuove in termini di investimenti, di
lavoro per i giovani.
Va affrontato il nodo debito
pubblico perchè con quel fardello non c'è nessuna possibilitá di
manovra, nessuna flessibilità, nessuna risorsa disponibile. Agire sulle
infrastrutture materiali e immateriali. Decidere il progetto paese. Non
possiamo assistere impunemente allo shopping finanziario dei francesi e
a quello dei tedeschi su pezzi di manifattura Italiana.
È necessario un nuovo
modello di sviluppo. James Meade premio Nobel, allievo di Keynes, giá
negli anni settanta sottolineava e richiamava la economia della
partecipazione, il reddito di cittadinanza e soprattutto i pericoli non
del progresso tecnologico, ma che i robot e l'automazione fossero
dominio di pochi, spingendo verso un nuovo feudalesimo, lasciando
all'uomo solo lavori marginali.
Che succederà alla fine del quantitative easing quando terminerá questa
azione della BCE?
Il rilancio dell'idea
europea passa per l'Europa fiscale entro un anno per evitare asimmetrie
che distorcono il mercato.
Quali strategie verranno
messe in campo? In questi giorni abbiamo assistito alla vicenda delle
nomine nelle societá pubbliche. Una ondata lottizzatrice. Quali criteri.
Quale è la ragione della sostituzione dei vertici di Poste?
La crisi Alitalia. Oggi sui
comparti in crisi non si interviene con i fondi di dotazione ma con i
prestiti.
È il modo di aggirare le
regole È un modo per evitare i controlli e il parlamento che fa. !
guarda, osserva passivamente, depotenziato, svilito, neppure difeso dai
suoi Presidenti. I presidenti delle Camere un tempo parlavano poco, ma
facevano fatti, oggi parlano tanto ma senza autorevolezza.
E veniamo al partito.
Non è che possiamo far finta
di nulla, che non è successo niente, amici come prima.
Poco fa è venuto Buttiglione
ha fatto la lezioncina. Ha parlato di grande coalizione prima ancora
della legge elettorale che sará e del passaggio elettorale del 2018. Ma
soprattutto senza nessuna autocritica, senza alcuna valutazione
oggettiva su quanto ė avvenuto dal 2008, sulle scelte politiche che
hanno portato a lacerazioni profonde e al dissolvimento del patrimonio
politico costruito faticosamente negli anni passati. Non ha dato una
risposta politica seria alla disponibilitá dimostrata da Mario Tassone
che non può essere un semplice ritorno a casa, ma un progetto più ampio,
più largo con elementi di novità sostanziali capaci di intercettare il
consenso di un elettorato lontano dai populismi. Chiediamo coerenza, non
solo sterili declamazioni. Ha rivendicato di avere tenuto alto il
vessillo democristiano, ma quel vessillo lo abbiamo difeso noi insieme a
tanti militanti e a voi che siete qui, con 3 scissioni, quelle del 1995,
del 1998 e del 2013, con il sangue di profonde lacerazioni per difendere
valori e principi coerentemente con la nostra storia.
Il cinismo per un partito
che si chiamava democristiano lasciamolo a Casini non a caso lo aveva
cambiato in Unione di centro, che ha scambiato Adornato con Luigi
Sturzo. Noi siamo rimasti democristiani, e della migliore tradizione.
Abbiamo fatto politica in generositá, anche senza scranno, per tenere in
vita una fiammella di qualitá, per difendere una storia che merita
rispetto da parte di tutti.
In questo nostro partito il
Cdu abbiamo avuto sempre grande rispetto per le persone, siamo una
comunitá che si confronta, dove la libertá è un valore irrinunciabile e
praticata ogni giorno.
