...verso il

Partito Popolare Europeo

MAURIZIO EUFEMI

eletto al Senato della Repubblica per la Regione Piemonte

già Segretario della Presidenza del Senato

nella XVa Legislatura

INTERVENTI XV LEGISLATURA- 2007/2008

interventi 2006

27 febbraio 2008 - ODG Guardia di Finanza
27 febbraio 2008 - Dichiarazione di voto sen, Eufemi su decreto milleproroghe
27 febbraio 2008 - Intervento in Aula sul decreto mille proroghe
16 gennaio 2008 - Intervento in 1ª Commissione permanente Affari Costituzionali - Servizi pubblici locali: Sen. Maurizio Eufemi: "Per il diritto europeo la giusta definizione è servizi di interesse generale a rilevanza economica"
17 dicembre 2007 - Intervento in Commissione Finanze e Tesoro su sentenza del TAR sul caso Speciale
5 dicembre 2007 - Intervento in 6ª Commissione permanente su provvedimenti per il welfare
27 novembre 2007 - Intervento su Finanziaria
15 novembre 2007 - Interventi su emendamenti alla finanziaria
13 novembre 2007 - Interventi su alloggi Ministero Difesa ed emendamento su arbitrato

8 novembre 2007 - Intervento su emendamenti alla finanziaria in materia fiscale

7 novembre 2007 - Intervento  per dichiarazione di voto su provvedimento di facilitazioni ficale sui mutui
6 novembre 2007 - Intervento per dichiarazione di voto sulla tabella delle entrate fiscali
25 ottobre 2007 - Ordini del giorno proposti dal sen. Eufemi ed accolti dal Governo su Ordine Mauriziano e riconoscimenti vittime terrorismo
25 ottobre 2007 - Dichiarazione di voto su decreto-legge collegato alla manovra di bilancio
16 ottobre 2007 - Intervento su finanziaria 2008 in 5a Commissione (Bilancio)
16 ottobre 2007 - Intervento su manovra di bilancio in 5a Commissione (Bilancio)
11 ottobre 2007 - Schema di rapporto su stato previsione dell'entrata  2008 proposto dal sen. Eufemi in 6ª Commissione permanente

11 ottobre 2007 - Intervento su finanziaria in 6ª Commissione permanente FINANZE E TESORO

10 ottobre 2007 - Intervento in 6ª Commissione permanente FINANZE E TESORO su finanziaria 2008
7 ottobre 2007 - Proposta di parere su DPEF
4 ottobre 2007 - Intervento su (Doc. LVII, n. 2-bis) Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011.
4 ottobre 2007 - Intervento sulla rapina compiuta da un terrorista pluriergastolano in semilibertà
26 settembre 2007 - Interventi del sen. Eufemi in materia finanziaria
12 settembre 2007 - Intervento sugli esiti di un concorso indetto dall'Agenzia delle Entrate
12 settembre 2007 - Intervento su vicenda Alitalia
31 luglio 2007 - Intervento sulla materia finanziaria
25 luglio 2007 - Intervento del sen. Eufemi sul DPEF relativo alla manovra di finanza pubblica 2008-2011
18 luglio 2007 - Accolto l'Ordine del Giorno presentato dal senatore Eufemi sulle politiche spaziali.
12 luglio 2007 - 6ª Commissione permanente - Intervento sen. Eufemi su proposta alternativa DPEF
12 luglio 2007 - 6ª Commissione permanente - SCHEMA DI PARERE  SUL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA RELATIVO ALLA MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER GLI ANNI 2008-2011
3 luglio 2007 pomeriggio - Interventi in Senato su ordine del giorno G111 in materia finanziaria
3 luglio 2007 mattino - Interventi in Senato su deleghe vice ministro Visco
28 giugno 2007 - Intervento in Senato sugli studi di settore
26 giugno 2007 - Intervento su  mozioni nn. 110 (testo 2) (procedimento abbreviato, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento), 114 e 117 sugli studi di settore
7 giugno 2007 - Intervento in 6a Commissione sulle norme fiscali per l'ammortamento degli immobili ed in materia di rimborsi IVA per le automobili
7 giugno 2007 - Intervento su norme fiscali per l'ammortamento degli immobili ed in materia di rimborsi IVA per le automobili (Seguito dell'esame e rinvio)
6 giugno 2007 - Intervento sulla rimozione del Comandante Generale della Guardia di Finanza
6 giugno 2007 - Intervento in Senato sull'informazione fornita dal TG1 sul Festival dell'Economia di Trento
5 giugno 2007 - Intervento in commissione FINANZE E TESORO (6ª) su destituzione generale Speciale

30 maggio 2007 - Intervento in Senato sul disegno di legge che modifica l'attribuzione del cognome ai nascituri

2 maggio 2007 - Intervento in Aula sul recepimento della direttiva MIFID
26 aprile 2007 - Intervento in 6ª Commissione permanente (Finanze e Tesoro) su attività delle Agenzie fiscali per il periodo 2007-2009
4 aprile 2007 - Intervento in VI Commissione (Finanze e Tesoro) sui precari della Pubblica Amministrazione
3 aprile 2007 - Intervento in Commissione Finanze e Tesoro (6a) sulla riforma delle Banche popolari
29 marzo 2007 - Conversione in legge, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (Approvato dalla Camera dei deputati)
28 marzo 2007 - Intervento  in Commissione INDUSTRIA, COMMERCIO, TURISMO (10ª) (1427) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attivita' economiche e la nascita di nuove imprese, approvato dalla Camera dei deputati (Seguito dell'esame e rinvio)
28 marzo 2007 - Intervento in Commissione FINANZE E TESORO (6ª)  su conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, approvato dalla Camera dei deputati
21 marzo 2007 - Intervento in 6a Commissione (Finanze e Tesoro) nell'audizione del direttore dell'Agenzia delle Entrate,
14 marzo 2007 - Discussione del disegno di legge: (1329) Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali  - Dichiarazione di voto
14 marzo 2007 - Discussione del disegno di legge: (1329) Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali
13 marzo 2007 - Intervento in Aula sulla risoluzione della 14a Commissione permanente sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per l'anno 2007 e sul programma di 18 mesi delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena
6 marzo 2007 - Alla luce della brillante operazione denominata "easy money" , si riporta l'intervento del sen. Eufemi del 28 febbraio 2007 sulla repressione del  finanziamento del terrorismo internazionale:
1 marzo 2007 - Commissioni 1° e 6° riunite - (1329) Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali (Seguito dell'esame e rinvio)
22 febbraio 2007 - Conversione del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio
20 febbraio 2007 - Intervento in Aula su recepimento direttiva comunitaria Basilea 2 (continua)
15 febbraio 2007 - Intervento in Aula su recepimento direttiva comunitaria Basilea 2
14 febbraio 2007 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE
14 febbraio 2007 - Interventi Sen. Eufemi nella audizione del Ministro Padoa-Schioppa su Alitalia - Commissioni congiunte V e VI
13 febbraio 2007 - Intervento del sen. Eufemi in Commissione Finanze su direttiva comunitaria Basilea 2
6 febbraio 2007 - Legislatura 15º - Aula - Intervento sui gravi fatti di Catania
30 gennaio 2007 - Legislatura 15º - 6ª Commissione permanente FINANZE E TESORO (6ª) (32) EUFEMI. - Istituzione del quoziente familiare per la determinazione dell'imposta sul reddito e modificazioni alla disciplina delle detrazioni (Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

27 febbraio 2008 - ODG Guardia di Finanza

 

ORDINE DEL GIORNO G36.100 BARBOLINI, BENVENUTO, PEGORER, ROSSI PAOLO, TURANO, FUDA, EUFEMI Non posto in votazione (*)

 

Il Senato, in sede, di esame del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 31 dicembre 2007 n. 248, recante «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria» e in particolare in relazione all'articolo 36, recante disposizioni in materia di riscossione; al fine di potenziare l'attività accertatrice della Guardia di Finanza, anche per quanto concerne il settore della riscossione, considerato che l'art. 12 del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140 destina al potenziamento dell'Amministrazione economico-finanziaria ed all'incentivazione economica della produttività del relativo personale quota parte: delle somme riscosse in via definitiva correlabili ad attività di controllo fiscale; dei risparmi di spesa conseguenti a controlli che abbiano determinato il disconoscimento in via definitiva di richieste di rimborsi o di crediti d'imposta; delle maggiori entrate realizzate con la vendita degli immobili dello Stato effettuata ai sensi dell'art. 3, comma 99, della legge 23 dicembre 1996, n. 662; dei risparmi di spesa per interessi, connessi con la gestione della tesoreria e del debito pubblico e cou l'attività di controllo e di monitoraggio dell'andamento della finanza pubblica e dei flussi di bilancio per il perseguimento degli obiettivi programmatici; rilevato che la Guardia di finanza è parte integrante dell'Amministrazione economico-finanziaria, svolge un'attività fondamentale per il conseguimento anche delle risorse che il decreto-legge n. 79 del 1997 destina (in quota parte) alla predetta Amministrazione ed all'incentivazione del relativo personale e contribuisce in maniera determinante nel potenziamento dell'azione di contrasto all'evasione fiscale perseguito dal medesimo provvedimento.

 

Ciò, peraltro, con la peculiarità di espletare una funzione di prevenire, ricercare e reprimere le violazioni in materia sia di entrate che di uscite del bilancio pubblico; tenuto conto dell'impegno già assunto dall'Esecutivo in sede di conversione del decreto-legge n. 262/2006 con accoglimento di un ordine del giorno (G1.100) vertente sull'art. 1, comma 14, del provvedimento, con il quale è stata espressa, in chiave generale, la volontà di riconoscere al personale della Guardia di finanza pari dignità di trattamento, sotto il profilo dell'incentivazione della produttività, rispetto agli altri appartenenti all'Amministrazione economico-finanziaria che già beneficiano delle somme di cui all'art. 12 del decreto-legge n. 79/1997; avuto riguardo all'auspicio formulato da questa Commissione nell'ambito del parere reso nel Rapporto sul disegno di legge finanziaria 2008 e sul disegno di legge di bilancio 2008, affinché si proceda all«'applicazione delle disposizioni in materia di premio incentivante agli appartenenti al Corpo»; in considerazione della necessità di evitare ingiustificate sperequazioni tra le varie componenti dell'Amministrazione finanziaria, di dare piena attuazione ad una prescrizione normativa e, conseguentemente, di evitare l'insorgere di notevole contenzioso giurisdizionale in materia; impegna il Governo: a provvedere, già nell'ambito del provvedimento di ripartizione delle risorse relative al 2006, ad includere il Corpo della Guardia di finanza ed i relativi appartenenti tra i destinatari della disposizione di cui all'art. 12 del decreto-legge n. 79/1997, attribuendo adeguate e significative risorse finanziarie sia per il potenziamento della medesima Istituzione che per l'incentivazione del proprio personale.

 

(*) Accolto dal Governo

27 febbraio 2008 - Dichiarazione di voto sen, Eufemi  su decreto milleproroghe

Presidenza del presidente MARINI

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, onorevoli senatori, questo decreto-legge rappresenta un pessimo atto finale della legislatura. Immaginato come strumento di allargamento del consenso, ha finito per dilatarsi a dismisura. Siete riusciti perfino a innovare le procedure di bilancio, introducendo la terza finanziaria, anziché procedere nel senso dell'autoregolamentazione.

Questa, infatti, possiamo considerarla appunto la finanziaria-ter, di ben 105 articoli. Non vi sono soltanto proroghe di termini o misure urgenti e necessarie, ma anche norme ordinamentali, come quelle che riguardano la durata dell'Authority e quelle in materia di responsabilità degli amministratori di società quotate partecipate da amministrazioni pubbliche.

 

E qui il pensiero va anche al controllo delle municipalizzate e al cosiddetto capitalismo regionale. Non c'è attenzione al serio problema della governance e al regime del doppio controllo, che deriva dal codice civile e dall'azione della Corte dei conti. Inoltre, si rileva l'introduzione di scelte discutibili di stampo localistico e assistenziali, cresciute a dismisura. Queste vanno dagli interventi finanziari a quello specifico destinato agli ammortizzatori sociali per le crisi occupazionali - che non risolverà certo il problema di Malpensa, ma ha condizionato l'azione del Gruppo della Lega fino al voto determinante che ha salvato il provvedimento dal possibile ritorno alla Camera -, alle misure per l'emergenza rifiuti in Campania, agli interventi più consistenti per il Policlinico di Roma (250 milioni di euro sfuggiti all'attento senatore Gramazio).

 

Sull'emergenza abitativa non si è guardato alla realtà ma alla demagogia. Certo, non mancano misure come il credito d'imposta sugli investimenti o quella da noi sostenuta sulla rottamazione auto, che ha superato i veti e l'ostruzionismo dei Verdi. È stata persa però l'occasione per reintrodurre gli incentivi CIP 6 per i termovalorizzatori di tutte le Regioni e non quelli della sola Campania. Condividiamo alcune scelte relative all'edilizia per le Forze armate e alla possibilità per la Croce Rossa di essere riconosciuta nel registro del volontariato, perché consente di dispiegare la vasta azione del volontariato in ambito locale nei limiti della sua specifica attività. È vero che è un provvedimento del Governo modificato pesantemente in sede parlamentare alla Camera. Ciò ha fatto perdere di vista ogni equilibrio finanziario. Sono stati asciugati i fondi globali ipotecando le scelte future.

 

Questo decreto può essere considerato uno sportello elettorale cui molti hanno attinto e che ha determinato non solo il parere formale contrario della Commissione bilancio, ma un effetto pesantemente negativo sul fabbisogno e sull'indebitamento della pubblica amministrazione per il 2008.

 

La mancanza dei prospetti di copertura e adeguate valutazioni della Ragioneria generale dello Stato, costretta a imbarazzati silenzi, ne sono una chiara dimostrazione. E che dire della sanatoria retroattiva camuffata da deroga per la posizione dei concessionari? Non si sta dalla parte dei contribuenti, ma si preferisce sanare gli errori dei concessionari in violazione dello Statuto del contribuente. Ma l'aspetto più negativo di questo decreto è rappresentato dalla votazione dell'ordine del giorno sull'uso del cosiddetto tesoretto attraverso un decreto-legge per intervenire nel corso della campagna elettorale, come ha sostenuto poco fa l'onorevole Bertinotti, condizionando l'orientamento degli elettori. In quella votazione abbiamo registrato anche il tentativo di continuare nella dilapidazione delle risorse pubbliche prima di una corretta e attenta valutazione del quadro di finanza pubblica, già pesantemente pregiudicato da quelle norme che vi accingete ad approvare, prive di copertura finanziaria.

 

E come sottovalutare il clamoroso errore politico registrato stamani allorquando due partiti, dispiegati nella esaltazione del partito unico, hanno assunto un atteggiamento di voto divergente e contrastante, determinando una crepa pericolosa su comportamenti che avrebbero dovuto avere ben altra linearità e condivisione su scelte fondamentali nella prospettiva dell'azione di Governo che rischia di essere pesantemente condizionata dal voto odierno? È tempo di guardare alla famiglia con misure serie, incisive, profonde, di programma e non estemporanee, alla famiglia come entità fiscale, prevedendo una no tax area legata ai bisogni.

 

I partiti non si costruiscono con operazioni di marketing elettorale. E allora oggi avrebbe dovuto prevalere rigore e senso di responsabilità in chi ha a cuore il risanamento finanziario del Paese, senza pregiudicare le possibilità di ripresa, un vero autentico comportamento bipartisan che prendesse le distanze dalle scelte che vi accingete ad approvare, determinando le condizioni per la decadenza del decreto.

 

Hanno prevalso, invece, i reciproci condizionamenti in analogia a quanto sta avvenendo nei comportamenti elettorali, scaricando gli oneri sulla finanza pubblica laddove la spartizione del contenuto del bottino di questo decreto rappresenta la prova che non hanno prevalso le ragioni del Paese e quelle del bene comune ma la logica degli interessi e delle convenienze. Onorevole Presidente, il decreto-legge in esame è il fallimento dell'azione di questo Governo, incapace di affrontare i problemi del Paese, capace solo di dilapidare due anni di crescita, di sperperare un extragettito e di determinare un'inflazione record insieme a una pressione fiscale che supera il 44 per cento.

 

Per queste ragioni il Gruppo UDC esprime il voto contrario sul provvedimento, che non affronta i problemi reali del Paese e dimostra l'inefficienza del Governo e della maggioranza. Per queste ragioni riteniamo di fare un servizio utile al Paese -ripeto - votando contro la conversione in legge del decreto-legge n. 248. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Polledri).

27 febbraio 2008 - Intervento in Aula sul decreto mille proroghe

 

Presidenza del presidente MARINI

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, questo decreto-legge avrebbe dovuto rappresentare il corollario finale della manovra di bilancio, anticipata con il decreto fiscale. Una manovra di bilancio sbagliata nella sua impostazione di fondo, come dimostra l'andamento delle principali variabili economiche, sia di quelle reali (minore crescita, maggiore inflazione, tanta smisurata pressione fiscale), che di quelle di finanza pubblica; senza crescita non c'è infatti risanamento.

Oggi il Governo, ormai defunto, si presenta con questo atto conclusivo che dimostra il fallimento delle politiche finora realizzate, insieme al fallimento del Governo, al fallimento della coalizione, al fallimento dell'Unione e di tutto ciò che voleva unire l'impossibile. Si tratta di un decreto che non attiene solo a proporre in senso stretto, ma che prevede interventi legislativi che determinano un impatto sul quadro di finanza pubblica, con un peggioramento dei saldi e senza una reale valutazione degli effetti e dunque delle coperture. Tant'è che sono mancati i prospetti di copertura (credo siano stati presentati all'ultimo momento) e, soprattutto, le valutazioni della Ragioneria generale dello Stato.

La caduta del Governo ha impedito un ulteriore uso improprio delle risorse pubbliche. Mi riferisco al cosiddetto tesoretto, che potrà essere redistribuito solo dopo un accertamento serio delle maggiori entrate nel nuovo quadro di finanza pubblica, così come determinato dalle variabili esogene. È evidente che un tale intervento non può essere adottato da un Governo inesistente, e questo lo dico perché ancora ieri il sottosegretario Grandi chiedeva un intervento in questo senso. Il Governo guidato da Prodi, nonostante due anni di crescita soddisfacente, ha condotto l'Italia al declino allontanandola colpevolmente dall'Europa. Infatti, per il 2008 è prevista una crescita dello 0,7 per cento, un tasso di inflazione al 2,9 per cento, un rapporto tra deficit e PIL del 2,7 per cento e una pressione fiscale record del 44 per cento.

Prodi, in sostanza, ha dilapidato due anni di crescita al 2 per cento e, soprattutto, un extragettito di 40 miliardi di euro, malamente sperperati sull'altare di controriforme delle pensioni e del lavoro. Basta ricordare quanto aveva ricevuto dal precedente Governo.

A fronte di tale disastro, si approva, o si cerca di approvare, questo decreto-legge, che distribuisce prebende a destra e a manca, senza alcuna logica che non sia quella di tappare un po' di buchi laddove è necessario creare consenso clientelare, in vista della campagna elettorale imminente. Altro, presidente Morando, che «sportello Pomicino»; questo è ben altro! Basta leggere «Il Sole 24 ORE» di oggi, che parla di un peggioramento di 1 miliardo di euro.

Per rendersi conto dell'impatto delle misure, basterebbe leggere le sempre attente analisi del servizio bilancio del Senato, che al provvedimento dedica un corposo dossier. È inutile che questi uffici producano documenti, se poi non vengono letti e, soprattutto, non vengono utilizzati in senso positivo. Tale servizio dedica un corposo dossier di analisi di tutte le singole disposizioni. D'altronde, il semplice fatto che non sia stata prodotta una relazione tecnica da parte del Governo, pur se dimissionario, la dice lunga sugli imbarazzati silenzi ai quali stanno costringendo sempre più spesso la Ragioneria generale dello Stato.

 

Per commentare solo alcune delle misure contenute in questo guazzabuglio di norme, si pensi al condono mascherato a favore dei concessionari e agli sconti ai Comuni protagonisti del disastro dei rifiuti in Campania. Invece di andare incontro al cittadino contribuente, vessato dalle cosiddette multe pazze, si sceglie la strada opposta, ossia premiare i danni e gli errori prodotti dal sistema.

 

Sono stati criticati i condoni del centro-destra. Allora come si valuta la sanatoria della posizione dei concessionari, che hanno omesso di osservare l'obbligo di indicare i responsabili del procedimento delle cartelle esattoriali, relative ai ruoli consegnati prima del giugno 2008? Si tratta di una sanatoria retroattiva camuffata da deroga. L'obbligo di indicare i responsabili del procedimento delle cartelle è un adempimento tassativo, previsto dall'articolo 7 della legge n. 212 del 2000, lo statuto del contribuente, in assenza del quale la Corte costituzionale, con ordinanza 377, ne ha sancito la nullità.

A che servono allora tutte le parole che abbiamo spesso in favore dello statuto del contribuente, se ancora una volta esse vengono disattese? In base a quali criteri è stata formata quella soglia del 50 per cento? L'ho ribadito ieri in Commissione al senatore Villone per quanto concerne la questione dell'intervento a favore della "casta" delle società a controllo pubblico. Quanto alle aziende municipalizzate, nonostante per settimane le cronache abbiamo stigmatizzato la scelta di sottrarre le società a controllo pubblico dal giudizio contabile della Corte dei conti, la norma è stata inserita in questo provvedimento. Ma era proprio necessario farlo in questo provvedimento o non era il caso di studiare attentamente il problema che certamente si pone sul doppio controllo, quello del codice civile e quello della Corte dei conti, per taluni tipi di società e per valutare attentamente quale deve essere il limite da considerare? Allora, anche in questo senso, si è fatto scempio della sentenza della Corte costituzionale. Ma il tempo è tiranno e mi limiterò ad altre poche considerazioni. Vediamo, per esempio, che è stata affrontata con soddisfazione la questione della rottamazione delle auto. La soddisfazione è doppia se penso ai veti opposti dai Verdi.

 

Ricordiamo quanto diceva il senatore Ripamonti in Aula ed in Commissione in opposizione a tale misura. La concreta riduzione delle emissioni di CO2 nella prospettiva del 12, rinnovando un vetusto parco-auto, è una misura necessaria. Non si fanno regali. Si guarda ad adeguare l'impresa agli obiettivi fissati dall'Unione Europea. Su nostra iniziativa è stata introdotta alla Camera una norma che consente, per esempio, la proroga vera dei termini per le dimissioni di quote capitali eccedenti per le soglie previste per le Fondazioni bancarie al fine di favorirne il rientro e determinare le condizioni, senza penalizzazione.

 

Non posso però, Presidente, non soffermarmi su un aspetto che mi sta particolarmente a cuore sulla vicenda dell'Ordine Mauriziano. Un altro pasticcio si profila all'orizzonte: si passa da pasticcio a pasticcio. È il de profundis per l'Ordine Mauriziano. Mi domando dove sono quelle forze che nella scorsa legislatura avevano esposto questo problema ed, invece, oggi lo hanno dimenticato. Noi, invece, abbiamo assunto sempre posizioni limpide. Sapevamo che ci saremmo avviati verso un pasticcio legislativo fin dal decreto Pisanu, che abbiamo combattuto nella scorsa legislatura perché ha violentato una norma costituzionale. Credo che a questo punto la cosa migliore sia di cancellare la norma prevista dalla Costituzione. Vi sono responsabilità enormi da parte del commissario straordinario che ha gestito male l'intera vicenda, ma poiché le responsabilità sono anche politiche, esse non possono essere dissociate da chi ha determinato queste scelte. Allora, nonostante l'offerta di strumenti normativi efficaci, come abbiamo proposto nella scorsa legislatura, non si è levata alcuna voce. Il senatore Pisanu - mi dispiace che non sia presente - prenda atto della situazione e abbia il coraggio di fare autocritica e proponga di cancellare quella norma transitoria.

In ambito fiscale, per esempio, abbiamo proposto, onorevole Lettieri, una proroga al 31 luglio per la questione del modello 770 semplificato in quanto vengono richiesti sempre maggiori adempimenti, sempre maggiori informazioni a carico dei soggetti come, per esempio, i codici fiscali dei familiari, le indicazioni dei dati per la verifica delle erogazioni degli incapienti e tant'altro. Aumenta una burocrazia amministrativa che richiede un maggiore termine a disposizione. E ancora sulla vicenda sfratti: secondo un'indagine commissionata dal Ministero delle infrastrutture sono solo sei i Comuni in cui la legge n. 9 del 2007 ha prodotto più di 30 sfratti bloccati.

Ma questa maggioranza si è piegata al veto di Rifondazione Comunista e, quindi, ha imposto sulla questione degli sfratti una soluzione anche dove non ve ne era bisogno. Altre questioni riguardano gli investimenti dell'INAIL, ma su questo ho presentato gli emendamenti.

 

Non aggiungo altro, Presidente, se non la preoccupazione per un provvedimento che dilata ulteriormente la spesa e non determina le condizioni per il risanamento né il silenzio di tanti rigoristi che in Aula si sono levati o si levano a giorni alterni e dovrebbero fare un pochino di autocritica nel momento in cui predispongono i programmi elettorali. (Applausi del senatore Ferrara. Congratulazioni).

16 gennaio 2008 - Intervento in 1ª Commissione permanente Affari Costituzionali - Servizi pubblici locali: Sen. Maurizio Eufemi: "Per il diritto europeo la giusta definizione è servizi di interesse generale a rilevanza economica"

Presidenza del Presidente BIANCO

Intervengono i ministri per gli affari regionali e le autonomie locali Linda Lanzillotta e per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione Nicolais, e il sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione Beatrice Magnolfi.

(772) Delega al Governo per il riordino dei servizi pubblici locali, rinviato in Commissione dall'Assemblea nella seduta dell'11 dicembre 2007 Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 9 gennaio.

Si procede all’esame degli emendamenti, pubblicati in allegato al resoconto della seduta del 9 gennaio.

Il senatore EUFEMI (UDC) illustra il subemendamento 1.2000/31. Sottolinea l’incoerenza dell’emendamento proposto dal Governo rispetto al diritto europeo, che non contempla il concetto di servizi pubblici, ma quello di servizi di interesse generale a rilevanza economica, diverso e di più ampia portata.

La proposta del Governo corregge l’erroneo riferimento contenuto nel testo originario del disegno di legge all’affidamento diretto, inteso come quello a favore di società miste; infatti, la Corte di giustizia delle Comunità europee ha chiarito che gli affidamenti diretti sono legittimi solo se a favore di società il cui capitale sia interamente di proprietà pubblica. Inoltre, appare incomprensibile, a suo avviso, il motivo per cui è espressamente vietata la rinnovazione dell’affidamento a favore delle società di partenariato pubblico-privato che abbiano già gestito quel servizio pubblico sulla base della precedente gara di affidamento: vi sarebbe l’errata convinzione che altrimenti sarebbe possibile un rinnovo automatico in affidamento della gestione, senza necessità di nuove procedure di gara.

Non solo tale interpretazione è errata, ma l’emendamento del Governo condurrebbe all’effetto paradossale di impedire in ogni caso a una società di partenariato pubblico-privato che abbia gestito positivamente il servizio pubblico locale di partecipare a successive gare. Si sofferma, quindi, sul comma 4, penultimo alinea, dell’emendamento 1.2000, in base al quale si considerano affidamenti diretti anche quelli disposti in favore di società miste in difformità dalle prescrizioni di cui al comma 1, lettera b): tale precisazione, collocata al termine di un comma nel quale si specifica che i titolari della gestione di servizi pubblici locali non affidati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica non possono acquisire la gestione di servizi ulteriori ovvero in ambiti territoriali diversi, né svolgere servizi o attività per altri enti pubblici o privati, può avere solo il significato che nonostante si tratti di una società di partenariato pubblico-privato vi sarebbe un affidamento diretto. Infine, commenta il comma 9 dell’emendamento del Governo, che prevede la proroga di tutti gli affidamenti diretti fino alla scadenza contrattuale o di legge.

 Il richiamo della data del 1° gennaio 2011 sembra preludere all’inopportuna proroga del termine, fissato dal Governo precedente in pieno e vincolante accordo con la Commissione europea al 31 dicembre del 2006, anche per evitare una preannunciata procedura di infrazione contro l’Italia.

Conclude, osservando che l’emendamento del Governo contraddice accordi precisi conclusi con la Commissione europea e introduce una norma sicuramente incostituzionale per violazione dell’articolo 117, primo comma della Costituzione, essendo in contrasto con il diritto europeo, segnatamente con la disciplina di tutela della concorrenza.

17 dicembre 2007 - Intervento in Commissione Finanze e Tesoro su sentenza del TAR sul caso Speciale

Il senatore EUFEMI (UDC), nel far riferimento alla sentenza del Tribunale amministrativo relativa al procedimento di destituzione dell’ex comandante della Guardia di finanza generale Speciale, giudica l’informativa del Ministro dell’economia alla Camera dei deputati del tutto inadeguata alla gravità delle questioni che si pongono dopo la sentenza del giudice amministrativo. Occorre chiarire infatti chi è l’attuale Comandante dopo la sentenza di annullamento, qual è l’efficacia degli atti posti in essere dal generale D’Arrigo, quali orientamenti il Governo intende assumere. L’eventuale responsabilità degli uffici ministeriali, prosegue l’oratore, non può essere uno strumento per sviare l’effettive responsabilità politiche del Ministro. Chiede quindi che la Commissione assuma un’iniziativa, per evidente connessione con le competenze della stessa, per ottenere una risposta ai quesiti posti. Inoltre chiede alla Presidenza di assumere una specifica iniziativa affinché la discussione sui documenti di bilancio e, soprattutto, la votazione del rapporto alla 5a Commissione sia svolta dopo la messa a disposizione della documentazione sull’andamento delle entrare erariali nel mese di novembre.

5 dicembre 2007 - Intervento in 6ª Commissione permanente su provvedimenti per il welfare
 
(1903) Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale, approvato dalla Camera dei deputati
(Parere alla 11a Commissione. Seguito e conclusione dell'esame. Parere favorevole)  

Preannunciando il voto contrario della propria parte politica, il senatore EUFEMI (UDC) sottolinea che il relatore ha dovuto riconoscere gli elementi di criticità, già richiamati dal senatore Bonadonna nel proprio intervento, primo fra tutti il rilievo, che lui stesso condivide, dell’esigenza di preservare le prerogative del Parlamento nell’elaborazione degli indirizzi di politica legislativa.
            Ricorda poi le osservazioni critiche dell’Unione europea sul progetto di riforma previdenziale proposto dal Governo, volte a suggerire una maggiore coerenza con gli obiettivi di contenimento della spesa. Commenta indi criticamente la scelta di ridurre l’età pensionabile, con un indirizzo opposto rispetto alle linee di intervento adottate da altri Paesi europei.
            Ad avviso dell’oratore desta inoltre perplessità anche il progetto di riforma degli enti previdenziali, che presenta il rischio di uno squilibrio nell’attività amministrativa e prospetta anche un non trascurabile aumento dei costi legati alle retribuzioni del personale dipendente. Analoghe perplessità suscita anche la formula di copertura degli oneri finanziari, che appare alquanto sommaria.
            Il disegno di legge in titolo prefigura altresì un’ingiustificata disparità di trattamento tra lavoratori dipendenti e autonomi, in particolare nella disciplina delle attività usuranti: al riguardo evidenzia anche che essa comporta non trascurabili difficoltà nella quantificazione degli oneri.
            Commenta poi criticamente anche la previsione di un aumento dell’aliquota contributiva per i lavoratori del settore privato, contrariamente all’esigenza, che egli condivide, di adottare formule più flessibili nell’imposizione contributiva.
            Relativamente all’apprendistato, esprime il timore che le misure proposte presentino un’eccessiva rigidità, senza considerare i profili differenziali dei vari settori produttivi: in proposito occorre, a suo giudizio, prestare una maggiore attenzione alle spese per investimenti effettuate dalle imprese, con l’introduzione di misure di favore.
            In conclusione, sottolinea il carattere marginale delle disposizioni, a suo parere condivisibili, concernenti il riscatto del periodo di studi universitari, la concessione dell’indennità di disoccupazione e la totalizzazione dei contributi: tali misure, infatti, non sembrano idonee a incidere in maniera significativa rispetto alle necessità di un mercato del lavoro particolarmente complesso.

27 novembre 2007 - Intervento su Finanziaria

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, avrei rinunciato volentieri a parlare su questo provvedimento, che affrontiamo dopo il passaggio alla Camera e mentre è in corso l'esame della legge finanziaria, ma sono stato stimolato dalla lettura della seconda sezione della Relazione previsionale e programmatica. Ho insistito fortemente affinché il ministro Padoa-Schioppa mandasse quella Relazione; finalmente la Relazione è arrivata e abbiamo potuto avere un quadro più nitido delle scelte pericolose e contraddittorie di questo Governo e di questa maggioranza.

Non solo vengono svuotate le Tabelle A e B, e quindi tutta la programmazione legislativa; non solo si determinano risparmi virtuali sui contenimenti della spesa: avete operato una manovra espansiva netta e, circa la spesa, intervenite sui consumi intermedi ma soprattutto sulla spesa in conto capitale.

Gli interventi per lo sviluppo ammontano a 13,2 miliardi, sia sull'entrata per le famiglie, con la riduzione dell'ICI e l'assegno per gli incapienti, sia sulle imprese con la razionalizzazione dell'IRES. A tale riguardo avete preferito però una soluzione ibrida, one off, come si diceva una volta, che voi criticavate contro Tremonti, anziché restituire agli incapienti il dovuto che sarebbe ammontato a 1.900 euro, come ci è stato detto nell'audizione della scorsa settimana da parte dei sindacati. Vi siete fatti uno sconto di 1.750 euro, perché ne date soltanto 150, e poi rimettete in discussione il welfare e l'accordo del 23 luglio.

Ma i dati più interessanti di questa relazione emergono dal grafico relativo alla pressione fiscale, dove si può constatare come questo Governo abbia puntato su un più forte prelievo rispetto all'atteggiamento del Governo precedente. Un prelievo che nella componente della pressione fiscale punta sulle imposte dirette piuttosto che su quelle indirette; e le serie storiche sia del passato che del futuro ne sono una chiara rappresentazione.

Se poi, signor relatore, onorevole relatore, senatore relatore, vorrà guardare la figura III.7, relativa alla spesa per interessi, potrà notare che essa cresce in misura significativa con l'avvento del Governo Prodi e crescerà progressivamente negli anni futuri, riverberandosi non solo sull'onere del costo del servizio, e dunque sul bilancio dello Stato, ma anche sul bilancio delle famiglie per i maggiori oneri sui mutui, soprattutto per quelli a tasso variabile. E voi, cosa fate? Alleviate le famiglie italiane con un intervento di 70 euro l'anno invece che con gli interventi più consistenti che sarebbero necessari.

Ma i risultati più interessanti dal punto di vista economico-finanziario emergono dagli effetti della legge finanziaria e dunque dai risultati che ne derivano sul bilancio integrato. Le maggiori spese finali per gli anni 2008, 2009 e 2010 ammontano rispettivamente a 24,7, 9,2 e 11,2 miliardi. Si registra un peggioramento dei saldi finanziari e in particolare del saldo netto da finanziare che arriva a meno 33,9 nel 2008, a meno 29,7 nel 2009 e a meno 9,3 nel 2010. Non migliora il rimborso delle passività finanziarie; peggiora il saldo relativo al ricorso al mercato, passando da meno 215 a meno 242 miliardi. Quindi, nuovo debito in valore assoluto e nuovo costo per il servizio, con tassi crescenti.

Questi sono i risultati fallimentari dalla manovra. Avete applicato poi un nuovo principio per gli enti locali, quello del «più spendi, più paghi», che determinerà un aumento della tassazione locale con fattori automatici di crescita.

Premiate invece i Comuni che hanno giocato d'azzardo, aiutandoli nell'estinzione anticipata dopo la scommessa (proprio una scommessa) sugli strumenti dei derivati.

L'impatto espansivo della manovra si può riassumere in una lieve riduzione di entrate, una pressione fiscale che resta su livelli prossimi ai massimi storici ed un sensibile incremento delle spese nette. Per di più, gli interventi sul versante delle spese, in termini di maggiori oneri, appaiono privi di un'evidente logica complessiva che consenta di qualificarne, chiaramente, la posizione di politica economica verso la riduzione permanente del deficit entro i vincoli comunitari. In tal senso, l'indicatore più evidente appare nell'incapacità di frenare la crescita continua della spesa primaria a tassi superiori a quelli del PIL.

La circostanza evidenzia di per sé come la correzione dei conti, pure intervenuta nel biennio 2006-2007, sia sin d'ora seriamente ipotecata dai rischi di un deterioramento per gli anni 2008-2011, nella prospettiva di eventuali peggioramenti della congiuntura economica, che si riflettano in un rallentamento della crescita delle entrate o, addirittura, in una loro diminuzione in valore assoluto, a fronte dei quali la rigidità nella crescita inerziale della spesa corrente determinerebbe il ritorno del debito pubblico su un profilo di accelerazione della crescita. In altri termini, l'elevato livello di partenza dello stock di debito avrebbe consigliato un approccio di politica economica più prudenziale, in modo da mettere al sicuro, per il futuro, i risultati conseguiti nel biennio 2006-2007.

L'orientamento adottato invece con la manovra 2008 sembra contraddistinto da un evidente «allentamento» della morsa sui conti pubblici, al fine non taciuto di evitare uno "strozzamento" del sistema economico, dopo una risalita di 2,5 punti della pressione fiscale registrata nel biennio 2006-2007. D'altronde, è chiaro che un tale indirizzo di politica finanziaria concretizza, in ogni caso, sul piano contabile, un peggioramento di 4 decimi percentuali del deficit della pubblica amministrazione in rapporto al PIL, configurando una manovra di indubbio segno espansivo, su basi «finanziarie» per giunta assai precarie, essendo ancora ampi i margini di recupero sul versante della riduzione del debito pubblico e della crescita dell'avanzo primario. Difatti, nel merito delle scelte di intervento adottate, la manovra si disperde ancora una volta in una serie di microinterventi, mille rivoli, che testimoniano della difficoltà di governare la spesa corrente iscritta in bilancio.

Sotto il profilo tecnico, le criticità sono per giunta aggravate dai rischi insiti nelle stesse quantificazioni delle misure introdotte, rispetto a cui, a fronte del loro valore facciale assunto nel quadro di previsione, appaiono, a ben vedere, sovrastimati gli effetti ascritti, con particolare riferimento sia ai recuperi di gettito derivanti dall'allargamento della base imponibile, che ai risparmi di spesa sul fronte della razionalizzazione degli organi politici e su quello della gestione del patrimonio immobiliare pubblico. Inoltre, è da osservare l'effetto aggiuntivo derivante dall'attuazione delle misure di tono espansivo una tantum, per il solo 2007, già adottate in precedenza con l'utilizzo dei cosiddetti tesoretti, per cui si creeranno (sicuramente) forti, fortissime pressioni per la loro reiterazione anche negli anni a venire, con un peggioramento del saldo di bilancio ipotizzabile in 3 decimi di punto.

Conseguentemente, appare assai probabile l'eventualità che il deficit torni nuovamente ad essere superiore al 3 per cento nel 2009. Altro che partito del «tassa e spendi», come scriveva stamattina il presidente Dini, qui siamo oltre; è una manovra in deficit, in deficit spending, quindi da bocciare. Facciamo appello a chi ha a cuore il bene del Paese, a chi guarda dentro i conti pubblici per bocciare una manovra in deficit, che non può essere avallata, soprattutto per le incertezze sulla crescita che rischiano di far saltare gli obiettivi previsti, aggravando il deficit e, quindi, il costo del servizio.

Per queste ragioni, Presidente, esprimo un giudizio fortemente critico sulla manovra complessiva.

15 novembre 2007 - Interventi su emendamenti alla finanziaria

Presidenza del presidente MARINI

Passiamo all'esame dell'articolo 91, sul quale sono stati presentati una proposta di stralcio ed emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, ho presentato alcuni emendamenti modificativi e correttivi dell'articolo 91. Purtroppo nella disattenzione dell'Assemblea stamani è stato approvato con il consenso del Governo un ordine del giorno sulle fondazioni bancarie, per il quale mi rammarico. Ma noi rischiamo di fare, con l'emendamento 91.850, ulteriori errori. In particolare, sottolineo - e mi rivolgo in particolare al senatore D'Amico che segue queste vicende in Commissione finanze - l'odiosa distinzione tra società quotate e non. Si rischia di privilegiare alcuni rispetto ad altri. Domando al relatore ed al rappresentante del Governo che significa, per esempio, escludere dall'applicazione di questa norma una società decotta come l'Alitalia ed, invece, penalizzare una società come Equitalia, impegnata nella riscossione di tutte le entrate fiscali derivanti dalla vostra cosiddetta lotta all'evasione, una società con migliaia di dipendenti ed un volume di fatturato di straordinario rilievo. Non vi pare una odiosa discriminazione? Voi create una barriera artificiale, inutile quanto dannosa. Lo stesso Cimoli, escluso da questa distinzione, ha richiesto nei giorni scorsi - credo ieri - un ulteriore milione e mezzo di euro di arretrati al Tesoro. Ho detto di questa odiosa distinzione. Ne aggiungo un'altra rispetto alla esclusione della Banca d'Italia. Naturalmente sono contrario ad una impostazione che punta ad una "authoritizzazione", cioè al trasferimento della definizione di Banca d'Italia come le altre Authority. Credo che questa vicenda dimostri, con l'elenco dei top 25, una deroga inaccettabile. Si vogliono mettere sotto schiaffo le più alte autorità dell'apparato amministrativo dello Stato attraverso questi top 25. Non fate questo errore. Volete condizionare gli apparati pubblici del Paese. Credo che questo sia sufficiente per manifestare contrarietà rispetto all'emendamento 91.850. L'altra questione riguarda la data del 28 settembre 2007. La legge finanziaria -dovrebbe essere ricordato al relatore ed al rappresentante del Governo - incide sull'esercizio finanziario 2008 e non può farlo sul 2007, neppure per una parte di quest'anno e di questo esercizio finanziario. Per queste ragioni credo ci sia una gravissima violazione rispetto all'ambito di applicazione della legge finanziaria.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/3. EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, si determina una fortissima e odiosa discriminazione tra società quotate e non. Voi privilegiate i gold manager di una società decotta come l'Alitalia e non, invece, premiate chi è impegnato, per esempio, nei vostri programmi di lotta all'evasione fiscale, come per esempio Equitalia, con migliaia di dipendenti e grandissimi risultati come quelli realizzati nel 2007. Con la soluzione adottata con l'emendamento 91.850 (testo 2) che travolge tutto il pensiero del ministro Mastella, privilegiate i Santoro e tutti gli autori della RAI e, invece, penalizzate tutti i manager impegnati in grandi programmi ed obiettivi. Credo quindi che questa distinzione andrebbe superata. Voi non avete avuto il coraggio di affrontare seriamente il problema della tassazione attraverso un'aliquota fiscale che penalizzava i redditi altissimi e neppure avete avuto il coraggio di affrontare il problema dello stock option attraverso una tassazione adeguata. Per questo invito a votare l'emendamento 91.850 (testo 2)/3.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/101.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/109, sostanzialmente identico all'emendamento 91.850 (testo 2)/110. EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, non voglio svolgere una dichiarazione di voto, ma approfitto della presenza del Ministro dell'economia e delle finanze per porre una domanda: chi sono questi privilegiati che vuole tutelare con l'entrata in vigore il 28 settembre 2007, visto che la finanziaria, essendo una legge che guarda all'esercizio successivo, dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2008? Tale è il quesito che pongo al Ministro. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, DCA-PRI-MPA e AN).

13 novembre 2007 - Interventi su alloggi Ministero Difesa ed emendamento su arbitrato

EUFEMI (UDC). Il programma per la semplificazione ed il contenimento della spesa per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio del Ministero della difesa contrasta con la normativa che prevedeva la vendita di quelli occupati da personale della difesa con titolo scaduto. Si rischia di gestire la vicenda della vendita operando favoritismi. (Applausi del senatore Rotondi).

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo molto brevemente per sottolineare come l'articolo 79-bis credo contrasti con il precedente articolo 76, che prevedeva un intervento legislativo in materia di immobili e di servizi gestiti dalla pubblica amministrazione. La legge n. 326 del 2003 aveva stabilito, in modo inequivocabile, la vendita degli alloggi militari occupati da personale con titolo scaduto; ne derivano entrate per 480 milioni di euro. Le leggi di assestamento e rendiconto generale riportano il mancato introito di questi incassi per la non avvenuta vendita. Ad oltre quattro anni da detta approvazione, nulla è stato fatto, anche se, in data 2 marzo 2006, il Ministro della difesa aveva inviato per il visto di legittimità e la successiva registrazione il decreto ministeriale con cui venivano dichiarati alienabili 4.493 alloggi. Poi, improvvisamente, appare questa norma; domandiamo dov'è la certezza del diritto, stante che sarà difficile individuare gli alloggi da alienare senza tener conto dello status degli inquilini, vedove e pensionati. Quindi, si giocherà sulla raccomandazione. (Applausi del senatore Rotondi).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 86.4 (testo 2). EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, dopo le parole del relatore Legnini, che ha apprezzato l'iniziativa, insistiamo affinché l'Aula possa prendere contezza di un problema. La proposta emendativa che abbiamo presentato non stralcia il divieto di arbitrato ma tende a non privare le parti di uno strumento agile di risoluzione delle controversie, che si è rivelato negativo quando è stato lasciato alle autonome decisioni delle parti, ma che, incardinato in un'istituzione come la camera arbitrale, può essere di ausilio per il mondo produttivo e soprattutto per le amministrazioni. Inoltre, si riducono i costi di aggravamento degli esborsi delle amministrazioni, prevedendo che restino accollati alle parti gli onorari e le spese dei collegi arbitrali e degli avvocati, diminuendo così l'onere a carico dei bilanci pubblici nel caso di soccombenza delle amministrazioni. Signor Presidente, invito dunque l'Assemblea a superare la rigidità imposta dal ministro Di Pietro e a trovare un'intesa nell'interesse del Paese e delle parti.