Il nostro Cn è chiamato a
scelte difficili. La riunificazione tout court non sarebbe accettata dai
nostri militanti perchè hanno visto il tradimento delle leadership con
scelte incomprensibili nelle alleanze e nelle prospettive: da Monti dopo
Monti, poi con tutti i disastri dal fiscal compact, alla legge Fornero,
siamo passati ai disastri di Renzi, con le riforme strampalate, con una
disarticolazione dello Stato, con la cancellazione sostanziale delle
province di cui abbiamo avuto riscontro sul terremoto, con sei mesi per
capire chi doveva mettere a posto una strada.
Dobbiamo guardare ad un
progetto centrista che si ritrovi e si rinnovi. Ci sono ampi spazi. Chi
dà le carte deve essere credibile. Cerchiamo di non commettere errori
salvaguardando la nostra unitá. Rilanciare la federazione popolare con
chi ci sta. La nostra è una storia da difendere.
Sturzo diceva " le vittorie
non sono nostre ma dell'idea, le sconfitte sono nostre non dell'idea".
Roma, 24 marzo 2017
Registazione dell'intervento
su Radio Radicale
http://www.radioradicale.it/scheda/503877
|
Ricostruzione lenta
Errani con la nomina di
commissario straordinario per il sisma centro Italia pensava di salire
sul Pendolino 1000 Freccia Rossa Roma Milano e invece è salito su un
treno regionale che ferma in tutte le stazioni di ogni comune sul
tracciato.
Non possoo che determinarsi
ritardi nella ricostruzione perchè il controllo non si fa a bordo, anche
in line, ma si impone di obliterare il biglietto ad ogni fermata.
Dunque camiare metodo.
Il Freccia Rossa per
raggiungere la destinazione di arrivo ha smaforo verde rispetto ai treni
regionali, salta le stazioni inermedie.
Non potrebbe essere
altrimenti.
Se il treno regionale di
Errani arriva in ritardo, non possiamo prendercela con le obliteratrici,
ma con chi ha programmato il viaggio. |
UN PARTITO DI ISPIRAZIONE CRISTANA NEL XXI^
SECOLO
Torino,
Collegio Artigianelli - 4 marzo 2017
Un
partito di ispirazione cristiana nel 21^ secolo
Opportunitá per il bene comune
Torino Collegio Artigianelli
4 marzo 2017
Un sentito ringraziamento a
Mauro Carmagnola, segretario regionale del nuovo CDU che ha promosso
questo incontro al collegio Artigianelli, luogo di formazione, di
cultura, di dialogo. Un sentito ringraziamento anche a tutti voi che
siete qui oggi per ritrovarci per una riflessione
aperta al confronto positivo.
Il CDU è in linea con i
grandi valori della partecipazione politica del pluralismo, della
rappresentanza politica. Nel documento che Mauro ci ha inviato come
presentazione sono raccolte bene le indicazioni di fondo. I tempi
nuovi del relativismo, che favorisce la perdita di punti di riferimento,
relativismo come spirito del tempo come ha
affermato in passato, il cardinale
Carlo Caffarra, norme e valori che diventano arbitrarie
convenzioni culturali, il particolare che super il generale.
dell’individualismo nella globalizzazione e della sfida antropologica
richiedono un aggiornamento e un supplemento della riflessione politica.
I tempi che viviamo sono
difficili.
La globalizzazione,
dopo la ubriacatura di Wall Street quella della immoralità
finanziaria efficacemente rappresentata da Oliver Stone in Wall Street 1
e 2 sta determinando un vasto movimento di ripensamento (Trump – Brexit
– elezioni francesi - l’Unione Europea,
l’euro).
La vicenda del 4 dicembre
non è senza significato, non è secondaria rispetto al nostro impegno
perché abbiamo contrastato il tentativo di cancellare il principio di
rappresentanza.
Il popolo italiano ha votato
in modo chiaro, ha bocciato ogni tentativo
accentratore.
L’economia. Viviamo una
lunga crisi che dura ormai da 10 anni. Ha minato il tessuto produttivo,
ha cancellato milioni di posti di lavoro, ha messo a rischio la tenuta
sociale.
Non vi è dubbio ormai che
l’euro ha aggravato i nostri problemi, perché il Paese ha perso
competitività.
La crisi delle banche, le
sofferenze, l’intervento dello Stato in MPS, le mani sulle banche
popolari, 140 miliardi su 210 sono in mano al 3 per cento dei
debitori. Un caso tipico è Unicredit
con le vicende di Pekao, Pioneer
dismissioni di asset e ripetuti aumenti di
capitale
V' è
stato un aumento della povertà sia assoluta
che relativa.
La crisi si è trasferita
alla economia reale per tornare alle banche con bilanci
indeboliti.
La risposta è stata la
svalutazione del lavoro. Una competizione al ribasso dei diritti.
L’articolo 1 della nostra
costituzione recita che la Repubblica è fondata sul lavoro.
Quell’articolo è stato scritto da Dossetti, Fanfani,
La Pira, Moro e Basso che trovarono la sintesi.
I cattolici furono determinanti nella ricostruzione
del Paese con le idee ricostruttive di De Gasperi che poggiavano su quel
grande momento di elaborazione culturale che fu il Codice di Camaldoli.
Assistiamo alla
precarizzazione del lavoro con un – 37 per
cento dei contratti a tempo indeterminato, la disoccupazione giovanile
sopra il 40 per cento. Il Job Act ha cancellato l’articolo 18.
E’ diminuito il PIL sono
diminuiti gli investimenti produttivi e quindi la produzione industriale
il clup è aumentato del 21,3 per cento. Tutto ciò produce
disoccupazione, povertà fallimenti, crisi dello stato sociale.
Il tasso di attività è fermo
al 57 per cento con un 12 per cento di disoccupazione.
Sono diminuite le tutele del
lavoro. I licenziamenti arrivano ormai via sms
e mail.
Nei giorni scorsi rileggevo
un libro di James Meade premio Nobel per l’economia un socialista
liberale, allievo di Keynes, in questo libro Agathotopia, un luogo
perfetto in cui vivere, ma introvabile si interroga sulla possibilità di
coniugare eguaglianza ed efficienza imprenditiva ed equità. E’ un
sostenitore della economia della partecipazione, accettando la
variabilità del salario e della partecipazione ai profitti. Meade offre
un modello che incrocia i vantaggi della spa con i vantaggi di una
cooperativa.
E già trent’anni, prima
della affermazione elettorale
dei cinque stelle,
fa parlava di reddito di
cittadinanza o una eredità sociale.
Meade aveva previsto
l’economia dei robot e i pericoli di una società in cui i sistemi
automatizzati siano proprietà di pochi mentre per la maggior parte dei
lavoratori rimarrebbero aperti solo i ruoli di camerieri e di servitori
e i rischi che i tratti feudali della attuale forma capitalistica
prendano il sopravvento sui fattori di innovazione e di progresso
contenuti nella competizione di mercato e nello sviluppo tecnologico.
Nei giorni scorsi perfino Bill Gates ha posto il
problema della tassazione dei robot.
Ho fatto
questa citazione perché nei giorni scorsi è scomparso Michael Novak un
grande pensatore contemporaneo, sostenitore di un capitalismo
democratico.
La montagna di debito pubblico italiano però
impedisce il dividendo sociale. I primi passi devono essere lungo la
strada del risanamento. E qui è mancata l'azione del
governo Renzi che avrebbe dovuto affrontare la questione del debito
pubblico con un piano di lungo periodo.
E’ prevalsa in questi la linea della BCE a
tutela della stabilità anzichè la linea di Keynes tesa a privilegiare la
occupazione, il ciclo economico.
Noi vorremmo la estensione
dei diritti piuttosto che la compressione, un allargamento piuttosto che
la riduzione.
Prosegue l’obiettivo della
automazione nei processi produttivi. Una gara demenziale
all’impossibile.