8 novembre 2007 - Intervento su emendamenti alla finanziaria in materia fiscale

 

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)

 

PRESIDENTE. Dà la parola al Presidente della Commissione bilancio affinché riferisca sull'ulteriore esame delle questioni di copertura relative agli articoli 48-bis e 3.

 

EUFEMI (UDC). Gli emendamenti presentati mirano a correggere un sistema di detrazioni che penalizza la struttura produttiva prevalente nel Paese, in modo particolare le piccole e medie imprese che hanno effettuato investimenti e che dipendono dal credito bancario e dalle commesse pubbliche. Per ridurre la pressione fiscale sulle piccole imprese occorre innalzare la deduzione forfetaria dell'IRAP. Infine, non si comprende per quale ragione il Gruppo dei Verdi si opponga ad incentivi alla rottamazione, che contribuiscono a ridurre l'inquinamento e aumentano il gettito. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

EUFEMI (UDC). Chiede al relatore come intenda procedere a proposito dell'emendamento 3.700, di cui ha chiesto l'accantonamento.

 

PRESIDENTE. Nel corso della discussione sui singoli emendamenti il relatore potrà fornire le delucidazioni richieste.

 

EUFEMI (UDC). Non accede alla proposta di ritiro dell'emendamento 3.18, non concordando con il relatore sul fatto che la previsione contenuta nell'emendamento stesso, tendente ad assicurare la piena deducibilità degli interessi passivi derivanti da prestiti e mutui concessi per la realizzazione di lavori eseguiti su commessa, sarebbe già presente nel testo del disegno di legge.

 

EUFEMI (UDC). L'emendamento 3.25 mira a correggere almeno in parte la paradossale politica del centrosinistra, che dichiara di voler risolvere la situazione degli alloggi, ma sfavorisce le imprese che ne aumentano l'offerta: chiede dunque di aggiungere la propria firma all' emendamento e di votarlo mediante procedimento elettronico.

EUFEMI (UDC). Annunciando il voto favorevole sull'emendamento 3.53, rilevando l'opportunità di incidere attraverso una modifica legislativa sulle tariffe pubbliche, che lo scorso anno sono aumentate in misura considerevole.

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore EUFEMI (UDC), il Senato respinge l'emendamento 3.53.

 

EUFEMI (UDC). Auspicando l'approvazione dell'emendamento 3.58, ribadisce la necessità di nuove soglie di deducibilità nella determinazione della base imponibile IRAP.

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore EUFEMI (UDC), il Senato respinge l'emendamento 3.58.

 

EUFEMI (UDC). Gli emendamenti presentati mirano a correggere un sistema di detrazioni che penalizza la struttura produttiva prevalente nel Paese, in modo particolare le piccole e medie imprese che hanno effettuato investimenti e che dipendono dal credito bancario e dalle commesse pubbliche. Per ridurre la pressione fiscale sulle piccole imprese occorre innalzare la deduzione forfetaria dell'IRAP. Infine, non si comprende per quale ragione il Gruppo dei Verdi si opponga ad incentivi alla rottamazione, che contribuiscono a ridurre l'inquinamento e aumentano il gettito. (Applausi dal Gruppo UDC).

EUFEMI (UDC). Non è vero che l'allargamento della base imponibile è compensata dalla riduzione dell'IRES, come dichiarato dal Governo; nella stessa relazione tecnica si prevedono infatti maggiori entrate a seguito dell'applicazione di queste misure, confermando che si tratta di un aumento della pressione fiscale. Alcune organizzazioni delle imprese hanno espresso preoccupazione in proposito, sebbene il relatore Legnini abbia dichiarato che esse sono tutte favorevoli all'introduzione di tali norme.

EUFEMI (UDC). L'emendamento 3.950 (già 48-bis.800) è stato presentato per fornire una copertura alternativa all'abolizione dei ticket sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali, norma di cui si condividono le finalità ma non i mezzi di copertura previsti.

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore EUFEMI (UDC), il Senato respinge l'emendamento 3.950.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, abbiamo operato in modo costruttivo sull'articolo 3, cercando di correggere errori clamorosi che penalizzano la struttura portante della nostra economia fondata sulle piccole imprese. Con questa operazione di finanza pubblica voi date un colpo mortale al sistema delle piccole e medie imprese e dell'artigianato. La nostra azione è, allora, andata in questo senso. Il senatore Azzollini ha poco fa richiamato l'attenzione sull'azione che operate attraverso il calcolo degli interessi. Con tale operazione colpite in modo decisivo tutte le piccole e medie imprese, quelle che sono più indebitate, che sono nella fase dello startup, che hanno fatto investimenti, che operano con la pubblica amministrazione e con le commesse pubbliche, tutte quelle che soffrono per un sistema che naturalmente ha bisogno di correzioni e non di queste scelte che voi fate. Voi colpite le aziende nel momento in cui operano scelte d'investimento e, quindi, attraverso una violazione clamorosa ancora dello statuto del contribuente. È chiaro che poi aumenta la pressione fiscale e si determina quel maggior gettito di risorse; colpite infatti le aziende nella fase dei bilanci ed esse non possono fare alcuna azione per contrastare la vostra decisione. Voglio, tuttavia, aggiungere un altro elemento di considerazione, che è sfuggito all'Aula e anche all'esame della Commissione. Mi riferisco al ruolo che svolgono i fondi di private equity, coloro cioè che agiscono proprio con gli interessi; si va a colpire un settore che muove l'economia. Come potete poi lamentarvi che i fondi vadano in Lussemburgo ed in Irlanda, dove c'è un ambiente giuridico più favorevole? Lo stesso accadrà anche per i fondi di private equity: questi saranno i risultati della vostra azione. Abbiamo inoltre presentato un emendamento che riguarda la rottamazione; il ministro Bersani si è dimostrato favorevole a rilanciare la rottamazione. Io mi stupisco che il Gruppo dei Verdi non abbia colto questa opportunità. Si fanno paladini della lotta all'inquinamento, ma poi non conducono battaglie coerenti per portare l'inquinamento ad un livello più basso di quello delle emissioni. È in corso un'azione europea per abbassare il livello di CO2 a 120 grammi nel 2012 ed è nostro compito mettere la nostra impresa automobilistica nelle condizioni di essere pronta a questa sfida. Per fare ciò, è necessario procedere a una rottamazione ecologica del parco automobilistico più obsoleto, composto da veicoli "euro zero" ed "euro uno", per portare le attuali emissioni di CO2 da 164 grammi a un livello più basso, vicino a 120 grammi. Oltremodo, la rottamazione ha determinato un saldo positivo ai fini fiscali, perché ha provocato un maggiore gettito anche rispetto al presunto costo ipotizzato nella precedente finanziaria. Io mi auguro che su questo aspetto vi sia attenzione da parte di questa Aula. La questione più rilevante, però, è quella da noi posta rispetto alla necessità di ridurre la pressione fiscale nei confronti delle micro e piccole imprese più strutturate, che sono escluse sia dai benefici connessi con il nuovo regime dei minimi che dalle riduzioni di imposta dovute alla riduzione dell'aliquota IRES. Noi proponiamo un innalzamento della deduzione forfetaria IRAP, dagli attuali 8.000 sino a 10.000 euro. Anche il senatore Angius si è fatto carico di questo problema e io mi auguro che su questo punto, così importante e rilevante per le micro e piccole imprese, vi sia uno scatto di orgoglio, che superi i vincoli di maggioranza e possa determinare un voto d'Aula che non vada incontro agli interessi delle forze politiche ma della struttura portante della nostra economia. (Applausi dal Gruppo UDC. Brusìo).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei un chiarimento; nella pronuncia dei pareri, il relatore, senatore Legnini, si è espresso a favore dell'accantonamento dell'emendamento 3.700. Vorrei capire cosa significa; accantonamento temporaneo, definitivo, in altra sede o in altro provvedimento?

 

PRESIDENTE. Vorrei richiamare all'ordine tutti i colleghi; se non rispettiamo il Regolamento, non finiamo più. Senatore, lei può parlare in dichiarazione di voto; al riguardo il relatore e il rappresentante del Governo si sono già espressi, c'è stato il dibattito...

 

EUFEMI (UDC). Volevo capire qual è la fine di questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Lo tratteremo nel corso della discussione.

Passiamo all'emendamento 3.18, su cui c'è un invito al ritiro. Senatore Eufemi, cosa intende fare?

EUFEMI (UDC). Sì, signor Presidente, ma non ritiro l'emendamento perché le argomentazioni fornite dal relatore non mi hanno convinto: è stato molto impreciso ed ha sostenuto che questo emendamento è già nel testo. Non è così. Ritengo che questo intervento legislativo incida profondamente sulla gestione finanziaria delle imprese, in modo particolare per le commesse pubbliche in corso al 1° gennaio 2008. Intendiamo precisare che è invece necessaria una deducibilità per coloro che hanno contratti per l'esecuzione di opere pubbliche, quelli che soffrono particolarmente i ritardi della pubblica amministrazione. Per questo insisto per la sua votazione.

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.18, presentato dal senatore Eufemi. Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

(Sono pervenute alla Presidenza richieste di aggiunta di firma: agli emendamenti 3.25, 4.22, 5.5, 5.7 e 5.85, dal senatore Eufemi).

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, richiamo l'attenzione dell'Aula su questa norma, che cerca di evitare la misura penalizzante per le imprese che ricorrono all'indebitamento e che rischia di limitarne l'operatività. Come potete risolvere il problema degli alloggi, se penalizzate anche le imprese che aumentano l'offerta di alloggi? Voi favorite le banche e colpite le imprese. Signor Presidente, chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico. PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico. (La richiesta risulta appoggiata).

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.25, presentato dal senatore Eufemi. Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.53. EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Vorrei ribadire le ragioni di questo emendamento. Le tariffe pubbliche, nello scorso anno, sono aumentate in maniera esponenziale. Riteniamo di dovere incidere in qualche modo attraverso una modifica legislativa che tenga conto anche di questo aspetto. Pertanto, ribadisco l'importanza dell'emendamento 3.53 e ne chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico. (La richiesta risulta appoggiata).

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.53, presentato dal senatore Eufemi. Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.58. EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Ribadisco la necessità di stabilire nuove soglie di deducibilità. Si tratta di un intervento soprattutto a favore delle microimprese. Noto che l'attenzione manifestata nella presentazione degli emendamenti da più parti politiche è scomparsa. Mi auguro che ci sia un sussulto in questo senso anche da parte di coloro che in Commissione finanze ne condividevano lo spirito. Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.58. PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico. (La richiesta risulta appoggiata).

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.58, presentato dal senatore Eufemi. Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei capire cosa stiamo votando perché noi siamo in presenza di un emendamento che taglia 600 milioni di euro. Se c'è un testo due sarebbe molto utile averlo.

PRESIDENTE. Si trova nell'Annesso VI, senatore Eufemi; lei ha la possibilità di verificarlo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.950. EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, l'emendamento 3.950 era, per così dire, preventivo, nel senso che quando lunedì abbiamo ascoltato la sicurezza del Ministro dell'economia, sapevamo che non c'era la copertura per l'emendamento presentato in Commissione. Allora, forti di tale convinzione, abbiamo presentato un emendamento che riguardava i ticket, perché siamo naturalmente favorevoli alla soluzione individuata per la loro eliminazione, ma contrari alla copertura così come individuata. Il Ministro dell'economia, che ha voluto fare una disputa accademica con il Ragioniere generale dello Stato, è uscito sconfitto e umiliato dalla presentazione di un nuovo emendamento che ha cancellato la precedente soluzione. Signor Presidente, mi consenta di svolgere una breve considerazione rispetto all'emendamento approvato poc'anzi a firma del senatore Barbieri. Io non riuscivo a trovare quest'emendamento nell'Annesso VI, perché avevo letto che per esso era prevista una copertura di 600 milioni di euro e credevo che tale copertura fosse stata ridotta a 500 milioni di euro. Invece, essa è stata ridotta a 10 milioni di euro: quindi, da un grande stanziamento siamo passati ad uno stanziamento minimo. Pertanto, chiedo scusa per non avere individuato subito l'emendamento nella sua giusta collocazione. Chiedo infine la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.950, presentato dal senatore Eufemi. Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Invito i colleghi a votare ciascuno dal proprio posto. Senatore Battaglia, senatore Gramazio, vi invito a prendere posto. Il Senato non approva. (v. Allegato B).

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Siamo sempre all'emendamento 3.119 del senatore Pistorio e siamo in ritardo.

EUFEMI (UDC). Esattamente, signor Presidente, vorrei cercare di portare un po' d'ordine rispetto al dibattito. (Commenti dai banchi del centro-sinistra).

PRESIDENTE. Magari, senatore Eufemi, porti ordine.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei anzitutto riportare la questione per quella che è. Condividiamo la proposta del senatore Pistorio perché lo Stato deve rispettare le norme sulla finanza siciliana, una finanza che è prevista da uno statuto speciale, quindi c'è un'autonomia che va rispettata, non violata. Dallo scorso anno abbiamo assistito ad una distorsione e ad un mancato rispetto di queste norme. Non occorrerebbe una legge per far rispettare tutto ciò, trattandosi di un momento importante nei rapporti tra Regione Sicilia e Stato. Ma veniamo al punto. L'onorevole Pistorio pone una questione di grande rilievo: il rispetto dei finanziamenti che derivano dalla cosiddetta legge Sabatini. Ebbene, la legge Sabatini è stata la più grande e la più straordinaria legge di sviluppo di questo Paese. Ha determinato la crescita delle piccole e medie imprese, l'innovazione tecnologica, la responsabilità delle banche rispetto ad un'alimentazione della domanda che necessitava di un sostegno, soprattutto all'esportazione, nel settore più forte della meccanica strumentale che risiedeva al Nord. Voi questo oggi non lo fate per la Regione Sicilia nel momento in cui essa è impegnata in uno sforzo di adeguamento. Noi invece vogliamo uno sviluppo non duale, uno sviluppo unitario. Caro senatore Castelli, soltanto dallo sviluppo del Mezzogiorno sarà possibile una crescita dell'intero Paese, una crescita che porti benefici soprattutto al Nord, perché poi è di questo che ha bisogno quel mercato per poter diffondere le proprie merci. Per queste ragioni, Presidente, credo che l'onorevole Bersani, Ministro dello sviluppo economico, abbia fatto un grandissimo errore quando ha costituito quel fondo distruggendo la legge Sabatini nella sua impostazione originaria, che era semplice. Vogliamo allora dare continuità a questi finanziamenti e per queste ragioni il Gruppo UDC voterà a favore dell'emendamento 3.119 del senatore Pistorio. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

PRESIDENTE. Sull'emendamento 3.700 dei senatori Grillo e Ferrara c'era una proposta di accantonamento che è stata accettata dal relatore e dal Governo. Non è d'accordo, mi sembra di capire, il senatore Eufemi che ha chiesto di intervenire la parola. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, questo emendamento pone una questione assolutamente delicata. Io chiedo che l'Aula responsabilmente valuti l'importanza della questione che sta dietro l'emendamento 3.700. Con il senatore Grillo ho condiviso molte battaglie in passato ma in questo caso ho qualche dubbio e perplessità. Il problema, molto semplicemente, è che con questo emendamento viene fatto un grosso regalo alle fondazioni bancarie. Ora noi, in passato, con il senatore Cantoni, che ha il copyright dell'espressione, abbiamo definito l'assetto del sistema bancario «una foresta pietrificata», in particolare le fondazioni bancarie. Io mi sono permesso di mutare questa espressione in «foresta partecipata», nel senso che partecipano a tutto ma diventano sempre più impenetrabili. (Applausi del gruppo FI)

Allora non possiamo consentire che un Governo che non da stabilità e certezza rispetto alla scelta del 5 per mille, per esempio, solo perché lo ha fatto Tremonti, quindi con una avversione di tipo ideologico, tenti, attraverso questa operazione di aggiramento, di dare questo vantaggio assolutamente inspiegabile. Vorrei ricordare quanto hanno scritto, per esempio, il professor Marcello Messori quando era parte dello staff tecnico del presidente D'Alema, oppure il professor Lucio Scandizzo, rispetto al ruolo delle fondazioni, che è diventato sempre più autoreferenziale, dato che le fondazioni non rispondono a nessuno. Si è tentato persino di farle partecipare al capitale delle banche popolari determinando le condizioni per un loro asservimento. Ma oggi non è così: noi dobbiamo fare chiarezza su questo, non possiamo consentire che ci sia un regalo di questo genere.

Onorevole Rossi, onorevole Turigliatto, nei giorni scorsi voi vi siete impegnati sui problemi bancari, anche ieri sul problema dei mutui, ma il prodigio di questa maggioranza è avere costruito una Repubblica bancocentrica con un triangolo tra il tesoro e le grandi aziende bancarie. Questo è quello che noi denunciamo e i regali che ci sono in questa finanziaria lo stanno dimostrando, perché i fondi di investimento rispondono a qualcuno, rispondono dei loro risultati. Le fondazioni a chi rispondono? Sono assolutamente autoreferenziali. Per queste ragioni io chiedo, in base all'articolo 92, comma 3, del Regolamento del Senato, che l'Assemblea sia chiamata a decidere su questo accantonamento perché vi è il rischio che dietro di esso passi un regalo al sistema delle fondazioni. (Applausi del Gruppo UDC). GRILLO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRILLO (FI). Signor Presidente, sono veramente sorpreso che il mio collega e amico Eufemi abbia preso una cantonata così enorme. L'emendamento 3.700 non si propone, collega Eufemi, di fare alcun regalo da parte dello Stato alle fondazioni bancarie; tali fondazioni non sono autoreferenziali perché la Cariplo, per riferirci alla più importante, ha un consiglio di amministrazione in cui ci sono i rappresentanti di tutte le Province della Lombardia, della Regione e del Comune di Milano. Questo dibattito è datato, collega Eufemi, 15 anni fa qualcuno si permise di dire che le fondazioni bancarie erano enti autoreferenziali, in realtà, le fondazioni sono diventate protagoniste positive della vita civile, sociale ed economica di questo Paese. Con l'emendamento 3.700, vorrei che il collega Eufemi ascoltasse, in realtà le fondazioni, 98 in tutto, erogano sul territorio...

PRESIDENTE. Deve essere breve, senatore Grillo, dobbiamo decidere sull'accantonamento.

 

GRILLO (FI). Insisto perché l'emendamento venga accantonato; voglio spiegare al collega Eufemi che in questo caso non viene addebitato alcunché allo Stato, si tratta semmai di dare meno tasse allo Stato e consentire che queste minori tasse che vengono versate al Governo centrale le abbiano le fondazioni in dote per intervenire in tutte le Province del nostro Paese in una logica, questa sì, davvero federale.

PRESIDENTE. Ci sono due proposte; una di accantonare l'emendamento 3.700 e l'altra invece contraria. Ricordo che la proposta di accantonamento è stata avanzata dal proponente dell'emendamento, il senatore Grillo, insieme al senatore Ferrara e hanno espresso un parere favorevole sia il relatore che il Governo; si è dichiarato contro invece il senatore Eufemi. Metto ai voti la proposta di accantonamento dell'emendamento 3.700, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi. È approvata.

7 novembre 2007 - Intervento  per dichiarazione di voto su provvedimento di facilitazioni ficale sui mutui

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente il gruppo UDC ed io personalmente, con l'emendamento 2.50, abbiamo posto un problema drammatico che sta investendo le famiglie italiane, che sono quelle che, in stragrande maggioranza, hanno acceso un mutuo a tasso variabile.

Di fronte a questo problema il Governo e la maggioranza che lo sostiene propongono una soluzione assolutamente inadeguata, noi vi abbiamo proposto di agire su una doppia leva: quella della elevazione dell'imposta detraibile, cioè aumentando quel 19 per cento attuale a qualcosa di più, oppure sul limite della detraibilità. É qui presente il senatore Emilio Colombo, che allora era presidente del Consiglio, quando fu portato quel limite a 7 milioni delle vecchie lire; ebbene, quei 7 milioni sono rimasti 3.500 euro in quarant'anni di vita repubblicana. Voi, con un'operazione che è solo uno spot, senza alcuna sostanza, aumentate quel limite da 3.500 euro a 4.000 euro, ma su questo limite verrà applicata l'aliquota del 19 per cento, il risultato di quest'operazione sarà che voi darete ad una famiglia italiana che ha acceso un mutuo a tasso variabile una detrazione fiscale netta di 70 euro annui, corrispondenti a 5,6 euro mensili.

Questo è il risultato della vostra operazione. Voi non comprendete i problemi che stanno vivendo le famiglie italiane in conseguenza del rialzo dei tassi d'interesse che si sono scaricati sulle rate dei mutui per importi che sono dell'ordine di oltre 1.000 euro, 1.200 euro annui, e voi rispondete con 70 euro di detrazione fiscale.

Vi chiediamo, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, un'assunzione di responsabilità e mi rivolgo in particolare al senatore Dini, mi rivolgo al senatore D'Amico, che pure si è fatto carico di questo problema in Commissione finanze, mi rivolgo ai tanti senatori che sono nell'Ulivo, al senatore Bobba, alla senatrice Binetti, che hanno condiviso la necessità di un intervento più robusto per le famiglie. Voi non potete pensare di aver risolto il problema con un intervento così irrisorio rispetto ad una gravità che richiede ben altra assunzione di responsabilità. Vi chiediamo di non prendere in giro le famiglie italiane; vi chiediamo un atto di responsabilità. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

6 novembre 2007 - Intervento per dichiarazione di voto sulla tabella delle entrate fiscali

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Ministro, la sua replica non ci ha convinto. Finalmente abbiamo potuto ascoltarla direttamente, dopo le sue estemporanee esternazioni dei giorni scorsi, non nelle sedi parlamentari ma in occasione di contatti con i media che lei privilegia. Ma non è su questo che voglio parlare. Voglio soffermarmi sulla sua recente affermazione che le tasse sono bellissime: fatta nello studio televisivo di Lucia Annunziata mezz'ora dopo l'orario usuale per il pasto avrà sicuramente contribuito a mandarlo di traverso a molti italiani. (Applausi dal Gruppo FI).

Che le tasse siano bellissime forse è dovuto al suo eccezionale senso estetico; il problema a questo punto non è se sono bellissime, ma l'uso che di esse si fa e voi ne state facendo un uso così apprezzato dai nostri cittadini contribuenti che sono finiti in massa a sostenere le sparate di Beppe Grillo, che hanno alimentato l'antipolitica e la cultura delle caste. In questo senso, dobbiamo ringraziarla per averci consentito di arricchirci in tema di caste e di sperperi delle caste, che - a quanto sembra - non sono solo quelle degli uomini delle istituzioni ma anche del mondo dei media.

A questo punto dobbiamo ringraziare l'ottimo lavoro del Servizio studi del Senato, che ha illuminato di immenso, come avrebbe detto Ungaretti. Oggi l'onorevole Tremonti ha provocatoriamente detto, non senza fondamento, che l'esercizio provvisorio sarebbe positivo per i conti pubblici, tant'è che i saldi programmatici sono peggiori del dato tendenziale, che quella sarebbe la migliore finanziaria. Condivido, allora, quanto affermato ieri da Nicola Rossi sulle colonne di un grande quotidiano nazionale, di risparmiarci le prediche, perché lei non ha mancato di farci un'ulteriore predica. È questa l'utilità di spendere i tesoretti - ammesso che esistano sul serio - di fronte ad un debito pubblico in crescita in valori assoluti come quello italiano? In tutto il mondo, quando si è voluto combattere l'evasione e portarla a livelli fisiologici si sono abbassate le aliquote, si è introdotto il conflitto di interessi, si è allargata la base dei contribuenti. Naturalmente, si è provveduto contestualmente a ridurre le spese correnti e quindi si è ridotto il fabbisogno mensile e lo stock di debito.

Tutto il contrario - non rida, signor Ministro - di quanto avete fatto voi che avete dilapidato queste maggiori entrate fiscali. (Applausi dal Gruppo FI). Signor Ministro, una lettura attenta delle entrate non porta alle conclusioni della sua relazione, un misto di filosofia mal digerita. Le conclusioni sono ben altre, infatti, perché non ha tenuto conto di questi elementi.

La relazione contiene una stima del sommerso del 18 per cento che appare ottimistica. Se la Banca mondiale stima in 300 miliardi l'anno il sommerso italiano, ne deriva che sarebbe ben superiore. I 23 miliardi di maggiori entrate da recupero dell'evasione introitati nel 2006-2007 appaiono pertanto una percentuale ancora troppo esigua rispetto all'ammontare complessivo.

Le entrate tributarie della pubblica amministrazione sono cresciute del 3,1 per cento nel 2005 e del 10 per cento nel 2006. Occorre però leggere in modo corretto tale incremento. Infatti, analizzando l'andamento recente della crescita economica, si nota, nel 2005, la presenza di un dato anomalo, con un tasso di crescita del PIL molto basso, pari allo 0,2 per cento, mentre è dell'1,9 per cento nel 2006 riportandosi sui valori in linea degli anni precedenti al 2005. Ne consegue, signor Ministro, che la variazione 2006 sul 2005 delle poste fiscali risente in misura notevole di questo forte recupero della crescita 2006 rispetto alla fase di stanca dell'anno precedente. Il 2005 rappresenta la peggiore performance di crescita degli anni 2000. Usarla quindi come base di calcolo diventa fuorviante. Il recupero del PIL nel corso del 2006 contiene una ripresa sufficientemente sostenuta dei consumi delle famiglie, il che può avere innescato una pressione sulla domanda aggregata. Come conferma di questi andamenti, nel 2006 l'inflazione misurata dall'indice armonizzato dei prezzi al consumo è stata superiore al deflattore implicito del PIL (2,2 contro 1,8).

Pertanto, il carattere di eccezionalità dell'aumento delle entrate tributarie è in parte dovuto ad un rigonfiamento dei valori nominali. Il positivo andamento delle entrate tributarie ha caratterizzato anche gli altri Paesi europei e quindi non appare un fenomeno solo nazionale.

Nel 2006 le entrate tributarie sono cresciute del 12,3 per cento in Germania, del 7,4 per cento in Francia, del 5,7 per cento in Spagna (dati EUROSTAT). Se osserviamo tuttavia i dati relativi alla crescita economica nel 2005 e nel 2006 negli stessi Paesi, rileviamo che in Germania si è passati dallo 0,9 al 2,7 per cento, in Francia dall'1,7 al 2 per cento, in Spagna dal 3,5 al 3,8. L'entità degli incrementi delle entrate sembra dipendere fortemente dalla dinamica del ciclo economico, dato che le maggiori variazioni sulle entrate si sono registrate nei Paesi che hanno avuto un forte incremento di crescita, come la Germania. Se, inoltre, teniamo conto della maggiore inflazione italiana rispetto alla Francia e alla Germania, quantificabile in 30-40 punti base, il dato di una migliore performance italiana nel confronto europeo non appare così evidente.

Il gonfiamento delle basi imponibili dovuto all'inflazione non è mai menzionato nel suo documento, quando invece ha un ruolo importante nel determinare il gettito. La restituzione del fiscal drug riporterebbe il gettito su livelli fisiologici per le famiglie italiane e ridurrebbe l'azione redistributiva tra i contribuenti onesti e quelli opportunisti. Inoltre, va ricordato come il gettito proveniente dalla lotta all'evasione sia puramente contabile: gli incassi provenienti dai ruoli, cioè l'effettivo introito di cassa, derivante dal processo di accertamento fiscale, misurano solo un residuo contabile tra bilancio di competenza e di cassa.

Ad oggi, l'Agenzia delle entrate non è in grado di stabilire l'effettiva entrata di cassa proveniente dagli accertamenti fiscali. Occorre allora un migliore coordinamento all'interno dell'Agenzia e tra Agenzia e Ministero, per stimare gli effettivi introiti derivanti dalla lotta all'evasione, i tempi di riscossione e la percentuale di crediti in sofferenza. In conclusione, signor Ministro, la performance italiana sul gettito tributario 2006 è sovrastimata, in seguito ad un effetto nominale che incide maggiormente sulle entrate tributarie rispetto al PIL, ad un gradino di crescita nel passaggio dal 2005 al 2006, che incide sulla dinamica delle entrate in misura preponderante rispetto ad un effettivo recupero dell'evasione e - nel confronto internazionale - ad una maggiore inflazione italiana, di cui lei non ha tenuto conto. Per queste ragioni e considerazioni, esprimo il netto voto contrario sulla Tabella dell'entrata, perché mi rifiuto di prendere in giro gli italiani attraverso frasi ad effetto e demagogiche come quella da lei pronunciata, quando ha sostenuto che le tasse sono bellissime. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e DCA-PRI-MPA).

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 1, con l'annessa tabella. Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione). Proclamo il risultato della votazione mediante procedimento elettronico: Senatori presenti

313 Senatori votanti

312 Maggioranza

157 Favorevoli

160 Contrari

152

Il Senato approva.

25 ottobre 2007 - Ordini del giorno proposti dal sen. Eufemi ed accolti dal Governo su Ordine Mauriziano e riconoscimenti vittime terrorismo

Conversione in legge del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (1819)

ORDINE DEL GIORNO G30.500 (testo 2) EUFEMI Non posto in votazione (*) Il Senato, esaminato il decreto-legge 159/2007; visto l'articolo 30 del decreto-legge con il quale si interviene con il commissariamento della Fondazione Ordine Mauriziano; visto l'orientamento della Regione Piemonte di togliere ogni tipo di vincolo sui terreni dell'Ordine con il fine di rendere disponibile e quindi vendibile il patrimonio fondiario; tenuto conto che su diversi Comuni del Piemonte insistono grandi appezzamenti di terreni agricoli di alto valore qualitativo di proprietà del Mauriziano; tenuto conto delle conseguenze della vendita dei terreni in oggetto a soggetti non interessati all'attività agricola, ma ad altre attività economiche con forte impatto ambientale e territoriale; riaffermata la necessità di tutelare i terreni agricoli rispetto alle scelte di sviluppo sostenibile, moderato ed attento ai valori sociali e di salvaguardia del territorio, impegna il Governo:

a salvaguardare le aziende agricole nella proprietà del Mauriziano; a promuovere un tavolo di concertazione con tutti quegli enti che hanno terreni mauriziani sul loro territorio, in modo da costruire uno strumento con il quale affrontare con maggior incisività le problematiche connesse alle proprietà mauriziane ed alla loro destinazione finale. ________________ (*) Accolto dal Governo come raccomandazione con la soppressione del primo capoverso del dispositivo: «a utilizzare ogni strumento per evitare speculazioni immobiliari, scongiurando la possibilità che i terreni mauriziani siano nel prossimo futuro oggetto di compravendita finalizzata a fini diversi da quelli agricoli;»

Infine, con riferimento all'ordine del giorno G30.500 il Governo è disponibile ad accoglierlo come raccomandazione. PRESIDENTE. Senatore Eufemi, accoglie la proposta formulata dal relatore in merito all'ordine del giorno G30.500? EUFEMI (UDC). Signor Presidente, accolgo la proposta testé formulata dal relatore. Quello che mi meraviglia è che il relatore, conoscendo la sua sensibilità, voglia impedire di evitare speculazioni immobiliari scongiurando la possibilità che i terreni mauriziani siano oggetto di compravendita finalizzata ad uso diverso da quello agricolo.

RIPAMONTI, relatore. Non c'è scritto questo, c'è scritta un'altra cosa.

EUFEMI (UDC). Ecco, questa è la mia preoccupazione. Per il resto, accetto la proposta del relatore relativamente alla espulsione del primo capoverso del dispositivo ed accetto anche che l'ordine del giorno sia accolto dal Governo come raccomandazione. Tuttavia, non posso non evidenziare, rispetto a questa vicenda dell'Ordine mauriziano, che anche in questo caso viene violata l'intesa, dato che l'Ordine mauriziano fa parte anche dell'intesa e quindi andava rispettato; tanto varrebbe allora sopprimere la norma che è in Costituzione. Quello che state facendo è contra legem.

Allegato A DISEGNO DI LEGGE Conversione in legge del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (1819)

34.501 EUFEMI, BUTTIGLIONE Ritirato e trasformato nell'odg G34.501 Aggiungere, in fine, i seguenti commi: «3-bis. È istituito il Museo nazionale delle vittime del terrorismo. 3-ter. A favore della Associazione italiana vittime del terrorismo e dell'eversione contro l'ordinamento costituzionale dello Stato viene concesso, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica, una porzione dell'immobile demaniale denominato "ex commissariato Doria" sito in Torino, Corso Farini, limitatamente agli usi strettamente necessari compatibilmente con gli usi governativi in atto». Conseguentemente, all'articolo 36, sostituire le parole: «150 milioni di euro» con le seguenti: «145 milioni di euro».

G34.501 (già em. 34.501) EUFEMI, BUTTIGLIONE Non posto in votazione (*) Il Senato, esaminato il decreto-legge n. 159 del 2007, valutato l'articolo 36 relativo al programma di interventi connessi alle celebrazioni per il 150° anniversario dell'unità d'Italia, impegna il Governo a ricomprendere nell'ambito di tali interventi la istituzione del Museo nazionale delle vittime del terrorismo, con sede a Torino nel complesso demaniale "ex commissariato Doria" in Corso Farini limitatamente agli usi strettamente necessari compatibilmente con gli usi governativi in atto. ________________ (*) Accolto dal Governo

Passiamo alla votazione dell'emendamento 34.501. EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, esprimiamo soddisfazione per l'approvazione dell'emendamento che avevamo caldeggiato fortemente in Commissione e che rappresenta un segno di riconoscimento verso le vittime del terrorismo. Ritiro l'emendamento 34.501 e lo trasformo in un ordine del giorno, auspicando che possa essere accolto affinché possa essere istituito anche il Museo nazionale delle vittime del terrorismo con sede a Torino nell'ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

RIPAMONTI, relatore. Il parere del relatore è favorevole.

LETTIERI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie l'ordine del giorno.

25 ottobre 2007 - Dichiarazione di voto su decreto-legge collegato alla manovra di bilancio

Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli senatori, esprimiamo un giudizio di forte preoccupazione per le scelte operate dal Governo e da questa maggioranza attraverso un decreto-legge che anticipa la manovra di bilancio di cui è parte integrante.

Non avete resistito al desiderio di accompagnare la divisione della torta allo spumeggiante andamento delle entrate, una torta che rischia di essere indigesta al Paese. Utilizzate forme di copertura prima ancora dell'approvazione della legge di assestamento, al di fuori delle regole della legge di contabilità.

Affrontiamo questo dibattito con la consapevolezza di chi ha cercato il confronto parlamentare, nonostante in quest'Aula abbia aleggiato la minaccia del voto di fiducia. Il complesso delle misure peggiorerà i conti pubblici. Non vi è quella indispensabile, auspicata, incisiva riduzione delle spese, che dovrebbe rappresentare obiettivo primario e ineludibile della finanza pubblica; tra l'altro le riduzioni più consistenti hanno riguardato la spesa in conto capitale, proprio quella destinata agli investimenti infrastrutturali. Non vi è nessun impegno nel risanamento dei conti pubblici, anche perché l'extragettito, piuttosto che indirizzarlo verso la spesa corrente, andava utilizzato per la riduzione del disavanzo e del debito. Avete così violato quel principio dal Governo fissato nel DPEF secondo cui i maggiori oneri sarebbero stati coperti esclusivamente con correzioni di spesa. Le vostre scelte si sono orientate più ad allargare il consenso politico che a guardare agli interessi del Paese; ciò vale soprattutto per la dotazione infrastrutturale.

Abbiamo posto con forza la necessità di dare risposte urgenti ad una questione rilavante come è quella dell'impatto dei derivati strutturali sul debito degli enti locali che è cresciuto in modo preoccupante. Abbiamo chiesto una verifica, una sospensione dell'uso di questo strumento di finanza derivata rispetto alla disinvoltura di tanti incauti amministratori di Regioni, Province, Comuni e perfino le Comunità montane, che hanno giocato d'azzardo con conseguenze devastanti sui contribuenti e sui bilanci degli enti locali. Preferite erogare risorse per le ristrutturazioni senza guardare dentro comportamenti discutibili di amministratori ed intermediari finanziari, senza verificare quanto sommerso c'è e ci potrà essere. Dovrà essere fatta anche chiarezza rispetto all'entità del sommerso, derivante dai derivati stipulati da banche estere tramite filiali non residenti in Italia. Avete preferito la strada dei regali alle aziende bancarie elevando a 1 euro le commissioni bancarie. Ribadiamo che le vostre scelte sono rischiose perché fondate su una previsione di crescita dell'economia superiore a quanto stimato dai principali previsori, per una sovrastima dell'extragettito, per la mancata riduzione della spesa pubblica, per un incremento intollerabile della pressione fiscale. Il percorso di riduzione dell'indebitamento netto viene vanificato come pure la favorevole fase del ciclo economico, con il rischio che condizioni cicliche più difficili rendano più complesso il risanamento che voi avete rinviato.

Preferite mantenere alta una pressione fiscale sul livello record raggiunto nel 2007 e nelle prospettive del 2008. Il dato più preoccupante è quello che deriva dal peggioramento del quadro programmatico rispetto al quadro tendenziale. Su questo punto si è soffermato in modo puntuale il collega senatore Ciccanti, il quale ha sottolineato l'uso distorto del tesoretto, una politica finanziaria irresponsabile per scelte non orientate allo sviluppo ma a carattere elettoralistico, le contraddizioni sulle scelte in materia di editoria che avrebbero meritato ben altro rigore. Non per assecondare l'antipolitica rispetto agli sprechi che mantengono inalterata la intermediazione politica, ma solo nella difesa del pluralismo informativo in un mercato aperto e concorrenziale. Abbiamo cercato di apportare correzioni migliorative, attraverso, tra le altre, le proposte emendative della senatrice Monacelli in materia di sanità, ma la maggioranza ha impedito qualsiasi serio confronto come necessario. Non avete affrontato il problema urgente di dare aiuti concreti alle famiglie, soprattutto quelle che hanno acceso mutui bancari a tasso variabile, che si trovano a pagare cifre lievitate enormemente e che mettono a rischio i bilanci familiari. Non era una provocazione la nostra - senatore Ripamonti - , ma una proposta concreta, quella proposta che proponiamo inascoltati da ormai troppo tempo. Ma non è mai troppo tardi per intervenire. Noi abbiamo sollecitato un intervento che agisca con la doppia leva dell'aumento della detrazione e della elevazione del limite ancorato a valori del 1972. Ci domandiamo e domandiamo perché non avete dato una immediata soluzione alla portabilità dei mutui, recuperando la norma finita sul binario morto delle liberalizzazioni, anziché annunciare con nuovi spot ulteriori lenzuolate.

La famiglia è la grande assente nelle vostre scelte, la famiglia come entità fiscale. Preferite scelte individualistiche, retaggio degli anni Settanta. Sono assenti le misure per contrastare la denatalità e quelle a sostegno della famiglia, perfino quelle per gli asili nido. La stessa prevista riduzione dell'ICI è un'imposizione ideologica, non ha tenuto conto del reddito familiare, dell'ampiezza della famiglia, delle diverse situazioni catastali e quelle delle realtà geografiche, con il rischio di premiare gli evasori. È una scelta, la vostra, profondamente iniqua perché non tiene conto delle fasce periferiche e popolari. La riduzione dell'intensità di povertà appare assolutamente marginale, così come l'intervento a favore degli incapienti, che si basa sul concetto di reddito individuale piuttosto che familiare, come soggetto unico di imposta. Avete preferito un modesto rimborso senza alcuna adeguata valutazione nel soddisfacimento di un pieno diritto, come auspicabile.

Gli incentivi sui canoni di locazione per i giovani appaiono troppo esigui per indurre l'effettiva fuoriuscita dal nucleo familiare. Non prevedete poi nessuna clausola di salvaguardia rispetto alla incauta azione dei Comuni nel processo di modificazione delle rendite catastali e dei nuovi classamenti, cosicché la piccola detrazione sarà vanificata per tanti contribuenti nella richiesta di arretrati fino a cinque anni, oltre che costosi adempimenti. Non avete tenuto conto dell'andamento delle tariffe, soprattutto quelle di competenza degli enti locali, eliminando l'odiosa "tassa sulla tassa", cioè l'IVA sulle addizionali. Sul 5 per mille mantenete una situazione di incertezza rispetto alle scelte dei contribuenti, alle scelte degli italiani, sensibili al vasto mondo del volontariato, della ricerca scientifica e sanitaria, tradendo dunque le scelte operate. Anziché procedere attraverso l'erogazione di mille rivoli di spesa pubblica improduttiva, abbiamo proposto un intervento in favore del settore auto con una rottamazione ecologica in grado di determinare minore inquinamento atmosferico attraverso un forte processo di sostituzione del parco automobilistico più obsoleto. Ne deriverebbe un sostegno alla crescita del Pil regionale e nazionale, autofinanziato dal maggiore gettito IVA. Tutto ciò sostenendo direttamente i consumatori e in linea con gli orientamenti e gli obiettivi dell'UE.

La nostra proposta era quella di sostenere i consumatori attraverso interventi diretti in grado di aiutarli in modo concreto. Quanto al problema dei gassificatori, l'attuale articolo 46 non sblocca un bel niente. Anzi complica il procedimento per i rigassificatori. Non si affrontano la grande questione delle direttrici europee Torino-Lione e Palermo-Berlino, insieme a quelle del terzo valico, nonché quelle della logistica, cioè risorse da destinare allo sviluppo, preferendo interventi microsettoriali che stanno dentro le scelte del Governo e non nella proposta dell'opposizione (senatore Boccia). Abbiamo impedito la liquidazione della società Stretto di Messina che avrebbe rappresentato la cancellazione della direttrice europea Palermo-Berlino e di qualsiasi collegamento ad alta capacità tra la Sicilia e il resto del Paese nel momento in cui l'area mediterranea diviene centrale per l'intera Europa. Tutto ciò avrebbe significato abbandonare un patrimonio di intelligenze, un laboratorio scientifico e tecnologico di ingegneria civile distruggendo la ricerca come già avete fatto per il nucleare. E per le imprese non abbiamo mancato di sottolineare come la riduzione dell'IRES colpirà le PMI, soprattutto quelle più impegnate nel processo di crescita nella fase di start up e quelle che hanno fatto investimenti, quelle fornitrici dello Stato e degli enti pubblici, quelle subfornitrici e quelle con alta incidenza del costo del lavoro. La sinistra radicale ha imposto le sue scelte come quella relativa alle risorse idriche, dove ha prevalso il ritorno all'imprenditoria pubblica, alla crescita del capitalismo regionale e comunale piuttosto che la via delle liberalizzazioni. Non possiamo tuttavia non esprimere soddisfazione nel vedere accolto un emendamento dell'UDC che prevede la medaglia d'oro per le vittime del terrorismo, colpite dalla eversione armata per le loro idee e per il loro impegno morale. Vuole essere il segno di memoria e di riconoscimento dello Stato per il loro sacrificio.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, nella vostra decisione prevale un federalismo di spesa anziché un federalismo solidale e responsabile. In questo decreto non c'è né equità né sviluppo ma solo una alluvione di erogazioni senza una coerenza logica. Non si affrontano le grandi questioni che riguardano la famiglia, le infrastrutture, l'energia. Non si affronta la sfida della modernizzazione del Paese. Le maggiori risorse vengono dilapidate in una visione corporativa, privilegiando posizioni veterosindacali che dividono la società tra occupati e non occupati, tra garantiti e non garantiti.

È una manovra sbagliata e soprattutto inutile. È una occasione sbagliata. Avete preferito dissipare il tesoretto come dividendo della maggioranza piuttosto che pensare al futuro del Paese, che avrebbe richiesto un uso attento delle risorse, privilegiando la spesa per investimenti per le dotazioni infrastrutturali e soprattutto una continuità nel processo di risanamento che viene pericolosamente arrestata.

Questo decreto è una occasione sprecata. Non sfrutta il favorevole andamento delle entrate, conseguenza più del ciclo economico che di seria lotta all'evasione. Hanno prevalso le imposizioni della sinistra radicale, sui falsificati e sul monopolio pubblico delle acque. Non c'è stata una spallata, ma una infilata di proposte nel contesto e nel confronto parlamentare. Il risultato del logoramento della maggioranza è evidente da un andamento non controllato dell'integrità del testo, con proposte che rappresentano la ragione di un intervento del Presidente della Repubblica rispetto ad un equilibrio alterato. Dopo le sconfitte pesanti subite sui punti rilevanti come la società del Ponte, la Scuola di Pubblica Amministrazione e la sanità per gli emoderivati e soprattutto per gli incapienti, ritenete di andare avanti su questo decreto o non sia utile fermarsi.

Per queste ragioni esprimiamo il convinto voto contrario dell'UDC alla conversione del decreto legge 159.

16 ottobre 2007 - Intervento su finanziaria 2008 in 5ª Commissione permanente (Bilancio)

 

Presidenza del Presidente

MORANDO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Lettieri.

La seduta inizia alle ore 16.

IN SEDE REFERENTE

(1818) Bilancio di previsione dello Stato per l' anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008 - 2010

- (Tab. 1) Stato di previsione dell’entrata per l’anno finanziario 2008

- (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2008

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato ( legge finanziaria 2008 )

(1819) Conversione in legge del decreto legge 1° ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico - finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale

(Seguito dell’esame congiunto e rinvio)

Il presidente MORANDO ricorda che nella precedente seduta ha preso avvio la discussione generale congiunta sui provvedimenti in titolo.

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Il senatore EUFEMI (UDC) , nell'esprimere un giudizio di globale preoccupazione sulla manovra di bilancio per il 2008, anche in linea con l'analisi condotta dalla Corte dei conti e dalla Banca d'Italia, si sofferma in primo luogo sulla mancanza di un ancoraggio della legge di bilancio rispetto all'assestamento, data la mancata approvazione dello stesso. In questo quadro, la manovra economico-finanziaria accresce l'indebitamento netto di 0,4 punti in rapporto al Pil, registrando peraltro un aumento del debito pubblico in valore assoluto derivante anche dal maggior ricorso al mercato.

Esprime inoltre forti perplessità sui contenuti del decreto-legge, in cui non emerge una riflessione di fondo sulle esigenze complessive in tema di infrastrutture, posto che si articola in una serie di interventi settoriali che, più che rispondere ad un impostazione di tipo federalistico, sembra in realtà orientata ad allargare il consenso.

Dopo aver affermato la sua ferma contrarietà all'ipotesi di soppressione dell'Ordine Mauriziano, anche alla luce della vigente regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, rileva come il decreto manchi di un progetto di riqualificazione della spesa quale impegno preciso assunto dal Ministro dell'economia e delle finanze. Rilevato con preoccupazione che non è stata ancora presentata in Parlamento la relazione sui risultati derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, sottolinea l'esistenza di un problema serio relativo al rispetto delle regole di contabilità pubblica nei testi in esame, dal momento che le entrate inattese a livello presuntivo sono state utilizzate a copertura delle spese ivi previste.

Riguardo, poi, alla pressione fiscale, essa rimane ferma al 43 per cento, attestandosi allo stesso livello registrato nel 2007. Si sofferma, quindi, sui profili problematici derivanti dall'intervento sull'Ici, che non sembra tenere conto della composizione del nucleo familiare con riferimento al numero dei figli o a situazioni di disagio familiare. Unendosi alle considerazioni espresse dal senatore Vegas, sottolinea poi il dato più preoccupante della manovra che deriva dal peggioramento del quadro programmatico rispetto al quadro tendenziale, mancando peraltro l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale per imprese e famiglie. Al riguardo sottolinea l'esigenza di un maggiore confronto con il Governo.

Nell'affermare inoltre che la riduzione dell'Ires avrà un impatto redistributivo a svantaggio delle piccole e medie imprese, sottolinea con preoccupazione la mancanza di una clausola di salvaguardia per il prossimo triennio nell'applicazione dell'Ires stessa, mentre l'eliminazione totale o parziale dei costi oggi deducibili dall'imponibile determinerà effetti per le aziende che hanno effettuato forti investimenti, con particolare incidenza nel settore manifatturiero. Sottolinea, inoltre, l'esigenza di salvaguardare la deducibilità degli interessi passivi relativi a contratti per la realizzazione di opere pubbliche, prefigurandosi altrimenti una grave penalizzazione per le imprese che operano nei lavori pubblici o fornitrici dello Stato e degli enti pubblici. Quanto al contenimento delle emissioni di anidride carbonica, preannuncia la presentazione di emendamenti diretti all'adozione di interventi che tengano conto degli orientamenti comunitari anche attraverso misure fiscali di rottamazione ecologica.

Evidenziato come manchino nell'ambito della manovra economico-finanziaria misure a sostegno della famiglia volte a favorire l'aumento del tasso di natalità, sottolinea inoltre l'esigenza di dare solidità allo strumento del 5 per mille al fine di offrire un valido supporto allo sviluppo della ricerca scientifica.

Nel richiamare le considerazioni del ministro Rosy Bindi in ordine alla sperimentazione di una politica per le tariffe, si interroga poi sulla compatibilità tra l'aumento delle tariffe riguardanti gli enti locali e la crescita del PIL. Lamenta inoltre la contraddizione tra l'analisi compiuta dall'ISTAT e quella dell'ISAE in merito agli effetti distributivi e alle stime di povertà, rilevando che l'ISAE, pur utilizzando una metodica analoga a quella dell'ISTAT, giunge a conclusioni meno ottimistiche.

Quanto agli incapienti, ritiene che le misure previste non migliorino le situazioni a rischio di povertà, mentre la riduzione dell'ICI sulla prima casa ha a suo giudizio effetti discutibili a causa della natura regressiva e non progressiva dell'intervento. In particolare, paventa il rischio che gli appartamenti ubicati in zone centrali godano di maggiori benefici rispetto alle case popolari.

Con riferimento alle detrazioni per i canoni di locazione, esprime dubbi in ordine al calcolo del gettito, considerando peraltro la limitatezza delle misure previste. I dati riportati nella Relazione tecnica risultano infatti difformi da quelli forniti dall'ISTAT circa il numero delle famiglie in affitto, determinando una perdita del gettito superiore rispetto a quella quantificata nel provvedimento. Altrettanto esigui sono a suo avviso gli incentivi fiscali per i canoni di locazione a favore degli studenti fuori sede, che non motivano i giovani ad uscire dal nucleo familiare di origine.

Dopo aver richiamato le obiezioni della Corte dei Conti sull'utilizzo dell'extra gettito, deplora la scarsa incisività della riduzione delle spese, rammentando altresì le osservazioni del Governatore della Banca d'Italia in merito al mancato sfruttamento del favorevole andamento delle entrate per sanare - almeno parzialmente - il debito pubblico. In particolare, stigmatizza che una quota delle maggiori entrate sia stata utilizzata per finanziare ulteriori spese, determinando un peggioramento dell'indebitamento netto sul PIL.

Nel ribadire le preoccupazioni per l'esclusione della famiglia dagli obiettivi della manovra, svolge alcune considerazioni riferite all'accordo sul welfare, auspicando che il testo non sia blindato in quanto si perderebbe una proficua occasione di miglioramento attraverso l'apporto dell'opposizione. Al riguardo, dopo aver rilevato le contraddizioni che hanno caratterizzato il recente referendum sul pacchetto previdenziale, giudica l'impostazione di fondo non coerente con lo sviluppo dei servizi, con l'internazionalizzazione, con la necessaria flessibilità, nonché con l'integrazione crescente della società.

Con particolare riferimento all'audizione del ministro Padoa Schioppa, rimarca l'opportunità di intervenire sui mutui bancari per sostenere le famiglie, come peraltro è emerso durante l'esame dei documenti di bilancio in Commissione finanze.

Avviandosi alla conclusione, si dichiara favorevole all'imposta di scopo prevista nel disegno di legge finanziaria per il settore cinematografico, rilevando tuttavia la mancanza di un prelievo che coinvolga tutta la filiera del cinema, e auspica infine che il confronto tra Governo e Parlamento non si irrigidisca.

16 ottobre 2007 - Intervento su manovra di bilancio in 5a Commissione (Bilancio)

Il senatore EUFEMI (UDC) , nell'esprimere un giudizio di globale preoccupazione sulla manovra di bilancio per il 2008, anche in linea con l'analisi condotta dalla Corte dei conti e dalla Banca d'Italia, si sofferma in primo luogo sulla mancanza di un ancoraggio della legge di bilancio rispetto all'assestamento, data la mancata approvazione dello stesso. In questo quadro, la manovra economico-finanziaria accresce l'indebitamento netto di 0,4 punti in rapporto al Pil, registrando peraltro un aumento del debito pubblico in valore assoluto derivante anche dal maggior ricorso al mercato.
            Esprime inoltre forti perplessità sui contenuti del decreto-legge, in cui non emerge una riflessione di fondo sulle esigenze complessive in tema di infrastrutture, posto che si articola in una serie di interventi settoriali che, più che rispondere ad un impostazione di tipo federalistico, sembra in realtà orientata ad allargare il consenso.
            Dopo aver affermato la sua ferma contrarietà all'ipotesi di soppressione dell'Ordine Mauriziano, anche alla luce della vigente regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, rileva come il decreto manchi di un progetto di riqualificazione della spesa quale impegno preciso assunto dal Ministro dell'economia e delle finanze. Rilevato con preoccupazione che non è stata ancora presentata in Parlamento la relazione sui risultati derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, sottolinea l'esistenza di un problema serio relativo al rispetto delle regole di contabilità pubblica nei testi in esame, dal momento che le entrate inattese a livello presuntivo sono state utilizzate a copertura delle spese ivi previste.
            Riguardo, poi, alla pressione fiscale, essa rimane ferma al 43 per cento, attestandosi allo stesso livello registrato nel 2007. Si sofferma, quindi, sui profili problematici derivanti dall'intervento sull'Ici, che non sembra tenere conto della composizione del nucleo familiare con riferimento al numero dei figli o a situazioni di disagio familiare. Unendosi alle considerazioni espresse dal senatore Vegas, sottolinea poi il dato più preoccupante della manovra che deriva dal peggioramento del quadro programmatico rispetto al quadro tendenziale, mancando peraltro l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale per imprese e famiglie. Al riguardo sottolinea l'esigenza di un maggiore confronto con il Governo.
            Nell'affermare inoltre che la riduzione dell'Ires avrà un impatto redistributivo a svantaggio delle piccole e medie imprese, sottolinea con preoccupazione la mancanza di una clausola di salvaguardia per il prossimo triennio nell'applicazione dell'Ires stessa, mentre l'eliminazione totale o parziale dei costi oggi deducibili dall'imponibile determinerà effetti per le aziende che hanno effettuato forti investimenti, con particolare incidenza nel settore manifatturiero. Sottolinea, inoltre, l'esigenza di salvaguardare la deducibilità degli interessi passivi relativi a contratti per la realizzazione di opere pubbliche, prefigurandosi altrimenti una grave penalizzazione per le imprese che operano nei lavori pubblici o fornitrici dello Stato e degli enti pubblici. Quanto al contenimento delle emissioni di anidride carbonica, preannuncia la presentazione di emendamenti diretti all'adozione di interventi che tengano conto degli orientamenti comunitari anche attraverso misure fiscali di rottamazione ecologica.
            Evidenziato come manchino nell'ambito della manovra economico-finanziaria misure a sostegno della famiglia volte a favorire l'aumento del tasso di natalità, sottolinea inoltre l'esigenza di dare solidità allo strumento del 5 per mille al fine di offrire un valido supporto allo sviluppo della ricerca scientifica.
            Nel richiamare le considerazioni del ministro Rosy Bindi in ordine alla sperimentazione di una politica per le tariffe, si interroga poi sulla compatibilità tra l'aumento delle tariffe riguardanti gli enti locali e la crescita del PIL. Lamenta inoltre la contraddizione tra l'analisi compiuta dall'ISTAT e quella dell'ISAE in merito agli effetti distributivi e alle stime di povertà, rilevando che l'ISAE, pur utilizzando una metodica analoga a quella dell'ISTAT, giunge a conclusioni meno ottimistiche.
            Quanto agli incapienti, ritiene che le misure previste non migliorino le situazioni a rischio di povertà, mentre la riduzione dell'ICI sulla prima casa ha a suo giudizio effetti discutibili a causa della natura regressiva e non progressiva dell'intervento. In particolare, paventa il rischio che gli appartamenti ubicati in zone centrali godano di maggiori benefici rispetto alle case popolari.
            Con riferimento alle detrazioni per i canoni di locazione, esprime dubbi in ordine al calcolo del gettito, considerando peraltro la limitatezza delle misure previste. I dati riportati nella Relazione tecnica risultano infatti difformi da quelli forniti dall'ISTAT circa il numero delle famiglie in affitto, determinando una perdita del gettito superiore rispetto a quella quantificata nel provvedimento. Altrettanto esigui sono a suo avviso gli incentivi fiscali per i canoni di locazione a favore degli studenti fuori sede, che non motivano i giovani ad uscire dal nucleo familiare di origine.
            Dopo aver richiamato le obiezioni della Corte dei Conti sull'utilizzo dell'extra gettito, deplora la scarsa incisività della riduzione delle spese, rammentando altresì le osservazioni del Governatore della Banca d'Italia in merito al mancato sfruttamento del favorevole andamento delle entrate per sanare - almeno parzialmente - il debito pubblico. In particolare, stigmatizza che una quota delle maggiori entrate sia stata utilizzata per finanziare ulteriori spese, determinando un peggioramento dell'indebitamento netto sul PIL.
            Nel ribadire le preoccupazioni per l'esclusione della famiglia dagli obiettivi della manovra, svolge alcune considerazioni riferite all'accordo sul welfare, auspicando che il testo non sia blindato in quanto si perderebbe una proficua occasione di miglioramento attraverso l'apporto dell'opposizione. Al riguardo, dopo aver rilevato le contraddizioni che hanno caratterizzato il recente referendum sul pacchetto previdenziale, giudica l'impostazione di fondo non coerente con lo sviluppo dei servizi, con l'internazionalizzazione, con la necessaria flessibilità, nonché con l'integrazione crescente della società.
            Con particolare riferimento all'audizione del ministro Padoa Schioppa, rimarca l'opportunità di intervenire sui mutui bancari per sostenere le famiglie, come peraltro è emerso durante l'esame dei documenti di bilancio in Commissione finanze.
            Avviandosi alla conclusione, si dichiara favorevole all'imposta di scopo prevista nel disegno di legge finanziaria per il settore cinematografico, rilevando tuttavia la mancanza di un prelievo che coinvolga tutta la filiera del cinema, e auspica infine che il confronto tra Governo e Parlamento non si irrigidisca.
 
            Il senatore FERRARA (FI) si sofferma preliminarmente sui meccanismi di copertura previsti dalla manovra di bilancio rispetto alla legislazione vigente, i quali sono a suo avviso strettamente connessi alle prerogative del Governo in merito all'utilizzo delle maggiori risorse. In particolare, ritiene che la validità delle norme sulla contabilità sia correlata alla particolare forma di governo esistente, nella prospettiva di limitare gli eccessi di spesa. L'equilibrio di volta in volta instauratosi nei rapporti tra Governo e Parlamento è infatti a suo giudizio un elemento determinante per stabilire la capacità della legislazione di contabilità di porre un freno a derive espansionistiche sul lato della spesa. Tuttavia, considerate le difficoltà dell'attuale Esecutivo a mostrare autorevolezza, probabilmente occorrerebbero leggi di contabilità diverse.
            Quanto alla copertura della manovra, reputa preoccupante che si utilizzi il gettito derivante dalle minori spese, tanto più che di esse non è ben chiara la natura, anche a causa dell'effetto permanente delle ulteriori spese introdotte. Dopo aver rilevato alcune contraddizioni nella disciplina vigente di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio, tiene a precisare che le condizioni essenziali di ogni manovra finanziaria sono il rispetto dei termini di indebitamento contenuti nel DPEF, il mantenimento del gettito a carattere permanente, nonché le misure di equità fiscale. Il decreto-legge n. 159, invece, a suo giudizio modifica la natura delle norme di contabilità, atteso che esso ridefinisce l'obiettivo dell'indebitamento variando gli equilibri macrofinanziari.
            Reputa inoltre che le risorse debbano essere utilizzate ai fini della riallocazione e della redistribuzione del reddito in un'ottica di sviluppo, secondo un approccio assolutamente carente nella manovra finanziaria all'esame della Commissione. L'utilizzo dell'extra gettito non consente a suo giudizio di riallocare in modo permanente le risorse, dato che il Governo ha adottato misure espansive meramente contingenti, le quali comportano molteplici effetti negativi; la manovra espansiva, non risultando percepita, non conduce infatti ad una crescita della domanda, né possono considerarsi strutturali le misure previste per favorire lo sviluppo.
            Rileva inoltre che l'aumento del PIL, pari all'1,5 per cento per il 2008, dimostra il fallimento della politica governativa, in contraddizione con le intenzioni manifestate all'inizio della legislatura, secondo le quali l'obiettivo primario era la riduzione del debito pubblico anche per attrarre investitori stranieri. L'invarianza del differenziale tra il PIL italiano e la media europea, prosegue il senatore, testimonia invece una situazione di declino, rimasta inalterata da anni.
            Deplora poi l'assenza di strategia nella manovra, il cui ammontare si avvicina di fatto a quello assai ingente dello scorso anno, pur tenendo conto delle differenze tra saldo netto e indebitamento, e fa presente che le misure concernenti l'IRAP determineranno un inevitabile incremento della pressione fiscale.
            Nel ribadire l'inopportunità di utilizzare l'extra gettito per ulteriori spese che non incentivano gli investimenti, evidenzia la necessità di favorire il comparto universitario, che attualmente versa in condizioni preoccupanti. In proposito, pone in luce l'esigenza di favorire la competitività tra gli atenei, lamentando peraltro la scarsa attenzione dedicata all'Istituto italiano di tecnologia. Esprime, infine, netta contrarietà sulla manovra in corso.

11 ottobre 2007 - Schema di rapporto su stato previsione dell'entrata  2008 proposto dal sen. Eufemi in 6ª Commissione permanente

 

SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAL SENATORE EUFEMI SULLO STATO DI PREVISIONE DELL'ENTRATA PER L'ANNO FINANZIARIO 2008 (DDL N. 1818 - TABELLA 1) E SULLE PARTI CORRISPONDENTI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1817

La Commissione Finanze e tesoro, esaminato lo stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2008 nonché il disegno di legge finanziaria, limitatamente alle parti di competenza,

premesso che:

  • la manovra economico-finanziaria accresce l'indebitamento netto di 0,4 punti in rapporto al PIL;

  • si registra un aumento del debito pubblico in valore assoluto e un’ulteriore crescita derivante dal maggiore ricorso al mercato;

  • gli effetti del decreto-legge n. 159 del 2007 determinano il saldo complessivo tendenziale della Pubblica Amministrazione per il 2007 in crescita al 2,4 del PIL;

  • il citato decreto-legge n. 159 produce effetti finanziari nel 2007 e limitati invece per il 2008 e 2009;

  • non è stata ancora presentata in Parlamento la relazione sui risultati derivanti dalla lotta alla evasione fiscale;

  • il decreto-legge contiene interventi di varia natura classificati come maggiore spesa e minore entrata piuttosto che riduzione di pressione fiscale finalizzata ad obiettivi di sviluppo ed equità fiscale come previsto dall’articolo 1, comma 4 della legge finanziaria per il 2007;

  • emerge il problema della correttezza contabile rispetto all’uso di risorse per la copertura registrate in un provvedimento come il disegno di legge di assestamento del bilancio 2007 non ancora approvato dal Parlamento;

  • le decisioni di politica di bilancio non frenano la dinamica della spesa e non risultano compatibili con gli obiettivi di medio periodo delineati nella Nota di aggiornamento al DPEF, mentre l'obiettivo principale per ridurre il carico fiscale su lavoratori e imprese è quello di intraprendere interventi volti ad accrescere l'efficienza della spesa, migliorare l'organizzazione del settore pubblico e determinare un forte rallentamento della spesa primaria corrente;

  • le maggiori entrate per il 2007 sono state in larga parte utilizzate per aumenti di spesa: nello stesso modo si caratterizza la manovra di bilancio del 2008, che accresce il disavanzo rispetto al suo valore tendenziale;

  • non risponde a criteri di buona pratica di bilancio l'utilizzazione anteriormente alla chiusura dell'esercizio di maggiori entrate quantificate a livello presuntivo per far fronte a nuove spese certe;

  • si tratta di forme di copertura al di fuori delle regole previste dalla legge di contabilità;

  • non vengono indicati i risultati della lotta all'evasione capaci di definire la dimensione del fenomeno e i risultati concretamente conseguiti nell'azione di contrasto;

  • un'azione incisiva di riduzione del carico fiscale sul lavoro e sulle imprese, finanziata con riduzioni di spesa, accrescerebbe il potenziale di crescita della nostra economia;

  • il percorso di riduzione dell'indebitamento netto nel biennio 2007-2008 appare lento, vanificando la favorevole fase del ciclo economico con il rischio che in futuro condizioni cicliche più difficili possano rendere ancora più complesso il risanamento oggi rinviato;

  • la pressione fiscale nel 2008 rimane stabilizzata sull'elevato livello del 43,1 per cento registrato nel 2007;

  • l'intervento sull'ICI non appare coerente con l'obiettivo di rafforzare l'autonomia tributaria degli enti impositori, escludendo un numero limitato di contribuenti senza prevedere un riferimento alla famiglia sia mono che bireddito e non tenendo conto della composizione del nucleo familiare con riferimento al numero dei figli o a situazioni di disagio familiare;

  • le soluzioni prospettate dall'accordo sul Welfare rischiano di allontanare ulteriormente dal sistema basato su principi contributivi;

valutato altresì che:

  • il dato più preoccupante è quello che deriva dal peggioramento del quadro programmatico rispetto al quadro tendenziale;

  • viene mancato l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale per le imprese e per le famiglie, che rimane invariata al 43 per cento del PIL dopo un incremento di 2,5 punti rispetto al 2005;

  • la riduzione dell'IRES avrà un impatto redistributivo a svantaggio delle piccole e medie imprese, premiando le imprese più capitalizzate e meno indebitate e penalizzando quelle impegnate nel processo di crescita;

  • l'eliminazione dell'istituto degli ammortamenti anticipati determina effetti negativi sulle scelte relative ai nuovi investimenti;

  • la deducibilità più veloce rende meno appetibile il leasing, soprattutto per le imprese che hanno difficoltà di accesso al credito per le quali costituisce unico strumento di finanziamento;

  • non è prevista una clausola di salvaguardia per il prossimo triennio nell'applicazione dell'IRES per le PMI (relativamente al limite all'indebitamento);

  • la nuova disciplina degli interessi passivi si traduce in un notevole risparmio di imposta per le imprese capitalizzate e strutturali al contrario delle piccole e medie imprese sottocapitalizzate e indebitate, con il rischio che le PMI non riescano a dedurre gli interessi passivi attraverso la regola di riporto nei periodi di imposta successivi;

  • l’eliminazione totale o parziale dei costi oggi deducibili dall'imponibile determinerà effetti per le aziende in fase di start-up con forti investimenti;

  • va salvaguardata la norma che esclude l'applicazione delle limitazioni ai soggetti con volumi di ricavi sotto la soglia applicata agli studi di settore;

  • è necessario, inoltre, salvaguardare la deducibilità degli interessi passivi relativi a contratti per la realizzazione di opere pubbliche e garantire l'applicazione delle nuove regole ai contratti stipulati dopo il 1° gennaio 2008;

  • saranno penalizzate per motivi fisiologici le imprese che operano nei lavori pubblici, fornitrici dello Stato e degli enti pubblici, subfornitrici di grossi gruppi industriali, quelle con MOL limitato per alta incidenza del costo delle materie prime o del costo del lavoro (esempio tessile e abbigliamento);

  • v'è assenza di misure che tengano conto in modo tempestivo e adeguato degli orientamenti dell’Unione europea in materia di contenimento delle emissioni di CO2 nei prodotti dell'impresa automobilistica attraverso misure fiscali di rottamazione ecologica, che favoriscano il processo di sostituzione del parco automobilistico, con vetture a ridotto inquinamento atmosferico: rispettare la scadenza del 2012 significa mettere in campo fin d’ora misure in grado di sostenere i consumatori in scelte di mercato a più alto contenuto tecnologico, tenendo conto dei livelli di reddito e soprattutto dei costi medi delle vetture;

  • non si affronta l'eliminazione di uno degli aspetti più distorsivi della legislazione tributaria nei confronti delle imprese, consistente nel regime di versamento dell’IVA in caso di cessione di beni e prestazione di servizi in fornitura ad altre imprese, che andrebbe radicalmente modificato; l'obbligo di versamento dell’IVA all'atto di emissione delle fatture in un contesto in cui l'Italia presenta i tempi di pagamento più elevati d'Europa determina effetti devastanti sulla sostenibilità finanziaria delle piccole e medie imprese, costrette a consistenti anticipazioni verso l'erario;

  • va segnalata la peculiarità delle detrazioni per investimenti e ricerca: precedente legge finanziaria aveva stabilito un credito d’imposta pari al 15 per cento delle spese in investimento e ricerca effettuate dalle imprese; il disegno di legge finanziaria per il 2008 eleva detta percentuale al 40 per cento: sarebbe una buona notizia se le imprese avessero effettivamente potuto usufruire del credito di imposta. In realtà non sono mai stati emessi i decreti di attuazione di tale norma e, di fatto, le imprese non hanno mai potuto usufruire del credito di imposta nel 2007 e continueranno a non poterne fruire anche negli anni a venire, nonostante sia stata elevata la percentuale di detrazione;

  • non viene adottata alcuna misura legislativa che offra certezze ai contribuenti sui rimborsi fiscali, molti dei quali a rischio di prescrizione: 4,8 milioni di italiani devono ricevere dall'Amministrazione finanziaria 28,4 miliardi di euro di cui 10,9 a rischio prescrizione;

  • non sono presenti finanziamenti a scopo fieristico, intesi come realizzazione nel territorio di nuovi impianti, il completamento di opere sospese, l'ampliamento, la riattivazione, l'ammodernamento di impianti esistenti e l'acquisto di beni strumentali nuovi, anche mediante contratti di locazione finanziaria;

  • mancano misure strutturali in favore della famiglia come entità fiscale e come soggetto unico d’imposta, contro l'invecchiamento della popolazione, per favorire la natalità e in particolare il ripristino delle detrazioni per gli asili nido;

  • la misura prevista per l'ICI, con un tetto di 50 mila euro non tiene conto dell'ampiezza della famiglia, né del reddito familiare, delle diverse situazioni catastali e delle diverse realtà geografiche e rischia di premiare gli evasori;

  • è iniqua la detrazione perché favorisce gli appartamenti di maggiore taglio e ubicati nei centri storici, godendo di maggiori detrazioni rispetto alle fasce periferiche e popolari;

  • in ordine alla riduzione dell’ICI non è prevista una clausola di salvaguardia rispetto all’azione dei comuni nel processo di modificazioni delle rendite catastali e dei nuovi classamenti;

  • si registrano ritardi nell'introduzione della cedolare secca sugli affitti come strumento di emersione del sommerso contro l'evasione fiscale e anche per favorire il mercato dell'affitto;

  • per quanto attiene alla misura in favore degli incapienti la scelta non risolve il problema del recupero delle imposte detraibili e quello della violazione del patto tra il cittadino e il fisco e quindi del recupero delle imposte per l’ammontare pieno risultante dalla dichiarazione dei redditi;

  • si esprime giudizio positivo sulle misure relative alle ristrutturazioni edilizie con le detrazioni fiscali (al 36 per cento IRPEF e IVA al 10 per cento) sia individuali che di impresa, anche se appare necessario mantenere l'IVA ridotta nel caso di superamento del limite di 50 mila euro per favorire l'emersione del sommerso;

  • l'andamento delle tariffe risulta in preoccupante crescita: dal 3,1 del 2005 si è passati al 3,4 del 2006 e al 5,7 per cento del 2007, ben oltre l'andamento del PIL, per scelta delle tariffe di competenza degli enti locali: occorrerebbe eliminare la «tassa sulla tassa», cioè l'IVA sulle addizionali;

  • la crisi finanziaria derivante dai mutui sub-prime e l'elevato livello raggiunto dal tasso EURIBOR hanno portato a un’insopportabile crescita dei costi per le famiglie che hanno contratto mutui a tasso variabile;

  • un intervento che favorisca le famiglie di fronte ai maggiori costi può essere rappresentato dall’elevamento della detrazione fiscale dal 19 al 27 per cento e dall'innalzamento del limite della detrazione degli interessi passivi deducibili da 3.500 euro ad un più aggiornato e rivalutato livello rispetto ad importi fissati con la riforma tributaria del 1972;

  • in ordine alla trasformazione in agenzia fiscale dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato sono indefinite le funzioni trasferibili con il rischio di duplicazioni con aggravi di spesa;

  • in ordine alla facilitazione relativa al 5 per mille occorre dare certezze rispetto ai programmi dei settori interessati in particolare al vasto mondo del volontariato, della ricerca scientifica e sanitaria, favorendo la libertà di scelta operata dai contribuenti;

  • valutati infine i documenti di bilancio, il dibattito svolto in Commissione e la replica del rappresentante del Governo,

tutto ciò premesso,

esprime parere contrario.

11 ottobre 2007 - Intervento su finanziaria in 6ª Commissione permanente FINANZE E TESORO

Presidenza del Presidente BENVENUTO

Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Grandi e Lettieri.

La seduta inizia alle ore 10,10.

IN SEDE CONSULTIVA

(1818) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 - (Tab. 1) Stato di previsione dell’entrata per l’anno finanziario 2008 (limitatamente alle parti di competenza) - (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2008 (limitatamente alle parti di competenza) (1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (1819) Conversione in legge del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (Rapporti alla 5a Commissione per i disegni di legge nn. 1818 e 1817. Parere alla 5a Commissione per il disegno di legge n. 1819. Seguito e conclusione dell'esame congiunto dei disegni di legge nn. 1818 e 1817: rapporto favorevole con osservazioni sulla Tabella 1, per quanto di competenza, e le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria; rapporto favorevole con osservazione sulla Tabella 2, per quanto di competenza, e le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria. Disgiunzione e conclusione del seguito dell’esame del disegno di legge n. 1819: parere favorevole con osservazioni)

Pur avendo apprezzato l’esposizione del vice ministro Visco, intervenuto in sede di replica per il Governo, il senatore EUFEMI (UDC) giudica elusive alcune osservazioni da lui formulate su questioni particolarmente delicate. Tra queste, annette particolare importanza al problema della detrazione d’imposta per gli interessi passivi dei mutui immobiliari e alla proposta di rendere permanente la previsione della possibilità di destinare una quota del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche alle attività di volontariato e di utilità sociale. Ritiene inoltre che anche il quadro informativo presentato in merito alla riduzione degli stanziamenti per la Guardia di finanza e al progetto di riorganizzazione dell’AAMS sia stato impreciso e lacunoso. Pur esprimendo condivisione per la valutazione favorevole della relatrice sulla previsione del bonus per gli incapienti, sottolinea l’esigenza di rendere più efficaci tali misure, con un approccio più completo che tenga conto anche di altri fattori, oltre al reddito, come per esempio il numero dei figli: a sostegno della propria tesi richiama i contenuti delle osservazioni rassegnate dai rappresentanti dell’ISTAT in sede di audizione dinanzi alle Commissioni bilancio della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nella prospettiva di prevedere interventi mirati e selettivi in favore dei redditi familiari. Valutata positivamente la semplificazione in materia di ICI, suggerisce, in merito al finanziamento del programma per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, di considerare una più razionale allocazione delle risorse disponibili. Condivide l’obiettivo di prevedere misure fiscali di favore per i mutui immobiliari, ritenendo tuttavia più incisiva una duplice misura relativa sia alla percentuale di detrazione sia alla rivalutazione del limite di detraibilità. Per quanto riguarda la detrazione d’imposta da fruire in sede di versamento dell’ICI sulla cosiddetta prima casa, commenta criticamente la scelta di aver subordinato la spettanza del beneficio alla presenza di un limite di reddito. Ritiene infatti preferibile, al fine di conferire maggiore efficacia all’intervento, un approccio più ampio, che tenga conto delle caratteristiche economiche del territorio e della classificazione catastale dell’immobile. Ritiene infine di aver motivato il voto contrario della propria parte politica al parere proposto dalla relatrice e conclude ribadendo che le misure di sostegno previste per gli incapienti e per gli inquilini di età compresa tra i venti e i trenta anni sono inefficaci e occasionali.

Il senatore EUFEMI (UDC) preannuncia il voto contrario della propria parte politica e illustra analiticamente uno schema di rapporto contrario (pubblicato in allegato al resoconto dell’odierna seduta), soffermandosi sulla crescita della pressione fiscale, sui negativi effetti finanziari della manovra complessiva, sul mancato controllo della dinamica della spesa e sulla necessità di ridurre il carico impositivo sui redditi di lavoro dipendente e d’impresa.

A giudizio del senatore EUFEMI (UDC) le osservazioni avanzate dal senatore Paolo Rossi colgono opportunamente un aspetto problematico della legge finanziaria, ma avrebbe preferito una maggiore attenzione anche su altri aspetti di competenza riferiti alla Tabella 2. In relazione alla materia dei Confidi, tra l’altro, registra ancora una volta una sottovalutazione degli orientamenti emersi in Parlamento, ricordando come su tale materia, anche in passato, le aspettative delle piccole e medie imprese siano state disattese. Si ripropone quindi, come è accaduto già con la vicenda degli idonei dei concorsi svolti dall’Agenzia delle Entrate, una questione relativa alla lesione delle prerogative parlamentari. Analogamente, svolge considerazioni critiche rilevando l’assenza di una osservazione concernente gli stanziamenti riferiti alle spese di funzionamento della Guardia di Finanza e ribadisce la richiesta della propria parte politica a poter disporre quanto prima della relazione governativa circa i risultati in termini di extragettito della lotta all’evasione fiscale, essendo già decorso il termine previsto dalla legge finanziaria dell’anno scorso. Per i motivi accennati preannuncia il voto contrario della propria parte politica sulla proposta di rapporto favorevole illustrata dal senatore Paolo Rossi.

10 ottobre 2007 - Intervento in 6ª Commissione permanente FINANZE E TESORO su finanziaria 2008

Presidenza del Presidente BENVENUTO

Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Grandi e Lettieri.

Il senatore EUFEMI (UDC) osserva che la manovra del Governo è contraddittoria e presenta effetti finanziari molto maggiori di quanto affermato dallo stesso Esecutivo. Infatti rileva criticamente l’incremento della spesa corrente e il mantenimento della pressione fiscale a livelli molto alti.

Sottolineata l’inefficacia dell’azione di contrasto all’evasione e all’elusione, pone in luce il fatto che la manovra peggiora il valore tendenziale dei saldi finanziari per il prossimo triennio, con una serie di misure di carattere espansivo.

Segnala poi che non sono affatto previsti interventi in favore della ripresa demografica, esprimendo al contempo preoccupazione per il generalizzato aumento dei livelli tariffari relativi ai servizi pubblici. A suo parere occorre inoltre approfondire le ricadute economiche della crisi dei mutui statunitensi sub-prime, nella consapevolezza che è necessario evitare che tali turbolenze possano avere effetti negativi sui redditi delle famiglie che hanno contratto un mutuo immobiliare a tasso variabile (al riguardo concorda con il rilievo espresso dal senatore D’Amico riguardo all’opportunità di elevare la percentuale di detraibilità dei costi).

Commenta poi criticamente le modifiche previste alla disciplina sull’ICI: in proposito il criterio per la concessione della detrazione d’imposta dovrebbe essere più razionale, prendendo a riferimento il reddito della famiglia nel suo complesso e considerando anche la tipologia di unità immobiliare posseduta. In riferimento alla revisione dell’imponibile dell’IRES, sottolinea che l’intervento è penalizzante per le piccole e medie imprese, le quali risultano meno capitalizzate e più indebitate rispetto alle altre, esprimendo il timore che esso possa alla fine agevolare principalmente i grandi gruppi.

Per quanto riguarda la disciplina in materia di IVA, osserva che il disegno di razionalizzazione dovrebbe considerare i seguenti profili: l’ampliamento delle scadenze periodiche per i pagamenti, la costituzione di un fondo di garanzia per il versamento del tributo all’Amministrazione finanziaria e il subordinare l’esigibilità dell’imposta all’effettiva percezione del corrispettivo.

Dopo avere osservato in termini generali che la manovra per il 2008 interrompe il percorso di riequilibrio dei conti pubblici, incrementando il ricorso alla politica di deficit spending (senza una contestuale riduzione del carico tributario), commenta criticamente la misura e le modalità con le quali viene prevista la corresponsione di un bonus agli incapienti: infatti evidenzia l’inefficacia dell’intervento previsto rispetto alla necessità di intervenire sulla linea della povertà.

Svolge infine una serie di ampie considerazioni sulla necessità di introdurre misure che favoriscano la sostituzione di autoveicoli inquinanti, sulla riduzione degli stanziamenti per la Guardia di Finanza (sollecitando al riguardo un chiarimento a fronte dell’ampliamento delle funzioni istituzionali del Corpo), sulle prospettive di riorganizzazione del SECIT, sulle linee di intervento da adottare per razionalizzare la disciplina tributaria del reddito di impresa e sulle previsioni contenute nell’articolo 40 del decreto-legge. In proposito, pur non dichiarandosi aprioristicamente contrario all’ipotesi di una trasformazione dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato in agenzia fiscale, segnala la necessità di valutare adeguatamente la prospettiva di trasformare tale organismo in ente pubblico economico.

7 ottobre 2007 - Proposta di parere su DPEF

Il senatore EUFEMI (UDC) presenta e illustra una proposta di parere (pubblicata in allegato al resoconto dell’odierna seduta), richiamando i rilievi già espressi riguardo alla necessità della preventiva approvazione del disegno di legge di assestamento per l’esercizio finanziario in corso, preliminarmente all’esame della Nota di aggiornamento al DPEF. Infatti osserva che, in mancanza di tale passaggio, il disegno di legge n. 1819 (di conversione del decreto-legge n. 159 del 2007, in materia di semplificazione fiscale), non risulta dotato di copertura, posto che non incorpora le maggiori entrate rispetto alle previsioni iniziali. Per quanto riguarda il contenuto della Nota di aggiornamento, l’oratore lamenta un’evidente sottovalutazione delle entrate tributarie, mentre i valori tendenziali della finanza pubblica muovono, a suo avviso, da una erronea valutazione della dinamica del prodotto interno lordo.

Pertanto, rileva criticamente che i valori tendenziali e programmatici sono sostanzialmente peggiorati dalle stime, come si desume dalla Tavola 5. Dopo aver evidenziato che le maggiori entrate tributarie emerse nell’anno finanziario in corso non vengono incorporate nel disegno di legge di assestamento e che il maggior gettito tributario è riconducibile in larga parte agli interventi del legislatore piuttosto che all’efficacia dell’azione antievasiva e antielusiva, evidenzia criticamente l’elevato livello della pressione fiscale che si attesta al 43,1 per cento del PIL nel 2007, risultando di gran lunga superiore rispetto alla stima del 2005.

L’oratore svolge altresì considerazioni critiche in merito all’utilizzazione delle maggiori entrate per finanziare l’aumento della spesa corrente, rinviando pertanto il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del deficit, testimoniate dal già rilevato peggioramento per il 2007 e il 2008. Ravvisata inoltre l’esigenza che l’esame della Commissione venga svolto con modalità tali da consentire il dovuto approfondimento delle tematiche tributarie, rinnova la richiesta al Governo di fornire informazioni più precise in relazione alle cause del corposo incremento del gettito delle imposte sui redditi delle società. Infine, sottolinea l’esigenza che venga previsto un ampliamento delle spese oggetto di una detrazione d’imposta (ritenendo insufficienti le misure preannunciate dal Governo); sotto altro profilo, occorre a suo avviso intervenire a sostegno del reddito delle famiglie per promuovere un miglioramento dell’andamento demografico, analogamente a quanto accaduto in altri Paesi europei.

Dopo che il sottosegretario CASULA ha espresso avviso favorevole sulla proposta di parere illustrata dal relatore, segnalando che vi è l’orientamento favorevole del Governo a provvedere al potenziamento della Guardia di finanza e delle Agenzie delle Entrate e delle Dogane (compatibilmente con le disponibilità finanziarie), il presidente BENVENUTO, verificata la presenza del prescritto numero legale per deliberare, pone in votazione la proposta di parere favorevole con osservazioni, illustrata dal relatore, che viene approvata. Dichiara quindi preclusa la votazione della proposta di parere illustrata dal senatore Eufemi.

INTEGRAZIONE DELL'ORDINE DEL GIORNO DELLA SEDUTA POMERIDIANA DI DOMANI

PARERE PROPOSTO DAL SENATORE EUFEMI SUL Doc. LVII, n. 2-bis

La Commissione Finanze e tesoro, esaminata la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria (Doc. LVII, n. 2-bis) per gli anni 2008-2011; valutata la evidente sottostima delle entrate complessive; e atteso che i valori tendenziali riflettono una erronea valutazione della dinamica del PIL; che ciò si riflette in un contraddittorio andamento tra valori tendenziali e valori programmatici di cui non sono note né la ragione né tanto meno il risultato; che l’impianto del quadro programmatico come rappresentato dalla Nota di aggiornamento non risulta coerente con lo scenario macroeconomico; valutato inoltre che - le maggiori entrate complessive registrate nel 2007 non vengono traslate nella legge di assestamento per l’esercizio finanziario 2007 (Atto Senato n. 1687/A); - le maggiori entrate derivano in larga misura dagli effetti di interventi legislativi piuttosto che da contrasto alla evasione fiscale; - il Governo non ha presentato allo stato la relazione sui risultati del gettito e sulla lotta all’evasione in ottemperanza dell’articolo 1, comma 4 della legge finanziaria 2007; - viene mantenuta elevata la pressione fiscale che complessivamente raggiunge il 43,1 per cento nel 2007, viene mantenuta al 43 per cento nel 2008 rispetto al 40,5 del 2005; - le maggiori entrate vengono utilizzate per maggiore spesa corrente rinviando il percorso di rientro dal deficit; l’indebitamento netto nel bilancio programmatico dello Stato per gli esercizi finanziari 2008-2010 infatti passa dal –1,4 per cento del PIL del bilancio consuntivo 2006 e al bilancio assestato 2007, per crescere a –2,1 per cento del 2008; - l’indebitamento netto per il 2007, al netto del decreto-legge n. 159, si cifra al –1,9 per cento nel 2007 e –1,8 per cento nel 2008, per crescere al –2,4 per cento dopo la manovra nel 2007. Valutato infine che dalla Nota di aggiornamento emerge una evidente contraddizione con valori programmatici relativi a indebitamento netto sul PIL e debito pubblico sul PIL peggiorativi rispetto ai valori tendenziali, impegna il Governo A rappresentare nella Nota di aggiornamento al DPEF la cifra puntuale delle entrate complessive rispetto al bilancio tendenziale al fine di determinare le condizioni per un corretto esame parlamentare della decisione di bilancio per l’esercizio 2008. Tutto ciò premesso, esprime parere contrario.

4 ottobre 2007 - Intervento su (Doc. LVII, n. 2-bis) Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011.

il senatore EUFEMI (UDC) lamenta l'assenza di un rappresentante del Governo, sottolineando che tale circostanza limita il contenuto del dibattito parlamentare. In generale, valuta criticamente la continua revisione, operata dall’Esecutivo, delle stime relative al gettito delle entrate tributarie. Sotto il profilo formale, osserva che il Parlamento non può procedere all’esame della Nota di aggiornamento al DPEF in mancanza dell'approvazione parlamentare del disegno di legge di assestamento al bilancio dello Stato, attesa l'incompletezza del quadro di finanza pubblica che non incorpora le maggiori entrate rispetto alle previsioni originarie. Dopo aver svolto alcune considerazioni critiche rispetto alle modalità con le quali vengono condotti i rapporti tra Governo e Parlamento nell'attuale legislatura, in riferimento all'andamento del gettito tributario, il miglioramento attestato non è a suo parere imputabile all'adempimento spontaneo dei contribuenti (il quale, semmai, dovrebbe essere ascritto a merito della politica fiscale del precedente Esecutivo). Particolari preoccupazioni suscita poi, ad avviso del relatore, la dinamica negativa del gettito relativo all'IVA per scambi interni e in particolare per le importazioni. Paventa, al riguardo, il rischio di una stasi nella crescita economica del Paese. L'oratore ravvisa inoltre l'esigenza che il Governo riferisca dati più circostanziati relativamente alle cause del sostanzioso incremento del gettito dell'IRES. Tenuto conto della necessità di definire in modo rigoroso l'oggetto della decisione parlamentare con la presentazione di un bilancio integro e veritiero, rinnova inoltre la sollecitazione al Governo affinché presenti un documento contenente i dati aggiornati a tutto il mese di settembre sul gettito tributario. Commenta poi criticamente l'assenza di un approccio strategico al problema rappresentato dalla costante crescita della spesa della pubblica amministrazione: al riguardo critica l'atteggiamento del Governo ispirato a una politica di deficit spending. Conclude il proprio intervento, focalizzando l'attenzione sui livelli tariffari praticati dalle aziende locali che erogano servizi pubblici, osservando che essi appaiono bisognosi di un intervento correttivo. In proposito, un modello di risoluzione del problema potrebbe essere rappresentato dal recupero della funzione di indirizzo del Parlamento rispetto agli obiettivi programmatici nella gestione delle imprese pubbliche.

Il senatore EUFEMI (UDC) presenta e illustra una proposta di parere (pubblicata in allegato al resoconto dell’odierna seduta), richiamando i rilievi già espressi riguardo alla necessità della preventiva approvazione del disegno di legge di assestamento per l’esercizio finanziario in corso, preliminarmente all’esame della Nota di aggiornamento al DPEF. Infatti osserva che, in mancanza di tale passaggio, il disegno di legge n. 1819 (di conversione del decreto-legge n. 159 del 2007, in materia di semplificazione fiscale), non risulta dotato di copertura, posto che non incorpora le maggiori entrate rispetto alle previsioni iniziali. Per quanto riguarda il contenuto della Nota di aggiornamento, l’oratore lamenta un’evidente sottovalutazione delle entrate tributarie, mentre i valori tendenziali della finanza pubblica muovono, a suo avviso, da una erronea valutazione della dinamica del prodotto interno lordo. Pertanto, rileva criticamente che i valori tendenziali e programmatici sono sostanzialmente peggiorati dalle stime, come si desume dalla Tavola 5. Dopo aver evidenziato che le maggiori entrate tributarie emerse nell’anno finanziario in corso non vengono incorporate nel disegno di legge di assestamento e che il maggior gettito tributario è riconducibile in larga parte agli interventi del legislatore piuttosto che all’efficacia dell’azione antievasiva e antielusiva, evidenzia criticamente l’elevato livello della pressione fiscale che si attesta al 43,1 per cento del PIL nel 2007, risultando di gran lunga superiore rispetto alla stima del 2005. L’oratore svolge altresì considerazioni critiche in merito all’utilizzazione delle maggiori entrate per finanziare l’aumento della spesa corrente, rinviando pertanto il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del deficit, testimoniate dal già rilevato peggioramento per il 2007 e il 2008. Ravvisata inoltre l’esigenza che l’esame della Commissione venga svolto con modalità tali da consentire il dovuto approfondimento delle tematiche tributarie, rinnova la richiesta al Governo di fornire informazioni più precise in relazione alle cause del corposo incremento del gettito delle imposte sui redditi delle società. Infine, sottolinea l’esigenza che venga previsto un ampliamento delle spese oggetto di una detrazione d’imposta (ritenendo insufficienti le misure preannunciate dal Governo); sotto altro profilo, occorre a suo avviso intervenire a sostegno del reddito delle famiglie per promuovere un miglioramento dell’andamento demografico, analogamente a quanto accaduto in altri Paesi europei.