I temi etici sono messi in
discussione. Si scambiano i desideri con i diritti. (matrimoni, fine
vita, eutanasia. ) Sarebbe necessaria una
catena, una rete di solidarietà per non lasciare sole le famiglie.
Dopo la prima rivoluzione
industriale con elettricità e vapore poi quella dei motori e dei
trasporti la chimica ha portato alla produzione fondata sulla scienza.
Abbiamo la terza rivoluzione tecnologica e la
telematica diffusa. Che cosa sarebbe il sistema
globalizzato senza elettricitå lo abbiamo
visto con il black out delle telecomunicazioni,
dopo una nevicata abbondante che ha colpito il
centro Italia.
Assistiamo alla crisi dell’Europa
politica e della sua moneta per una serie di ragioni che vanno dall'
allargamento eccessivo verso est, dalla fragilitá
della governance, dalla crisi dei valori,
dalle radici affievolite, dalla incapacitá di
guardare al suo futuro con fedeltà creati
a come ci ricordava Ratzinger.
Il
sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma rischia di essere una
inutile celebrazione per la difficoltà di trovare una intesa sulla
dichiaraziazione finale. Lo stesso libro bianco di Juncker perde di
vista i problemi reali ponendo attenzione alle autoelettriche o alle
autoritå delle telecomunicazioni piuttosto che a quelli dei migranti.
Che fare:
porre il problema della creazione della Europa fiscale entro un
anno e del debito europeo comune
così come la difesa europea riprendendo il sogno e la speranza di
De Gasperi della CED, con art 38 che prevedeva la creazione di comunita
politica europea garanzia di pace, soprattutto ora che Trump chiede
maggiori spese all’Europa sulla Nato. Ogni trattato cartaceo sarebbe
vano se lasciasse dietro di noi una Europa lacerata dagli antichi
sospetti e indebolita dalle vecchie gelosie e da ricorrenti egoismi.
Solo un esercito comune europeo al servizio di una sovraordinata
autorità politica per no essere una contraddizione perche l’organismo
per difendere una patria più vasta sia visibile, solida, viva.
Va posto un ripensamento rispetto al
concetto di sviluppo ora sostituito dal mercato, a quello della
sussidiarietà ora sostituita dall’accentramento e al ruolo della
Commissione ora dispensatrice di pagelle e di sanzioni.
Che
succederá quando scadrà il quantitative easing
della Bce anche per il fatto che le banche, rispetto al passato, non
potranno acquistare i titoli pubblici per non alterare i ratios del
bilancio.
un
partito come il nostro che si ispira ai valori cristiani deve avere un
orientamento che si esprime nella centralitá
dell'uomo.
Dobbiamo
riconoscere il valore profetico della rerum novarum di
Leone XIII con la
questione operaia; lo sfruttamento dei
lavoratori oggi si pone in termini diversi
dagli ingranaggi della economia e dalla ricerca sfrenata della
produttività con super lavoro lavoro carriera che ruba spazio alla
dimensione umana.
Ricercare
una economia al servizio dell’uomo.
Un modello di sviluppo
superando la cultura individualista
E’ necessario una grande
opera educativa e culturale sia dei consumatori che dei produttori.
Oggi è il momento di
ritrovare slancio di rimetterci in gioco di rientrane in campo, di
giocare la partita non di assistere come spettatori passivi.
E’ nostro dovere restare né
insensibili né indifferenti a ciò che ci circonda, ma il dovere di
interrogarci sui problemi della società rispetto alla distruzione di
valore, caduta delle attività produttive perdita dei livelli di
occupazione individuando le soluzioni per la crescita dell’uomo e della
società, dunque l’uomo al centro non il profitto fine a se stesso. Va
ribadita la centralità della persona umana insieme al principio di
sussidiarietà e i solidarietà dunque bene comune a tutti i livelli.
Significa il primato dell’essere sull’avere
Contarci per contare.
È necessario ritrovare i luoghi della formazione. Non
possiamo più fermarci al prepolitico. E tempo che anche le parrocchie
riaprano le loro porte alla formazione politica indispensabile per avere
persone formate ed icone alla assunzione di responsabilità nella societá
civile e nelle Istitituzionina tutti i livelli di governo.
È tempo
di riprendere coraggio, per usare le parole di Sturzo, curando di essere
se stessi, correggendo gli errori del passato, per impegnarsi, ritrovare
il gusto della politica, elaborare programmi adeguati ai tempi della
crisi economica persistente.
La nostra
non è una storia da dimenticare ma da difendere e riscoprire. I
cattolici ebbero l'utopia di guardare alla costruzione di un Paese più
giusto e umano.
La legge
elettorale che verrá, se sará proporzionale, potrá porre le condizioni
per una presenza politica organizzata, in grado di avere un ruolo più
forte nel Paese e nelle Istituzioni per difendere e realizzare una
visione della societá più umana e più giusta.
Le sfide
nuove del 21^ secolo richiedono un impegno forte rispetto agli effetti
della globalizzazione, dell'Unione Europea, della lavoro e della
famiglia.
Filmati:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=643631122506928&id=100005801375583
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=643634465839927&id=100005801375583
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10210837857576944&id=1666582634
|
Convegno
sulla ricostruzione
dopo il terremoto
Ieri sera sono intervenuto a
Macerata al convegno promosso brillantemente da Augusto Ciampichini e
Mattia Orioli in una sala quella della Domus San Giuliano
affollatissima fino a tarda notte.
Hanno partecipato amministratori locali, tecnici docenti universitari,
medici e rappresentanti del volontariato.
Nella mia relazione ho sottolineato il grande valore della stampa locale
che ha lumeggiato con coraggio tutta la fase della emergenza del sisma
battendo il silenzio della grande stampa.
Ho evidenziato i ritardi nella ricostruzione, le difficoltà
burocratiche, l'errore del modello ricostruttivo, la lunghezza della
catena di comando che dovrebbe essere più snella, piu rapida, piu
efficace ma soprattutto caratterizzata da poteri speciali.
La viabilità interrotta sulla 209 rischia di impedire ogni flusso
turistico tra Umbria e Marche isolando tutte le aree interne e ogni
potenzialità di ripresa economica.
Tra le primissime cose da fare c'e il piano dei cimiteri che non possono
stare nella situazione di abbandono.
Il terzo decreto legge sul sisma deve essere fortenente modificato e
migliorato in sede parlamentare introducendo una fiscal tax area capace
di attrarre investimenti produttivi dunque non limitata all'esistente.
Il Parlamento e i parlamentari devono fare sentire la loro voce con
interventi correttivi.
Per favorire l'intervento ricostruttivo dei privati il contributo
pubblico di tipo fiscale deve essere del 100 per cento e distribuito in
soli 3 periodi di imposta, altrimenti ė destinato all'insuccesso.
Il terremoto deve fare riflettere sul principio di rappresentanza perchė
ha evidenziato quanto ci sia bisogno di un legame forte tra elettori ed
eletti che solo una legge elettorale di tipo proporzionale può
garantire.
Maurizio Eufemi
Macerata 24 febbraio 2017
|
Il Congresso Regionale Nuovo CDU a
Napoli
Sabato a Napoli abbiamo celebrato il congresso regionale del Nuovo Cdu.
Un congresso è sempre un
momento importante di vita democratica. Siamo tornati nella cittá
partenopea dopo la tappa di mobilitazione in vista del successo
referendario del 4 dicembre, con cui si è cancellata la deriva
accentratrice del progetto renziano e si sono poste le basi per la
difesa dei valori costituenti ispirati al pluralismo, alla
partecipazione, alla rappresentanza.
Vi è stata una grande
partecipazione di uomini e di donne, di giovani e meno giovani a
conferma di un coinvolgimento largo di settori della societá.