PARERE PROPOSTO DAL SENATORE EUFEMI SUL Doc. LVII, n. 2-bis

La Commissione Finanze e tesoro, esaminata la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria (Doc. LVII, n. 2-bis) per gli anni 2008-2011; valutata la evidente sottostima delle entrate complessive; e atteso che i valori tendenziali riflettono una erronea valutazione della dinamica del PIL; che ciò si riflette in un contraddittorio andamento tra valori tendenziali e valori programmatici di cui non sono note né la ragione né tanto meno il risultato; che l’impianto del quadro programmatico come rappresentato dalla Nota di aggiornamento non risulta coerente con lo scenario macroeconomico; valutato inoltre che - le maggiori entrate complessive registrate nel 2007 non vengono traslate nella legge di assestamento per l’esercizio finanziario 2007 (Atto Senato n. 1687/A); - le maggiori entrate derivano in larga misura dagli effetti di interventi legislativi piuttosto che da contrasto alla evasione fiscale; - il Governo non ha presentato allo stato la relazione sui risultati del gettito e sulla lotta all’evasione in ottemperanza dell’articolo 1, comma 4 della legge finanziaria 2007; - viene mantenuta elevata la pressione fiscale che complessivamente raggiunge il 43,1 per cento nel 2007, viene mantenuta al 43 per cento nel 2008 rispetto al 40,5 del 2005; - le maggiori entrate vengono utilizzate per maggiore spesa corrente rinviando il percorso di rientro dal deficit; l’indebitamento netto nel bilancio programmatico dello Stato per gli esercizi finanziari 2008-2010 infatti passa dal –1,4 per cento del PIL del bilancio consuntivo 2006 e al bilancio assestato 2007, per crescere a –2,1 per cento del 2008; - l’indebitamento netto per il 2007, al netto del decreto-legge n. 159, si cifra al –1,9 per cento nel 2007 e –1,8 per cento nel 2008, per crescere al –2,4 per cento dopo la manovra nel 2007. Valutato infine che dalla Nota di aggiornamento emerge una evidente contraddizione con valori programmatici relativi a indebitamento netto sul PIL e debito pubblico sul PIL peggiorativi rispetto ai valori tendenziali, impegna il Governo A rappresentare nella Nota di aggiornamento al DPEF la cifra puntuale delle entrate complessive rispetto al bilancio tendenziale al fine di determinare le condizioni per un corretto esame parlamentare della decisione di bilancio per l’esercizio 2008. Tutto ciò premesso, esprime parere contrario. "

4 ottobre 2007 - Intervento sulla rapina compiuta da un terrorista pluriergastolano in semilibertà

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo molto brevemente; ieri è avvenuto a Siena un fatto molto grave. Abbiamo tutti letto la notizia della rapina operata da un terrorista, perché non si tratta di ex terroristi, ma di terroristi in piena regola, e di fronte a questo episodio, di un detenuto che godeva del regime di semilibertà pur essendo condannato all'ergastolo, un pluriergastolano, abbiamo assistito a dichiarazioni del ministro Amato, il quale affermava che i magistrati devono essere consapevoli di esercitare una responsabilità enorme e credo che lo siano. Ora, di fronte ad un fatto così grave e al ripetersi di episodi del genere (potrei citare il caso del sequestro Soffiantini, operato sempre da un rapinatore, Farina, o il caso Izzo, pluriergastolano), ancora assistiamo a queste vicende gravi. Mi sembra il caso intanto che il Ministro o il Governo riferiscano in Parlamento sull'inchiesta operata rispetto all'andamento e alla dinamica dei fatti, ma credo che sarebbe ancor più necessario che il Governo assumesse, nella sua responsabilità, un provvedimento d'urgenza per sospendere i benefìci della legge Gozzini per taluni tipi di reato. (Applausi dai Gruppi UDC e AN).

26 settembre 2007 - Interventi del sen. Eufemi in materia finanziaria

Discussione congiunta dei disegni di legge: (1678) Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2006 (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (1679) Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2007 (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 16,40)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. *EUFEMI (UDC). Signor Presidente, dopo questo intervento del senatore Polledri - di cui condivido molti aspetti - mi trovo un pochino spiazzato, nel senso che non ho il suo acume, la sua effervescenza dialettica. Signor Presidente, i relatori non hanno mancato di sottolineare alcune criticità di questi documenti, che assumono un ruolo rilevante in un corretto funzionamento della democrazia parlamentare per verificare lo schema di previsione di entrata e di autorizzazione di spesa. I relatori hanno edulcorato però il loro giudizio, non hanno recepito quello che invece c'era di più profondo in alcune critiche da parte della Corte dei conti. Siamo lontani da una riforma del bilancio come momento non di riclassificazione contabile ma di una strategia di razionalizzazione finanziaria amministrativa. Vogliamo, onorevole Sottosegretario, la realizzazione compiuta del Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici, il progetto SIOPE: lei non ci ha dato nessuna risposta in Commissione, lei dovrebbe dirci chi rema contro il completamento di un progetto che dà immediatamente al centro, all'organo di governo, la possibilità di verificare l'andamento dei flussi di finanza pubblica. L'articolazione delle funzioni obiettivo necessiterebbe dell'introduzione di indicatori di prodotto e di impatto all'interno delle note preliminari di bilancio coerenti con le direttive generali. Quello che manca è la possibilità di una valutazione economico-finanziaria delle risultanti di entrata e di spesa in relazione ad obiettivi stabiliti dagli indicatori di efficacia e di efficienza e il raccordo tra i dati di bilancio e i dati dei conti delle pubbliche amministrazioni. Sul piano dei saldi differenziali, l'indebitamento certificato al 2,4 per cento al netto della sentenza UE sulla indetraibilità dell'IVA e per l'accollo dei debiti connessi alla TAV è un dato inoppugnabile rispetto alla tanta demagogia: altro che due diligence di deficit al 5 per cento! Altro dato positivo è quello relativo al ricorso al mercato, che si cifra a 150.671 milioni di euro, che non è stato influenzato dalle vostre scelte, perché è stato abbattuto da scelte precedenti. Va sottolineato il dato evolutivo negativo del debito degli enti locali, cresciuto del 20 per cento, corrispondente ad 1,3 punti del PIL. Volete acquisire anche questo dato, per cortesia? Sul piano dei risultati di gestione, emerge la crescita rilevante delle entrate tributarie ed extratributarie. Ma il dato più rilevante del conto di bilancio è rappresentato dal sensibile incremento delle eccedenze di spesa registrate nei vari stati di previsione invertendo il trend di diminuzione del periodo 2002-2005. Si tratta di una vera e propria patologia, sia programmatica che gestionale del sistema, in quanto tali eccedenze costituiscono un insieme di atti di impegno e di pagamento superiori alle cifre stanziate nel bilancio di previsione e ne determinate una sanatoria ex post con l'articolo 7 del disegno di legge. È una vera e propria violazione di legge, su cui l'organo di controllo non esprime un giudizio di correttezza. Tali eccedenze rappresentano una grave anomalia rispetto all'esercizio concluso: stiamo parlando di 4 miliardi in termini di competenza e in tale azione si sono distinti il Ministero dell'istruzione e quello delle infrastrutture. Per quanto riguarda poi il rendiconto dell'entrata, la Corte dei conti ha segnalato molte incongruenze contabili e anomalie interne al rendiconto, come l'emergere di una serie di voci di bilancio classificabili come insussistenze attive e passive, vere e proprie discordanze tra i relativi importi con quelli risultati dalla contabilità delle amministrazioni. La Corte dei conti ha mancato la certificazione di regolarità al capitolo 7060, relativo al Ministero delle infrastrutture, a fronte delle discrasie emerse tra i pagamenti disposti a valere delle disponibilità del Fondo opere strategiche per cui non vi sarebbe stata la dovuta scritturazione in contabilità finanziaria. Vi sarebbero state anticipazioni che non hanno trovato sistemazione dentro la chiusura dell'esercizio. Sono emerse discordanze tra gestione del bilancio e quella di tesoreria comprese nel conto del patrimonio in relazione ai conti correnti, agli incassi da regolare e alle altre gestioni per la passività finanziaria, nonché incongruenze sulla disponibilità del tesoro per il servizio di tesoreria sui pagamenti da regolare sul conto dare e avere nell'ambito del servizio di tesoreria centrale e provinciale. Si registrano mancanza e incompletezza della documentazione giustificativa sulle variazioni intervenute sulle attività finanziaria e non finanziaria. Emerge dunque un quadro allarmante per quanto attiene i documenti contabili. Il relatore Battaglia ha edulcorato il giudizio della Corte dei conti. Per quanto riguarda l'assestamento siamo in presenza solo di un rispetto formale del documento contabile e non sostanziale con evidenti valutazioni sulla tempistica del provvedimento. Il disegno di legge ab origine presentava previsioni di entrata che non tengono conto degli effetti dell'autoliquidazione delle imposte sui redditi, il che da luogo alla presentazione di emendamenti che tengono conto, da parte del Governo, delle più aggiornate previsioni di gettito. Ogni giorno spuntano nuovi tesoretti: è stato presentato un emendamento in Commissione bilancio per 7 miliardi di euro, mi auguro che gli emendamenti non siano terminati e che non ne venga presentato uno ulteriore, magari con un altro tesoretto. Ma qual è la per cifra vera da mettere nel bilancio di assestamento? Perché procedete in modo così distorto? Perché volete spendere questo tesoretto con nuova spesa che accontenti i componenti della vostra coalizione, così eterogenea, e che va aumentando giorno dopo giorno? Abbiamo espresso molti interrogativi in Commissione. Non abbiamo trovato risposta. Un primo problema emerge, per esempio, dalla maggiore spesa per interessi, gran parte ricondotta ai maggiori interessi da corrispondere sui conti correnti di tesoreria intestati a soggetti pubblici e privati. Fa presumere un aumento delle disponibilità medie detenute dai soggetti pubblici e privati. È forse inopportuno, onorevole sottosegretario, che il Parlamento conosca le cause di variazione delle giacenze e l'indicazione degli enti intestatari dei conti variati?

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 17,40)

(Segue EUFEMI). Mi auguro che nella sua replica ci sia una risposta. Si registra l'assenza di effetti in termini di competenza economica. Sono necessarie integrazioni sulla dinamica di spesa non in linea con l'andamento incrementale dei tassi di interesse di mercato. Si registrano operazioni di pronti contro termine senza alcuna variazione compensativa. E veniamo alle variazioni di entrata. L'IVA non sconta l'autorizzazione UE a limitare al 40 per cento il diritto all'esenzione IVA detraibile, su questo si è soffermato anche il relatore, mi auguro che lui abbia più fortuna. Nell'atto 1485 prevedevate 4.600 milioni di euro in termini di competenza e 2.300 per cassa: richiederebbe un assestamento del maggior gettito. Sarebbero necessari chiarimenti in ordine ai Tabacchi, al Lotto e ad altre attività e un chiarimento rispetto alle regolazioni debitorie ASL, indicate, solo per cassa, in 3.186 milioni. Come mai non si riflette anche sulla competenza, invece, l'importo autorizzato di 3.000? Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, con la manovra emendativa voi non fate un'operazione di trasparenza dei conti pubblici ma utilizzate le maggiori entrate per anticipare la finanziaria nascondendo il quadro di finanza pubblica e questo non è consentito dalle norme sulla contabilità di Stato. Voi state nascondendo i conti pubblici perché fate una manovra con l'assestamento, poi ne fate un'altra con il decreto, poi ne fate un'altra ancora con la finanziaria che poi la chiamerete snella perché non volete spaventare gli italiani. Ma gli italiani non sono così stupidi, onorevole rappresentante del Governo. Voi state alimentando il fenomeno delle «variazioni postume». Volete fare una finanziaria bis utilizzando lo strumento dell'assestamento, e i tanti rigoristi che cosa dicono rispetto a queste anomalie? La sottostima delle entrate 2007 ha già inficiato la veridicità della decisione di bilancio, vanificando il potere parlamentare di assumere decisioni in ordine alla destinazione delle risorse disponibili in un quadro chiaro, coerente e non alterato, confuso, incoerente e contraddittorio come voi state facendo. Voi state agendo nel senso di non rendere conoscibili e governabili gli andamenti dei grandi aggregati di bilancio, non esiste al mondo che si possa controllare la spesa senza budget. La funzione dell'assestamento è quella di correggere gli andamenti divergenti e la base informativa della Corte dei conti è stata in grado di orientare le nostre scelte ed i nostri giudizi. Non viene evitato l'aggiustamento delle autorizzazioni. Vi è un'evidente forzatura in questo senso e il senatore Calderoli ha presentato un ordine del giorno che io condivido pienamente perché quelli che state operando non sono interventi marginali. Diventa una finanziaria infrannuale per svuotare quella vera. Dovremmo invece guardare al consolidamento della cornice finanziaria, perciò non dovrebbero subire peggioramenti il livello del ricorso al mercato (come invece avviene per l'1,1 per cento, e risulta incrementato di 2 miliardi di euro) e i primi due titoli della spesa; il che significa più debito e più costo per il servizio dello stesso. Tale debito è cresciuto sotto la vostra gestione di 42 miliardi di euro in valore assoluto (mese su mese, da maggio a maggio). Questa è la vostra mala gestio: aumentano le autorizzazioni finali per 1,5 miliardi, crescono le spese correnti nei trasferimenti agli enti locali per 2,2 miliardi, gli interessi per 1,5 miliardi e un fondo autorizzazione di cassa per 1,5 miliardi. Evitate allora di fare ulteriori danni! Vi abbiamo dimostrato che con la vostra finanziaria 2007 non avete modificato la linea della povertà; non possiamo allora esprimere un giudizio che non sia allarmato sul trend delle vostre scelte, in particolare sul gettito fiscale. Voi, infatti, non avete torchiato gli evasori, ma i cittadini onesti che pagavano correttamente; pertanto, avete bisogno di colpire l'immaginario collettivo con i Valentino Rossi, come avevate fatto 10 anni fa con il povero Pavarotti, costretto a recarsi nello studio del ministro Turco a mendicare una sanatoria. Questo avete voluto e questo vorreste che facesse anche Valentino Rossi. Come dicevo, colpite l'immaginario collettivo con il grande evasore che, invece, adotta comportamenti in linea con le disposizioni tributarie europee (Applausi dai Gruppi UDC e FI). Ci è voluto Victor Uckmar, il grande fiscalista che certo non appartiene all'area del centro-destra, per dirvi che Valentino Rossi si è mosso in maniera coerente con le disposizioni fiscali europee. La lotta all'evasione si fa in modo serio, introducendo il conflitto d'interessi, pertanto esprimiamo un giudizio preoccupato, perché con queste scelte non si opera il consolidamento dei conti pubblici, non si va verso l'abbattimento del debito pubblico - la vera palla al piede dell'economia - né verso un contenimento della spesa pubblica, ma in tutt'altra direzione. Onorevole Sottosegretario, ho avuto la determinazione e la costanza di chiedere in questi giorni il bollettino mensile delle entrate fiscali che abbiamo avuto soltanto questa mattina. Tale bollettino dovrebbe essere a disposizione del Parlamento e il vice ministro Visco aveva assicurato che sarebbe stato disponibile il dieci di ogni mese sul tavolo del Presidente della Commissione bilancio e quindi dei senatori. Ebbene, quel bollettino è la dimostrazione che le entrate fiscali erano presenti già da gennaio 2006, quindi erano già state operate con la precedente decisione di bilancio. Proprio quel trend di crescita delle entrate sta a dimostrare che avete colpito con le addizionali (quelle regionali cresciute del 10 per cento, quelle comunali del 30 per cento). Quella è la dimostrazione che avete torchiato gli italiani! Per queste ragioni, signor Presidente, credo che da parte mia non ci possa essere consenso su questo assestamento di bilancio in grave violazione delle norme di contabilità di Stato; esso meriterebbe, invece, un atteggiamento più prudente da parte del Governo e non, così come è avvenuto, la presentazione di emendamenti; inoltre, forse qualcun'altro si aggiungerà con il treno in corsa, l'ultimo treno per Yuma di questo Governo. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1678

Passiamo alla votazione dell'articolo 7.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione dell'Assemblea su questo articolo 7, che rappresenta una vera e propria sanatoria rispetto alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultati in sede di consuntivo. Credo sia un atto piuttosto grave: è una violazione di legge, come ho già avuto modo di dire, alla quale la Corte dei conti si è ampiamente richiamata. Tale violazione merita di essere sottolineata e per questo annuncio il mio voto contrario sull'articolo in esame.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero illustrare sinteticamente i motivi che inducono il Governo a presentare un emendamento all'assestamento. Come ho avuto modo di illustrare nell'ampio dibattito che si è svolto ieri in Commissione bilancio, inizialmente, il disegno di legge di assestamento, presentato a giugno, apportava alcune correzioni alle entrate tributarie coerenti con quanto indicato nel Documento di programmazione economico-finanziaria. Successivamente, con l'emendamento presentato qualche giorno fa, i dati sono stati rettificati per tener conto degli incassi effettivamente introitati nei primi otto mesi, quindi a tutto agosto. Ieri, nel momento in cui ho avuto modo di replicare agli interventi svolti in Commissione, avevo accennato al fatto che ieri stesso si era reso disponibile il dato relativo agli incassi del mese di settembre - teniamo presente che per quel che attiene i versamenti per autoliquidazione sono mesi particolarmente rilevanti - e avevo altresì accennato al fatto che il dato di settembre confermava l'andamento particolarmente favorevole dei versamenti di autoliquidazione per l'IRES, l'imposta sul reddito delle società. Ora, al fine di assicurare la massima trasparenza ed il rispetto del Parlamento, si ritiene opportuno presentare un emendamento all'assestamento al fine di allineare gli incassi tributari con quanto sarà presentato e illustrato al momento della discussione della Relazione previsionale e programmatica. Pertanto, così come vi era stata simmetria al momento della presentazione del disegno di legge di assestamento tra le entrate tributarie di allora e il Documento di programmazione economico-finanziaria, si ritiene opportuno, appunto per garantire la massima trasparenza e quindi per rispondere anche ad alcune delle osservazioni svolte durante la discussione, assicurare un'assoluta coerenza tra quanto verrà iscritto tra le entrate tributarie nel documento di bilancio e quanto risulterà nel quadro economico e finanziario che verrà illustrato nella Relazione previsionale e programmatica, che sarà presentata nei prossimi giorni.

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, credo che questo annuncio del sottosegretario Sartor sia particolarmente grave per alcuni motivi che non sto qui a ricordare. Certamente è grave che l'emendamento sia stato presentato in Aula dopo l'approvazione del rendiconto e dopo l'esame in Commissione bilancio; grave perché le Commissioni di merito sono state tagliate fuori completamente sia per quanto riguarda l'esame dell'emendamento principale del Governo che su questo nuovo emendamento; grave perché costituisce un'ulteriore violazione, oltre a quelle che abbiamo richiamato, rispetto al significato della legge di assestamento, che deve essere la cornice rispetto agli obiettivi della decisione di bilancio e non può essere un'altra manovra infrannuale prima della legge finanziaria. Per queste ragioni, credo, Presidente, che l'emendamento debba essere riportato all'esame della Commissione bilancio. (Applausi del senatore Viespoli).

12 settembre 2007 - Intervento sugli esiti di un concorso indetto dall'Agenzia delle Entrate

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei aggiungere solo poche considerazioni rispetto a quanto sostenuto soprattutto dai senatori Bonadonna e Tofani. La loro esposizione mi esime infatti da ulteriori considerazioni. Sono sorpreso dalla presenza del Sottosegretario agli affari esteri, perché un Governo con 103 rappresentanti, che ha un Ministro, due Vice ministri e cinque Sottosegretari a conoscenza della materia, non è oggi presente, mentre ciò sarebbe stato necessario da parte di chi aveva grande conoscenza del problema e aveva seguito tale vicenda oggi al nostro esame. Questo si aggiunge, signor Presidente, ad un altro fatto altrettanto grave: oggi lo stesso Governo non è venuto in Commissione a rispondere alle interrogazioni. Il Sottosegretario ha quindi dovuto assolvere ad un compito certamente ingrato ed ha portato un "compitino" elaborato dal Ministero dell'economia con degli strafalcioni di carattere giuridico che non abbiamo potuto non evidenziare.

Non si può affermare in Parlamento che le Agenzie fiscali o delle dogane hanno dato parere su un emendamento. Il rapporto è tra Parlamento e Governo. Tale questione ci fa riflettere anche sull'equivoco rispetto al ruolo delle Agenzie, che rivendicano un'autonomia che non possono avere, perché esiste una responsabilità politica del Ministro dell'economia, alla quale non si può sottrarre delegando o dando autonomia ad Agenzie fiscali. Queste ultime non possono disporre di un'autonomia tale da sottrarsi alla volontà parlamentare. Questo è infatti il punto che abbiamo di fronte. La questione che stiamo ponendo in maniera bipartisan, ossia una scelta del Parlamento rispetto alla vicenda dei soggetti idonei, è stata portata avanti, anche come affermato dal Sottosegretario, attraverso una serie di giustificazioni che non hanno fondamento, perché l'atto di indirizzo viene fatto dal Parlamento, e il Governo è tenuto a rispettarlo. Lo abbiamo affermato e ripetuto in tutte le salse. Le giustificazioni che sono state portate avanti ci trovano assolutamente dissenzienti. Abbiamo votato una legge finanziaria e non è stata rispettata la norma in essa contenuta, applicata soltanto per il Ministero del lavoro.

L'Agenzia delle entrate si è sottratta alla necessità di affrontare il problema della lotta all'evasione e dell'elusione fiscale attraverso la maggiore dotazione di risorse umane e soprattutto anche tecnologiche. Ciò è indispensabile se vogliamo affrontare la lotta all'evasione in maniera seria. Possiamo infatti vedere che la Regione Lombardia è quella più scoperta rispetto alla dotazione umana, alle risorse umane necessarie. Tale questione va affrontata in maniera corretta, attraverso lo scorrimento delle graduatorie e non con un nuovo concorso che pone una serie di problemi come quelli che abbiamo riscontrato, con ricorsi ai tribunali amministrativi. Noi portiamo tutte le vicende del Paese all'interno dei tribunali. Dobbiamo rivendicare il ruolo della politica e delle scelte di carattere parlamentare, se vogliamo recuperare e non vogliamo scivolare verso questa deriva, che i grilli parlanti portano avanti in maniera certamente poco confacente ad uno Stato democratico.

Per quanto riguarda la vicenda su cui abbiamo richiamato l'attenzione, la Regione Lombardia, che è la più produttiva del Paese, quella che ha maggiori entrate fiscali e necessità di personale, non ha questo personale perché si è voluto fare un altro concorso. Lei non conosce la vicenda, Sottosegretario; noi abbiamo già sollevato il problema delle dogane: c'è un'insufficienza di personale nelle aree di maggiore criticità, quali Genova, Napoli, laddove invece abbiamo visto che il personale è stato dirottato in posti dove non è necessario, come per esempio all'Aquila, a Potenza o a Matera per ragioni clientelari.

Questa è la situazione del Paese. Allora, come possiamo affrontare il discorso del contrasto alle importazioni clandestine dalla Cina se non si rafforza la presenza del personale a Napoli, che è il maggiore porto per quanto riguarda quelle importazioni, considerata altresì una particolare situazione, nella quale si inseriscono elementi della criminalità organizzata? Con questo ordine del giorno bipartisan noi oggi vogliamo compiere un atto di giustizia verso questi giovani, che aspettano troppo tempo e con troppi problemi per iniziare un lavoro che spetta loro di diritto.

Gli idonei tuttavia non si stanno perdendo d'animo e si stanno organizzando, facendo il possibile per ottenere maggiore giustizia. A mio avviso, nell'ordine del giorno che stiamo per approvare sarebbe stato necessario un atto di censura verso il direttore dell'Agenzia delle entrate, perché dovrebbe valutare attentamente le conseguenze anche rispetto al danno erariale che si viene a determinare per la pubblica amministrazione attraverso l'indizione di un nuovo concorso, rispetto alla possibilità di contenere i costi attraverso l'assunzione degli idonei, attingendo appunto alle graduatorie preesistenti.

Come Gruppo UDC riteniamo che questa decisione parlamentare che stiamo per assumere possa portare ad un atto di resipiscenza da parte del responsabile dell'Agenzia, che non può mettersi in contrasto contro la volontà del Parlamento. Riteniamo altresì che sia necessario adeguare le risorse finanziarie, come ho sottolineato al senatore Bonadonna, con un ulteriore ampliamento degli stanziamenti, e che occorra salvaguardare il diritto all'assunzione degli idonei, in particolare per coloro che si trovano in prossimità del 32° anno, perché un ulteriore differimento delle assunzioni pregiudicherebbe definitivamente, ingiustamente e irreparabilmente la loro posizione.

Crediamo che la volontà del Senato possa prevalere rispetto all'incapacità del vice ministro Visco e degli altri Sottosegretari di tenere conto della volontà parlamentare. Il Gruppo UDC condivide pertanto l'ordine del giorno a prima firma dei senatori Bonadonna e Tofani, alla cui stesura abbiamo contribuito, rispetto ad un problema che abbiamo evidenziato per primi fin dal 27 marzo con atti di sindacato ispettivo. Il problema riguarda i costi e una seria lotta all'evasione; tutto ciò però richiede di mettere l'amministrazione finanziaria in grado di affrontare concretamente il fenomeno. Infatti solo una lotta all'evasione portata avanti in modo serio e attraverso adeguate strutture dell'amministrazione finanziaria può determinare le condizioni per una riduzione del carico fiscale verso i contribuenti onesti, vessati da molte scelte anche recenti. Per tali ragioni, il Gruppo UDC voterà convintamente l'ordine del giorno presentato.

ORDINE DEL GIORNO

G1 BONADONNA, TOFANI, BENVENUTO, EUFEMI, BARBOLINI, CURTO, DE PETRIS, DI SIENA, PEGORER, GHIGO, VENTUCCI Approvato Il Senato, in sede di esame delle mozioni nn. 1-00093 e 1-00101, preso atto della risultanza del dibattito, impegna il Governo ad assumere ogni iniziativa utile, anche con l'inserimento nel disegno di legge finanziaria per il 2008 di disposizioni con adeguate risorse finanziarie finalizzate a prevedere l'assunzione dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici già espletati, con riferimento alle graduatorie tuttora in vigore, in attuazione di quanto stabilito con la legge finanziaria per il 2007 procedendo allo scorrimento delle graduatorie valide fino al 31 dicembre 2008, per dotare le Agenzie fiscali degli organici necessari a potenziarne le attività antielusive e antievasive e a provvedere affinché altre amministrazioni pubbliche del comparto finanziario, per professionalità compatibili con quelle relative ai concorsi in oggetto, attingano alle graduatorie degli idonei nei concorsi gia espletati ai sensi dell'articolo 9 della legge 16 gennaio 2003, n. 3.

12 settembre 2007 - Intervento su vicenda Alitalia

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, solo poche considerazioni alla luce di quanto poc'anzi ascoltato. Il problema dello sciopero bianco si è trasformato in un dibattito sulla vicenda Malpensa. Purtroppo quanto è accaduto in questi mesi era facilmente prevedibile e noi lo avevamo abbondantemente previsto. Il fallimento della gara su Alitalia ne è la dimostrazione più evidente, ma tale fallimento va considerato alla stregua di un fallimento della politica di Tommaso Padoa-Schioppa, secondo quanto avevamo già avuto modo di dire allo stesso Ministro in occasione di un'audizione presso le Commissioni bilancio congiunte.

Avevamo sollecitato il Ministro a trovare soluzioni che invece non è stato in grado di individuare. Di fatto erano stati posti troppi vincoli ad Alitalia, soprattutto in materia occupazionale, che nessun partecipante alla gara era in grado di rispettare.

Questa situazione era stata segnalata anche dal collega Baldassarri, così come erano state ricordate le anomalie verificatesi rispetto al titolo Alitalia derivanti anche dalle troppe esternazioni e dall'eccessiva loquacità dei Ministri di questa riottosa maggioranza.

L'errore è stato certamente compiuto con una crescita occupazionale dissennata rispetto ad ogni economicità, poi in occasione della scelta del secondo hub, come ricordava il senatore che mi ha preceduto. Si trattava di un'operazione impossibile da mantenere, da sostenere, da potenziare e che avrebbe costretto il personale ad un pendolarismo costoso per l'azienda, soprattutto in termini di costi sociali. Da questa politica sono derivati danni che poi si sono ripercossi su un'utenza costretta a disagi insopportabili. Questa vicenda dimostra l'assoluta incapacità del Governo di affrontare una questione così delicata. Il rappresentante del Governo ha fornito poc'anzirisposte che non sono nel modo più assoluto convincenti ed esaustive, dal momento che ha rinviato la questione all'assunzione di informazioni di cui ancora non dispone.

C'è l'esigenza di garantire il diritto di sciopero, ma anche quella di garantire i diritti degli utenti che non possono essere sacrificati sull'altare del conflitto sociale nel settore del trasporto aereo. Ciò che non è tollerabile è precostituire una situazione di incertezza che prolunga l'agonia di un'azienda, operando poi quel salvataggio che sarà determinato e operato attraverso l'intervento della solita banca amica. Pertanto, se non si interviene in modo adeguato sulle strategie, sulle politiche di indirizzo e sul ricorso allo sciopero bianco, con l'applicazione rigorosa di norme e regolamenti, sarà facile per il personale mettere in ginocchio l'azienda, con ciò dimostrandosi ulteriormente l'incapacità del Governo nell'affrontare le problematiche che concernono il sistema del trasporto aereo nel Paese.

31 luglio 2007 - Intervento sulla materia finanziaria

 

Presidenza del Presidente BENVENUTO

 

Il senatore EUFEMI (UDC) esprime compiacimento per la circostanza che la proposta di risoluzione avanzata dalla relatrice recepisca numerosi rilievi emersi nel corso delle audizioni svolte, riprendendo quindi gli elementi di criticità messi in luce con riguardo allo Statuto dei diritti del contribuente. Tuttavia, in special modo per quanto riguarda le osservazioni sugli studi di settore e sulle deroghe allo Statuto stesso, l’oratore osserva che esse gli appaiono non sufficientemente incisive ed efficaci, posto che esprimono le opinioni e i punti di vista della sola maggioranza.

Condivide comunque il tenore complessivo della proposta di risoluzione, il quale manifesta un giudizio indiscutibilmente negativo sulla politica fiscale del Governo. In ogni caso, ritiene il testo suscettibile di ulteriori miglioramenti, proponendo una serie di integrazioni: per quanto riguarda l’osservazione concernente l’ordine del giorno accolto dal Governo in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 262 del 2006, segnala alla relatrice l’opportunità di richiamare anche gli atti di indirizzo presentati dall’opposizione, di analogo tenore, mentre, in relazione al ruolo del Dipartimento per le politiche fiscali, esprime la convinzione che si debba inserire un riferimento all’autonomia della Guardia di finanza. Per quanto attiene agli accertamenti di imposta e agli studi di settore, lamenta la mancanza, nella proposta di risoluzione della relatrice, di ogni riferimento al valore probatorio delle scritture contabili degli imprenditori e dei professionisti, mentre, su altro versante, esprime condivisione per l’osservazione riguardante il potenziamento dei garanti del contribuente, nella prospettiva, a suo giudizio da prevenire, di una vera e propria «cattura dell’autorità».

Manifesta inoltre la convinzione della necessità di privilegiare il principio del conflitto di interessi tra contribuenti al fine di promuovere l’adempimento spontaneo della prestazione tributaria e il recupero di un rapporto di buona fede e collaborazione con il fisco. Lamentata l’assenza di riferimenti alle problematiche operative di alcuni uffici dell’Agenzia delle Dogane, concorda con l’osservazione secondo la quale occorre evitare che le circolari amministrative modifichino o stravolgano il senso delle disposizioni a cui fanno riferimento e sottopone alla relatrice l’esigenza di richiamare l’attenzione del Governo sulla necessità di adeguare i compensi degli intermediari fiscali.

Espressa condivisione per l’osservazione riguardante l’emanazione del codice di comportamento per il personale addetto alle verifiche tributarie (per il quale rievoca il proprio impegno politico), preannuncia il proprio atteggiamento favorevole rispetto alla proposta di risoluzione della relatrice, a condizione che essa tenga conto anche delle indicazioni testé formulate.

25 luglio 2007 - Intervento del sen. Eufemi sul DPEF relativo alla manovra di finanza pubblica 2008-2011

 

Onorevole Presidente,

Onorevole Sottosegretario,

Questo DPEF sottende ad una impostazione strategica quasi da "fine legislatura", in quanto appare di breve respiro, direi rinunciatario.

Non a caso è stato oggetto di dure reprimende da parte di organismi internazionali (UE, FMI e BCE) e giudizi negativi da parte di istituzioni pubbliche come l'ISAE, la Banca d'Italia e la Corte dei Conti.

La presunta crisi dei conti del 2006 è servita solo a realizzare la manovra 2007 sbagliata nei tempi e nei modi, per costruire quel fondo utile per il cosiddetto risarcimento sociale che avete propugnato.

C'è una contraddizione evidente tra i richiami del ministro Padoa Schioppa alla crisi della finanza pubblica, paragonata a quella del '92-'93, e le scelte che vengono operate oggi.

C'è un parallelo evidente, invece, con l'errore compiuto nella fase '83-'87, allorquando il ciclo economico favorevole, condizionato dall'eccessivamente oneroso rapporto lira-marco, determinò una crescita esponenziale del debito pubblico e non fu utilizzato a pieno per riforme strutturali, a parte la grande scelta sulla scala mobile e sulle indicizzazioni che hanno avuto benefici effetti sulla tenuta del sistema.

Per le differenze profonde e la conseguente difesa degli egoismi della coalizione, oggi voi state compiendo lo stesso errore di allora.

Viene pesantemente vulnerato il percorso di correzione dei conti pubblici, come ha rilevato anche il presidente Dini, attraverso questo inutile DPEF, e conseguentemente delle riforme strutturali poiché rivede l'obiettivo di indebitamento netto per il 2007 fissandolo al 2,5 per cento del Pil; ammesso e non concesso che sia realistico anche al netto delle operazioni di roll-over, ormai una costante delle decisioni di bilancio.

Contemporaneamente, il decreto-legge n. 81/2007 "affiancato" al DPEF, con una manovra di carattere espansivo, comporta un chiaro peggioramento del tendenziale e del deficit di 0,4 del Pil, azzerando i pochi risparmi prodotti dalla Finanziaria 2007

Non vi rendete conto che l'Italia viaggia come una vettura con il rimorchio e che occorre alleggerire il carico del debito pubblico, che impedisce una più forte velocità di crociera.

Nello scenario di ripresa economica in atto l'Italia si colloca su valori di crescita tendenziali decisamente più limitati, a conferma della strada ancora lunga da percorrere sulla via delle riforme di liberalizzazione dei mercati e di incentivazione della concorrenza.

Il livello raggiunto dalla pressione fiscale è altissimo: si cifra al 42,8 per cento  per il 2007, prossimo al 43, per stabilizzarsi oltre il 42 per cento alla fine del quadriennio 2007-2011, determinando un livello insopportabile per la competitività delle imprese, per le famiglie e per i contribuenti. Evidentemente il Governo Prodi tiene moltissimo a questo ambito risultato.

Inoltre per i cittadini che pagano e seguitano a pagare le tasse si arriva ad una pressione fiscale che supera il 52 per cento.

È completamente assente nel dibattito la questione della pressione fiscale. La maggiore pressione identificata come strutturale sarà in un certo senso ipotecata per coprire interventi di aumento strutturale della spesa, in particolare di quella corrente.

Maggiori spese pesano sul fabbisogno, soprattutto per l'aumento degli interessi passivi. Il buon andamento delle entrate tributarie, infatti, non si è completamente tradotto in minore fabbisogno, ma ha compensato la crescita particolarmente dinamica delle spese che avevano appesantito il disavanzo.

Avete vinto le elezioni con una serie infinita di promesse, ora continuate a ingannare gli italiani con promesse di minori tasse, di minore pressione fiscale, che non c'è, che non ci sarà, perché alimentate soltanto nuova spesa improduttiva.

Comunque, dove nei Paesi più sviluppati si è ridotta l'evasione, lo si è fatto riducendo le aliquote e la base imponibile per rendere conveniente pagare le tasse.

Siamo preoccupati per la riforma del catasto perché colpirete pesantemente il bene casa. I contribuenti saranno nella impossibilità di impugnare le tariffe d'estimo e di verificare la loro congruità davanti al giudice terzo, affidando la decisione finale sulle rendite catastali ai comuni.

È come mettere una volpe in un pollaio.

Risultano assenti le quantificazioni per i prossimi rinnovi contrattuali. Non avete alcuna intenzione di ridurre la spesa improduttiva e gli sperperi; non affrontate la competitività del sistema Italia.

Risulta assente la "questione previdenziale", sia rispetto alla finestra di opportunità, sia rispetto all'equilibrio previdenziale di lungo periodo (che tenga conto dell'andamento del tasso di natalità, delle aspettative di vita, del tasso di dipendenza degli anziani sopra i 65 anni, della crescita della spesa pubblica, del vincolo di bilancio) per i riflessi sulla finanza pubblica e sulla spesa sociale.

Non vengono fornite indicazioni, inoltre, né sulle eventuali risorse da destinare all'accordo sullo scalone, diventato scalino, né su quanto viene reperito nell'ambito del sistema previdenziale, né quanto recuperato nell'ambito delle "nuove iniziative".

E l'accordo sugli scalini dimostra la fragilità dell'intesa, che non ha retto un giorno vista la pronuncia della CGIL, che non può che essere valutata negativamente e che comunque deve essere incorporata in questo DPEF.

Non può essere rimandato solo alla Finanziaria, con un Parlamento espropriato con il ricorso ai voti di fiducia da parte di chi vuole imporre al Parlamento quell'accordo che si scarica sulla Finanza pubblica perché aumentano i costi e vi sono rischi sulla copertura. Aumentate le aliquote contributive e sulla razionalizzazione degli enti previdenziali siete talmente incerti sul risultato che avete inserito la clausola di salvaguardia, prevedendo ulteriori inasprimenti.

 

Questo accordo è più vicino a quello del '75 che non a quello di San Valentino. Epifani oggi si sta già sfilando e Carniti ebbe certo più coraggio di Bonanni.

 

Si seguita ad espropriare i lavoratori di diritti derivanti da norme come è avvenuto per il TFR, che è bene ribadire è salario differito.

Mancano indicazioni sulle determinanti del maggiore gettito realizzato nel 2006, che costituisce la base revisionale per il 2007 e gli anni successivi, nonché i risultati dell'attività di contrasto all'evasione, atteso che la Legge Finanziaria 2007 limita esclusivamente a tale componente la possibilità di utilizzo del maggiore gettito.

In ordine alle modalità applicative della nuova disciplina legislativa in materia di studi di settore rimane un'incertezza di fondo, un'ambiguità che va superata; appare necessario un chiarimento rispetto agli impegni assunti dal Governo, con miglioramenti determinati dalla nostra azione relativamente all'onere della prova, alla natura sperimentale degli indici di normalità e agli automatismi.

Avete realizzato una politica fiscale vessatoria dovuta alla impostazione assunta dagli studi di settore, passati da strumento di mera selezione dei contribuenti da sottoporre a controllo a veri e propri metodi di determinazione presuntiva del reddito di tipo statalistico - peraltro senza tenere conto alcuno delle scritture contabili - in dispregio del principio costituzionale della capacità contributiva.

Va chiarito se tutto ciò sia suscettibile di influenzare il livello di gettito acquisibile rispetto a quello preventivato dal Governo.

In tema di politica fiscale, sono richiesti interventi incisivi volti a ridurre il carico fiscale dei lavoratori per i guadagni di produttività e per i premi aziendali, elevando il reddito effettivamente disponibile delle categorie produttive.

Per le imprese, ed in particolare per le piccole e medie imprese, sono necessarie misure volte ad alleviare il carico tributario che grava su questo importante comparto. Come è avvenuto in Germania e in Spagna e come è nel programma di Sarkozy.

Una seria politica di contrasto all'evasione fiscale è una ricerca degli evasori e non un sovraccarico sui contribuenti già noti e leali con il fisco.

Si rispetti lo statuto del contribuenti; si eviti l'introduzione di norme tributarie con effetto retroattivo, rafforzando l'autonomia del garante del contribuente e dotandolo di adeguate risorse umane e finanziarie.

Si proceda per una più forte semplificazione fiscale, riducendo gli adempimenti, evitando circolari chilometriche e soprattutto migliorando la efficienza della amministrazione Finanziaria, in particolare nei collegamenti telematici con gli intermediari fiscali, come dimostrato dalle inefficienze nella recente scadenza fiscale del 9 luglio 2007.

Rispettare la autonomia e la responsabilità del Corpo della Guardia di Finanza non deve essere una vuota enunciazione.

Operare una radicale correzione degli indirizzi di politica economica, finalizzandola al rinnovamento del Paese, nel senso di un deciso rafforzamento della sua posizione competitiva e della liberalizzazione di settori e comparti sinora caratterizzati da protezioni e limiti all’accesso di nuovi operatori.

È urgente adottare dispositivi di riordino della spesa pubblica in grado di  operare il contenimento della  componente corrente, mediante una efficace e costante azione di riduzione di quella improduttiva e degli sprechi, responsabilizzando i centri di spesa e completando il progetto SIOPE, superando le resistenze in atto.

Abbiamo ribadito la necessità di sostenere il federalismo fiscale con un percorso partecipato e graduale, basato su principi di autonomia, responsabilità e solidarietà fiscale degli enti territoriali, invertendo i criteri scelti dal Governo.

Affrontare il fenomeno della evasione fiscale in modo serio, concreto ed efficace, attraverso l'introduzione del principio del contrasto di interesse tra i vari soggetti di imposta, che non è "una balla colossale" come ha affermato il Vice Ministro Visco. Si richiede un forte impegno nell'area delle Dogane, nei punti critici, come a Napoli e a Genova, non dove non serve, per contrastare radicalmente la concorrenza sleale, la contraffazione, le importazioni clandestine, la tutela del Made in Italy, sia industriale che agricolo, e nella sicurezza alimentare.

Se è una "balla colossale", allora tutte le iniziative volte a spiare situazioni economiche di cittadini e imprese sono una vera e propria violazione della nostra Costituzione e della normativa che ne è derivata.

Siamo già in uno Stato di Polizia.

Occorre stabilizzare alcuni regimi fiscali in agricoltura (Irap e imposte di registro e ipotecarie), nonché ad attuare misure fiscali già previste nella Finanziaria 2007.

Va recuperata la concertazione con i soggetti rappresentativi della categoria, con una precisa inversione di tendenza rispetto alla involuzione favorita da De Castro, per affermare la centralità dell'agricoltura italiana, del consumatore europeo, dei suoi interessi e della sue aspettative, attraverso la difesa del vero Made in Italy e dei marchi, a cominciare da vino, e della qualità del prodotto agricolo italiano.

Va compiuto ogni sforzo utile nella elaborazione di strumenti di agevolazione fiscale per le famiglie. La Conferenza di Firenze non deve rimanere un'inutile passerella: passare dalle parole ai fatti. In particolare, per quelle con molti componenti minori di età ed anziani, ivi compresa l'adozione graduale del cd. "quoziente familiare" ai fini di imposizione del reddito, in aggiunta ad ogni incentivazione (deducibilità delle spese sostenute, detrazioni etc.) per la formazione della famiglia e per la formazione e il mantenimento dei figli, sia sul piano delle spese per l'istruzione che per la cura della salute fisica e psichica nel senso di una sana crescita dei fanciulli.

 

Onorevole Presidente,

Onorevoli Senatori,

 

questo Governo, per le contraddizioni della sua maggioranza, è incapace di operare per il bene del Paese che ha bisogno soprattutto di ridurre la spesa pubblica riqualificandola, di rilanciare lo sviluppo attraverso vere, autentiche liberalizzazioni dei mercati e di incentivazione della concorrenza e di riformare i servizi pubblici locali e non di procedere con una riforma che va verso il ritorno alle municipalizzate.

La coalizione è paralizzata sulle scelte di investimento per le infrastrutture essenziali, per assicurare condizioni di competitività per il sistema paese.

Tutto ciò non trova spazio nell'agenda del Governo desumibile dalla proposta di DPEF. Di fronte a un quadro così confuso e contraddittorio che ci allontana dal percorso di rientro per i conti pubblici, anche con le ultime decisioni in materia pensionistica, si pongono a rischio le prospettive di crescita del Paese e l'azione di risanamento.

 

Di ciò portate gravi responsabilità.

 

Per queste ragioni il giudizio del Gruppo Udc su un DPEF rinunciatario è fortemente negativo. 