Nel mio intervento ho
condiviso la relazione introduttiva del sen. Iervolino che ha offerto
ampi spunti al nostro dibattito.
Da parte mia ho sottolineato
come con la elezione di Trump si apre una pagina nuova nella storia
delle relazioni internazionali che si rifletteranno sul processo di
globalizzazione. L'avvento di Trump può essere paragonato a quello di
Ronald Reagan e di Margareth Tacther negli anni ottanta. Si
determineranno effetti sull'Europa, sulle sue prospettive di crescita
perchè muteranno inevitabilmente i rapporti tra le tre grandi aree
economiche: Stati Uniti, Cina e Unione Europea. La competizione per come
l'abbiamo conosciuta finora in free trade rischia di trasformarsi in
conflitto. L'Unione Europea è quella che rischia di più perché ha una
moneta senza Costituzione e ha una governance inadeguata per affrontare
i tempi nuovi. È sufficiente vedere Trump mentre firma la cancellazione
delle riforme di Obama per rendersene conto. Il dieselgate è solo un
aspetto della guerra protezionistica che si presenta tra Europa e Stati
Uniti.
L'anniversario dei Trattati
di Roma non deve essere solo un ritrovarsi al Campidoglio o la inutile
passerella come quella sulla portaerei Cavour a Ventotene, ma occasione
per fissare scadenza e obiettivi. Tra questi la realizzazione della
Europa fiscale e la definizione del debito pubblico europeo. Se non si
fa questo allora Euroexit diventerà inevitabile. L'iniziativa dovrebbe
essere di quelli che hanno favorito la realizzazione dell'Euro. Se
quello è stato il piano A. Ora è il momento di tirare fuori il Piano B.
Ma quale Europa vogliamo, quella di una grande Germania con una moneta
che si chiama Euro, ma che in realtá è un marco camuffato?
Però l'Italia non soffre
solo della malattia comune a tutta l'Unione, ma soffre anche di mali
specifici, quali il debito pubblico eccessivo che va riassorbito con un
piano di rientro, i deficit di competitività e infrastrutturali e gli
elevati livelli di disoccupazione soprattutto giovanile.
Assistiamo con
preoccupazione allo shopping nel nostro Paese di importanti aziende
manifatturiere da parte tedesca e di settori finanziari da parte
francese, che metteno così le mani sul cospicuo risparmio degli
italiani. Siamo dunque più vulnerabili e senza difese.
È allora necessario
utilizzare il 2017 per affrontare le sfide che abbiamo di fronte e che
non possono essere rinviate da una consultazione elettorale anticipata
che paralizzerebbe l'azione di governo rispetto alle emergenze
immigrazione, terremoto, conti pubblici.
Un partito come il nostro ha
il dovere di dare il suo contributo per la crescita della società
italiana traendo ispirazione dal pensiero sturziano per l'affermazione
dei principi della economia sociale di mercato e dei valori di
solidarietà e di sussidiarietà.
Roma, 4 febbraio 2017
|
Franco
Maria Malfatti nel venticinquennale della scomparsa.
Nei giorni scorsi è stato commemorato Franco Maria Malfatti nel
venticinquennale della scomparsa. un grande personaggio politico che
sapeva essere attento ai piccoli problemi della sua circoscrizione
elettorale ( Rieti Terni Perugia) con le grandi questioni
internazionali.
Non dimentichiamo che ė
stato Ministro degli Esteri Presidente della Commissione Europea,
Ministro delle Partecipazioni Statali, Ministro della Pubblica
Istruzione nel periodo piū turbolento dei moti studenteschi. Portö
avanti la riforma degli organi collegiali portando le famiglie ad un piū
forte rapporto e coinvolgimento con le istituzioni scostastiche.
Non si puö non dire che Rieti fece con il suo inpulso grandi passi sulla
via della industrializzazione con grandi insediamenti produttivi,
nonostante collegamenti difficili rispetto alle grandi arterie, di cui
oggi c'è solo il ricordo nella memoria di chi ha vissuto quella
stagione.
Il ricordo che ne serbo ė quello di un uomo di grande cultura che amava
scrivere e prima ancora pensare. Un uomo riflessivo. Non si faceva
travolgere dal quotidiano. Era lui che dettava il ritmo della giornata.
Ma voglio qui, oggi, ricordare quanto scrisse nel giugno 1981, quindi 35
anni fa, quando si poneva agli albori della globalizzazione il problema
dei rapporti tra Europa, Stati Uniti e Giappone, quindi la competizione
tra le tre grandi aree economiche.
Naturalmente oggi il
Giappone è stato sostituito dalla Cina come importanza e dimensione.
Eravamo dopo il Tokio round.
"L'interdipendenza economica
deve risolversi in cooperazione che se si é realizzata con effetti
così positivi negli anni dello sviluppo rischia di arrestarsi o di
risolversi nel conflitto economico negli anni della crisi. Ma se alla
base del trentennale sviluppo economico vi ė stato il Free trade, sempre
piū con esso nel futuro dovrà essere garantito e sviluppato il Fair
trade.
Ė evidente quanto sarebbe
grave sul piano politico e non solamente su quello economico, se si
dovesse passare negli anni ottanta della cooperazione al conflitto
economico,
.... basterebbe che si realizzasse simile nefasta ipotesi (pressioni
sulla Cee) per provocare a livello mondiale gravissime conseguenze che
si esprimerebbero fatalmente anche in accresciute tensioni tra le tre
maggiori aree di cui si discute: il Giappone gli Stati Uniti e
l'Europa, così si verrebbe a creare non solo un accresciuto disordine
sul piano economico, ma si verrebbe ad aprire a livello planetario un
nuovo grave destabilizzante problema politico". |
Proposte
di modifica della legge elettorale
Con il voto referendario del 2006 e del 4 dicembre scorso i cittadini
hanno bocciato con grande partecipazione e a larga maggioranza il
disegno di rivisitazione della nostra Carta Costituzionale in senso
maggioritario.
Nel rispetto delle scelte
popolari, il Nuovo CDU/ Federazione Popolare ritiene, pertanto,
che per affrontare il tema dell'adeguamento della Costituzione sia
necessario lo strumento di un’assemblea costituente legittimata dal
suffragio universale e che sia, altrettanto fondamentale, l'introduzione
di un modello elettorale che si armonizzi con l'impianto costituzionale
in atto e non sia surrettizio al cambiamento della forma di governo.
Il Nuovo CDU/Federazione Popolare ritiene che la riforma
elettorale deve basarsi sui seguenti principi:
- un sistema proporzionale che restituisca ai cittadini la scelta dei
propri rappresentanti attraverso il voto di preferenza e senza artifici
di liste bloccate. Così si garantisce il rapporto tra territorio ed
eletti.
- l’introduzione di una soglia di sbarramento tale da coniugare
pluralismo e riduzione della frammentazione.
- un contenuto premio di maggioranza da assegnare alla coalizione
vincente che consenta una piena governabilità nello spirito della
riforma di De Gasperi del '53.
Il nuovo CDU/Federazione Popolare ritiene inoltre al fine di
rafforzare la stabilità, di introdurre il meccanismo della sfiducia
costruttiva da applicare sia per il governo nazionale che per tutti gli
altri enti regionali e territoriali elettivi; per contenere il
devastante fenomeno del trasformismo, reputa invece indispensabile che
il Parlamento ponga mano con decisione e coraggio già da ora ad una
opportuna riforma dei regolamenti parlamentari.
Il Nuovo CDU/Federazione Popolare ritiene infine necessaria una
revisione del sistema di voto degli italiani all’estero, per assicurare
certezza e trasparenza nelle procedure.
Roma, 18 gennaio 2017
|
|