18 luglio 2007 - Accolto l'Ordine del Giorno presentato dal senatore Eufemi sulle politiche spaziali.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'ordine del giorno G100, già illustrato nel corso della discussione generale, su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi. ENRIQUES, relatore. Esprimo parere favorevole. BONINO, ministro del commercio internazionale e ministro per le politiche europee. Il Governo accoglie l'ordine del giorno G100. PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G100 non verrà posto in votazione.

ALLEGATO A

ORDINE DEL GIORNO, ARTICOLI ED EMENDAMENTI RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE N. 1448 ORDINE DEL GIORNO G100 EUFEMI

Non posto in votazione (*) Il Senato,

valutata la legge Comunitaria 2007; considerato che a novembre 2008 è prevista la Conferenza Intergovernativa ESA;

visto che in tale occasione è prevista una discussione sul tema della esplorazione spaziale connessa con nuovi impegni di spesa a carico degli Stati membri;

valutato che l'industria italiana ed in particolare Thales Alenia Space sono impegnate nei suddetti programmi europei (EXOMARS, AURORA, CSTS-Trasporto abitato);

impegna il Governo a riferire alle Camere in merito alle consultazioni in corso volte a definire gli impegni finanziari richiesti per consolidare il programma europeo di esplorazione; comunicare alle Camere una sommaria informazione sul piano strategico di settore da concludere entro il corrente anno non trascurando di accennare ai documenti programmati previsti; chiarire l'opinione dell'Italia in ordine ai seguenti oggetti da ritenere parte integrante del piano strategico:

completamento missione EXOMARS;

tecnologie abilitanti per l'esplorazione Luna e Marte e realizzazione di dimostratori tecnologici;

base cooperative veicolo trasporto umano CSTS; utilizzo stazione spaziale per missioni di esplorazione; manifestare la volontà del Governo italiano in ordine alle decisioni della Conferenza Intergovernativa del 2008 con riferimento al ruolo delle aziende italiane del settore, alla conferma delle leadership già conseguite, alla presenza nei programmi per tecnologie abilitanti; confermare l'impegno dei competenti Ministri italiani per assicurare, anche attraverso apposite iniziative, la partecipazione creativa delle PMI ad alta definizione tecnologica, sia aerospaziali sia di altra natura, nelle ricadute dei programmi in progetto. ________________ (*) Accolto dal Governo

12 luglio 2007 - 6ª Commissione permanente - Intervento sen. Eufemi su proposta alternativa DPEF

Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Grandi e Sartor.

Interviene quindi il senatore EUFEMI (UDC) per illustrare una proposta di parere alternativo a quello del relatore (pubblicata in allegato al resoconto dell’odierna seduta), rilevando che l’impostazione del Documento appare di breve respiro, presentando contenuti a suo giudizio tipici di un programma elettorale, oltre a un’ispirazione complessiva che ha già ricevuto la negativa valutazione degli organismi internazionali.

Osservato che il decreto-legge sulla destinazione dell’extragettito determina, con una manovra di tipo espansivo, un sensibile peggioramento dei saldi di finanza pubblica, vanificando i risparmi di spesa conseguiti con la precedente manovra, commenta criticamente il livello raggiunto dalla pressione fiscale, che si attesta al 42,8 per cento del PIL nell’anno in corso, per poi stabilizzarsi oltre il 42 per cento nel 2011: oltre agli effetti negativi sulle imprese e le famiglie con basso reddito lamenta anche la prassi normativa consistente nella violazione del principio di irretroattività delle norme tributarie nonché le modalità con le quali è stata attuata la riforma del catasto. Nel merito del Documento, motiva il parere contrario commentando criticamente l’assenza di qualsivoglia indicazione programmatica o di stima in riferimento ai rinnovi contrattuali, alla riforma del sistema previdenziale e all’applicazione degli studi di settore, sottolineando al contrario l’esigenza di intervenire a sostegno del reddito dei ceti deboli nonché di ridurre il prelievo fiscale sulle piccole e medie imprese.

Nel convincimento che il Documento non affronta affatto i principali fattori di criticità emersi, l’oratore ritiene essenziale ripristinare l’osservanza dello Statuto del contribuente, rafforzando l’autonomia funzionale del garante, e rassegna una serie di considerazioni sulle priorità trascurate dal Governo: occorre, a suo avviso, procedere a una decisa semplificazione degli adempimenti tributari, nella prospettiva di un aumento di efficienza dell’amministrazione finanziaria, salvaguardare l’autonomia della Guardia di finanza, rafforzare la competitività dell’economia nazionale con un processo di liberalizzazione dei settori meno aperti alla concorrenza, razionalizzare la spesa pubblica, attuare il federalismo fiscale con una valorizzazione dei criteri di autonomia e responsabilità degli enti locali, affrontare il fenomeno dell’evasione con il ricorso al principio del contrasto di interesse tra contribuenti e adottare una decisa politica di agevolazione fiscale per i redditi familiari. Fa presente che la propria proposta è sottoscritta da tutti i componenti della Commissione appartenenti ai Gruppi di opposizione.

Intervenendo quindi in sede di replica, il sottosegretario SARTOR ritiene che un’analisi oggettiva del Documento debba fare riferimento ai tre principali indicatori del quadro programmatico di riferimento, e cioè la pressione fiscale, la spesa primaria e il disavanzo pubblico. In proposito osserva, che la politica di risanamento dei conti pubblici attuata a partire con la precedente manovra risulta rafforzata insistendo sul risultato migliorativo anche rispetto alle stime presentate in sede comunitaria. A suo parere, la situazione di finanza pubblica ereditata dalla precedente legislatura presentava indiscutibili elementi di rischio per l’economia del Paese, sottolineando al riguardo come la tendenza negativa in atto è stata corretta con gli interventi messi in campo dal Governo già a partire dallo scorso anno. Dopo aver rilevato che le decisioni della Banca centrale europea sul livello dei tassi di interesse assumono una maggiore incidenza sull’andamento dei conti pubblici dell’Italia, data la debolezza strutturale causata dal livello di debito pubblico, pone in evidenza l’efficacia della disposizione di cui al comma 507 dell’articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, volta ad attuare una decisa azione di controllo e contenimento della spesa: messa in risalto l’efficacia di tale meccanismo, osserva che le disposizioni contenute nel decreto-legge sull’extragettito (n. 81 del 2007) presentano un’incidenza a suo parere accettabile sui risparmi pubblici conseguiti. In riferimento alla procedura di approvazione del bilancio di previsione, giudica estremamente positiva l’innovazione consistente nella riclassificazione dei capitoli di bilancio, con una maggiore trasparenza nell’informazione sulla struttura della contabilità pubblica. Posto altresì in rilievo che con il Documento si è proceduto anche ad un significativo ampliamento dei contenuti informativi, in particolare per ciò che concerne l’andamento delle entrate e i livelli della pressione fiscale, auspica che il valore della spesa primaria diventi un punto di riferimento del dibattito parlamentare, atteso che esso rappresenta un ulteriore importante elemento nella strategia volta a migliorare la qualità della spesa pubblica e a sostenere il processo di risanamento. In tal senso, ritiene che il Documento presenti gli elementi necessari per valutare gli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL. Conclude il proprio intervento, ribadendo che l’impostazione del Documento è coerente con la volontà di coniugare gli obiettivi di risanamento anche con le finalità di equità e di sviluppo economico.

Il senatore EUFEMI (UDC) preannuncia il proprio voto contrario sulla proposta del relatore.

12 luglio 2007 - 6ª Commissione permanente - SCHEMA DI PARERE  SUL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA RELATIVO ALLA MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER GLI ANNI 2008-2011 (PROPOSTO DAI SENATORI EUFEMI, CANTONI, COSTA, VENTUCCI, CURTO, FRANCO Paolo, BALBONI, FLUTTERO, FIRRARELLO, BETTAMIO E PIONATI)

 

La 6a Commissione Finanze e tesoro,

esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011;

premesso che: tale documento sottende ad una impostazione strategica quasi da "fine legislatura", in quanto appare di breve respiro oltre che oggetto di dure reprimende da parte dell’UE e del FMI; viene vulnerato il percorso di correzione dei conti pubblici e conseguentemente delle riforme strutturali poiché rivede l'obiettivo di indebitamento netto per il 2007 fissandolo al 2,5 per cento del Pil; contemporaneamente, il decreto-legge n. 81/2007 "affiancato" al DPEF, con una manovra di carattere espansivo, comporta un chiaro peggioramento del deficit per ben 6,685 miliardi di euro, pari allo 0,4 per cento del Pil, in quanto il decreto azzera i pochi risparmi prodotti dalla Legge Finanziaria per il 2007;

 

molte partite di spesa già maturate non sono state inserite nel DPEF perché ne manca il presupposto giuridico, così come è privo di indicazioni rispetto agli interventi che si intendono adottare per attuare le correzioni previste nel triennio 2009-2011:

 

il DPEF 2008-2011 presenta nel complesso un quadro della situazione di finanza pubblica da cui emerge, chiaramente, la conferma che la politica fiscale adottata dal centro destra nella passata legislatura ha contribuito alla ripresa economica del Paese registrata nell'ultimo anno e ad un sensibile aumento del gettito fiscale, contribuendo in tal modo ad un miglioramento della situazione di finanza pubblica;

 

nello scenario di ripresa economica in atto di cui si avvertono i segnali anche in altri Paesi dell'area UEM, l'Italia si colloca su valori di crescita tendenziali decisamente più limitati rispetto a quelli degli altri Paesi fondatori a conferma della strada ancora lunga da percorrere sulla via delle riforme di liberalizzazione dei mercati e di incentivazione della concorrenza;

 

rilevato l'altissimo livello raggiunto dalla pressione fiscale che si cifra al 42,8 per cento per il 2007 per stabilizzarsi oltre il 42 per cento alla fine del quadriennio 2007-2011, determinando un livello insopportabile per la competitività delle imprese, per le famiglie e per i contribuenti;

valutata altresì la ripetuta violazione dello statuto del contribuente in ordine alla irretroattività delle norme tributarie;

ritenuto che:

la messa a regime del catasto patrimoniale, anziché dei redditi, suscita fortissime preoccupazioni anche per l'impossibilità, per i contribuenti, di impugnare le tariffe d'estimo e di verificare la loro congruità davanti al giudice terzo, affidando la decisione finale sulle rendite catastali ai comuni;

risultano assenti le quantificazioni per i prossimi rinnovi contrattuali e non vengono fornite indicazioni circa le specifiche iniziative di riduzione della spesa;

risulta completamente assente la "questione previdenziale" sia rispetto alla finestra di opportunità sia rispetto all'equilibrio previdenziale di lungo periodo (che tenga conto dell'andamento del tasso di natalità, delle aspettative di vita, del tasso di dipendenza degli anziani sopra i 65 anni, della crescita della spesa pubblica, del vincolo di bilancio) per i riflessi sulla finanza pubblica e sulla spesa sociale;

non vengono fornite indicazioni, inoltre, sia sulle eventuali risorse da destinare alla trattativa in corso sull'aumento dell'età pensionabile (c.d. "scalone"), le quali dovrebbero essere reperite nell'ambito del sistema previdenziale, sia quali risorse possano essere ritenute nell'ambito delle "nuove iniziative";

mancano indicazioni sulle determinanti del maggiore gettito realizzato nel 2006, che costituisce la base revisionale per il 2007 e gli anni successivi, nonché i risultati dell'attività di contrasto all'evasione, atteso che la Legge Finanziaria 2007 limita esclusivamente a tale componente la possibilità di utilizzo del maggiore gettito;

in ordine alle modalità applicative della nuova disciplina legislativa in materia di studi di settore appare necessario un chiarimento rispetto agli impegni assunti dal Governo, fermo restando che è sempre necessario chiarire se le stesse siano suscettibili di influenzare il livello di gettito acquisibile rispetto a quello preventivato dal Governo;

in tema di politica fiscale, la riduzione del cuneo contributivo e l'adozione di interventi incisivi volti ad elevare il reddito effettivamente disponibile delle categorie a basso reddito, costituiscono i corretti principi su cui deve basarsi la politica tributaria di un Governo che abbia a cuore gli interessi del Paese;

per le piccole e medie imprese sono necessarie misure volte ad alleviare il carico tributario gravante su di queste;

una seria politica di contrasto all'evasione fiscale non può essere disgiunta da una attenta valutazione degli effetti che questa potrebbe avere su interi settori e comparti contraddistinti, ormai già da qualche anno, da una grave crisi di riconversione ai nuovi standard di mercato (artigianato e servizi alla persona), per i quali, alla carenza di efficienza dei servizi pubblici alle imprese si aggiunge una politica fiscale vessatoria dovuta alla impostazione assunta dagli studi di settore, passati da strumenti di mera selezione dei contribuenti da sottoporre a controllo a veri e propri metodi di determinazione presuntiva del reddito, in dispregio del principio costituzionale della capacità contributiva;

 

esprime parere contrario, sollecitando l’impegno del Governo

 

al pieno rispetto delle norme relative allo Statuto del contribuente, evitando l'introduzione di norme tributarie con effetto retroattivo e a rafforzarne l'autonomia del garante del contribuente, dotandolo di adeguate risorse umane e finanziarie;

 

a procedere verso una più forte semplificazione fiscale, riducendo gli adempimenti fiscali e soprattutto migliorando la efficienza della amministrazione Finanziaria, in particolare nei collegamenti telematici con gli intermediari fiscali, come dimostrato dalle inefficienze riscontrate nella recente scadenza fiscale del 9 luglio 2007;

a rispettare la autonomia del Corpo della Guardia di Finanza;

 

ad operare una radicale correzione degli indirizzi di politica economica, finalizzandola al rinnovamento del Paese, nel senso di un deciso rafforzamento della sua posizione competitiva e della liberalizzazione di settori e comparti sinora caratterizzati da protezioni e limiti all’accesso di nuovi operatori, prescindendo da interventi microsettoriali di stampo punitivo e concentrando, invece, l’azione sui grandi servizi a rete, nonché intervenendo sui conglomerati industriali partecipati dallo Stato che spesso operano in regime di monopolio e che quasi sempre determinano maggiori oneri a carico della finanza pubblica;

 

alla adozione di dispositivi di riordino della spesa pubblica in grado di operare il contenimento della componente corrente, mediante una efficace e costante azione di riduzione di quella improduttiva e degli sprechi, responsabilizzando i centri di spesa. L’azione dovrà operare mediante una radicale revisione dei fattori critici

individuabili a monte della crescita inerziale della spesa, riconducibili alle dinamiche sinora registrate dalla spesa nei comparti del pubblico impiego, pensionistico, sanitario e degli enti decentrati, i cui risultati dovranno essere prioritariamente rivolti alla riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e le imprese;

 

a sostenere il federalismo fiscale, dando attuazione, attraverso un percorso partecipato e graduale, ad un sistema di federalismo basato su criteri di autonomia, responsabilità e solidarietà fiscale degli enti territoriali, invertendo i criteri sui quali si basa il recente disegno di legge approvato dal Governo;

 

ad affrontare il fenomeno della evasione fiscale in modo serio, concreto ed efficace, attraverso la introduzione del principio del contrasto di interesse tra i vari soggetti di imposta e con un forte impegno nel contrasto alla concorrenza sleale, alla contraffazione, alle importazioni clandestine, alla tutela del Made in Italy sia industriale che agricolo e nella sicurezza alimentare;

 

a stabilizzare alcuni regimi fiscali in agricoltura (Irap e imposte di registro e ipotecarie), nonché ad attuare misure fiscali già previste nella Finanziaria 2007;

 

a compiere ogni sforzo utile nella elaborazione di strumenti di agevolazione fiscale per le famiglie. In particolare, per quelle con molti componenti minori di età ed anziani, ivi compresa l'adozione graduale del cd. "quoziente familiare" ai fini di imposizione del reddito, in aggiunta ad ogni incentivazione (deducibilità delle spese sostenute, detrazioni etc.) per la formazione della famiglia e per la formazione e il mantenimento dei figli, sia sul piano delle spese per l'istruzione che per la cura della salute fisica e psichica nel senso di una sana crescita dei fanciulli.

3 luglio 2007 pomeriggio - Interventi in Senato su ordine del giorno G111 in materia finanziaria

Presidenza del presidente MARINI,

indi del vice presidente CALDEROLI

 

EUFEMI (UDC). L'ordine del giorno G111 assume rilievo nella sua interezza: le richieste contenute nel dispositivo, in particolare con riguardo ai nuovi indicatori di normalità economica, trovano fondamento infatti nella ricostruzione delle scelte operate dall'Esecutivo in materia fiscale che hanno colpito in particolare le piccole e medie imprese. Chiede pertanto la votazione dell'ordine del giorno.

 

EUFEMI (UDC). Se gli emendamenti 2.0.105 e 2.0.116, così come riformulati, stabiliscono l'entrata in vigore degli studi di settore dal 1° gennaio 2007, allora l'ordine del giorno G111 è pleonastico e non si comprende la ragione per cui esso non debba essere accolto. Insiste pertanto affinché l'ordine del giorno venga posto in votazione.

 

EUFEMI (UDC). Illustra il contenuto dell'emendamento 1.1 e le ricadute positive che potrà avere sul mondo delle imprese, rilevando che ad esso non è ascrivibile alcuna diminuzione del gettito e non è pertanto condivisibile il parere negativo formulato dalla 5ª Commissione. L'emendamento 1.0.2 estende alla ristrutturazione effettuata dalle imprese il beneficio della deduzione del 36 per cento già previsto per i proprietari persone fisiche. Con l'emendamento 1.0.5 si intende rinviare l'applicazione delle disposizioni sull'accertamento presuntivo del valore ai trasferimenti immobiliari effettuati in data successiva al 4 luglio 2006; l'emendamento 1.0.3 è invece volto a favorire l'attuazione di programmi edilizi ad elevata valenza sociale. Con riguardo agli emendamenti 1.0.101 e 1.0.102, osserva che le esigenze di sicurezza poste dall'ANAS in relazione agli accessi ai fondi non possono essere scaricate interamente sui bilanci delle aziende agricole. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

EUFEMI (UDC). Il parere contrario della Commissione bilancio sull'emendamento 1.100 potrebbe basarsi su valutazioni errate. Sottoscrive gli emendamenti fatti propri dal senatore Franco Paolo. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

EUFEMI (UDC). Chiede la votazione dell'emendamento 1.0.2 con il quale si propone di prorogare le agevolazioni tributarie in materia di recupero del patrimonio edilizio relative a interventi di risanamento e ristrutturazione di edilizia residenziale eseguiti da soggetti che provvedano alla successiva alienazione o assegnazione dell'immobile entro il 3 giugno 2008. Sottolinea come l'atteggiamento prevaricatore assunto dalla maggioranza nei confronti delle proposte dell'opposizione sia alla base della sconfitta subita all'articolo 1. In relazione al responsabile della politica fiscale del Governo, il vice ministro Visco, rinnova la richiesta di chiarimenti in ordine all'atto di revoca delle deleghe riferite alla Guardia di finanza. (Vivi applausi dai Gruppi UDC, FI, AN, DCA-PRI-MPA e LNP).

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1485) Norme fiscali per l'ammortamento degli immobili ed in materia di rimborsi IVA per le automobili (ore 16,51)

 

 

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, come lei ha ascoltato, il relatore ha espresso parere favorevole al secondo periodo del dispositivo e parere contrario alla premessa e al primo periodo del dispositivo dell'ordine del giorno G111 a sua firma. Cosa intende fare?

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, avevamo presentato questo ordine del giorno ben prima dell'esame in Aula della vicenda degli studi di settore e avevamo visto giusto.

Ora, come si fa a dire no a tutta la premessa quando essa è la ricostruzione degli avvenimenti? Noi poniamo il problema della piccola e media impresa, che viene particolarmente colpita rispetto a un'elevata pressione fiscale. Con gli indicatori di normalità economica è stato costruito un mondo virtuale non corrispondente alla reale normalità economica.

Come si fa a negare che è stato sperimentato, nel caso del catasto rurale, un aggiornamento errato della banca dati del catasto terreni, che ha comportato anomalie ed errori tali da dover essere corretti in questo provvedimento? Infatti, sono state effettuate riclassificazioni in qualità colturali superiori, con conseguente lievitazione delle rendite.

Presidente, non mi sorprendo che la maggioranza presenti dieci ordini del giorno, che contengono altrettante indicazioni senza alcuna sostanza. Noi chiediamo un impegno del Governo a sospendere l'applicazione dei nuovi indicatori relativi agli studi di settore al periodo di imposta 2006 oppure a riconfermarne la natura sperimentale. Questo è infatti il punto in discussione.

Nei giorni scorsi, c'è stato un incontro tra il vice ministro Visco e le categorie, che non è andato a buon fine. È stata l'ennesima presa in giro.

Noi chiediamo che su questo ordine del giorno si esprima l'Aula e che si effettui una votazione mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Signor Sottosegretario, qual è il suo parere su questo ordine del giorno?

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, avevo espresso parere contrario all'ordine del giorno G111. Se il senatore Eufemi accogliesse la proposta del senatore Benvenuto, convergerei sulla posizione del relatore. Tuttavia, mi sembra che il senatore Eufemi non sia d'accordo.

 

PRESIDENTE. Infatti non l'ha accolta.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, la ringrazio per l'attenzione dimostrata. Un punto dev'essere assolutamente precisato.

Quanto alla questione posta negli emendamenti Thaler Ausserhofer, se questi ribadiscono l'entrata in vigore degli studi di settore dal 1° gennaio 2007, allora l'ordine del giorno è pleonastico e non si capisce la ragione per la quale non debba essere recepito.

Altra questione: nella premessa viene ribadita l'esigenza di un forte contrasto all'evasione fiscale, alla concorrenza sleale, alla contraffazione, al lavoro irregolare e a quant'altro. Aggiungo ancora che la questione della sperimentalità è di tutta evidenza e ribadisco ciò che la stessa senatrice Thaler Ausserhofer aveva sostenuto in Commissione ovvero che gli studi di settore non hanno tenuto conto degli elementi contingenti relativi all'ubicazione dell'impresa e alla validità del contesto economico e sociale.

Per queste ragioni, signor Presidente, insisto affinché l'ordine del giorno G111 ottenga un voto da quest'Assemblea; non c'è alcuna contraddizione, infatti, tra ordine del giorno e volontà espressa dagli altri senatori.

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, mi ascolti: al punto in cui siamo e attendendo che la 5ª Commissione esprima il propria parere sui due emendamenti della senatrice Thaler Ausserhofer, credo sia saggio accantonare il suo ordine del giorno (li valuteremo assieme), anche perché noto una stretta connessione in tutti gli interventi, anche nel suo.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, noi ci siamo posti un obiettivo: cercare di correggere i gravissimi errori commessi dal duo Bersani-Visco, considerato che uno dei principi ripetutamente violati è stato quello dell'irretroattività della norma fiscale. Ora, avere insistito in maniera così decisa su questo punto, in spregio allo Statuto del contribuente, ha fatto sì che ci sembrasse opportuno contrastare con molta determinazione questa impostazione.

Pertanto, con l'emendamento 1.1 si vogliono escludere effetti indiretti di retroattività determinati dalla formulazione finale della disposizione indicata dal decreto-legge n. 262 del 2006. Per effetto di quella norma, infatti, con riferimento ai fabbricati strumentali acquistati prima del periodo di imposta in corso al 4 luglio 2006, il fondo di ammortamento dedotto in precedenza sarà riferito proporzionalmente al costo del terreno e a quello della costruzione che insiste sullo stesso mentre in precedenza era previsto che il fondo fosse imputato prioritariamente al costo di fabbricato. In sostanza, il fondo di ammortamento viene riferito pro quota, distintamente, sul terreno e sul fabbricato.

Questa norma ha evidentemente riflessi positivi per le imprese, anche in riferimento agli immobili acquisiti in leasing sulla base di contratti stipulati antecedentemente al 2006. Poiché la norma entrerà in vigore quando la maggior parte dei bilanci di impresa relativi al 2006 saranno già definitivi, e quindi non potranno più essere modificati, si vuole introdurre un regime transitorio che consenta di recuperare fiscalmente gli ammortamenti non dedotti nell'esercizio in corso alla data di entrata in vigore della presente legge ovvero nell'esercizio stesso e in quelli successivi.

La norma che si propone non produce effetti di minore gettito rispetto a quelli originariamente stimati in sede di relazione tecnica poiché la quantificazione, basata peraltro su dati macro di bilancio non relativi al singolo fabbricato e al suo stadio di ammortamento, in conformità con l'intento perseguito non teneva conto dell'effetto penalizzante che ho appena descritto.

Pertanto, alla norma proposta non è ascrivibile alcuna perdita di gettito rispetto alla stima contenuta nella relazione tecnica e quindi noi non ci riconosciamo nel parere che è stato espresso dalla Commissione bilancio.

Aggiungo, Presidente, l'illustrazione dell'emendamento 1.0.2. Questo emendamento ha uno straordinario valore perché naturalmente ha portato all'emersione del lavoro nero, del sommerso, nell'ambito delle costruzioni. Noi riteniamo che la proroga del 36 per cento debba essere allargata anche agli immobili abitativi ristrutturati dalle imprese e non dal singolo. Infatti molte volte il singolo rinuncia per la complessità delle procedure, per la complessità degli oneri burocratici e preferisce non utilizzare questa procedura piuttosto che imbarcarsi in qualcosa di complesso.

Le imprese di costruzioni, invece, molte volte agiscono sulla ristrutturazione complessiva e possono poi presentare al singolo utente un'operazione già definita. Per queste ragioni, Presidente, credo che tale proposta normativa sia di buon senso e possa aiutare il processo di ristrutturazione delle aree urbane, soprattutto delle periferie che richiedono interventi molto decisi e sostanziosi.

Con l'emendamento 1.0.5 proponiamo di rinviare la definitiva applicazione delle norme sull'accertamento, in base al valore normale, alla data di entrata in vigore del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate che definirà i criteri oggettivi, nonché di attribuire efficacia all'accertamento presuntivo, in ogni caso con riferimento ai trasferimenti immobiliari effettuati in data successiva al 4 luglio del 2006. Sono tutti emendamenti migliorativi che cercano di portare ordine rispetto al disordine che i provvedimenti Bersani-Visco hanno causato.

Con l'emendamento 1.0.3 intendiamo favorire l'attuazione di programmi a elevata valenza sociale e intendiamo stabilire, in via definitiva, che il regime agevolativo si intende applicabile ai trasferimenti diretti all'attuazione di programmi prevalentemente di edilizia residenziale, comunque denominati, purché sia presente una quota di edilizia convenzionata, realizzata in accordo con le amministrazioni comunali per la definizione di prezzi di cessione e dei canoni di locazione.

Abbiamo visto la crisi che si è determinata nei programmi di edilizia sociale e soprattutto in quella residenziale: vi è necessità di intervenire, di determinare le condizioni affinché i giovani, le giovani coppie possano acquisire degli alloggi perché oggi esiste una crisi dell'alloggio che non può essere sopperita soltanto con i prezzi di mercato e richiede, invece, anche un intervento dell'edilizia convenzionata. Per queste ragioni riteniamo che si debba insistere per l'emendamento 1.0.3.

Signor Presidente, per quanto riguarda gli emendamenti 1.0.101 e 1.0.102, voglio richiamare una questione che abbiamo già affrontato in sede di Commissione, anticipata al relatore, senatore Benvenuto, ma sulla quale non abbiamo ricevuto risposta. Oltre agli errori che sono stati prodotti nell'ambito delle colture agricole - laddove gli ingegneri sono incorsi in un errore colossale perché non sono stati affiancati dagli agronomi e quindi hanno confuso il pomodoro industriale con il pomodoro da coltura ortiva - noi abbiamo sollevato un'altra questione che meriterebbe attenzione che è quella degli accessi nei fondi rustici, soprattutto nelle aree di montagna e nelle aree interne.

Ora, i problemi della sicurezza posti dall'ANAS non possono essere scaricati sulle aziende agricole, laddove per molte di loro vengono previsti quattro o cinque ingressi al fondo che le suddette aziende sono costrette a pagare. Rispetto a quanto evidenziato dalla Regione Piemonte e dalla Regione Puglia circa il disastro che è stato determinato (su cui siamo intervenuti per cercare di stabilire una moratoria di un anno, dal momento che tutto questo era stato deciso alla vigilia delle elezioni politiche dell'anno scorso), abbiamo proposto un emendamento per andare incontro proprio a queste attese e far sì che nel caso di quattro o cinque ingressi il conduttore agricolo ne paghi soltanto uno, anche a fronte delle esigenze di sicurezza che vengono portate avanti favorendo questa soluzione.

Signor Presidente, naturalmente avrei ancora molte altre cose da dire, mi sono limitato a quattro o cinque punti essenziali, sui quali richiamo l'attenzione di quest'Aula affinché questo provvedimento non sia soltanto una correzione marginale, ma qualcosa di più significativo. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Presidente, come ho già comunicato agli Uffici, chiedo di sottoscrivere tutti gli emendamenti presentati dalla senatrice Thaler Ausserhofer e successivamente da lei ritirati.

Vorrei però fare una considerazione. Vediamo il presidente Morando particolarmente agitato. (Commenti del senatore Morando). Eppure non lo abbiamo visto agitato quando le previsioni di entrata e tutte le relazioni tecniche erano sbagliate, prova ne è che stiamo correggendo gli errori del Governo! (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

Ma se le previsioni tecniche erano sbagliate e abbiamo trovato un tesoretto, anzi un dividendo Tremonti, come lo abbiamo denominato, mi domando se non sia il caso di rivedere anche le relazioni tecniche della Commissione bilancio. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dal senatore Polledri, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, intende accogliere l'invito a ritirare l'emendamento 1.0.2?

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, insisto per la votazione di questo emendamento.

Ho già richiamato l'attenzione sulle vicende dell'ultima finanziaria, che, con l'articolo 1, comma 387, ha previsto la proroga fino al 31 dicembre 2007 della detrazione IRPEF del 36 per cento in relazione alle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio abitativo esistente, nel limite di 48.000 euro per unità immobiliare. Va inoltre ricordata la disposizione che prevede l'applicazione dell'aliquota IVA ridotta al 10 per cento per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili abitativi. Questa aliquota ridotta è in linea anche con gli orientamenti espressi dalla Commissione europea.

Ribadisco pertanto la necessità, signor Presidente, che questo emendamento possa essere approvato, perché la combinazione di questi elementi che ho richiamato determina effetti positivi sia in termini di recupero dell'evasione, che in termini di incremento dell'occupazione e degli investimenti in tali settori... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate terminare il senatore Eufemi.

 

EUFEMI (UDC). ...con conseguenti vantaggi anche per l'erario, dovuti all'incremento del gettito fiscale.

Queste sono le ragioni per le quali prevediamo di estendere la proroga del 36 per cento anche all'acquisto degli immobili abitativi ristrutturati dalle imprese. Si possono massimizzare gli effetti positivi con misure che hanno dimostrato ampiamente una loro validità sin dalla loro istituzione.

Voglio ricordare che questa maggioranza è stata battuta dalla sua ostinazione, dalla sua volontà prevaricatrice, perché ha voluto ostinatamente rifiutare qualsiasi emendamento, qualsiasi azione positiva proveniente dall'opposizione su questioni, anche di buon senso e che richiedevano una diversa attenzione.

Signor Presidente, ho posto anche un'altra questione stamattina, quella del vice ministro Visco, il quale non ha ancora prodotto un atto ufficiale per quanto riguarda il ritiro delle deleghe. Non sappiamo ancora se quanto contenuto nel comunicato del Consiglio dei ministri dei primi di giugno sia stato tradotto in un atto da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale. Quale validità possono avere le decisioni assunte in questa fase, in assenza della pubblicazione di un atto formale sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica?

Per queste ragioni, Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento 1.0.2. (Vivi applausi dai Gruppi UDC, FI, AN, LNP e DCA-PRI-MPA).

 

PRESIDENTE. Poche volte, senatore Eufemi, ho visto l'Aula tributare un applauso del genere.

3 luglio 2007 mattino - Interventi in Senato su deleghe vice ministro Visco

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento.

Vorrei ritornare un momento sulle questioni che abbiamo ripetutamente posto in quest'Aula e richiamo l'attenzione soprattutto della Presidenza. Mi riferisco alla questione Visco e al problema delle deleghe. Abbiamo richiamato l'attenzione su un fatto, credo, estremamente grave, che io insisto nel riproporre all'attenzione della Presidenza.

Accade che siamo in presenza di un comunicato della Presidenza del Consiglio dei ministri, il n. 53 del 1° giugno 2007, che così recita, tra l'altro: «La delega (comma 3 dell'art. 1 del DPR 7 giugno 2006) è stata avocata dal Ministro dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa». Tutto questo, naturalmente, non ha avuto poi un seguito, come sarebbe stato lecito attendersi, da un atto di Governo, che in qualche modo precisasse la dimensione delle deleghe.

Nel decreto del Presidente della Repubblica del 7 giugno 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 15 giugno 2006, infatti, allorquando vengono conferite le deleghe ai Vice ministri, ed è conferita anche quella al vice ministro Visco, viene previsto, al comma 3 dell'articolo 1: «Il potere di direttiva nelle materie delegate viene esercitato dall'on. prof. Vincenzo Alfonso Visco in coerenza con il generale potere di direttiva intestato al Ministro dell'economia e delle finanze, nel cui ambito, nei confronti della Guardia di finanza, l'on. prof. Vincenzo Alfonso Visco esercita tutti i poteri delegati ai sensi del comma 2».

Ora, noi siamo in una vicenda per così dire oscura, nel senso che andrebbe precisato con un nuovo atto di Governo quali sono le deleghe attribuite al vice ministro Visco e invece tutto questo non c'è. Per tale ragione, signor Presidente, credo sia necessario che il Senato disponga di un nuovo atto di delega preciso, per verificare le responsabilità su tutti gli atti di Governo per come possono essere successivamente imputati.

A questo riguardo, signor Presidente, ho presentato una proposta d'inchiesta parlamentare monocamerale, affinché il Senato possa verificare attentamente tutto l'andamento della questione.

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, non debbo ricordare a lei, che è molto più esperto di me, che il richiamo al Regolamento sostanzialmente si intravedeva con grande difficoltà nelle cose che ha detto.

Vorrei dire, sulla vicenda che ha interessato giustamente il Senato ormai da parecchie settimane, che riguarda le questioni collegate alla Guardia di finanza, le vicende del vice ministro Visco, che alle ore 13, quando ci sarà la riunione dei Presidenti dei Gruppi, farò presente che vi sono state ulteriormente queste sollecitazioni e nel frattempo la sua proposta d'inchiesta monocamerale - che, se ho ben capito, è già stata presentata alla Presidenza del Senato - ovviamente seguirà l'iter che deve seguire.

 PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi, il quale nel corso del suo intervento illustrerà anche l'ordine del giorno G100. Ne ha facoltà.

*EUFEMI (UDC). Signor Presidente, la presentazione di un ordine del giorno mi consente di svolgere alcune considerazioni, soprattutto sulla comunitaria e anche sulla relazione annuale che viene presentata, relativa alla partecipazione dell'Italia al processo di costruzione europeo. Ora, dobbiamo salutare positivamente le conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo, che ha in qualche modo ripreso la strada di un cammino che sembrava interrotto; la determinazione della cancelliera Angela Merkel ha permesso invece di ritrovare un minimo di movimento comune.

Ho voluto presentare questo ordine del giorno, Presidente, perché occorre guardare non solo al domani ma anche al dopodomani. Devo lamentare, per esempio, i ritardi nell'esame del provvedimento che ho predisposto in occasione della celebrazione del progetto Antartide, come occasione per il rilancio della ricerca in quel continente. Dobbiamo guardare poi alle politiche spaziali, che fanno riferimento a progetti di lungo periodo, soprattutto internazionali, e richiedono un quadro di risorse certe e non politiche di stop and go.

L'Italia è in prima linea in questo settore, dispone di know-how adeguato e svolge un ruolo fortissimo nell'innovazione, soprattutto negli uomini, nelle risorse e nelle tecnologie. Sarebbe veramente dannoso disperdere tutto ciò, anche in ragione delle presenze di carattere societario di cui disponiamo, che sono soprattutto a rilevanza pubblica e che richiedono, per così dire, un'attenzione particolare.

Ho presentato pertanto l'ordine del giorno G100, richiamando l'attenzione del Ministro delle politiche comunitarie nella prospettiva della Conferenza intergovernativa ESA che si terrà nel novembre 2008.

Dal momento che si tratterà di un'occasione importante, in vista proprio delle definizioni dei compiti nell'esplorazione spaziale connessa con i nuovi impegni di spesa a carico dei vari Stati membri, ho voluto ricordare la presenza delle industrie italiane, e soprattutto la sinergia tra Italia e Francia con Thales e Alenia space, impegnate in programmi importanti e rilevanti come EXOMARS, AURORA, CSTS-Trasporto abitato.

Abbiamo posto l'esigenza che il Governo venga intanto a riferire in Parlamento, venga soprattutto a rappresentare il quadro finanziario rispetto al consolidamento del programma europeo di esplorazione e a definire nell'informazione sul piano strategico di settore, da concludere entro questo anno, non trascurando di accennare ai documenti programmati che sono previsti.

È necessario chiarire soprattutto l'opinione del Paese rispetto alle seguenti parti integranti del piano strategico: il completamento della missione EXOMARS, le tecnologiche abilitanti per l'esplorazione Luna e Marte, da realizzare attraverso dimostratori strategici e tecnologici, le basi cooperative del veicolo trasporto umano CSTS e l'utilizzo della stazione spaziale per missioni di esplorazione.

Tutto ciò lo abbiamo visto e lo vediamo progressivamente realizzato, però è necessario che la manifestazione di volontà del Governo, in ordine alle decisioni della Conferenza intergovernativa del 2008, rispetto al ruolo delle aziende italiane impegnate nel settore, alla conferma delle leadership già conseguite e alla presenza nei programmi per tecnologie abilitanti, abbia una definizione certa.

Presidente, signor Ministro, ho presentato anche una proposta di legge in questo senso, per far sì che ci sia una definizione di coordinamento, perché la politica spaziale troppo spesso viene frammentata attraverso una serie di competenze. Occorre che la voce del Governo italiano sia una e, soprattutto, che si individui il tavolo rispetto al quale le varie questioni e i vari interessi possano in qualche modo convergere.

Abbiamo la necessità di confermare tale volontà, di confermare l'impegno dei Ministri italiani per assicurare, attraverso apposite iniziative, la partecipazione creativa delle piccole e medie imprese ad alta definizione tecnologica, sia aerospaziale sia di altra natura, perché ciò ha fortissime ricadute nell'ambito della struttura produttiva del nostro Paese.

Aggiungo un'altra considerazione. Siamo molto preoccupati per quanto riguarda la vicenda "Galileo" e abbiamo visto i ritardi che si sono realizzati rispetto alla partecipazione italiana, che è rilevante poiché abbiamo una quota del 17 per cento rispetto a questo progetto. Vi sono fortissime ricadute e queste sarebbero ancora più significative se si mettesse in moto una domanda pubblica molto forte, soprattutto da parte delle amministrazioni regionali e comunali per i riflessi che ha quel progetto rispetto a prospettive di sviluppo e anche alla qualità della vita dei cittadini.

Riteniamo che debba essere compiuto ogni sforzo affinché quel progetto possa essere rivitalizzato, unendo anche le considerazioni che ho esposto sulla politica spaziale, perché siamo protagonisti in tal senso. Basti vedere le decisioni che gli altri Governi e gli altri Paesi stanno portando avanti rispetto alle politiche spaziali per comprendere le ricadute che si determineranno.

Voglio ricordare in particolare l'impegno che stanno portando avanti Paesi emergenti come la Cina e l'India, mentre si registra un ritardo, ad esempio, per quanto riguarda la vecchia Unione Sovietica, e quindi la nuova Russia, specie confrontando il ruolo assunto in passato con quello attuale, che è limitato alle stazioni spaziali o ai vettori di lancio.

Naturalmente in campo mondiale c'è una spinta dei Paesi a riprendere con vigore questi programmi, proprio per le ricadute che determinano sull'economia. Per queste ragioni mi auguro che l'ordine del giorno da me presentato possa essere accolto da parte del Governo, del ministro Bonino, per dare un segnale chiaro rispetto a queste politiche e, soprattutto, rispetto agli impegni che devono essere portati avanti. Lo stesso appello rivolgo al presidente Manzella affinché non ci siano incertezze rispetto alle politiche spaziali. (Applausi del senatore Manzella).

28 giugno 2007 - Intervento in Senato sugli studi di settore

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.
 
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento del Senato per porre una questione sospensiva.
Il dibattito sul disegno di legge n. 1485 si svolge immediatamente dopo la discussione ed il voto sulle mozioni relative agli studi di settore, questione posta all'attenzione del Senato per iniziativa delle opposizioni. Questo è bene sottolinearlo, perché la maggioranza ha tentato inutilmente di appropriarsi di tale scelta.
Con l'approvazione di quelle mozioni sono stati assunti precisi impegni basati su precise indicazioni. Non vorrei, signor Presidente, che si alimentassero illusioni rispetto ad alcune questioni come l'irretroattività delle norme fiscali, il libro clienti-fornitori, il carattere sperimentale e, soprattutto, la ripresa della concertazione. Abbiamo letto i giornali; sappiamo che già nella giornata di ieri si sono svolti degli incontri che non sono andati a buon fine.
Si tratta di tradurre quegli impegni in norme. Tali questioni sono state definite anche con una serie di emendamenti, alcune altre invece rimangono, per così dire, scoperte. Credo sarebbe necessario un breve riesame in Commissione finanze del provvedimento, soprattutto rispetto alle questioni sospese, per definire meglio ..., appunto, queste norme.
C'è poi una questione importante come quella del cuneo fiscale relativo a banche e ad assicurazioni, in cui il Governo fa il gioco delle tre carte e con una mano dà e con l'altra riprende, naturalmente a carico delle stesse banche e assicurazioni, e soprattutto con un'ulteriore violazione delle norme relative allo Statuto del contribuente.
Abbiamo ascoltato stamane il Garante del contribuente, che ci ha portato un quadro drammatico della situazione del rispetto delle norme fiscali; signor Presidente, credo che un breve riesame in Commissione del provvedimento potrebbe consentire di ridefinirlo meglio, perché questo è un provvedimento correttivo, ma nella precarietà; noi, invece, vorremmo dare qualche certezza in più rispetto ad una serie di obbligazioni e adempimenti fiscali che rimangono, allo stato, sulla carta, e dunque nell'incertezza.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.


*EUFEMI (UDC). Signor Presidente, alcune cose sono state già dette precedentemente. Sorprende, in replica a quanto affermato dal senatore Barbolini, che di fronte ad una così grave urgenza di intervenire non si sia adottato lo strumento più idoneo, che è quello del decreto-legge. La maggioranza, Presidente, ha presentato ben dieci ordini del giorno che costituiscono altrettante richieste di intervento legislativo.
Il consenso registrato in Commissione rispetto all'intervento modificativo e correttivo del decreto-legge n. 223 del 2006, prevedendo l'imputazione delle quote di ammortamento già dedotte in misura proporzionale al costo dell'area di costruzione e a quello del fabbricato strumentale, non deve nascondere le questioni di politica tributaria che emergono in tutta la loro gravità.
Non avevamo mancato di sottolineare la rozzezza di alcune scelte operate, peraltro con effetto retroattivo, dai decreti Bersani-Visco, che hanno determinato effetti negativi nel sistema economico e penalizzanti per altri settori, per esempio per il ricorso al leasing quale strumento principale per gli investimenti in tale settore.
E come non porre attenzione rispetto alla vicenda delle SIIQ e alle relative preoccupazioni già espresse in legge finanziaria per i rischi che stanno emergendo rispetto alla traslazione delle minusvalenze, onorevole Sottosegretario, sui risparmiatori, con i conflitti di interesse tra SGR e SIIQ, le società di investimento immobiliare quotate.
Il provvedimento prevede l'appostazione della copertura finanziaria per i rimborsi delle somme indebitamente versate a titolo di imposta sul valore aggiunto per i veicoli ad uso promiscuo, anche se si registrano forti ritardi nell'applicazione della norma e quasi un tentativo di «stancare» i contribuenti che stanno preferendo la strada dell'abbandono piuttosto che un percorso tortuoso e costoso. Con un emendamento, credo dell'ultima ora, si corregge ulteriormente tale normativa, però intervenendo con ulteriori limiti.
Non si può non sottolineare il quadro di incertezza e di forti perplessità rispetto al calendario delle scadenze tributarie con un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate.
Ormai, signor Presidente, siamo alla comunicazione legislativa da parte dell'Agenzia. Ribadisco la priorità dell'obiettivo di assicurare la certezza del diritto e la irretroattività delle disposizioni tributarie nella elaborazione della normativa fiscale e convengo sulla esigenza, da molti prospettata, di una celere approvazione di questo provvedimento, che non può però essere disgiunta da un esame più compiuto, più attento, più sereno, più produttivo.


Ho presentato una serie di proposte emendative, tra le quali una in tema di revisione delle rendite catastali dei terreni agricoli; una soluzione più adeguata rispetto all'incertezza determinata dalla soluzione della maggioranza, che produce solo precarietà. L'aggiornamento della qualità di coltura catastale è infatti avvenuto sulla base delle affermazioni contenute nelle domande di accesso ai contributi agricoli comunitari, con procedure automatiche. Si è pertanto proceduto all'adozione di specifiche tabelle di corrispondenza tra le circa 700 specie vegetali (colture dichiarate nelle domande di finanziamento) e le circa 100 qualità di coltura catastale di riferimento.
L'adozione di meccanismi automatici nella variazione delle colture iscritte negli archivi catastali ha determinato una serie di difformità tra le colture effettivamente praticate e quelle iscritte nel catasto. Pertanto la procedura di revisione, fondata sull'indiscriminato incremento delle rendite catastali, ha determinato effetti penalizzanti per i redditi agricoli dominicali correlati con il pagamento delle imposte immobiliari. Tutto ciò resta nell'assoluta incertezza rispetto alla scadenza tributaria, perché stiamo esaminando un disegno di legge in un mese di scadenze tributarie.
Un ulteriore profilo di criticità è rappresentato dalle modalità con le quali l'Agenzia del territorio ha pubblicato l'elenco dei Comuni per i quali era stata attuata la rivalutazione dei redditi agricoli. Al riguardo, in luogo della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta in deroga alla normativa vigente, sarebbe stata più corretta una forma di notificazione personale, anche al fine di consentire agli interessati la possibilità di valutare tempestivamente l'eventuale presentazione di un ricorso. Su tale specifico profilo c'è la sovrapposizione della scadenza (al 1° giugno 2007) del termine per presentare ricorso con il periodo di tempo previsto per la denuncia dei redditi e dell'ICI, direttamente correlata alle revisioni effettuate.
Durante lo svolgimento di uno specifico atto di sindacato ispettivo presso l'altro ramo del Parlamento, l'Agenzia del territorio ha confermato la sussistenza di situazioni di difformità tra il dato catastale e quello reale, riconducibili al fatto che il procedimento di rivalutazione delle rendite è stato condotto sulla base di criteri teorici, se non addirittura virtuali. Atteso l'apporto fornito sul piano tecnologico dalla SOGEI alla realizzazione dell'intervento, considerando anche la collaborazione prestata da tale società quale indiscutibile valore da preservare per il miglioramento della efficienza dell'amministrazione tributaria, gli ambiti di attività della stessa SOGEI richiedono una definizione più puntuale degli indirizzi amministrativi da parte delle autorità tecniche del settore.
D'altro canto, va negativamente rimarcato anche il fatto che la revisione delle rendite colturali ha effetto a partire dall'anno di imposta del 2006, introducendo quindi l'ennesima disposizione tributaria di carattere retroattivo. Altro che Statuto del contribuente! Questa mattina abbiamo ascoltato il Garante del contribuente e abbiamo potuto valutare la vastità dei ricorsi presentati, la vastità degli interventi adottati senza che gli vengano assicurati mezzi e uomini affinché sia posto in grado di svolgere attentamente la propria azione. Viene tenuto in uno scantinato. Definendolo con una espressione che ormai è nella letteratura, si assiste alla cattura dell'Authority, in questo senso, perché viene subordinato all'organo che dovrebbe controllare.


Rispetto alla complessa problematica appena illustrata, l'emendamento che ho presentato propone una proroga della decorrenza della rivalutazione dei redditi catastali per consentire agli imprenditori agricoli interessati la possibilità di valutare le opportune iniziative anche in sede di autotutela, che - come è stato evidenziato stamattina - non viene esercitata attraverso un maggiore dialogo tra le agenzie, per esempio, tra l'Agenzia del territorio e l'Agenzia delle entrate, ma ognuno va per proprio conto e il cittadino contribuente viene abbandonato a se stesso.


Un'altra questione che merita di essere affrontata in questa sede è l'accesso ai passi carrabili nei fondi rustici (affrontiamo un problema e non ne viene affrontato un altro collegato) per le problematiche che sono insorte dopo l'apertura di un contenzioso tra ANAS ed enti locali, in particolare con le Regioni Puglia e Piemonte. Il problema della sicurezza degli accessi nelle strade, soprattutto nelle aree interne, non può essere scaricato sulle imprese agricole in particolare quando ci sono più accessi come avviene nelle aree di montagna e nelle aree interne.


Altre modifiche riguardano la disciplina dell'ammortamento dei fabbricati adibiti ad immobili strumentali nell'esercizio di una attività produttiva. Emerge l'esigenza di apprestare un rimedio all'impianto sotteso al decreto Bersani-Visco, errato in quanto fondato su un'analisi non corretta del quadro informativo. Tale osservazione rinvia all'erronea impostazione della manovra di finanza pubblica in generale, che determina effetti depressivi per il sistema economico, come dimostrato anche dai dati degli ultimi tre mesi sull'andamento delle entrate tributarie.


Le proposte preannunciate sono volte a confermare l'esenzione fiscale per i fabbricati ad uso abitativo o anche destinati ad uso diverso, nonché il mantenimento del regime IVA previsto sulle operazioni immobiliari effettuate entro l'arco di un quinquennio nella prospettiva di incentivare gli investimenti per le ristrutturazioni edilizie. Avete dato risorse alle SIIQ, che ho prima citato, perché lì naturalmente si tratta degli amici degli amici (quella storia la tireremo fuori quando sarà il momento opportuno), ma non fate nulla per la cedolare secca, per gli affitti, che pure erano un impegno elettorale del vice presidente del Consiglio Rutelli.


Come non fate nulla per favorire il recupero del patrimonio edilizio di interi immobili, mentre la misura agevolativa per le singole unità immobiliari è stata più volte prorogata nel corso degli anni in favore delle persone fisiche, perfino nell'ultima finanziaria. La detrazione non è stata prevista anche per gli interventi di restauro e di ristrutturazione edilizia eseguiti da imprese di costruzione o da cooperative edilizie. Non fate nulla per estendere il particolare regime agevolativo previsto per l'imposta di registro, le imposte ipotecarie e catastali anche alle cessioni di immobili e piani urbanistici particolareggiati dirette ad attuare programmi di edilizia residenziale, a condizione che sia presente una quota di edilizia convenzionata con le Amministrazioni comunali.
Tale proposta rappresenta un idoneo sostegno alle fasce sociali con basso reddito, che non possono procedere all'acquisto di abitazioni ai prezzi di mercato per la bolla immobiliare, ponendo attenzione soprattutto ai giovani, alle giovani coppie, alle aree di più forte disagio, alle aree metropolitane.


Assistiamo al paradosso che nei giorni scorsi approvate in Commissione finanze l'atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per il triennio 2007-2009 e alcuni rappresentanti della stessa maggioranza scrivono al Presidente del Consiglio per lamentare la scarsa attenzione al problema degli studi di settore. Gli studi di settore sono stati posti all'attenzione del Parlamento per iniziativa dell'opposizione, che ha presentata una mozione di indirizzo.


Ribadisco, quindi, le osservazioni critiche già formulate sulla circostanza che nell'adozione delle tabelle di corrispondenza siano stati privilegiati criteri eccessivamente astratti, che non tenevano adeguato conto della realtà delle colture praticate, mentre sarebbe stata preferibile una proroga al 2008 delle disposizioni.


Registro criticamente, signor Presidente, l'atteggiamento negativo della maggioranza e del Governo sugli emendamenti presentati dalla mia parte politica (ma anche dall'intera opposizione), che miravano a correggere e migliorare le misure fiscali introdotte dal Governo nell'ottica di favorire i nuclei familiari e i ceti socialmente più deboli. In tale direzione andavano infatti le proposte relative alle agevolazioni per l'edilizia residenziale convenzionata, alla reintroduzione della detrazione di imposta del 36 per cento per le ristrutturazioni di interi fabbricati abitativi, alla proroga degli effetti fiscali della revisione del catasto agricolo, ribadendo sul totale punto di vista l'urgenza del problema degli accessi a pagamento dei fondi agricoli sulle strade di competenza dell'ANAS, che deve essere definita in questo provvedimento con un intervento legislativo.


Ribadisco le ragioni che militano a favore di un iter veloce, dal momento che il disegno di legge in esame introduce norme che correggono errori fatti dal Governo e da questa maggioranza; misure approvate con un eccesso di precipitazione.


Il Governo, signor Presidente, è distante dai problemi del Paese. Come si fa a dire, come ha fatto il vice ministro Visco, che l'introduzione del principio del contrasto di interesse è «una balla colossale»? Porteremo all'infinito questa cosa. Un contrasto di interesse che viene praticato negli Stati Uniti d'America, che vengono presi a modello in tutto il mondo come sistema fiscale efficiente, viene definito «una balla colossale».
Come si fa a non comprendere che la questione degli studi di settore sta creando grande preoccupazione tra gli operatori economici? Quelle modifiche devono essere introdotte in questo provvedimento se vogliamo dare esecuzione all'atto di indirizzo approvato martedì scorso. Come si fa a non comprendere che ieri la riunione è andata «a buca»? L'incontro tra il vice ministro Visco e le categorie non ha prodotto nulla e quindi voi state producendo illusioni della stessa componente della maggioranza, che stanno insistendo per ulteriori modifiche.
Quindi, siamo favorevoli all'ipotesi di consentire il pagamento delle imposte con un allungamento dei termini, senza l'applicazione delle maggiorazioni previste per tutti i soggetti ricompresi nell'area di operatività degli studi di settore. Tuttavia, lamento il mancato ricorso, da parte del Governo, a quel metodo doveroso della concertazione nell'opera di revisione di questo strumento. Non vorrei che le categorie venissero ingannate ulteriormente.
In tal senso, il Governo sembra avere ripudiato quel criterio che era stato adottato nella precedente legislatura, diretto a privilegiare un maggiore coinvolgimento delle associazioni di categoria nell'elaborazione del sistema di accertamento dei redditi. C'è il rischio, infatti, che questa nuova disciplina possa dar luogo ad un aumento delle attività di verifica per effetto degli indici di coerenza e di normalità economica che avete introdotto e che appaiono eccessivamente oscillanti, tant'è che oltre il 50 per cento supera quello che voi avete prodotto.
Tutto ciò richiede scelte precise già in questo provvedimento su punti qualificanti, in particolare la irretroattività delle norme fiscali soprattutto per gli studi di settore, una piena aderenza allo Statuto del contribuente, che viene ulteriormente violato in questa norma che riguarda l'IRAP, una rimodulazione delle scadenze fiscali, e quindi delle scadenze degli operatori, la sperimentatività degli stessi indici, il recupero della concertazione.


Signor Presidente, concludo il mio intervento sottolineando che è il momento di passare dalle parole ai fatti, perché finora sono state dette troppe parole e sono stati praticati pochi fatti.

26 giugno 2007 - Intervento su  mozioni nn. 110 (testo 2) (procedimento abbreviato, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento), 114 e 117 sugli studi di settore

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi, al quale però desidero chiedere, dal momento che dovrò sospendere la seduta alle ore 13 per la convocazione della Conferenza dei Capigruppo, se ritiene di poter contenere il suo intervento o se invece preferisce intervenire nel pomeriggio per avere tutto il tempo a disposizione. EUFEMI (UDC). Signor Presidente, mi era stato detto che non c'erano problemi di tempo e che saremmo potuti andare avanti con i lavori parlamentari oltre le ore 13. Credo comunque di poter restare nei tempi e semmai di sforare di un minuto.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il senatore Eufemi.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole sottosegretario Lettieri, non vorrei che questo dibattito fosse un'anticipazione del DPEF, anche per le cose dette dall'onorevole Polledri, e soprattutto non auspico un «modello Veltroni» che è fatto, per esempio, di poca ICI in meno e di tanta addizionale IRPEF in più. Questo per chiarirci subito le idee.

Oggi, per iniziativa dell'opposizione, è posto all'attenzione del Parlamento il problema degli studi di settore. Una questione che come UDC avevamo costantemente richiamato in ogni occasione parlamentare: nella finanziaria 2007, nei ripetuti interventi correttivi Bersani-Visco, sul provvedimento desaparecido sugli ammortamenti per i beni immobili e per l'IVA auto e, più recentemente, sull'atto di indirizzo per gli obiettivi triennali di politica fiscale. Avevamo posto l'esigenza di intervenire rispetto a scelte dissennata operate da questo Governo. Ma il Governo è rimasto sordo agli appelli, un poco tardivi anche della sua maggioranza. Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Avevamo sottolineato con forza l'assurdità di quelle scelte ed era di tutta evidenza che il vice ministro Visco aveva imboccato una strada sbagliata e pericolosa.

Quanto sta accadendo è la chiara dimostrazione della distanza abissale, incolmabile tra questo Governo e il mondo delle imprese.

C'è una prima questione: il Governo, che proclama il metodo della concertazione, ne ha travolto ogni significato con un'interpretazione unilaterale rispetto al protocollo d'intesa del 14 dicembre scorso, ripudiando tale criterio, senza alcun coinvolgimento delle associazioni di categoria nell'approfondimento e nell'elaborazione del sistema di accertamento diretto.

Gli studi di settore introdotti nell'ordinamento già nel 1993 solo nel 1998 (ministro delle finanze Visco) tale strumento di accertamento induttivo ha avuto una disciplina, con la quale sono stati conferiti all'amministrazione finanziaria poteri di determinazione dei redditi e dei ricavi su indici presuntivi, prescindendo quindi dalle risultanze delle scritture contabili cui sono tenuti i soggetti di imposta che esercitano attività di impresa o libero-professionale. Oggi ciò consente all'amministrazione finanziaria, nei confronti di soggetti che mantengono le loro dichiarazioni di reddito entro i parametri degli studi di settore, di poter accertare ricavi o redditi. I limiti obiettivi degli studi di settore sono stati nel tempo ritenuti inadeguati in relazione all'impossibilità di poter predeterminare concreti parametri reddituali, che corrispondano alle obiettive realizzazioni del reddito, in relazione a varianti che attengono al settore di attività e all'ubicazione geografica dell'azienda e anche all'ammontare del PIL della zona geografica in cui opera il contribuente. E proprio per questi motivi che gli accertamenti basati sugli studi di settore non hanno avuto ampia applicazione, tenuto conto del constatato negativo impatto che gli accertamenti del genere hanno avuto davanti ai giudici tributari che hanno in gran parte annullato gli atti di accertamento degli uffici basati su tali indici.

Tornato il professor Visco da vice ministro alla direzione della politica fiscale, si è affrettato tra l'altro a rivitalizzare gli studi di settore per farne un oppressivo strumento nei confronti dei contribuenti lavoratori autonomi, a parte la generale critica di fondo che riguarda la proposta di applicare anche ai redditi dichiarati nello scorso 2006 i parametri degli studi di settore determinati nel 2007, disattendendo platealmente i criteri generali dello statuto del contribuente, che sancisce l'irretroattività delle disposizioni tributarie. Inoltre tali studi sono stati predisposti senza alcuna intesa o collaborazione con le associazioni di categoria. Ma è stato lo stesso professor Visco a dare la misura dell'inattendibilità degli studi di settore predisposti per il 2007 quando il suo stesso ufficio studi fa sapere che solo il 53,8 per cento dei lavoratori autonomi è entro i limiti dei criteri previsti di redditi presuntivi. È ben evidente che quando si è di fronte a tali macroscopiche differenze non si può agire con la minaccia degli accertamenti che, di fatto, sarebbero impossibili. Infatti si tratterebbe di verificare più di 3 milioni di contribuenti a fronte di una capacità operativa di tutta l'amministrazione finanziaria (civile e militare) che non supera la soglia dei 100.000 controlli sostanziali annui.

Siamo di fronte ad un caso di «grida manzoniana» e questo il professor Visco lo sa perché diversamente avremmo non il paventato sciopero fiscale, di cui qualcuno imprudentemente ha parlato, ma una giusta e civile disobbedienza civile da parte di quei cittadini che non possono essere chiamati a pagare imposte che non rappresentano la realtà reddituale di ogni singolo contribuente in ossequio all'articolo 53 della Costituzione. Ma di questo non c'è traccia della lezioncina, come prima ho detto, del professor Cipolletta, che si dedica alla politica economica più di quanto non faccia per illuminare il Paese verso il miglioramento della efficienza del trasporto ferroviario italiano, di cui ha assunto la responsabilità attraverso decisione di questo Governo. Gli indicatori sono stati stabiliti in maniera frettolosa, approssimativa, direi rozza. Questa vicenda fa il paio con quanto accaduto con il catasto terreni, dove sono stati registrati clamorosi errori che hanno comportato anomalie grossolane nella classificazione della qualità delle colture. Voi, in base a quel modello, state procedendo alla catastizzazione dei ricavi! Volete utilizzare uno strumento «di massa» che non è in grado di rappresentare in modo compiuto l'attività economica di ogni singolo contribuente perché non tiene conto di elementi contingenti relativi all'ubicazione dell'impresa e alla validità del contesto economico e sociale. Anziché individuare strumenti veramente selettivi di equità fiscale, che richiederebbero un forte impegno nel contrasto della concorrenza sleale, nella contraffazione, nel lavoro sommerso e nell'evasione fiscale, puntate a uno strumento di facile prelievo fiscale (un bancomat, appunto) senza colpire la reale evasione.

La lotta all'evasione fiscale è per voi soltanto un facile slogan, mentre da parte nostra sarebbe auspicabile una riforma di grande impatto sui comportamenti dei contribuenti, che affermi in modo esplicito il principio del contrasto di interesse tra i vari soggetti di imposta. Ma come si fa a sostenere che tale principio è una «balla colossale», come ha affermato il vice ministro Visco, che evidentemente è fuori dalla realtà? La lotta all'evasione deve essere condotta nel rispetto dei principi di civiltà giuridica e fiscale. Come si fa a inserire questo meccanismo posticcio, mutuato da esperienze straniere, senza una revisione radicale dell'intero sistema, in grado di recepire quei meccanismi nell'ambito di un'architettura fiscale coerente e organica? Una vera razionalizzazione del sistema e una sua semplificazione passano non attraverso l'inasprimento fiscale, che ha finito per colpire i contribuenti onesti, ma attraverso un'attività di accertamento più efficace. Il sistema italiano è ben diverso; in altri sistemi il conflitto di interesse tra cittadini e fisco viene risolto attraverso un ampio riconoscimento della deducibilità delle spese dal reddito disponibile.

L'introduzione del conflitto di interesse diviene base di solidarietà fiscale, andando nella direzione opposta a quella praticata da Visco, dunque, non al restringimento di spese fiscalmente deducibili, ma a favore di un più generoso riconoscimento di queste ultime. Anche nei giorni scorsi il Ministro dell'economia e delle finanze, alla festa nazionale del Corpo della Guardia di finanza, si è lasciato andare a giudizi demagogici. Non prende atto di avere prodotto provvedimenti legislativi sbagliati, in una confusione normativa e in un contesto di politica fiscale che hanno avuto negative ripercussioni sui sistema delle piccole e medie imprese, di quelle artigiane e di quelle commerciali, che hanno visto aggravarsi non solo i conti fiscali veri e propri ma i costi di gestione del sistema tributario di impresa. Ha voluto presentare una società dei contribuenti italiani come evasori, trasformandoli in intermediari e ausiliari del fisco. Come non vedere i rischi che la nuova disciplina produce, tra cui un aumento delle attività di verifica per effetto degli indici di coerenza e di normalità economica introdotti, che appaiono eccessivamente oscillanti? Volete dare validità a ciò che non è valido perché la maggior parte delle piccole e medie imprese sta fuori dai paramenti stabiliti unilateralmente e che sono privi di validità statistica. Vi è poi un'altra questione di straordinario rilievo: la violazione di princìpi fondamentali relativi alla irretroattività delle norme fiscali, che stanno alla base dello statuto per il contribuente. Mi domando se il Governo abbia letto attentamente la relazione della Corte dei conti sulla gestione delle amministrazioni pubbliche, appena trasmessa alla Commissione finanze; se abbia letto accuratamente le relazioni del Garante per il contribuente, figura istituita in tutte le Regioni d'Italia; se abbia visto le violazioni che riguardano appunto l'eccessiva pressione legislativa sia nei livelli, in nuovi e pesanti adempimenti, sia nell'applicazione retroattiva delle disposizioni.

Questi nuovi studi di settore rischiano di innescare accertamenti o presunzioni di colpevolezza che rievocano la minimum tax. Sono appunto una minimum tax mascherata. L'imposta minima, infatti, prescinde dal principio della tassazione del reddito prodotto per rifarsi al concetto di reddito "normale", stabilito dall'amministrazione finanziaria. Si realizza così un sistema di imposizione di reddito normale, che consentirebbe un appiattimento per i soggetti che si trovassero oltre la soglia minima richiesta. Vi è l'abbandono del principio di accertamento basato sulle scritture contabili obbligatorie, una rottura rispetto ai princìpi di contabilità, una lesione dei princìpi costituzionali, in quanto rappresenterebbe una deroga rispetto alla tassazione del reddito prodotto e un riconoscimento all'amministrazione finanziaria di effettuare accertamenti. Occorre ripristinare il valore probatorio della contabilità ordinaria, che non viene rispettato.

Ecco perché vogliamo una moratoria. Vogliamo il ripristino del metodo della concertazione. Vogliamo che si ritorni al protocollo di intesa di dicembre. Si elimini la retroattività per il 2006, si ritorni al valore sperimentale degli studi di settore, si ripristini un clima di fiducia tra fisco e contribuente, tra amministrazione finanziaria e categorie. Le inefficienze dell'amministrazione non possono essere scaricate né sulle categorie produttive né sulle categorie professionali. Avete cambiato le regole del gioco a partita in corso. Vogliamo una revisione complessiva del sistema che realizzi un'autentica semplificazione fiscale, indispensabile per creare un nuovo clima di solidarietà, perché voi state mortificando le imprese e comprimete le possibilità di crescita e di sviluppo economico. Avete rinunciato a governare e a ridurre la spesa pubblica e compensate queste vostre incapacità aumentando la tassazione dell'impresa produttiva. Avete preferito minacciare piuttosto che avanzare proposte serie ed efficaci, come l'esclusione, per esempio, per le imprese che lavorano in conto terzi visto che sono nell'impossibilità di sottrarsi al fisco. Nella mozione di maggioranza vi è solo una difesa pasticciata dell'azione di Governo; sono evidenti tutte le contraddizioni della coalizione, l'incapacità di formulare proposte serie; vi muovete dentro regole che non sono né certe né eque. Vi è mancato il coraggio di affrontare la questione per il verso giusto, che era quello, per esempio, del change over dell'euro. Quella era la strada per affrontare lo spostamento di ricchezza, ma non ne avete avuto il coraggio perché si sarebbe risalito alle vostre pesanti responsabilità sul valore del concambio. Vi è soprattutto la contraddizione tra statuto del contribuente e efficacia retroattativa degli studi di settore che non viene rimossa. Non vorremo, Presidente, che alla fine di tutto questo disattento dibattito, rispetto a una questione invece importante, l'unico beneficiario di questa mozione fosse ancora una volta il Trentino Alto Adige con i riferimenti non alle aree marginali del Paese, ma al voto marginale del Senato. (Applausi dei senatori Polledri e Baldassari). Questa vicenda degli studi di settore è il fallimento della politica fiscale del Governo.

Presidente, voglio sottolineare soltanto una cosa. In quel provvedimento desaparecido, cui facevo riferimento prima, c'era un ordine del giorno della stessa maggioranza o di parti della maggioranza (quella che scrive le lettere sui giornali perché non ha il coraggio di assumere posizioni concrete in quest'Aula) in cui si chiedevano cose certamente diverse. Si diceva, per esempio, di riaprire immediatamente il dialogo costruttivo con le categorie economiche, di stabilire che gli indici di normalità economica introdotti con gli studi di settore non fossero applicabili all'esercizio 2006 e avessero valore sperimentale. Queste sono le cose che scrivono su un documento rispetto ad altre cose che invece vengono poi prese in esame nella mozione della maggioranza. Questa è la contraddizione. Non vorrei che invece di andare verso il partito democratico si andasse verso la doppiezza togliattiano. Presidente, concludo questo mio intervento rappresentando solo degli auspici, perché non mi faccio illusioni rispetto alla capacità di questa maggioranza di affrontare e realizzare obiettivi seri di politica tributaria e di lotta all'evasione, che passano però e soprattutto attraverso un nuovo Governo e un nuovo Ministro dell'economia e delle finanze. (Applausi dei senatori Polledri e Baldassarri e dal Gruppo FI).

 PRESIDENTE. Data l'ora, rinvio il seguito della discussione delle mozioni in titolo ad altra seduta.

7 giugno 2007 - Intervento in 6a Commissione sulle norme fiscali per l'ammortamento degli immobili ed in materia di rimborsi IVA per le automobili
 
Presidenza del Presidente
BENVENUTO 
Si riprende l’esame sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
     
            Il senatore
EUFEMI (UDC) concorda, come già a suo tempo espresso, con le ragioni che militano a favore di un iter veloce, dal momento che il disegno di legge introduce norme dirette a porre rimedio rispetto a una serie di misure approvate dal Parlamento con eccessiva precipitazione. Auspica che l’esame del provvedimento possa essere iscritto all’ordine del giorno dei lavori dell’Assemblea in tempi ragionevolmente brevi, pur dichiarandosi scettico sulla possibilità di avviare subito l’esame in Aula. Occorre comunque salvaguardare in ogni caso il principio di certezza del diritto in campo tributario.
            Dopo aver chiarito che le osservazioni all’indirizzo della senatrice Thaler Ausserhofer svolte nell’odierna seduta antimeridiana non avevano alcuna motivazione di carattere personale, trattandosi invece di valutazioni di natura eminentemente politica, conclude il proprio intervento osservando, anche a nome degli altri Gruppi di opposizione, che le sedute convocate per la giornata di giovedì dovrebbero essere destinate allo svolgimento di procedure informative e non, salvo casi di particolare necessità e urgenza, come per i decreti-legge o i provvedimenti dei quali è imminente l’inizio dell’esame da parte dell’Assemblea, all’attività legislativa.
 
La senatrice
THALER AUSSERHOFER (Aut) condivide la decisione di concludere l’esame del provvedimento entro la giornata di oggi, tenendo conto delle varie disposizioni che prevedono scadenze in materia fiscale. In riferimento alle considerazioni del senatore Eufemi, fa presente che anche il suo intervento di replica nella precedente seduta antimeridiana era ispirato a valutazioni di tipo politico e non personale.
 
 Nel dichiarare il voto di astensione della propria parte politica, il senatore
EUFEMI (UDC) pone in rilievo la tempestività dello strumento di indirizzo su una materia come gli studi di settore, che sta creando grande preoccupazione tra gli operatori economici; in linea di massima, è favorevole all’ipotesi di consentire il pagamento delle imposte entro il 9 luglio, senza l’applicazione della maggiorazione prevista, per tutti i soggetti ricompresi nell’area di operatività degli studi di settore. Tuttavia, lamenta il mancato ricorso, da parte del Governo, a un doveroso metodo di concertazione nell’opera di revisione del predetto strumento. In tal senso, infatti, l’attuale Esecutivo sembra aver ripudiato il criterio adottato nella precedente legislatura, diretto a privilegiare un maggiore coinvolgimento delle associazioni di categoria nell’elaborazione del sistema di accertamento dei redditi. Paventa, infatti, il rischio che con la nuova disciplina sugli studi di settore si possa dar luogo ad un aumento delle attività di verifica, per effetto degli indici di coerenza e di normalità economica introdotti, i quali appaiono, a suo avviso, eccessivamente oscillanti.
Riferendosi ad una documentazione integrativa consegnata dalla senatrice Thaler Ausserhofer a corredo del suo intervento svolto in Assemblea nella seduta di ieri, evidenzia che l’esemplificazione in essa offerta dimostri ampiamente l’erroneità della politica fiscale del Governo, che accolla alle piccole e medie imprese un carico impositivo insostenibile.
Per quanto attiene all’attuazione delle misure fiscali introdotte dal Parlamento, commenta negativamente la prassi applicativa dell’autorità amministrativa, che dà luogo a frequenti ipotesi di difformità.
 
 Il senatore
EUFEMI (UDC) preannuncia la propria astensione sul conferimento del mandato al relatore e ribadisce che il disegno di legge è stato appesantito con l’inserimento di misure non essenziali, trascurando questioni di maggiore importanza, tra le quali segnala le agevolazioni per l’edilizia residenziale convenzionata, la reintroduzione della detrazione di imposta del 36 per cento per le ristrutturazioni di interi fabbricati abitativi, la proroga degli effetti fiscali della revisione del catasto agricolo, ribadendo, sotto tale punto di vista, l'urgenza del problema degli accessi a pagamento dei fondi agricoli sulle strade di competenza dell'ANAS.

7 giugno 2007 - Intervento su norme fiscali per l'ammortamento degli immobili ed in materia di rimborsi IVA per le automobili (Seguito dell'esame e rinvio)

Si riprende l’esame sospeso nella seduta antimeridiana di ieri.

Il presidente relatore BENVENUTO (Ulivo) invita i presentatori dell’emendamento 2.0.26 (testo 2) a riformularlo tenendo conto del parere espresso dalla Commissione bilancio.

La senatrice THALER AUSSERHOFER (Aut) dà quindi per illustrata una riformulazione dell’emendamento 2.0.26 (testo 3), sulla quale il RELATORE e il GOVERNO esprimono parere favorevole.

Si passa alla votazione di tale emendamento.

Per dichiarare il voto contrario della propria parte politica, interviene quindi il senatore EUFEMI (UDC), a giudizio del quale, pur nel doveroso rispetto delle funzioni istituzionali del parlamento, vi sono limiti alla conduzione dell’azione politica che non possono essere assolutamente superati. Infatti, suscita notevoli perplessità la decisione di ritenere ammissibile l’emendamento in votazione: osserva in proposito che il suo contenuto è assolutamente estraneo alla materia sulla quale interviene il disegno di legge, né è ad esso altrimenti riconducibile.

A suo parere, la questione dell’ammissibilità della predetta proposta dovrebbe essere riconsiderata in senso negativo. Esprime comunque convinto apprezzamento per l’intervento svolto dalla proponente nel corso della discussione in Assemblea sugli atti di indirizzo relativi alla vicenda Visco-Guardia di finanza, per il tenore critico delle riflessioni operate sulla politica fiscale del Governo.

Registra quindi criticamente l’atteggiamento negativo della maggioranza e del Governo sugli emendamenti presentati dalla propria parte politica, che miravano a correggere e migliorare le misure fiscali introdotte dal Governo nell’ottica di favorire i nuclei familiari e i ceti socialmente deboli. In tale direzione andavano infatti le proposte relative alle agevolazioni per l’edilizia residenziale convenzionata, alla reintroduzione della detrazione di imposta del 36 per cento per le ristrutturazioni di interi fabbricati abitativi, alla proroga degli effetti fiscali della revisione del catasto agricolo, ribadendo, sotto tale punto di vista, l'urgenza del problema degli accessi a pagamento dei fondi agricoli sulle strade di competenza dell'ANAS.

Formula un giudizio fortemente negativo sulla condotta dei rappresentanti della maggioranza e del Governo in occasione del dibattito politico svoltosi ieri in Assemblea e notevoli sono anche le perplessità suscitate dalla presentazione dell'emendamento che rappresenta, a suo avviso, un’indebita prosecuzione delle inaccettabili trattative politiche intervenute durante la seduta di ieri del Senato per ottenere il voto favorevole dei senatori della SVP e della senatrice Thaler Ausserhofer, in particolare. Pur nella consapevolezza che sono state legittimamente effettuate numerose audizioni sulla problematica dell’esenzione contributiva prevista dal comma 188 dell’articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, ribadisce i rilievi critici già espressi in merito all’estraneità dell’emendamento 2.0.26 (testo 3) rispetto al titolo del disegno di legge. Cita poi, a titolo di esempio negativo, le notizie riportate dalle agenzie di stampa sugli atteggiamenti tenuti dai rappresentanti del Gruppo SVP.

Rivolge quindi l’invito al rappresentante del Governo a precisare se ritiene giusto e ammissibile inserire nel provvedimento anche la proposta emendativa in questione. Anziché occuparsi dell’esonero dagli obblighi contributivi per talune categorie di lavoratori dello spettacolo, rimarca che con il disegno di legge in titolo avrebbero dovuto essere affrontate e risolte questioni ben più urgenti e vitali per l’economia italiana. Conclude il proprio intervento esprimendo forti preoccupazioni sugli effetti negativi che l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea determinerà sul costo del denaro in particolare per i nuclei familiari con reddito basso.

6 giugno 2007 - Intervento sulla rimozione del Comandante Generale della Guardia di Finanza

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, signor Ministro, ella è chiamato ad un compito impossibile perché non può difendere l'indifendibile, e il Presidente del Consiglio si è sottratto alle sue responsabilità anche in base all'articolo 95 della Costituzione, trattandosi di un preciso atto di governo collegiale. Non ci ha convinto, signor Ministro, con i suoi errori gravissimi; non ci hanno convinto le sue scelte all'atto della formazione del Governo allorquando ha ceduto alle pressioni della sua maggioranza abdicando alle sue funzioni e delegando illegittimamente le stesse funzioni stabilite dalla normativa sull'ordinamento del Corpo, la legge n. 189 del 1959 e i provvedimenti Bassanini del 2001. Tutto ciò avevamo puntualmente motivato fin dalla sua prima audizione il 20 luglio 2006. Non ci ha convinto quando ha chiesto immotivatamente le dimissioni giustamente rifiutate dal generale Speciale, per poi procedere al deprecabile atto di defenestrazione, perché di questo si tratta. Avete considerato il Corpo della Guardia di finanza come un qualsiasi apparato in cui applicare lo spoils system; ipotesi smentita stamani perfino dallo stesso Bassanini. Non ci ha convinto la procedura seguita attraverso una riunione di maggioranza, demandando al Presidente del Consiglio di esaminare la soluzione utile ad evitare posizioni e comportamenti non unitari della stessa maggioranza, cui è seguito un Consiglio dei ministri straordinario, che ha portato al ritiro temporaneo delle deleghe e alla rimozione del generale Speciale.

Il rifiuto delle dimissioni è stato una risposta di fierezza, un atto di dignità, che solo un soldato può dare; quella dignità che non appartiene né a questo Governo, né al Vice ministro. È stata evocata, onorevole Ministro, la vicenda Telecom dagli appartenenti alla sua maggioranza.

È bene fare chiarezza: la vicenda Telecom - lo dice chi non l'ha mai strumentalizzata - è stata un disastro economico-finanziario; c'è stata una tangente di 34 miliardi legalizzata attraverso i facilitatori. Se è stato tutto regolare, perché si utilizzò un percorso oscuro attraverso Cipro, Atene e Nicosia, canali oscuri, con una perdita per lo Stato di 886 miliardi di allora? Non ci convince questa provocatoria soluzione che smentisce le certezze e le assicurazioni fornite alla Camera dei deputati dal ministro Chiti rispetto a comportamenti che giovedì ha definito ineccepibili e coerenti; paradosso.

La presenza al Governo del vice ministro Visco è ormai incompatibile con le gravi decisioni assunte, di cui portate per intero le responsabilità. Peraltro, il Vice ministro non è nuovo a iniziative del genere. Infatti, nel periodo 1996-2001 rimosse il direttore generale dei Monopoli di Stato dopo avergli proposto la nomina a magistrato amministrativo e trasferì ad altro incarico un dirigente generale della stessa amministrazione, colpevoli soltanto di avere segnalato alla Guardia di finanza ipotesi di ingente evasione fiscale perpetrata da una multinazionale del tabacco.

La Guardia di finanza operò correttamente, venendo a capo della segnalata ingente evasione per oltre 25 miliardi di euro, e tale evasione fu quindi confermata da una sentenza della sezione tributaria della suprema corte di cassazione del 2002. Anche in quella occasione emersero collusioni tra politica e affari; gli stessi pericolosi legami che hanno portato alla vicenda di Milano. Noi vogliamo chiarezza rispetto a questa inquietante e pericolosa vicenda. Non è un rito inutile questo dibattito, come sostiene il presidente del Consiglio Prodi, che si è sottratto pavidamente al confronto rispetto a una deliberazione che compete al Governo nella sua collegialità. Non avete provveduto a un bel niente; la questione è aperta nella sua complessità e gravità, perché al ritiro temporaneo delle deleghe avete provveduto con una ritorsione. Avremmo chiesto conto a Prodi delle rassicuranti risposte fornite in Aula alla Camera dei deputati il 26 luglio 2006, nelle quali dichiarò che si trattava di normali avvicendamenti disposti dai vertici del Corpo. Se erano normali avvicendamenti perché rimuovete il comandante generale e ritirate la delega al Vice ministro? Al di là di quanto si cerca di fare apparire l'onorevole Visco come vittima della sua azione repressiva della evasione fiscale, la operazione di controllo sulla Guardia di finanza è in effetti quella di colpirne l'autonomia, in modo che in avvenire non possano essere prese iniziative non gradite al Governo.

Non c'è stato un solo atto del Governo che abbia rilevato il comportamento asimmetrico della Guardia di finanza rispetto agli obiettivi di contrasto alla evasione fiscale. Non c'è stata una sola occasione parlamentare in cui abbiate manifestato una non coerente azione del Corpo rispetto agli obiettivi del Governo. II vice ministro Visco nell'audizione recente, del 15 marzo scorso, in occasione dell'atto di indirizzo sulle linee di politica tributaria, non ha espresso mai alcun motivo di insoddisfazione tale da giustificare e motivare appunto un così grave atto, come è la sostituzione del comandante generale senza valida e plausibile motivazione. Tutto ciò fa cadere come un castello di sabbia le vostre argomentazioni.

Allora i motivi sono altri e risiedono nella rivendicata autonomia del Comandante generale rispetto a indebite pressioni sui trasferimenti milanesi che riguardano inchieste sensibili per il partito dello stesso Vice ministro. Volevate mandare via chi con professionalità conduceva le indagini Unipol; volevate una esemplare decapitazione del pool investigativo con un attacco pesante al benemerito corpo della Guardia di finanza, le cui rappresentanze hanno espresso incondizionata solidarietà al generale Speciale per il formale e sostanziale rispetto delle regole sempre seguite. Le vostre decisioni e i vostri atti sono pericolosi per le istituzioni democratiche del Paese.

Le vostre scelte dimostrano la faziosità della vostra azione di Governo rispetto agli interessi generali del Paese. Noi chiediamo allora che il vice ministro Visco sia allontanato dal Governo anche per evitare pericolose ritorsioni nei confronti di militari della Guardia di finanza, che hanno in ogni occasione espresso solidarietà al loro Comandante Generale cui riconfermiamo la nostra stima e fiducia ancora.

Riteniamo che il ritiro delle deleghe debba essere definitivo. Non possono essere ritrasferite tra una settimana; non si possono fare giochetti sul corpo delle istituzioni. La situazione richiede un atto di responsabilità più profondo di quello delle dimissioni di Visco. Anzi, meglio sarebbe le dimissioni dell'interno Governo, trattandosi di un atto di enorme gravità che investe l'intero Esecutivo; tutto ciò per il bene del Paese. (Applausi dal Gruppo UDC e dei senatori Amato e Baldassarri. Congratulazioni).

6 giugno 2007 - Intervento in Senato sull'informazione fornita dal TG1 sul Festival dell'Economia di Trento

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, desidero sollevare una questione di una certa gravità, relativamente a quanto avvenuto domenica scorsa a Trento, in occasione del Festival dell'Economia, che prevedeva la partecipazione del Presidente del Consiglio. Ora, è a tutti noto cosa è accaduto in quell'occasione, ma non perché la televisione pubblica abbia riportato la notizia; la notizia è nota perché l'hanno riferita altre televisioni, certamente più libere.

Il Presidente del Consiglio è stato vivacemente, ma civilmente, contestato da una rappresentanza dei movimenti di Vicenza per la vicenda dell'allargamento della base USA. Ora, la protesta della cittadina di Vicenza, rappresentata appunto in quei movimenti, non è stata trasmessa dal TG1 in real audio, come avrebbe dovuto essere, ma attraverso un'informazione manipolata tipica dell'attuale direttore del TG1, il quale dimentica di quando era giornalista della carta stampata, cambiando ruolo e diventando un giornalista double face. Io ritengo che il ruolo del servizio pubblico sia quello di assicurare un'informazione corretta e trasparente e non un'informazione manipolata. Tutto ciò è molto grave.

Signor Presidente, noi chiediamo un suo intervento affinché il direttore del TG1 sia più rispettoso della verità e realizzi un'informazione corretta. Ciò è necessario soprattutto nel momento in cui il Presidente del Consiglio, in giro per l'Italia, diventa oggetto di contestazioni e non vorremmo, al riguardo, avere un'informazione diversa dalla realtà dei fatti. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e del senatore Baldassarri).

5 giugno 2007 - Intervento in commissione FINANZE E TESORO (6ª) su destituzione generale Speciale

 

Presidenza del Presidente BENVENUTO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Lettieri.

 

Interviene il senatore EUFEMI (UDC) il quale, dopo aver rilevato la lentezza dell'iter del disegno di legge n. 1485, anche in conseguenza della mancata conclusione in sede consultiva dei lavori della Commissione bilancio, lamenta il rinvio dell'esame delle risoluzioni presentate a conclusione dell’esame dell’affare assegnato concernente l'atto di indirizzo sugli sviluppi della politica fiscale predisposto dal vice ministro Visco (Doc. CII, n. 1).

A suo parere la decisione del Consiglio dei ministri di destituire il Comandante generale della Guardia di finanza costituisce un atto di estrema gravità ed esprime quindi piena solidarietà al generale di corpo d’armata Roberto Speciale. Ricorda inoltre che il vice ministro Visco, da ultimo nel corso dell'audizione svolta sul documento citato, non ha mai espresso pubblicamente alcun elemento di critica o di rilievo nei confronti del Comandante generale, né tanto meno offerto valutazioni problematiche del rapporto tra l'organo politico e il vertice della Guardia di finanza. Rileva inoltre che la richiesta avanzata di ottenere un parere del CNEL sull'atto di indirizzo non è stata accolta dalla Presidenza.

30 maggio 2007 - Intervento in Senato sul disegno di legge che modifica l'attribuzione del cognome ai nascituri

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI, indi del vice presidente CAPRILI

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, se c'era un provvedimento per tenere impegnato il Senato nel segno dell'Unione è quello che stiamo discutendo - non a caso è stato presentato da esponenti dell'Ulivo e di Rifondazione - capace di allontanare il dibattito su questioni certo più rilevanti, come la TAV sulla quale ci sono scelte imperative da parte dell'Unione Europea, l'emergenza rifiuti in Campania ben più drammatica, oppure sulla vicenda parlamentare ancora più rilevante Visco-Guardia di finanza - guarda caso - su cui occorrerebbe fare chiarezza al più presto. Se c'è un problema di cui gli italiani e di cui il Paese non hanno bisogno è questo disegno di legge in materia di cognomi.

Il cognome è quella parte del nome di una persona che indica a quale famiglia appartiene. L'uso del cognome si fa risalire all'antica Roma: dopo la caduta dell'Impero romano, ogni persona veniva identificata sulla base del suo nome personale; con la grande crescita demografica tra il X e l'XI secolo divenne complicato distinguere un individuo col solo nome personale e si pose il problema di identificare gli individui appartenenti alla stessa discendenza e nacque il cognome moderno.

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 11,13)

(Segue EUFEMI). Come non ricordare, poi, l'impatto del Concilio di Trento nel 1564, che dette una spinta all'uso dei cognomi con l'obbligo della tenuta dei registri per distinguere le sepolture, i matrimoni, i battesimi, e anche l'obbligo per i parroci di gestire un registro con nome e cognome al fine di evitare matrimoni tra consanguinei per gli effetti che ne potevano derivare?

Purtroppo, questo provvedimento fa parte di un trittico di interventi - che non sono una opera d'arte, ma una mostruosità legislativa - che vanno dai DICO all'eutanasia camuffata da testamento biologico, al cambiamento appunto del cognome e che rappresentano un attacco concentrico alla famiglia. E pensare che questa maggioranza aveva creato un Ministero a tutela della famiglia, quale contraddizione più evidente! Ma di quale famiglia si vuole parlare?

Invece di dare risposte concrete alle famiglie che hanno fatto sentire la loro voce con il Family day, quella straordinaria manifestazione di popolo e di testimonianza dei movimenti laicali-cattolici nella modernità, invece di preoccuparvi della pesante pressione fiscale per le famiglie, di abolire o quantomeno ridurre l'ICI per la prima casa, di dare competitività alle imprese, di offrire servizi che funzionino, di assicurare la puntualità dei treni e degli aerei e di ogni mezzo di trasporto, di determinare efficienza e semplificazione nella pubblica amministrazione, ponete questa questione come prioritaria e centrale per lo sviluppo del Paese.

 

La vostra scelta va, invece, nel senso di distruggere l'istituto familiare in nome di un individualismo imperante ed esasperato. Tutto ciò è un retaggio post-sessantottino che volete affermare in nome di una presunta modernità, di una presunta e falsa idea di progresso, che abbatte le formazioni intermedie e realizza il principio di uguaglianza per altri fini subdoli, intervenendo su una materia complessa come è l'attribuzione del cognome ai figli.

Del resto, è stato ribadito in Commissione che privilegiare il cognome materno significa tradurre sul piano normativo una tendenza culturale tesa a valorizzare il ruolo della donna nella storia familiare. Questo concetto lo abbiamo sentito riecheggiare anche nel corso del dibattito e se prevale il «fai da te» dove finisce l'unità del nucleo? Non è questione irrilevante per i bambini portare il cognome dei genitori anche per collocarli nel sistema delle parentele. Voi, invece, volete l'esaltazione dell'individualismo anziché del gruppo parentale, ed allora è bene essere chiari: dopo 2.000 anni di diritto romano volete scardinare un istituto millenario per inseguire culture estranee alla nostra tradizione, aggiungendo tensioni che già si manifestano, per esempio, quando si tratta di scegliere il solo nome del neonato, se si vuole rispettare la tradizione di ricordare la figura del nonno o della nonna. Fate prevalere l'ordine alfabetico come criterio di scelta in caso di controversia. E perché non prevedete il ricorso al sorteggio, come nell'antica Grecia, con metodo autenticamente democratico!

Poiché siete contro la famiglia intanto cominciate a distruggerla con il cognome. Forse a voi basta solo un numero come quello delle agenzie fiscali. È allora una questione culturale prima ancora che politica. Volete annullare Storia e radici, anticipando i DICO con l'assemblaggio dei singoli.

Combattete a parole la precarietà del lavoro e poi la esaltate con le unioni parafamiliari e nella trasmissione dei cognomi, come con la previsione di dichiarazione congiunta all'atto del matrimonio e poi prevedendo precarietà nelle vicende della vita familiare, mutate le scelte originarie con dichiarazioni revocabili. Guarda caso, strana similitudine con i DICO! Anche lì bastava una raccomandata! L'Unione fa scomparire la famiglia e fa nascere l'unione di individui. C'è anche un aspetto costituzionale che va rilevato: quello delle formazioni intermedie, costituite dai Comuni, dalle famiglie, dalle comunità territoriali e familiari, promosse dai costituenti. Al riguardo va citato l'ordine del giorno Dossetti, che invece voi ricordate a giorni alterni. Tali formazioni vanno bene per sostenere i DICO, ma non vanno bene per i cognomi.

Come ha affermato la Corte, tra i diritti che formano il patrimonio irretrattabile della persona umana l'articolo 2 della Costituzione riconosce e garantisce anche il diritto all'identità personale. Tra i tanti profili, il primo e più immediato elemento che caratterizza l'identità personale è evidentemente il nome, singolarmente enunciato come bene oggetto di autonomo diritto all'articolo 22 della Costituzione, che assume la caratteristica del segno distintivo e identificativo della persona nella sua vita di relazione accanto alla tradizionale funzione del cognome quale segno identificativo della discendenza familiare, e costituisce parte essenziale e irrinunciabile della personalità. Dimenticate il problema dei figli, che per noi sono figli della famiglia, mentre secondo voi sono del singolo o di un solo genitore, distruggendo l'unità del nucleo. Il ministro Bindi dovrebbe dedicarsi a risolvere i problemi delle famiglie, non solo con manifestazioni propagandistiche, ma con interventi seri, e questa è una questione seria. Il cognome è identificativo della famiglia e della discendenza e voi volete risolvere un problema così complesso con questo curioso "mostriciattolo", come lo ha definito acutamente il senatore Massimo Livi Bacci. I genitori avrebbero quattro possibilità: imporre al figlio il cognome del padre, quello della madre o ambedue in ordine padre-madre o madre-padre. Alla terza generazione i poveri fanciulli avranno la bellezza di 32 cognomi, cioè - appunto - una moltiplicazione dei cognomi. II percorso generazionale diventerebbe una gincana onomastica, della quale non si capiscono né il significato né l'utilità, mentre la storia del cognome come identificativo di una famiglia e di una discendenza è di grandissimo interesse sociale. Sarebbe bene far prevalere un minimo di saggezza rispetto a questo pasticcio genetico che alimenta solo confusione.

Vorrei sapere se il senatore Livi Bacci, politico e statistico, condivida ancora questo provvedimento, che pure porta la sua firma, oppure ne ritiri l'adesione. II Parlamento sta predisponendo distrattamente, potremmo dire nel silenzio più assoluto, la modifica di articoli importanti del codice civile relativi al cognome della moglie e dei figli. Si tratta di una rivoluzione di princìpi che hanno una millenaria tradizione, che va al di là dei profili strettamente anagrafici, sconvolgendo - appunto - princìpi secolari.

L'unica questione aperta sembra essere l'ordine precostituito o casuale con cui dovranno apparire entrambi i cognomi dei genitori: questo argomento sembra appassionare molti, ma non certamente coloro che hanno a cuore i veri problemi della famiglia. Desta non poche preoccupazioni il tentativo di innovare radicalmente una tradizione, senza che la problematica relativa sia stata adeguatamente dibattuta e senza neppure che la disciplina in vigore costituisca deroga al principio di parità morale e giuridica fra i coniugi posto dall'articolo 29 della Costituzione, atteso che lo stesso articolo consente limitazioni funzionali all'esigenza di garantire l'unità familiare. È poi così urgente questo tipo di intervento? Non sarebbe più urgente e proficuo che il Parlamento desse priorità ai temi della condizione economica di una larga parte delle famiglie italiane, della devianza minorile, delle provvidenze anche economiche necessarie perché vengano adempiuti i compiti che ai genitori assegna l'articolo 30, comma 1, e che sono ribaditi dall'articolo 31 della stessa Costituzione?

 

Onorevole Presidente, si dovrebbe cercare di recuperare un minimo di sobrietà, di serietà e soprattutto di prudenza e si dovrebbero evitare demagogie. Il padre della corrente nominalistica Roscellino affermava «Nomina sunt consequentia rerum», quasi un "flatus vocis", cioè un soffio della voce: mai, come in questo momento, citazione fu più adeguata. Tutto ciò ci porta ad esprimere un giudizio fortemente negativo sul provvedimento in esame, che consideriamo inutile e che richiede ulteriori approfondimenti in Commissione, auspicando miglioramenti correttivi. Noi rifiutiamo questo ulteriore attacco alla famiglia volto a scardinare un istituto con quel disegno dell'Unione perseguito attraverso un trittico, di cui fa parte anche il provvedimento in esame, che non è certamente un'opera d'arte, ma soltanto un disegno distruttivo. (Applausi dai Gruppi UDC e AN. Congratulazioni).

2 maggio 2007 - Intervento in Aula sul recepimento della direttiva MIFID

Presidenza del presidente MARINI, indi del vice presidente CALDEROLI

Discussione del disegno di legge: (1332) Rideterminazione del termine di delega per il recepimento delle direttive 2002/15/CE, 2004/25/CE e 2004/39/CE (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Delega legislativa per il recepimento delle direttive 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, 2004/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004 e 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, nonché per le disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, di attuazione della direttiva 2002/98/CE

È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, il Gruppo UDC non si è sottratto a un esame celere di un provvedimento che ridetermina i termini di delega per le direttive comunitarie in materia di autotrasporti, di OPA e di mercati degli strumenti finanziari, anche per i contenziosi comunitari in atto. Occorre però domandarsi perché siamo giunti a questo così grave ritardo e perché il Parlamento viene costretto, soprattutto per la direttiva MIFID, ad una nuova proroga dei termini che erano scaduti il 31 gennaio 2007, anche in conseguenza del fatto che la legge comunitaria n. 13, che all'articolo 10 conteneva il recepimento della direttiva, prevedendo anche modifiche alla legge n. 62, è stata pubblicata il 17 febbraio 2007, oltre un mese dopo l'approvazione parlamentare.

Come si può vedere, Presidente, si tratta di un autentico groviglio legislativo che ha finito per determinare prima un grave infortunio, poi un autentico pasticcio, vanificando tutto il lavoro parlamentare. Forse il Ministro per le politiche comunitarie era troppo assorbito dalla funzione e dalle responsabilità del Dicastero per il commercio estero, per poter seguire una materia che richiede attenzione e partecipazione costanti. È lecito allora, da parte nostra, fare chiarezza rispetto a responsabilità che appartengono innanzitutto al Governo, perché il Parlamento ha fatto per intero la propria parte. Non può essere invocato l'alibi della contrapposizione: abbiamo voluto dare continuità alle nostre responsabilità di Governo nell'ambito della materia comunitaria.

PRESIDENTE. La prego, senatore Eufemi.

EUFEMI (UDC). Presidente, è inutile che lei mi solleciti, perché ho alcune cose da dire. La ringrazio, non metta il turbo, perché noi vogliamo svolgere un ruolo di opposizione costruttiva!

Ora con un emendamento della Commissione finanze la proroga viene ulteriormente differita al 30 settembre. Rispetto a tutto ciò, da parte nostra non abbiamo mai mancato di richiamare l'attenzione degli organi responsabili per intervenire prontamente. Lo stesso governatore Draghi, al Forex, ha sottolineato per il nostro Paese i riflessi derivanti da una maggiore concorrenza tra mercati regolamentati e le piattaforme gestite da grandi operatori, nonché la necessità per le banche di affrontare scelte decisive e tempestive.

Dobbiamo dare atto alla Banca d'Italia di aver svolto un ruolo attivo e propositivo, di non essere rimasta inerte e, al Ministero dell'economia e delle finanze, di aver aperto un sito di consultazione con una relazione illustrativa dello schema di decreto legislativo, in attuazione delle deleghe previste dalla direttiva MIFID, proprio per guadagnare tempo. Non va dimenticato che su questa direttiva, definita da taluni un'autentica rivoluzione, si è registrato un alto livello di cooperazione istituzionale tra Parlamento Europeo, Commissione e Stati membri, un idoneo funzionamento della procedura Lamfalussy per conseguire un risultato adeguato per i mercati finanziari, per gli investitori e per i consumatori. Essa rappresenta l'ultimo tassello, dopo le altre direttive sulla trasparenza, sul market abuse e sul prospetto, nell'integrazione dei mercati finanziari, realizzando un punto di equilibrio tra apertura ai mercati e principio della trasparenza.

La rapida globalizzazione dei mercati finanziari è un'opportunità per l'Europa, perché possa diventare leader, se si guarda l'obiettivo di ridurre il costo del capitale, favorendo la crescita, migliorando le garanzie per gli investitori, migliorando la competitività nel suo complesso, così da aprire il mercato agli investitori. In sede europea sono emersi dubbi sulla flessibilità nel differimento della pubblicazione di informazioni sulle grandi operazioni e la interdipendenza delle operazioni inerenti agli strumenti derivati per non penalizzare i nuovi clienti e i nuovi mercati. Dobbiamo allora agire per un pronto recepimento della direttiva entro novembre, se vogliamo realizzare gli obiettivi, evitando i disallineamenti e le asimmetrie tra i mercati finanziari e borsistici nazionali. Le opportunità offerte dalla direttiva sono di gran lunga superiori alle sfide e la sfida sta nel costruire le piattaforme tecnologiche in grado di gestire le funzioni all'interno della piattaforma, perché si accresce la concorrenza, si migliorano i servizi, si riducono i costi per gli investitori, si favorisce l'apertura dei nuovi mercati, la possibilità per le società d'investimento di ripensare il business, di guadagnare in efficienza operativa e di centralizzare il businness.

La MIFID ha imposto trasparenza pre e post trade solo per il mercato azionario, escludendo il mercato obbligazionario. Resta questa una questione aperta rispetto alle esigenze di maggiori informazioni, lasciando agli Stati membri un regime di trasparenza per gli strumenti finanziari diversi dalle azioni. Dobbiamo dare atto al ministro Bonino di avere espresso una chiara e distinta posizione, che apprezziamo, rispetto alla pesante azione del Governo sulla vicenda Telecom. Esprimiamo dunque preoccupazione perché il Governo non è stato neutrale, ma parte attiva, come dimostra la telefonata pubblicizzata da Bernheim del Ministro dell'economia allo stesso Presidente delle Assicurazioni Generali. Una regia occulta ha imposto una soluzione più politica che industriale, privilegiando un nocciolo finanziario espressione del cuore finanziario del Paese. Prevalgono i salotti buoni alle scelte di mercato. E infatti l'operazione è stata bocciata dal mercato, perché vi sono state troppe invasioni di campo. E il presidente Salza, presidente del consiglio di gestione di Intesa San Paolo, non è stato forse ricevuto il 2 aprile scorso a palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio? Troppi rumors? E non veniva forse questa visita collegata alla partita Telecom, allorquando si affermava che le banche non erano fuori dalla partita? E allora non abbiamo sentito riflessioni serie rispetto al tentativo di impedire un'operazione di mercato, prima quella con AT&T, che aveva carattere industriale più che finanziario, per poi ripiegare sulla subordinata telefonica, impedita a novembre perché portata avanti dall'azionista senza mediazioni della politica. Cosa c'entrano le assicurazioni con la telefonia? Quali sinergie industriali potranno mai generare? O forse è stata stipulata, com'è stato detto, una polizza assicurativa sul controllo delle Generali contro scalate interne? Non è forse il caso di far chiarezza? Il Presidente del Consiglio si è mosso come se fosse ancora il Presidente dell'IRI, con Mediobanca nel ruolo della finanziaria del gruppo telefonico, come se fosse ancora una partecipata delle BIN e con un una banca nel ruolo delle defunte tre BIN. Resta il giallo delle lettere alla CONSOB e resta il giallo dei comunicati. E, per stare al tema, che c'entrano gli investimenti delle banche nella telefonia, dichiarati strategici per i riflessi su Basilea 2, rispetto all'esigenza di investimenti nelle piattaforme tecnologiche e con gli obiettivi della direttiva MIFID?

La vicenda Telecom è un pericoloso passo indietro rispetto all'esigenza di chiarezza e di trasparenza nell'affermazione di regole che esaltino la libertà economica piuttosto che controlli occulti, espressione non di un capitalismo democratico ma di qualcosa d'altro. Un'ultima considerazione: è stato detto che qualcuno considera Telecom come un'azienda di Stato.

Ebbene: è sufficiente vedere gli sponsor televisivi della manifestazione di ieri del 1° maggio: in prima fila erano Telecom, TIM e Poste italiane. (Applausi del senatore Ciccanti). È questo il risultato di chi vuole una Telecom azienda di Stato. Il Gruppo UDC manifesta consenso sugli obiettivi della direttiva ma, al tempo stesso, non può rinunciare ad esprimere fortissime perplessità sul metodo seguito. Questo significa svolgere un'opposizione costruttiva, ma ferma rispetto agli errori compiuti dal Governo che hanno vanificato il precedente lavoro parlamentare e di cui chiediamo conto perché rappresenta un costo per il Paese. (Applausi dal Gruppo UDC).

26 aprile 2007 - Intervento in 6ª Commissione permanente (Finanze e Tesoro) su attività delle Agenzie fiscali per il periodo 2007-2009

Presidenza del Presidente BENVENUTO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Grandi.

AFFARE ASSEGNATO (Doc. CII, n. 1) Atto di indirizzo concernente gli sviluppi della politica fiscale, le linee generali e gli obiettivi della gestione tributaria, le grandezze finanziarie e le altre condizioni nelle quali si sviluppa l'attività delle Agenzie fiscali per il periodo 2007-2009 (Seguito dell'esame e rinvio)

Interviene quindi il senatore EUFEMI (UDC), il quale motiva la richiesta di proseguire le procedure informative in relazione al documento in titolo - con il coinvolgimento dell’ISTAT, dell’ISAE e del CNEL - con la necessità di inquadrare le problematiche dell’attuazione della politica tributaria in un contesto più ampio.

Dopo aver incidentalmente rilevato l’assenza di una procedura analoga da parte della Commissione Finanze della Camera dei deputati, osserva come appaia chiaro che la politica tributaria si stia indirizzando verso un inutile e inefficacie inasprimento del prelievo fiscale, come da ultimo segnalato anche dalla Banca centrale europea. A suo parere, viceversa, i segnali di rallentamento della ripresa economica dovrebbero fin d’ora consigliare un’attenuazione della pressione fiscale complessiva e l’adozione di misure di sostegno della crescita.

Dopo aver ricordato che numerose disposizioni adottate con la manovra di bilancio rischiano di comprimere ulteriormente i margini di guadagno delle piccole e medie imprese, rileva come una misura di sicuro impatto positivo potrebbe essere quella di consentire il versamento dell’imposta sul valore aggiunto solo dopo che le imprese hanno incassato il dovuto.

L’oratore esprime poi considerazioni critiche in riferimento alla gestione della politica tributaria in generale, sottolineando le problematiche emerse in sede di attuazione dell’articolo 6 del decreto-legge Bersani in merito alla cancellazione delle ipoteche, nonché sottoponendo all’attenzione del Sottosegretario l’anomalia dei comportamenti dell’Agenzia del Territorio che, pur in presenza di erronei inviti al pagamento, non agisce in autotutela, ma consiglia lo strumento del ricorso. Specifica di aver presentato una interrogazione al riguardo.

Dopo aver rilevato la insufficienza delle documentazioni integrative inviate dall’Agenzia delle Dogane, svolge osservazioni critiche soprattutto in riferimento agli strumenti inutilmente vessatori posti in essere nei confronti dei contribuenti. Il caso della chiusura degli esercizi commerciali per mancato rilascio dello scontrino fiscale è emblematico di un indirizzo politico errato, anche in considerazione del fatto che per molti piccoli esercenti l’individuazione dell’imponibile avviene in maniera forfetaria. A suo parere, sarebbe molto più incisiva un’azione di tutela dei commercianti rispetto alla concorrenza sleale dei venditori abusivi.

Dopo aver svolto ulteriori considerazioni critiche circa le scelte dell’Esecutivo in materia di nomine, citando da ultimo la proposta del consigliere Consob, conclude ritenendo opportuno ascoltare anche il vice ministro Visco sull’atto di indirizzo e preannunciando da parte del proprio Gruppo la predisposizione di un documento alternativo a quello del relatore.

Il presidente BENVENUTO ribadisce che le proposte di ulteriori audizioni saranno sottoposte alla valutazione dell’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi da convocarsi la prossima settimana. Preannuncia quindi che il quella sede formulerà alcune proposte in merito al seguito dell’esame dei disegni di legge nn. 809 e 1283 e sui disegni di legge in materia di indennizzi per i beni perduti all’estero. Per quanto riguarda l’interrogazione assicura che essa sarà iscritta all’ordine del giorno della prossima seduta dedicata agli strumenti di sindacato ispettivo.

Il senatore EUFEMI (UDC) prende atto.

4 aprile 2007 - Intervento in VI Commissione (Finanze e Tesoro) sui precari della Pubblica Amministrazione

EUFEMI (Udc). Signor Presidente, sono non solo insoddisfatto, ma indignato per la risposta fornita, e desidero rimarcare la gravità di quanto riferito dal Sottosegretario. Innanzitutto, le interrogazioni presentate sono rivolte al Ministro dell'economia e delle finanze e pertanto il Governo deve fornire valutazioni autonome, pur in presenza degli elementi di tipo tecnico espressi dall'Agenzia delle entrate. Il dottor Romano, direttore dell'Agenzia, non è stato eletto: è stato nominato dal Governo.

Viviamo quindi in una situazione anomala, in cui le agenzie fiscali sono un ibrido: si nascondono dietro una presunta autonomia, ma sono naturalmente il braccio esecutivo del Governo, in quanto rispondono dell'attuazione degli indirizzi formulati dal responsabile politico. Mi sarei aspettato una chiara valutazione da parte del Governo in merito al problema sollevato dalle interrogazioni in titolo, soprattutto in considerazione di quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007, la quale, al comma 530 dell'articolo 1, fa espressamente riferimento alla possibilità di utilizzare graduatorie formate a seguito di procedure selettive già espletate, proprio per combattere il fenomeno dell'evasione fiscale, un caposaldo, come è stato ripetutamente affermato, della politica dell'attuale Esecutivo. Non è vero che non abbiamo gli strumenti. Stiamo esaminando l'Atto di indirizzo concernente gli sviluppi della politica fiscale, le linee generali e gli obiettivi della gestione tributaria, le grandezze finanziarie e le altre condizioni nelle quali si sviluppa l'attività delle agenzie fiscali, per gli anni 2007-2009.

Ebbene, se va combattuta l'evasione fiscale, come viene rivendicato nel programma di Governo, la relativa azione di contrasto si può portare avanti con gli strumenti che sono i meno costosi e anche i più rapidi, mentre indire un nuovo concorso significa spendere soldi e allungare i tempi. Tutto questo, poi, è aggravato dal fatto che ci sono delle Regioni, come la Lombardia, che lamentano un ampio deficit di personale, con conseguenti gravi disfunzioni. Voglio aggiungere anche un'altra riflessione che mi auguro il Sottosegretario riporti al vice ministro Visco, perché - ribadisco - noi abbiamo rapporti di interlocuzione con il Governo, non con il direttore dell'Agenzia delle entrate.

Non si tiene conto che la maggior parte dei neolaureati ha conseguito la laurea dopo un corso triennale, mentre la maggior parte degli idonei al concorso indetto nel 2005, a cui verrebbe preclusa la possibilità di entrare nell'Amministrazione, ha conseguito la laurea secondo il vecchio ordinamento universitario. Quindi si crea anche una discrasia tra quelli che si sono laureati in un modo e quelli che si sono laureati in un altro. A tutto ciò si aggiunge lo stato di agitazione proclamato dalle organizzazioni sindacali, che hanno chiesto un incontro urgente in riferimento alla pubblicazione del bando per una nuova selezione. Si stanno determinando violazioni contrattuali per la mancata informazione preventiva e la mancata concertazione su rilevanti atti gestionali aventi ricadute sul personale e sull'organizzazione. Si configura un gravissimo atto unilaterale, rispetto al quale si prospetta addirittura l'immediata rottura delle relazioni sindacali, a partire dal confronto di domani.

Di fronte a questa situazione, mi auguro che lei, sottosegretario Lettieri, si faccia carico di richiamare il Vice ministro alle sue responsabilità, di rispetto del Parlamento e di conoscenza di quanto sta accadendo. L'Agenzia delle entrate non può nascondersi dietro una presunta autonomia, che peraltro noi disconosciamo, perché le agenzie fiscali non sono società per azioni, soggetti privati, e i loro dirigenti di vertice, che sono di nomina politica, debbono rispondere dell'attuazione degli indirizzi formulati dal responsabile politico.

In conclusione, ribadisco la mia insoddisfazione. Preannuncio che assumerò in questa Commissione, naturalmente insieme ai colleghi che lo vorranno, tutte le iniziative necessarie affinché si dia corso allo scorrimento delle graduatorie, pur nei limiti previsti dalla legge finanziaria e dalle normative vigenti.

3 aprile 2007 - Intervento in Commissione Finanze e Tesoro (6a) sulla riforma delle Banche popolari

Presidenza del Presidente BENVENUTO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Tononi.

IN SEDE REFERENTE (393) COSTA. - Disposizioni in materia di banche popolari cooperative (1206) BENVENUTO. - Modifiche all' articolo 30 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di revisione della disciplina delle banche popolari (1215) GIRFATTI. - Modifica della configurazione giuridica delle banche popolari (1221) EUFEMI. - Modifiche agli articoli 30 e 31 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di banche popolari cooperative (1250) CANTONI. - Modifiche all' articolo 30 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di revisione della disciplina delle banche popolari (1307) CURTO. - Disposizioni in materia di banche popolari (Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Il senatore EUFEMI (UDC) evidenzia la necessità di non intervenire sul modello normativo delle banche popolari, sottolineandone le positive caratteristiche di efficienza, efficacia e flessibilità, le quali assicurano, a suo giudizio, una maggiore redditività indipendentemente da fattori dimensionali o geografici e dalla eventuale quotazione. Per altro verso, la flessibilità è presidiata dalla pluralità delle figure di socio: cliente, finanziatore, amministratore e dipendente. Sotto il profilo della disciplina normativa, osserva che la previsione di due sistemi di amministrazione garantisce la concorrenza tra soggetti che adottano lo stesso modello, nonché, a maggior ragione, tra modelli che rappresentano il cardine della normativa di riferimento. Peraltro, a suo avviso, emerge l’assenza di una incompatibilità tra modello cooperativo e quotazione nei mercati regolamentati. Il modello della società cooperativa, egli prosegue, è di per sé, anche compatibile con le diverse possibili caratteristiche dimensionali.

Ritiene quindi essenziale che eventuali proposte di intervento sulla disciplina regolatoria delle banche popolari muovano dal presupposto di non alterarne le connotazioni essenziali, che storicamente ne hanno determinato il successo: in tale ottica, giudica condivisibili soltanto interventi legislativi diretti ad accrescerne la flessibilità, così da consentire all’autonomia statutaria l’adattamento alle esigenze specifiche, connesse anche con la presenza nella compagine sociale di soci aventi particolari caratteristiche (ad esempio, gli investitori istituzionali).

Nella prospettiva di fedeltà al modello, a giudizio dell’oratore, la particolare rilevanza del voto capitario, del limite al possesso azionario e del principio di gradimento ne suggeriscono il pieno mantenimento. In relazione all’esigenza di confermare la regola del voto capitario, richiama l’archiviazione della procedura di infrazione, avviata dalla Commissione dell’Unione europea in relazione ad un presunto contrasto tra la normativa nazionale in tema di banche popolari e il diritto comunitario, e fa quindi presente che, nell’opinione ormai consolidata a livello europeo, detto principio non rappresenta un ostacolo alla piena "democrazia azionaria" e alla contendibilità del controllo delle imprese. In proposito, ricorda che, secondo posizioni dottrinali recentemente espresse anche a livello internazionale, l’opposto sistema del voto per azione non è assolutamente da riguardarsi come una maggiore garanzia di apertura ed efficienza del mercato dei capitali (come dimostra anche la recente esperienza dell’ordinamento federale degli Stati Uniti, nel quale è stato eliminato l’obbligo per le società di utilizzare il voto per azione).

Pertanto, l’oratore ritiene che le osservazioni testé formulate dimostrino la validità del modello costituito dalle banche popolari nonché l’adeguatezza del loro impianto normativo. Conclusivamente, illustra i criteri che a suo giudizio appaiono essenziali al fine di garantire l’efficienza della disciplina regolatoria di settore: l’innalzamento, per tutti i soggetti, del limite del possesso azionario all’uno per cento del capitale sociale, salva la previsione statutaria di limiti più contenuti, in vista della necessità di tutelare le diversità che discendono dalla dimensione e dall’ampiezza della compagine sociale, nonché dal rapporto con il territorio della banca; la deroga al limite citato fino al 3 per cento del capitale per gli OICR e i fondi pensione, da disciplinarsi in via statutaria; la possibilità di estendere, statutariamente, tale deroga anche alle assicurazioni esercenti il ramo vita e alle fondazioni bancarie; infine, la conferma del principio introdotto dalla riforma del diritto societario, che, all’articolo 2539 del codice civile, stabilisce per tutte le cooperative la limitazione a dieci delle deleghe conferibili, nella prospettiva, da lui ritenuta condivisibile, di evitare possibili elusioni della regola del voto capitario. Tali limiti alla partecipazione azionaria appaiono utili, al fine di evitare eccessivi ostacoli alla presenza degli investitori istituzionali, in ossequio al principio della libera circolazione dei capitali oltre che nella prospettiva di prevenire effetti strutturalmente negativi sull’andamento delle quotazioni.

L’oratore svolge poi alcune considerazioni sulla presenza delle banche cooperative in Europa, riferendosi sia alle popolari sia a quelle di credito cooperativo: tali istituti sono presenti in numero di 4.500, con oltre 60 milioni di soci, 140 milioni di clienti e 60.000 sportelli, e con una raccolta di oltre 2.000 miliardi di euro. Sottolineato che esse contribuiscono allo sviluppo delle aree servite, erogando servizi finanziari agli operatori economici presenti sul territorio, ne riassume le caratteristiche essenziali in termini di efficienza degli assetti organizzativi e di remunerazione degli investimenti effettuati. Infatti, ricorda che le principali agenzie di rating assegnano alle banche a struttura cooperativa un elevato giudizio per quel che concerne la patrimonializzazione e la gestione operativa. Si sofferma, in conclusione, sulla funzione delle banche popolari nel sistema economico italiano, sottolineandone la vocazione localistica e la fedeltà ai principi ispiratori, che le rendono assimilabili ad istituzioni con compiti di rilevanza pubblica. Il perseguimento di prevalenti scopi mutualistici incentiva infatti lo sviluppo del territorio e la crescita delle comunità di riferimento, secondo un modello incentrato sulla costruzione di rapporti stretti e duraturi con le piccole e medie imprese e le famiglie, in modo da favorire il progressivo allargamento della base sociale nonché la diversificazione dei servizi erogati.

Manifesta quindi la disponibilità a convergere su soluzioni per le quali si registri un’ampia convergenza in seno alla Commissione, pur nel rispetto dei capisaldi irrinunciabili appena illustrati.

29 marzo 2007 - Conversione in legge, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (Approvato dalla Camera dei deputati)

Presidenza del presidente MARINI, indi del vice presidente CALDEROLI e del vice presidente CAPRILI

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, desidero porre una questione all'attenzione del Senato. La nostra Costituzione, all'articolo 99, prevede il CNEL quale organo di alta consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. Nei costituenti prevalse quindi la proposizione di determinare un contributo, soprattutto in sede di legislazione economica e sociale. Il nostro Regolamento, poi, all'articolo 49, commi 1 e 2, disciplina la questione per quanto riguarda il procedimento in Commissione e, all'articolo 98, per quanto riguarda l'Assemblea. Nei confronti di tutta questa materia vi è quindi una particolare sensibilità.

Premesso ciò, signor Presidente, stiamo assistendo ad una pericolosa deriva rispetto al procedimento legislativo. Abbiamo bisogno di migliorare la qualità della legislazione e tutto ciò invece viene meno, soprattutto quando si rafforza il convincimento di un eccesso di potere legislativo imposto dal Governo con un atto fiduciario rispetto al Parlamento. Non siamo nella condizione di emendare nulla. Su un provvedimento ritenuto di straordinaria importanza dal Governo, da noi certamente un po' meno rispetto all'impostazione generale, essendo qui in discussione finte liberalizzazioni, non ci viene permesso nemmeno di presentare ordini del giorno, che non possono essere discussi in Commissione perché il provvedimento è stato licenziato dalla Commissione industria senza neppure il mandato al relatore e senza il parere del CNEL, un organo di rilevanza costituzionale. Senza entrare nel merito di disposizioni importanti, signor Presidente, che vanno dalle licenze UMTS alla TAV, dalle questioni assicurative, che riguardano tutti i cittadini, ad altre questioni come quelle dei mutui, noi non abbiamo nulla.

Sulla TAV, poi, si può aprire un pericoloso e costoso contenzioso, come ha opportunamente fatto notare il Servizio del bilancio. In passato non abbiamo visto un atteggiamento di questo genere da parte dell'attuale maggioranza; anzi, allora si richiedeva il parere del CNEL. Ricordiamo bene nella scorsa legislatura gli interventi che venivano posti in questa direzione. Mi piace sottolineare che non vedo presente il ministro Bersani.

Non stiamo facendo liberalizzazioni: stiamo passando dal capitalismo di Stato al capitalismo regionale.

Non si affronta il problema vero che è quello delle multiutility. Non si affronta il problema delle rendite di posizione. Questa, è stato detto, è un'ultima «lenzuolata». Speriamo non sia l'ultima e che ve ne siano altre, quelle vere, perché si sta andando in direzione di una cooperazione che gode di vantaggi fiscali e che altera la concorrenza proprio perché usufruisce di vantaggi che devono essere rimossi.

Quindi, signor Presidente, poiché manca un parere tanto autorevole, che in passato veniva sollecitato e che oggi invece viene dimenticato, riteniamo questo metodo inaccettabile in quanto mortifica il Parlamento su questioni che toccano la vita dei cittadini e chiediamo pertanto che questo parere possa essere espresso. (Applausi dal Gruppo UDC).

28 marzo 2007 - Intervento  in Commissione INDUSTRIA, COMMERCIO, TURISMO (10ª) (1427) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attivita' economiche e la nascita di nuove imprese, approvato dalla Camera dei deputati (Seguito dell'esame e rinvio)

 Il senatore EUFEMI (UDC) interviene sollevando l’interrogativo se non fosse stato utile, come egli ritiene, conoscere l’orientamento del CNEL sul provvedimento in esame. Il senatore EUFEMI (UDC) precisa che il proprio suggerimento sottintende la necessità di richiamare l’attenzione della Commissione sull’importanza del contributo del CNEL su temi di politica economica. Tuttavia precisa altresì che la sua sollecitazione non sottintende alcun intento sospensivo.

Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico Bubbico.

Il senatore EUFEMI (UDC) dichiara preliminarmente di non condividere quanto affermato dal senatore Cabras in ordine agli effetti positivi delle leggi di semplificazione amministrativa adottate negli anni novanta, le quali - egli ricorda - sono state oggetto di più di cinquecento ricorsi davanti alla Corte costituzionale. In particolare l'oratore rileva che la riforma Bassanini ha sostanzialmente reso non contendibili le quote di controllo delle fondazioni bancarie che hanno così potuto godere di posizioni di privilegio. In ordine al decreto-legge in titolo, l'oratore si sofferma sugli interventi volti a rimuovere alcuni comportamenti adottati dai gestori della telefonia mobile. Egli osserva che il sistema così introdotto, comportando un ritorno al vecchio sistema UMTS, recupera di fatto la soluzione già adottata dall'ultimo Governo di centro-sinistra della XIII legislatura, quella in base alla quale la pubblica amministrazione assegna le licenze di telefonia mobile sulla base delle proposte fatte dai candidati all'acquisto. Quanto alla riduzione dei costi delle ricariche, l'oratore osserva che l'intervento, non essendo accompagnato da un aumento delle risorse per lo sviluppo delle bande larghe, determinerà - come messo in luce da molti autorevoli opinionisti - un aumento delle tariffe nel lungo periodo, con conseguente traslazione dei costi sugli utenti. Ciò a conferma - ad avviso dell'oratore - che le liberalizzazioni proposte dal ministro Bersani sono fittizie e si inseriscono nel cosiddetto "modello emiliano", in base al quale ad un capitalismo di Stato si sostituisce una sorta di capitalismo regionale che avvantaggia fiscalmente alcuni particolari soggetti, quali le aziende municipalizzate e le cooperative. In ordine alle presunte liberalizzazioni nel settore del gas e delle risorse idriche, il senatore EUFEMI (UDC) rileva che, avendo il precedente decreto escluso i servizi pubblici locali, il beneficio per la concorrenza si trasforma inevitabilmente in una distorsione della stessa, che finisce col favorire posizioni di monopolio a livello regionale. La stessa auspicata data del primo gennaio 2008, per l'avvio definitivo - in molti settori - del processo di liberalizzazione non è in realtà veritiera, in quanto l'allargamento effettivo della concorrenza dei mercati produttivi si verificherà soltanto in un periodo successivo. Quanto alla questione sollevata dal senatore Cabras in ordine alla TAV, l'oratore osserva che, al riguardo, si pongono notevoli problemi in riferimento ai possibili risparmi conseguibili a seguito di affidamento a gara pubblica dell'appalto. Il primo riguarda la definizione dei risparmi ipotizzati; il secondo attiene gli eventuali oneri connessi ai contenziosi istaurati dai general contractors; il terzo si riferisce alla quantificazione degli indennizzi dovuti ai general contractors. In particolare, in ordine alla seconda questione, l'oratore condivide le preoccupazioni di chi evidenzia il fatto che la relazione tecnica non tiene conto, nella stima dei costi effettivamente sostenuti da riconoscere in capo ai general contractors, degli esiti dei contenziosi già instaurati, che criteri di prudenzialità imporrebbero di assumere nel computo degli oneri ai quali fare fronte, pur dovendosi tenere conto della elevata incertezza dei tempi di definizione del contenzioso. Quanto alla questione della cancellazione delle ipoteche sui mutui immobiliari, l'oratore osserva che il Governo non ha ritenuto opportuno procedere alla progressiva cancellazione delle ipoteche sulle successioni, le quali comportano a carico del contribuente, un notevole aggravio di spesa. Per quanto concerne infine gli interventi relativi alle compagnie assicurative, l'oratore osserva che il decreto-legge riduce notevolmente l'interesse delle compagnie a stipulare polizze assicurative pluriennali che, rispetto ai contratti annuali, determinano un vantaggio economico per i consumatori in ragione del diverso calcolo del rischio. Il calcolo del rischio, infatti, in caso di contratto pluriennale, viene valutato in misura più favorevole per l'assicurato, dal momento che la possibilità che avvenga il sinistro nell'arco temporale garantito viene calcolata su un periodo più lungo con conseguente ripartizione del costo. Al riguardo il senatore critica anche la retroattività della norma che, pertanto, si applica anche ai contratti stipulati precedentemente all'entrata in vigore del decreto. Tale retroattività renderebbe i valori dei portafogli in essere completamente aleatori portando alla distruzione di un patrimonio imprenditoriale e dei suoi servizi di assistenza alla clientela con conseguenze negative sulla qualità del servizio e una grave penalizzazione della categoria degli agenti di assicurazione, nonché ricadute negative sull'intero indotto occupazionale che fa capo a tale categoria. Inoltre la retroattività costituisce un vulnus al principio di affidamento delle parti. L'oratore annuncia quindi la presentazione di emendamenti e ordini del giorno tesi ad introdurre modifiche che tengano conto dei rilievi critici prospettati. In conclusione, esprime profondo rammarico per la decisione del Governo di porre la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in titolo, ritenendo che ciò mortifica in modo inaccettabile il Parlamento, al quale invece spetterebbe decidere - con piena sovranità - su questioni tanto delicate per la vita dei cittadini.

28 marzo 2007 - Intervento in Commissione FINANZE E TESORO (6ª)  su conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, approvato dalla Camera dei deputati

Il senatore EUFEMI (UDC) ribadisce le osservazioni già espresse in passato in relazione all'indiscriminato aumento delle aliquote delle addizionali all'Irpef, e delle modifiche al prelievo tributario diretto, che penalizza soprattutto i cittadini delle regioni interessate.

Evidenzia altresì che la maggiorazione dell'aliquota dell'Irap incide negativamente sul costo del lavoro, con ricadute negative sui bilanci delle imprese e sulla complessiva competitività dell'economia nazionale. Al riguardo, nella prospettiva della riduzione del disavanzo nel settore sanitario che interessa le regioni, pone in rilievo l'esigenza che vengano approntate misure alternative all'aumento dell’Irap, con conseguenti benefici non soltanto per gli operatori economici ma anche per i contribuenti. Nel preannunciare la propria astensione, il senatore EUFEMI (UDC), pur ritenendo condivisibile l’obiettivo di rafforzare la responsabilità delle regioni nel programmare e controllare con maggiore efficacia la spesa sanitaria, ribadisce la necessità di prevedere misure alternative all’incremento dell’aliquota dell’Irap, dal momento che il prelievo fiscale ad essa correlato incide, a suo avviso, sui settori produttivi (come quello manifatturiero) con i maggiori livelli occupazionali, determinando pertanto conseguenze negative per la competitività delle imprese italiane.

Il senatore EUFEMI (UDC), espresso apprezzamento per la relazione svolta dal senatore Bonadonna, rimarca che le misure contenute nel decreto-legge incidono su taluni profili dell’autonomia negoziale delle parti, ed esprime altresì la valutazione che la revoca delle concessioni per la progettazione e la costruzione di linee ferroviarie ad alta velocità presenti altissimi profili di rischio in termini di contenzioso amministrativo. Si sofferma quindi su alcune disposizioni, che sono ugualmente riconducibili, a suo giudizio, alle materie di interesse della Commissione. In particolare, osserva che le disposizioni sulla ricarica nei servizi di telefonia mobile, nel vietare l’applicazione di costi fissi e contributi, inducono gli operatori di telefonia a scaricare sugli utenti, per altra via, gli oneri derivanti dai minori ricavi.

Evidenzia inoltre che la disposizione del comma 1 appare suscettibile di determinare un impatto finanziario per l’Erario in relazione ad un minor gettito in termini di IVA, nonché di imposte dirette e Irap, a causa di un minor reddito imponibile in capo alle imprese che erogano i predetti servizi: la norma potrebbe quindi dar luogo a minori ricavi e a minori imposte dirette pagate dagli operatori, e potrebbe far venir meno nuovi acquisti di schede prepagate per rimpiazzare il credito inutilizzabile, con conseguente perdita di gettito IVA. Per quanto riguarda le misure per il mercato delle telecomunicazioni recate dall’articolo 1-bis, introdotto dalla Camera dei deputati, rileva che non è possibile compiere stime in relazione agli effetti finanziari ad esso riconducibili, attesa l’assenza della relazione tecnica. Tale disposizione incide peraltro, sotto altro e distinto profilo, anche sulle autorizzazioni previste per l’esercizio dei servizi di telecomunicazione; in aggiunta, tale tematica sarebbe meritevole, a suo giudizio, di un più ampio approfondimento. In riferimento alla procedura di cancellazione delle ipoteche nei mutui immobiliari, rileva che la semplificazione prevista non appare tuttavia coordinarsi con la previsione dell’imposta di successione, nelle ipotesi in cui il mutuo garantito da ipoteca venga acceso nell’ambito di un procedimento successorio.

PROCEDURE INFORMATIVE

Audizione, ai sensi dell'articolo 47 del Regolamento, del Comandante Generale della Guardia di finanza, in relazione all'affare assegnato relativo all'atto di indirizzo concernente gli sviluppi della politica fiscale, le linee generali e gli obiettivi della gestione tributaria, le grandezze finanziarie e le altre condizioni nelle quali si sviluppa l'attività delle Agenzie fiscali per il periodo 2007-2009 (Doc. CII, n. 1)

Il senatore EUFEMI (UDC) osserva che la relazione svolta dal comandante Speciale ha fornito utili elementi di valutazione sui programmi e gli obiettivi strategici della Guardia di finanza, anche nella prospettiva volta a favorire l’autonomia del Corpo rispetto al potere politico. Giudica quindi molto positivamente il sistema delle verifiche a campagna, che ha notevolmente incrementato l’efficacia del dispositivo di contrasto all’evasione, in sostanziale continuità con quanto svolto anche nel corso degli anni passati in linea con gli indirizzi politici del precedente Governo. Analoga positiva valutazione l’oratore esprime in relazione al rafforzamento della cooperazione internazionale in materia di fenomeni di evasione e di frodi fiscali. Dopo essersi soffermato sull’inerenza ai compiti della Guardia di finanza del controllo sulle segnalazioni anonime, rileva l’importanza di una proficua collaborazione con le agenzie fiscali, ritenendo opportuno intensificare le sinergie con l’Agenzia delle Dogane in chiave di contrasto all’importazione nel mercato italiano di prodotti contraffatti provenienti dall’estero. Tale soluzione si impone, a suo giudizio, anche a tutela dei marchi nazionali.

Seguito dell'audizione, ai sensi dell'articolo 47 del Regolamento, del Direttore dell'Agenzia delle Dogane, in relazione all'affare assegnato relativo all'atto di indirizzo concernente gli sviluppi della politica fiscale, le linee generali e gli obiettivi della gestione tributaria, le grandezze finanziarie e le altre condizioni nelle quali si sviluppa l'attività delle Agenzie fiscali per il periodo 2007-2009 (Doc. CII, n. 1)

Interviene quindi il senatore EUFEMI (UDC) il quale, riportando le affermazioni contenute nella relazione illustrativa svolta dal Direttore dell'Agenzia delle Dogane, chiede di conoscere le ragioni del mancato completamento del sistema telematico A.I.D.A. in riferimento alla materia delle accise. In relazione al sistema di audit doganale delle imprese - sistema che dovrebbe consentire agli operatori ritenuti affidabili di poter svolgere le operazioni doganali in maniera semplificata - chiede di conoscere il motivo per il quale solo pochissime imprese hanno chiesto di poter usufruire di tale modalità semplificata, ritenendo peraltro che tale circostanza ha vanificato sostanzialmente tale operazione. In relazione alle osservazioni sulla semplificazione delle modalità di pagamento, chiede di conoscere le ragioni che non hanno consentito ancora di adottare una serie di misure previste da specifiche norme secondarie, consentendo, ad esempio, l'utilizzo del bonifico bancario. L'oratore esprime inoltre ulteriori rilievi critici in relazione all'adozione del sistema del circuito doganale, lamentando il ritardo con il quale la banca dati viene aggiornata e soprattutto la mancata attivazione di procedure semplificate di controllo nel caso di ripetuto e accertato rispetto delle procedure. A suo parere, infatti, i profili di rischio di determinate merci e di determinate dichiarazioni non vengono aggiornati rispetto ai controlli effettuati, con il rischio di penalizzare gli operatori più corretti. L'oratore svolge poi ulteriori osservazioni circa la riforma della struttura organizzativa dell'Agenzia e la creazione degli uffici unici doganali, ritenendo che in alcuni casi gli obiettivi di razionalizzazione e di semplificazione dell'azione amministrativa siano stati disattesi da scelte alquanto discutibili. Cita a tale proposito i casi degli uffici doganali di Potenza, di Porto Empedocle, di Cosenza e di Avezzano, la cui istituzione e dotazione di personale non appare rispondente agli effettivi carichi di lavoro. Viceversa il caso di Genova, con la costituzione di una gigantesca struttura unitaria doganale che vede l'impiego di più di 300 unità presenta problematicità e criticità che nulla hanno a che vedere con un'azione di rilancio del porto e delle attività economiche dell'entroterra. Conclude il proprio intervento richiamando l'esigenza di una più stretta collaborazione tra l'Agenzia e la Guardia di finanza.

21 marzo 2007 - Intervento in 6a Commissione (Finanze e Tesoro) nell'audizione del direttore dell'Agenzia delle Entrate, Dottor Romano circa il contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale attuato dal Governo e l'imposizione relativa alla famiglia

Presidenza del Presidente BENVENUTO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Tononi. Interviene, ai sensi dell’articolo 47 del Regolamento, il dottor Massimo Romano, direttore dell’Agenzia delle Entrate, accompagnato dal dottor Villiam Rossi, direttore centrale accertamento, dal dottor Vincenzo Busa, direttore centrale normativa e contenzioso, e dal dottor Aldo Polito, direttore centrale servizi ai contribuenti e relazioni esterne.

Il senatore EUFEMI (UDC) pone in rilievo la discrasia esistente tra l’enunciazione dell’obiettivo programmatico di lotta e contrasto all’evasione dell'attuale Esecutivo e i concreti risultati conseguiti. Al momento, egli prosegue, sono presenti unicamente dati aggregati sulle entrate, mentre, al contrario, sottolinea l’importanza di disporre di dati disaggregati, ritenendo necessario coinvolgere anche le università, i centri di studi e le associazioni che rappresentano le varie categorie di contribuenti.

Conviene con la senatrice Thaler Ausserhofer sulla valutazione negativa dell’aumento dei costi per le imprese in correlazione con gli adempimenti fiscali ad essi imposti. Sempre nell’ottica di porre le aziende in condizione di adempiere agli oneri formali previsti, giudica necessaria una proroga dei termini per la presentazione delle domande di rimborso dell’IVA indebitamente assolta sulle auto ad uso promiscuo. Sotto altro profilo, ritiene che le misure di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale debbano essere congegnate in un’ottica che tenga conto delle diverse realtà regionali, dal momento che interventi privi di tale approccio risultano a suo giudizio inefficaci.

Rimarca altresì che nell’illustrazione svolta dal dottor Romano mancano indicazioni relative alle attività di coordinamento tra l’Agenzia e la Guardia di finanza, da un lato e, dall’altro, tra la prima e i Comuni, sotto il profilo degli accertamenti necessari per l’emersione dell’imponibile.

Si associa alle considerazioni della senatrice Thaler Ausserhofer sulla sicurezza dei dati dei contribuenti: emerge, a suo parere, l’esigenza di prevedere norme rigorose volte a prevenirne l’uso improprio, atteso il rischio di accesso fraudolento ai dati dell’anagrafe tributaria da parte della criminalità organizzata.

In merito al rapporto tra i contribuenti e il fisco, ricorda come la prassi normativa, anche nella precedente legislatura, non sia stata conforme allo Statuto del contribuente, introducendo norme di carattere retroattivo che hanno effetti negativi sui bilanci delle aziende. In relazione alle modalità di reclutamento del personale delle agenzie fiscali, ritiene altresì utile ricorrere alle graduatorie di merito dei concorsi già espletati, assumendo i candidati idonei: tale soluzione è a suo giudizio da preferire all’espletamento di nuove procedure concorsuali.

Esprime infine perplessità sulla corretta funzionalità delle banche dati correlate alle dichiarazioni telematiche presentate tramite il modello F24 e chiede di conoscere eventuali orientamenti sulla consistenza dello stock arretrato di rimborsi fiscali. L'oratore, in relazione a un’intervista da ultimo rilasciata ad un’agenzia di stampa dal dottor Romano, apprezza l’impostazione volta a qualificare la famiglia come unitario soggetto d’imposta, anche se sollecita chiarimenti al riguardo, ed esprime poi perplessità per la proposta di tassare i trasferimenti patrimoniali di un certo importo: chiede di valutare la questione se non si profili una doppia imposizione.

14 marzo 2007 - Discussione del disegno di legge: (1329) Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali  - Dichiarazione di voto(Relazione orale) Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali

Presidenza del presidente MARINI, indi del vice presidente CAPRILI e del vice presidente CALDEROLI

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, desidero esprimere solo poche considerazioni rispetto a quanto già detto in sede di discussione generale. Meritano - a mio avviso - di essere richiamate alcune questioni. In particolare, l'avere difeso un principio, vale a dire quello di non introdurre norme estranee al contenuto proprio, evitando di sovraccaricare i decreti-legge di questioni che, invece, dovrebbero rimanerne al di fuori e seguire percorsi paralleli. Siamo, inoltre, soddisfatti per la soluzione adottata relativamente al post contatore e per quella che indica una via parlamentare per la soluzione del problema relativo agli immigrati per ragioni di studio e di lavoro. Siamo anche soddisfatti per aver evitato peggioramenti rispetto a questioni come quella del diritto di autore e, soprattutto, per la soluzione adottata con il ritiro dell'emendamento riguardante il CIP 6. Tale questione rischiava di compromettere l'esame del provvedimento che, invece, si è svolto in maniera corretta e costruttiva; l'UDC ha svolto la sua parte in questo senso.

Questo decreto-legge rischiava di diventare una discarica legislativa. Altro che tutela ambientale! Abbiamo difeso gli interessi dei più deboli rispetto alle posizioni dominanti nella distribuzione di energia per evitare che fosse invaso senza freni il mercato della istallazione e della manutenzione degli impianti domestici. Stiamo parlando di un settore che vale circa 5, 2 miliardi di euro, che interessa 22 milioni di abitazioni, 121.000 imprese artigiane e 309.000 addetti. Queste sono le cifre messe in campo. Va ricordato, a conclusione di tale intervento, che la fine della legislatura e l'avvio del nuovo Governo hanno fatto decorrere inutilmente i termini fissati per presentare le doverose osservazioni che sarebbero state utili a superare i rilievi indicati dalla Commissione europea attraverso l'individuazione di una soluzione che fosse non soltanto quella della mera abrogazione.

Per queste ragioni, pur esprimendo soddisfazione per la soluzione adottata rispetto ad alcune questioni, preannuncio il voto di astensione del gruppo UDC sull'intero provvedimento.

14 marzo 2007 - Discussione del disegno di legge: (1329) Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali (Relazione orale) Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali

Presidenza del presidente MARINI, indi del vice presidente CAPRILI e del vice presidente CALDEROLI

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli Sottosegretari e senatori, noi affrontiamo oggi una mini comunitaria. Purtroppo, il Governo ha usato lo strumento improprio del decreto-legge per intervenire su una materia disciplinata in modo peculiare dal nostro Regolamento. In questo modo, si svuota la Commissione Politiche dell'Unione Europea della sua capacità di intervenire in modo adeguato in quanto essa è costretta all'espressione di un mero parere, articolato sì ma meno incidente rispetto al necessario. Da ciò derivano una serie di problemi sia di ordine politico che di ordine procedurale. Rispetto al contenuto proprio del decreto-legge, relativo a materia comunitaria e a infrazioni che sono state richiamate, abbiamo assistito al tentativo da parte di settori della maggioranza di introdurre norme estranee. Le norme estranee erano anche quelle relative al cosiddetto finanziamento all'energia da fonti rinnovabili. In Commissione abbiamo ripetuto più volte, in maniera anche decisa, che era necessario seguire un percorso diverso, di non introdurre cioè quella norma in un decreto-legge. Tra l'altro va ricordato come lo stesso Governo il 22 febbraio scorso ha presentato un disegno di legge su questa materia (Atto Senato n. 1347) e, dunque, quella era la sede più idonea per confrontarsi su un ambito che essenzialmente è di competenza dell'onorevole Bersani, ministro dello sviluppo economico, che invece sarebbe stato tagliato fuori da tutto il dibattito. Allora l'UDC ha svolto una opposizione costruttiva, tesa al miglioramento del testo su alcuni punti nodali del decreto. Mi riferisco, in particolare, alla questione del post contatore; la soluzione che è stata individuata attraverso un confronto costruttivo ci soddisfa perché la questione presentava molto inesattezze all'origine. La questione non è di poco conto e ci riporta al complesso problema delle municipalizzate.

La questione delle municipalizzate è il cuore delle questioni che abbiamo noi di fronte e che dovrebbero far riflettere rispetto alle scelte che stiamo per fare. E' in un certo senso collegata anche alla disciplina dei servizi pubblici locali, sulla quale dobbiamo fare una operazione verità. Toccare i servizi pubblici locali significa toccare un potere mostruoso, sia in termini di PIL, sia politici, sia di occupazione. Per chiudere la procedura di infrazione fu introdotto l'articolo 35 della legge finanziaria 2001, poi abrogato. In Italia vi è il cosiddetto nanismo delle microimprese; in Europa invece vi sono grandi imprese come la RVE che copre tutte le imprese italiane messe insieme: è grande 10 volte l'ACEA, la AEM di Milano, la AMGA di Genova, la HERA di Bologna, la ASM di Brescia. La preoccupazione allora era quella di non mettere in gara tutto, se non si intendeva mettere a rischio la struttura italiana a svantaggio dei consumatori e delle imprese. Quella era la prima questione. Rientrano nei servizi pubblici locali che devono garantire universalità del servizio, cioè raggiungere anche gli utenti non economicamente convenienti, dove non vi è dunque convenienza all'investimento se non nel lungo periodo. La colonizzazione straniera avrebbe determinato conseguenze possibili negative sopratutto sui consumatori italiani, tenendo tariffe più convenienti nei Paesi d'origine ed invece remunerandosi nel nostro mercato a svantaggio dei nostri utenti. Il mercato è competitivo se esistono i competitor e non i monopoli.

Oggi in Italia ed ancor più nel 2003 non esistevano e non esistono soggetti privati con forze sufficienti a competere a livello nazionale ed europeo. Gli unici competitori sono quelli pubblici. A ciò va aggiunto che un altro problema è derivato dal novellato Titolo V della Costituzione che attribuisce - non citandola - la materia residuale alle Regioni in via esclusiva, in base all'ex articolo 117, come affermato dalla sentenza della Corte n. 272 del 27 luglio 2004. Unica competenza rimasta allo Stato è la tutela della concorrenza, che delinea l'ambito entro il quale muoversi. La concorrenza vuol dire come affidare la gestione del servizio riportando nella legittimità comunitaria la normativa precedente, che era oggetto di procedura di infrazione comunitaria dal 1999. E la riforma ha individuato tre modalità di intervento perfettamente congrue al diritto comunitario, che, se correttamente applicate e stimolate con le normative di settore e di competenza regionale, avrebbero portato al risultato di stimolare la crescita mediante aggregazione degli operatori nazionali, senza rischi di una gara comunitaria che li avrebbe visti soccombenti. Questo appunto attraverso la famosa lettera c), cioè l'affidamento corretto in house senza gara. Successivamente, si sarebbe dovuto stimolare l'apertura ai privati anche alle società, mediante l'applicazione corretta della lettera b), cioè partenariato pubblico-privato, per poi passare con tranquillità alle gare. Questi tre principi dovevano trovare concreta ed effettiva applicazione entro il regime transitorio del 31 dicembre 2006, concordato esplicitamente con la Commissione europea. A quella data tutti gli affidamenti non conformi a queste modalità di affidamento sono decaduti, come espressamente stabilito dall'articolo 115, comma 15, del testo unico degli enti locali.

La riforma proposta, facendo finta di richiamarsi alle liberalizzazioni del settore pubblico degli enti locali, ma in realtà leggendo congiuntamente il testo Lanzillotta e gli emendamenti del Governo, ha come unico scopo quello di cancellare la data del 31 dicembre 2006 appena scaduta, prevedendo un ulteriore regime transitorio fino alla data del 2011, alla quale tutti gli affidamenti, compresi quelli illegittimi, rimarrebbero in piedi. Ciò fa saltare l'accordo con l'Unione Europea. Quindi, il testo proposto dal Governo stravolge completamente gli accordi italiani con la Commissione europea, pertanto ci si chiede se questo Governo abbia agito contro il precedente Governo, che aveva concordato le linee della riforma con l'Unione Europea. Proprio la vicenda delle liberalizzazioni Presidente, devo indurci a qualche riflessione. Assistiamo a questa coop partito-azienda, con giganteschi intrecci d'interessi economici‑politici e conflitti di interesse (gli stessi uomini che hanno un ruolo dirigente nelle società e anche nei partiti).

Vediamo l'affermazione di un cosiddetto capitalismo regionale, in luogo del capitalismo di Stato. Nel caso, ad esempio, della HERA abbiamo una società con 45 miliardi di fatturato, più del 3 per cento del PIL, migliaia di dipendenti, 7 milioni di soci, 12.500 cooperative aderenti. Dove è lo scandalo? Nella mancanza di trasparenza, di accountability, nella disparità di trattamento rispetto alle società di capitali, soprattutto nella tassazione, che consente la deducibilità del 70 per cento dell'IRES dalla base imponibile, dalla deducibilità integrale degli utili destinati a riserve obbligatorie, la cosiddetta riserva legale a fondi mutualistici, e la deducibilità del 70 per cento degli utili destinati a riserva volontaria, purché indivisibili. A ciò va aggiunta la facilitazione dei prestiti sociali al 12,50 per cento, anziché al 27 per cento. Quindi, stiamo parlando di una multi-unity modello capitalismo rosso, dove anche recentemente il governo Prodi ha inserito la HERA come azionista di spicco, con il 9 per cento, accanto all'ENI, nell'accordo quindicennale con l'Algeria, insieme ad ENI-Gas, ENEL e Wintershall (che hanno altre quote di partecipazioni), Regione Sardegna ed appunto HERA, con il 9 per cento. La HERA serve 196 Comuni dell'Emilia-Romagna su 341, con un bacino di utenza di 2,5 milioni di abitanti, che ha registrato 59 milioni di utili nel primo semestre 2006, che punta ad allearsi con AEM Torino e AMGA di Genova, già alleate in IRIDE. Desidero riportare una dichiarazione del segretario dei DS di Rimini, Riziero Santi, che parla di un mostro nato solo per fare business, cui non interessano i problemi del territorio e la qualità dei servizi, aumenta le tariffe, non fa investimenti, sfrutta e licenzia i dipendenti, mentre il management è costituito da una schiera di privilegiati che pensano solo al successo personale. Queste sono le affermazioni di qualcuno che evidentemente conosce bene le cose.

Se guardiamo la tariffa dell'acqua, HERA la determina a 1,51 euro al metro cubo, mentre a Milano pagano l'acqua 0,40 euro al metro cubo. Quindi, Bersani il liberalizzatore ha espunto l'inciso «con esclusione dei servizi pubblici locali» nel famoso emendamento, ribaltando l'obiettivo del provvedimento: distorsione della concorrenza, alterazione del mercato e parità tra gli operatori. Bersani, invece di liberalizzare - vogliamo fare un'operazione verità - difende i monopoli costituiti dalle municipalizzate con le Coop come azionisti. (Applausi dal Gruppo FI).

Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, abbiamo fatto una grande battaglia per difendere il post contatore, che comporta la difesa delle piccole e medie imprese e degli artigiani. La soluzione che è stata adottata ci convince, nel senso che abbiamo determinato le condizioni affinché non ci siano situazioni di monopolio, ma ci sia una reale concorrenza, né una separazione delle società che avrebbe alterato la concorrenza nel nostro Paese. Per queste ragioni, siamo soddisfatti delle soluzioni adottate, perché dietro quell'operazione c'era - per così dire - una difficoltà per migliaia di persone, di aziende, di famiglie, migliaia di occupati. Abbiamo inteso tutelare i piccoli rispetto ai grandi. Abbiamo anche cancellato quella furbata che si voleva introdurre attraverso l'emendamento concernente il CIP 6; riteniamo corretto utilizzare il disegno di legge 1347, appunto la soluzione che il Governo ha individuato, attraverso un percorso a parte. Quindi, evitiamo di utilizzare decreti-legge per realizzare operazioni che servono soltanto a salvaguardare pezzi di questa maggioranza che si trova in difficoltà, che non riesce a trovare una sua coesione e quindi penalizza gli interessi del Paese. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN)

13 marzo 2007 - intervento sulla risoluzione della 14a Commissione permanente sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per l'anno 2007 e sul programma di 18 mesi delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena

Presidenza del presidente MARINI, indi del vice presidente CALDEROLI e del vice presidente ANGIUS

Discussione del documento: (Doc. XVIII, n. 2) Risoluzione della 14a Commissione permanente sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per l'anno 2007 e sul programma di 18 mesi delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi, il quale nel corso del suo intervento illustrerà anche l'ordine del giorno G2. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole Ministro, una ridotta attività parlamentare - come emerso anche in Conferenza dei Capigruppo - ha avuto tuttavia il pregio di ritagliare uno spazio per affrontare in Aula questioni rilevanti di politiche dell'Unione, valorizzando il ruolo del Parlamento rispetto ad importanti scadenze; tutto ciò in linea con gli obiettivi della legge La Pergola prima e Buttiglione poi, che hanno provveduto ad incrementare gli spazi a disposizione del Parlamento, prendendo coscienza dell'interdipendenza crescente tra ordinamento comunitario e nazionale.

L'occasione è determinata dall'esame congiunto del programma legislativo e di lavoro della Commissione per l'anno 2007 e sul programma di 18 mesi delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena. Ciò avviene immediatamente dopo la conclusione del Consiglio europeo di Bruxelles e a ridosso della cerimonia celebrativa di Berlino del 25 marzo per il cinquantenario della firma dei Trattati di Roma.

Registriamo con soddisfazione il fiorire di iniziative che sia nel nostro Paese che in tutta Europa ricordano lo storico avvenimento. Nella risoluzione della Commissione Politiche dell'Unione Europea è stata recepita l'indicazione del senatore Buttiglione di sviluppare una campagna di sensibilizzazione sulle ragioni e i valori dell'Europa in tutto il Paese, in particolar modo nelle scuole e nelle università. Di questo devo ringraziare il presidente Manzella, molto sensibile a questi temi. Riteniamo importante sottolineare questo aspetto al fine di far crescere nei giovani un forte sentimento europeo. Dobbiamo muovere oggi però dalle sollecitazioni del Presidente della Repubblica che, fin dal discorso del suo insediamento, ricordò che «l'Europa è per noi italiani una seconda Patria» e la necessità di superare la crisi che ha investito l'Unione dopo l'esito sfavorevole del referendum in due Paesi fondatori, come Francia e Olanda. Va superato allora il trauma di quel pericoloso deragliamento, riprendendo un cammino di integrazione tra popoli, economie e culture. Come possiamo non ricordare le considerazioni dello stesso presidente Napolitano nel recente intervento a Strasburgo, il 14 febbraio scorso, di lavorare per uscire dall'impasse, non dovendo ripartire da zero, dopo che 18 dei 27 Stati membri hanno già ratificato il Trattato in rappresentanza di 275 milioni di cittadini. Proprio la Francia di Giscard, presidente della Convenzione europea, ha preferito scadute illusioni ad un moderno realismo.

L'Europa è oggi una moneta, è mercato, è insieme di istituzioni, è democrazia, è libertà, è diritti, è pace. Ma un'Europa di 27 popoli e 475 milioni di abitanti non può vivere senza Costituzione. È necessario allora riprendere quel percorso interrotto al fine di dotare l'Unione di istituzioni più forti, di nuove regole comuni per affrontare nuove sfide, con una maggiore partecipazione dei Parlamenti nazionali, maggiore trasparenza nelle decisioni; per essere più operativa e funzionale nella sua nuova dimensione di Europa riunita. Non vi è dubbio che la prima questione che abbiamo di fronte è quella di impegnare il Governo a svolgere ogni azione per concludere positivamente il processo costituzionale europeo, riaffermandone i valori che sono alla sua base. Tutto ciò sarebbe importante che fosse realizzato prima della scadenza elettorale del 2009. Ancora una volta le elezioni europee potranno tenere sveglie le coscienze dei nostri popoli, obbligando l'Europa ad agire, come ripeteva Monnet. Particolare apprezzamento deve essere riconosciuto all'azione svolta dal cancelliere Angela Merkel, per il suo riconosciuto entusiasmo giovanile nel ritrovare l'anima dell'Europa. Non vi è dubbio che, rispetto alla validità dei programmi delle tre Presidenze che si succederanno nei prossimi dodici mesi, la necessità di riformare il Trattato è prioritaria, e dobbiamo fare ogni sforzo per evitare un fallimento che diventerebbe un errore storico. Bene ha fatto Angela Merkel a richiamare il modello sociale europeo, costruito in passato in una struttura demografica favorevole, che potrà essere difeso e salvaguardato nella sua generosità, senza mettere a rischio le conquiste sociali, solo se l'Europa saprà essere più competitiva e in grado di affrontare le sfide nuove della globalizzazione. Occorre tenere conto delle tendenze in atto in fatto di demografia, di tecnologia e di globalizzazione.

Dal peso del 28 per cento sulla popolazione mondiale alla vigilia della Grande guerra si è progressivamente scesi al 13 per cento, perdendo centralità anche economica, che è diminuita dal 47 al 10 per cento. Per quanto riguarda la natalità, siamo a un livello inferiore al tasso di rimpiazzo. I figli vengono visti come una minaccia per il presente e non una speranza per il futuro. Non può essere dimenticato il grave problema del cambiamento demografico in Europa e le sue conseguenze in termini di natura economica e sulla società. Di qui la necessità di individuare risposte positive per le politiche verso la natalità, la maggiore dotazione di infrastrutturazioni sociali, l'intensificazione degli scambi e delle esperienze sulle politiche familiari. Particolarmente importante è l'impegno delle tre Presidenze, in specie quella tedesca, di creare «un'alleanza per le famiglie» nell'Unione, costruendo una solida piattaforma nell'azione di rafforzamento della famiglia, sui servizi di assistenza e cura dei bambini, anziani e disabili, conciliando i tempi della vita lavorativa e familiare, e l'impegno per un approccio integrato volto a garantire un ambiente favorevole alla famiglia. Sono indicazioni importanti che emergono. Le politiche familiari sono però essenzialmente di competenza nazionale. A tale riguardo occorre ribadire alcuni punti fermi che vengono illustrati in un ordine del giorno che ho presentato affinché si impegni il Governo, nelle diversi sedi competenti e con atti coerenti con il diritto internazionale, a ribadire i princìpi relativi a materie concernenti la famiglia e la vita, che sono di competenza esclusiva degli Stati membri, le cui tradizioni costituzionali devono essere rispettate; a presentare in Parlamento la sua posizione prima dell'adozione di atti normativi comunitari che abbiano un impatto sul diritto e sulla famiglia; a proseguire, in coerenza con quanto avvenuto in sede di Convenzione europea, nell'impegno di introdurre le radici giudaico-cristiane nelle eventuali modifiche del Trattato di Costituzione europea, a partire dalla Dichiarazione di Berlino del prossimo 25 marzo.

La revisione della Strategia di Lisbona ha ribadito il ruolo fondamentale delle piccole e medie imprese nella crescita e nell'occupazione, facilitandone l'accesso al VII programma comunitario. Merita di essere ricordato, inoltre, il problema dell'energia e la necessità di garantire sicurezza nell'approvvigionamento energetico ecosostenibile e competitivo, attraverso un piano di azione globale, in grado di assicurare migliore competitività del mercato interno dell'energia, la diversificazione delle fonti energetiche, la separazione effettiva delle attività di approvvigionamento dalle operazioni in rete. Non vanno sottovalutati i rischi per il mercato europeo della presenza di monopolisti mondiali. Tutto ciò, infatti, altera il funzionamento dei mercati, condizionati dalla crescente domanda mondiale, che crea instabilità sui mercati, e anche dai cambiamenti climatici. Le energie rinnovabili, però, contano poco ai fini dell'approvvigionamento energetico. (Applausi del senatore Possa). Il completamento del mercato unico dell'energia elettrica e del gas costituisce un importante impegno della politica energetica europea, introducendo nuove strategie per rilanciare la competitività dell'Europa. Ma il nostro Paese, nel quadro della diversificazione delle fonti energetiche, non può né tralasciare né abbandonare l'opzione nucleare, tenendo conto dei più alti livelli di sicurezza ormai raggiunti. (Applausi del senatore Possa). Non dice nulla la spinta al nucleare di Paesi come l'Iran, grande produttore di petrolio, della Corea, dell'India e perfino, secondo notizie odierne, della Libia? Le recenti e gravi crisi di approvvigionamento hanno dimostrato la debolezza dell'Europa e i maggiori rischi per il nostro Paese; debolezza accentuata dopo la frammentazione dell'impero sovietico e proprio nel momento in cui questi nuovi Stati si sono misurati con le regole della concorrenza internazionale e con un sistema capitalistico ben lontano dalle regole del capitalismo democratico. Paradossalmente, il sistema politico sovietico garantiva maggiormente il rispetto dei contratti su una rete che si è poi frammentata.

Sul problema dell'energia l'Europa non può muovere in ordine sparso, come si è purtroppo verificato, ma deve parlare con una sola voce, mettendosi in grado di competere unita rispetto alle nuove situazioni politiche, economiche e finanziarie. Si pongono anche obiettivi ambiziosi che riguardano le emissioni di gas serra, abbattendo le emissioni del 20 per cento entro il 2020, e le energie rinnovabili, che devono crescere dal 6 al 20 per cento per combattere i cambiamenti climatici. È stata data una risposta forte rispetto alle politiche energetiche e ambientali del futuro. Si apre una nuova fase, soprattutto per la ricerca, nella integrazione delle tecnologie, stimolando l'innovazione e la diffusione sul territorio, determinando benefici sulle attività produttive e sulle famiglie. Il clima non può essere considerato una componente invariabile per il complesso delle attività umane, ma diviene fattore variabile proprio in relazione alle azioni che l'uomo determina nella ricerca di sviluppo quale presupposto del successo sociale. (Applausi del senatore Possa).

Non è solo Kyoto il problema, ma anche una riconsiderazione delle infrastrutture inadeguate: mi riferisco sia alla tutela delle fasce costiere che alle opere di bonifica. Sarebbe necessaria una legge per un censimento della domanda pubblica in materia di sicurezza ambientale. Siamo all'avanguardia nelle applicazioni sulle osservazioni della Terra, sia con il progetto Galileo, sia con Cosmos-Skymed, che vanno finalizzati prevedendo protocolli sull'utilizzo dei dati. Il sistema del pianeta Terra è caratterizzato da un equilibrio che può subire alterazioni profonde a seguito di un aumento indiscriminato dei rifiuti inquinanti e da una modifica incontrollata degli elementi essenziali. Occorre allora rispettare i vincoli e limiti posti dalla natura per conservare l'equilibrio necessario.

Onorevole Presidente, onorevole Ministro, onorevoli senatori, Bruxelles non deve essere vista solo come il luogo delle pagelle sui singoli Stati, come il luogo della produzione di sempre maggiore legislazione, di nuovi adempimenti burocratici, di nuovi oneri amministrativi, di nuovi sacrifici, ma come il luogo della semplificazione, della riduzione dei costi, dei maggiori vantaggi competitivi, delle nuove opportunità. È auspicabile maggiore partecipazione e consenso in luogo di un distacco crescente. Siamo impegnati nella ripresa del cammino europeo, riprendendo i riferimenti espliciti alle radici cristiane dell'Europa, un'Europa con una precisa identità culturale, un'Europa dei valori che non nasce da un relativismo senza princìpi, ma da valori che hanno plasmato l'identità europea nel corso dei secoli. Dobbiamo fare attenzione sui rischi di ulteriori allargamenti, se non vogliamo mettere a repentaglio la nostra identità. Guardare alle politiche per la famiglia con una nuova intensità significa ritrovare il coraggio di scelte forti, affermando i valori del patrimonio storico-culturale che è l'umanesimo cristiano europeo. L'Europa è chiamata a determinare un nuovo punto di equilibrio fra democrazia ed efficienza. Uscendo dalla crisi di crescita, l'Europa potrà diventare forte se sarà unita, se saprà parlare e dialogare con una voce sola, coniugando forza e ragione con nuove responsabilità, per tracciare nuove strade per nuove carovane, esportando cultura e idee.

L'obiettivo della Carta costituzionale europea può significare una presa di coscienza e la ricerca della sua anima, di un'Europa come comunità di destino, come sostiene Edgar Morin, cioè di valori e non solo entità geografica. Certo, si può essere forti negli scambi commerciali, ma deboli nel disegno politico, nell'insufficienza delle istituzioni, nell'abdicazione continua alla storia e alle proprie radici. Noi guardiamo a costruire un'Europa politica da cui può venire la risposta ai problemi dei tempi nuovi, coniugando il culto dell'individuo e il culto della società, trovando nel nuovo umanesimo il giusto equilibrio tra progresso scientifico e progresso di valori morali e civili. (Applausi dai Gruppi UDC e FI. Congratulazioni).

ORDINI DEL GIORNO:

G2 EUFEMI Il Senato, premesso che: con la legge n. 57 del 7 aprile 2005 di ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, l'Italia ha confermato il proprio impegno nel processo di unificazione europea tendente a realizzare, prima di tutto, un'unione tra i popoli europei rispettosa delle differenti culture e sensibilità nazionali; tale processo di unificazione europea è stato interrotto dall'esito negativo del referendum celebrato in Francia e in Olanda; l'occasione delle celebrazioni del Cinquantesimo anniversario dei Trattati stipulati a Roma il 25 marzo 1957 può costituire un grande momento per rilanciare il processo di unificazione dell'Europa, anche alla luce delle indicazioni che emergeranno al vertice di Berlino, riprendendo un cammino più intenso; il Trattato, la cui definizione ha comportato l'esigenza di addivenire a compromessi, interviene in materie particolarmente delicate come il diritto alla vita e la tutela della famiglia; in tali materie, a livello europeo, non vi è ancora un comune sentire; pertanto anche al fine di rafforzare la condivisione di valori fondamentali occorre rappresentare adeguatamente le tradizioni costituzionali dei diversi Stati membri; gli articoli II-62 e II-63, che intervengono sul diritto alla vita e sul diritto all'integrità della persona, sono parziali rispetto alla tutela già accordata nelle applicazioni della biologia e della medicina alla vita prenatale e all'embrione da Convenzioni internazionali come la Convenzione per la protezione dei diritti umani e della dignità dell'essere umano riguardo le applicazioni della biologia e della medicina, firmata a Oviedo nel 1997; gli articoli II-69, relativo al diritto di sposarsi e costituire una famiglia, e II-93, in materia di vita familiare e vita professionale, non sono coerenti con i princìpi rinvenibili negli atti internazionali in materia di diritti umani e nella tradizione costituzionale italiana; in particolare, la formulazione adottata dall'articolo II-69 secondo la quale il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia è assicurato a chiunque, si discosta da quella comunemente accettata in sede internazionale secondo cui «uomini e donne in età adatta hanno diritto di sposarsi» (cfr. articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani, proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, articolo 23 del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 16 dicembre 1966 e articolo 12 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 4 novembre 1950); il ruolo della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, riconosciuto dall'articolo 29 della Costituzione italiana, è negli stessi termini presente negli atti internazionali richiamati, ma non è esplicitato nel testo del Trattato; anche se formalmente la disciplina delle citate materie è lasciata dal Trattato agli Stati membri, vi sono competenze attribuite alle istituzioni dell'Unione europea che possono avere una diretta incidenza su di esse e quindi una ricaduta sugli ordinamenti nazionali. A titolo di esempio si possono ricordare gli articoli III-248 e seguenti in materia di ricerca e sviluppo tecnologico in base ai quali si possono legittimare finanziamenti a carico del bilancio comunitario a ricerche che comportano l'uso di cellule staminali embrionali, o l'articolo III-269 sulla cooperazione giudiziaria in materia civile, che consente al Consiglio, su proposta della Commissione, di disciplinare con legge-quadro europea gli aspetti del diritto di famiglia aventi implicazioni transnazionali. Per tale decisione è prevista l'unanimità, ma è bene sottolineare che sulla base del Trattato la decisione viene assunta dal rappresentante del Governo italiano in Consiglio senza passare dal Parlamento; la presenza di clausole interpretative di chiusura in materia di diritti fondamentali, contenute negli articoli II-112 e II-113, non rappresenta idonea garanzia in quanto esse fanno riferimento ad elementi troppo generici, come le tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, la cui ricognizione non è certo agevole. Recentemente nelle sedi istituzionali dell'Unione europea sono state assunte posizioni che dimostrano tali difficoltà e l'esigenza per gli Stati di riservare le scelte su questioni così delicate alle sedi di rappresentanza democratica come il Parlamento nazionale, impegna il Governo: a promuovere e sostenere nelle competenti sedi e con gli atti coerenti con il diritto internazionale una interpretazione del Trattato che ribadisca i seguenti princìpi: a) le materie concernenti la famiglia e la vita sono di esclusiva competenza degli Stati membri le cui tradizioni costituzionali devono essere rispettate; b) l'interpretazione dell'articolo II-69 e la sua applicazione devono essere fatte in relazione all'articolo 12 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950; a presentare in Parlamento la sua posizione prima dell'adozione di atti normativi comunitari che abbiano un impatto sul diritto alla vita e sulla famiglia nelle more di una puntuale disciplina nazionale sulle procedure di partecipazione dell'Italia all'Unione europea; a proseguire, in coerenza con quanto avvenuto in sede di Convenzione, nell'impegno di introdurre - tra i valori dell'Unione - le radici giudaico-cristiane nelle prossime modifiche del Trattato per la Costituzione d'Europa e in generale nel diritto dell'Unione a partire dalla Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007.

6 marzo 2007 - Alla luce della brillante operazione denominata "easy money" e relativa ai Money Transfert che ha evidenziato un fondato rischio di attività di riciclaggio e terrorismo, un vero e proprio sistema bancario parallelo e alternativo, in grado di contare su una rete capillare di distribuzione tre volte più ampia di quella delle Poste e su cui circolano flussi imponenti di denaro contante che sfuggono ad ogni controllo, possiamo dire avevamo ragione ma non siamo stati ascoltati:

Si riporta l'intervento del sen. Eufemi del 28 febbraio 2007 sulla repressione del  finanziamento del terrorismo internazionale:

Schema di decreto legislativo recante: "Misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l'attività dei paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale, in attuazione della direttiva 2005/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 ottobre 2005" (n. 64)

Il senatore EUFEMI (UDC) osserva come nella valutazione del provvedimento si sia registrata una certa divergenza di opinioni, pur se ritiene doveroso esprimere apprezzamento per lo sforzo compiuto dalla relatrice, volto a valorizzare, nella predisposizione della proposta di parere, le indicazioni emerse durante le audizioni dell’Ufficio italiano dei cambi e della Guardia di finanza. Nel merito, ritiene che il parere avrebbe dovuto mettere a punto in modo più incisivo la questione delle specifiche competenze della Guardia di finanza. Si sofferma poi, in modo analitico, sui profili di copertura finanziaria delle previsioni recate dall’articolo 11. Infatti, l’articolo 14, comma 1, dispone che agli oneri derivanti dall’attuazione dell’articolo 11 si provvede a valere sull’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 22, comma 2, della legge 25 gennaio 2006, n. 29, che mette a disposizione la somma di 250.000 euro per gli anni 2006 e 2007 e di 1.000.000 di euro a decorrere dal 2008, come limite massimo di spesa. Al riguardo segnala al Governo l’esigenza di chiarire in quale misura agli interventi previsti dall’articolo 11 si possa far fronte con i proventi della gestione senza ricorrere alle risorse all’uopo stanziate dalla legge n. 29 del 2006, anche in considerazione del fatto che l’onere stimato nella relazione tecnica si approssima, per l’anno 2007, all’importo previsto dall’autorizzazione di spesa.

L’oratore sottolinea che le predette risorse sono state iscritte, per l’anno 2007, nel capitolo 2839 del Ministero dell’economia e delle finanze. Da un’interrogazione effettuata alla banca dati della Ragioneria Generale dello Stato, in data 26 gennaio 2007, risulta che il relativo fondo reca una disponibilità di competenza pari a 218.753 euro per l’anno 2007. La differenza tra le risorse autorizzate e quelle disponibili è pertanto pari a 31.426 euro. Al riguardo, sottopone al Governo la necessità di quantificare con certezza assoluta le risorse disponibili che possono essere utilizzate per l’attuazione della disposizione in esame.

L’oratore pone altresì in rilievo il tema dei controlli sulle transazioni finanziarie, ritenendo opportuno al riguardo potenziare le funzioni antiriciclaggio attribuite all’Ufficio italiano dei cambi. Più specificamente, ritiene che la proposta di parere predisposta dalla relatrice non tenga adeguatamente conto dell’uso del contante, che rappresenta il principale strumento di attuazione delle operazioni vietate. In generale, rimarca la necessità di controlli più incisivi non solo sulle transazioni economiche e finanziarie, ma anche sulle stesse attività delle cellule terroristiche, citando, a titolo di esempio negativo, l’attentato compiuto a Londra nel 2005.

Esprime quindi l’avviso che le disponibilità finanziarie a favore della Guardia di finanza vengano adeguatamente commisurate agli obiettivi da raggiungere. Preannuncia quindi il voto favorevole sulla proposta illustrata dal senatore Curto.

1 marzo 2007 - Commissioni 1° e 6° riunite - (1329) Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali (Seguito dell'esame e rinvio)

Presidenza del Presidente della 6ª Commissione BENVENUTO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Grandi.

Il senatore EUFEMI (UDC) condivide le preoccupazioni del senatore Pastore richiamando l’esigenza di una maggiore attenzione del Governo sulle modalità con le quali lo Stato italiano provvede a conformarsi agli obblighi derivanti dalla sua appartenenza all'Unione europea. Infatti, l'oratore ritiene che, in via di principio, le disposizioni di adempimento agli obblighi comunitari debbano essere valutate in sede di esame del disegno di legge comunitaria, costituendo quest'ultimo uno strumento volto a potenziare le prerogative delle Camere nelle fasi di formazione della legislazione comunitaria. Di conseguenza, giudica particolarmente criticabile la scelta operata dal Governo di collocare tali disposizioni nell'ambito di un decreto-legge, analogamente peraltro a quanto accaduto con le norme di recepimento del cosiddetto accordo di Basilea 2. A suo avviso, tale circostanza integra una sostanziale violazione dell'ordinario assetto delle competenze per materia tra le Commissioni parlamentari e un affievolimento della legge "La Pergola", atteso che la 14a Commissione non può esaminare in sede referente tali provvedimenti. Peraltro, il decreto-legge, prosegue l'oratore, denota una eccessiva eterogeneità nei suoi contenuti normativi, in modo da comprimere i tempi dell'esame parlamentare su disposizioni che appaiono meritevoli di un vaglio molto più approfondito. In ogni caso, ritiene preliminare all'esame nel merito del provvedimento l'acquisizione dei pareri, rispettivamente, della 14a Commissione sugli aspetti di rilievo comunitario, e della 5a Commissione sui profili di copertura finanziaria. Richiama inoltre alcuni elementi di perplessità emersi durante le audizioni dell'Agenzia delle Entrate e dell'ANCI, in particolare per quel che riguarda le stime relative al recupero degli aiuti di Stato dichiarati illegittimi, anche in considerazione dell'esclusione dei contributi rientranti nell'ambito di applicabilità della regola de minimis.

Il senatore EUFEMI (UDC) rileva la genericità delle osservazioni contenute nel documento consegnato dal sottosegretario Grandi rispetto alle osservazioni da lui svolte nella precedente seduta, rimanendo sostanzialmente impregiudicata la questione della precisa determinazione degli effetti finanziari delle operazioni di recupero delle somme non versate da parte delle aziende ex municipalizzate.

Nonostante il documento del Sottosegretario quantifichi gli oneri derivante dall'applicazioni di disposizioni dell'articolo 3 e valuti tali oneri coperti dalle entrate derivanti dal recupero degli aiuti concessi dallo Stato, formula una serie di osservazioni, citando analiticamente la nota di lettura del Servizio del bilancio, relative alla circostanza che la relazione tecnica non fornisce una stima né del numero di aziende coinvolte né le tipologie di soggetti che rientrano o meno nella categoria cosiddetta del de minimis. Del resto, anche l'audizione dei rappresentanti dell'ANCI non sembra aver sciolto tale perplessità. Il rischio effettivo, prosegue l'oratore, è quello di sovrastimare le entrate derivanti dall'azione di recupero e, al contempo, di non considerare gli effetti indiretti sulla finanza pubblica poiché, come è a tutti chiaro, il carattere pubblico delle aziende coinvolte chiama in causa direttamente gli enti locali. In generale, ritiene che le disposizioni recate dal decreto-legge pongano il problema di coordinare tali misure con i principi recati dal disegno di legge governativo sui servizi pubblici locali. Nel riepilogare gli obiettivi fondamentali di tale disegno di legge governativo, orientato per lo più a ampliare la concorrenza tra soggetti privati nel settore dei servizi pubblici locali, l'oratore si sofferma criticamente sulle disposizioni concernenti l'attività delle aziende operanti nei settori dell'energia elettrica e del gas naturale di cui al comma 3 dell’articolo 4 del decreto: la legge 23 agosto 2004, n. 239, aveva introdotto il divieto per le grandi aziende operanti in tali settori di esercitare attività nei servizi cosiddetti di "post-contatore" - e cioè installazione e manutenzione degli apparecchi -, allo scopo di tutelare le microimprese e le categorie artigianali che effettuano tale servizio. L'abrogazione di tale disposizione, non solo rischia di conclamare un vantaggio sistematico delle grandi imprese, ma mette in grave difficoltà tutto un comparto produttivo nel quale operano circa 121.000 microaziende e imprese artigiane, anche con eventuali e pesanti riflessi dal punto di vista occupazionale.

Dopo aver ricordato la sostanziale inerzia del Governo rispetto alle prese di posizione dell'Unione europea sul punto, rileva che il richiamo al principio della libera concorrenza, pur legittimo da parte delle autorità comunitarie, non crea un'effettiva liberalizzazione del comparto, ma favorisce sostanzialmente le grandi aziende operanti nei settori dell'energia elettrica e del gas naturale. Infatti, a suo parere, l'indirizzo comunitario sarebbe accettabile solo se in Italia vi fossero effettive condizioni di concorrenza: tutto ciò considerato, la norma abrogata sembra maggiormente rispondente alle esigenze dello specifico comparto. Si riserva, infine, di affrontare altre questioni in sede di esame degli emendamenti auspicando un chiarimento definitivo del Governo sulla portata dell'articolo 1, nonché sulle disposizioni concernenti il diritto di autore.

22 febbraio 2007 - Conversione del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, la presentazione di alcuni emendamenti da parte mia mi consente anche di svolgere qualche considerazione. Lei, molto correttamente, ha richiamato la prassi costituzionale (è un dato innegabile), ma siamo di fronte a questioni politiche di una certa rilevanza. Il relatore e la maggioranza hanno impedito anche la correzione di questioni tecnico-formali assolutamente imprescindibili. Mi riferisco, in particolare, alla presenza nel titolo del decreto-legge del riferimento alle disposizioni relative all'assistenza a terra negli aeroporti che è stato soppresso alla Camera dei deputati e che noi abbiamo il dovere di correggere, perché non possiamo approvare in quest'Aula una legge con un titolo modificato dall'altro ramo del Parlamento, senza che possano intervenire modifiche. Ora, le preoccupazioni sorte rispetto alla scadenza di questo decreto-legge possono essere facilmente superate, signor Presidente, dalla presenza del decreto-legge n. 10 del 2007 che iniziamo a discutere nel pomeriggio in Commissione. Infatti, anch'esso contiene disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari; basterebbe traslare tutta la parte relativa a Basilea 2 all'interno di quel decreto perché possa essere data continuità di azione, riuscendo a salvaguardare eventuali rapporti giuridici insorti rispetto alla normativa secondaria approvata dalla Banca d'Italia sul finire del 2006, quindi senza pregiudicare assolutamente la parte normativa. Aggiungo che noi abbiamo presentato modestissime correzioni, che non sono state tenute in alcuna considerazione, anche di omogeneizzazione del testo perché abbiamo verificato terminologie diverse che prendono in esame la stessa materia. L'articolo 5 contiene un gentile cadeau al ministro Ferrero, ma come possiamo approvarlo in presenza di una crisi di Governo che investe l'intero Esecutivo? Quindi, invito la maggioranza a riflettere e ad individuare una strada più corretta, quale quella da me indicata che prevede di approvare le norme riferite all'accordo Basilea 2 nell'ambito dell'altro decreto-legge presente in Parlamento. Questo ci consentirebbe di andare avanti in maniera più serena e senza contrapposizioni.

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, la nostra è stata un'azione costruttiva, che ha tentato di migliorare questo provvedimento. Ci siamo fatti carico, in particolare, delle preoccupazioni che venivano dal sistema delle piccole e medie imprese, in particolare per gli effetti derivanti dall'introduzione dell'accordo di Basilea 2, e degli effetti che si potevano riverberare, per così dire, sulle fonti di finanziamento. Con il senatore Cantoni abbiamo sollecitato la maggioranza e il rappresentante del Governo a tenere in considerazione che, nell'ambito dei poteri conferiti all'Autorità di vigilanza, rispetto alle informative che le banche debbono rendere al pubblico sugli aspetti rilevanti per la vigilanza di stabilità fosse inserito anche il livello delle riserve tecniche. Mi pare una questione di non poca importanza e quindi riteniamo che su di essa debba essere svolto il necessario approfondimento, non l'azione di disturbo che viene fatta da parte del senatore Furio Colombo, che vuole intervenire con argomenti estranei che appartengono al dibattito politico e non alla questione che stiamo affrontando.

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, in Commissione avevamo già rappresentato l'esigenza di modificare questo decreto, e tra le questioni che ci parevano di un qualche interesse vi era anche quella del contenimento dei costi per la clientela. Questo perché? Perché noi vogliamo smascherare la demagogia della sinistra. Infatti, rispetto ai grandissimi profitti, profitti record, realizzati dalle banche in questi ultimi anni, anche in una fase di basso profilo di crescita dell'economia, il dito della sinistra si è appuntato contro il sistema bancario e poi, nel momento in cui c'è da affrontare concretamente una questione che riguarda clienti che possono essere imprenditori, piccoli imprenditori, assistiamo ad un atteggiamento di totale chiusura. Non basta sbandierare l'atteggiamento favorevole rispetto alla class action, alla tutela dei risparmiatori e a quanto è avvenuto con le vicende del risparmio nel nostro Paese se poi si vota contro queste norme che sono di buon senso e vanno nell'interesse del sistema Paese.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, nel corso dell'esame in Commissione e anche in Aula ci siamo sforzati di far comprendere al relatore e al Sottosegretario alcuni errori materiali contenuti in questo decreto-legge. Abbiamo già richiamato la questione del titolo, laddove è presente il riferimento all'assistenza a terra negli aeroporti (poi soppresso), a dimostrazione della confusione legislativa che regna in questo Governo. Abbiamo sottolineato altresì la necessità che la normativa contenuta nell'articolo avesse una basa omogenea. Quindi abbiamo presentato l'emendamento 2.7, con il quale proponiamo di sostituire, al comma 1, lettera d), numero 3), le parole «vigilanza consolidata» con le seguenti «vigilanza su base consolidata». Questa terminologia è più corretta, ma la questione più rilevante è che in un punto dell'articolo è scritto «sulla vigilanza consolidata», mentre all'interno dello stesso articolo al numero 7), vi è la dizione «vigilanza su base consolidata». Ritenevamo corretto armonizzare la norma, prevedendo che si adoperasse la stessa terminologia, ma la nostra proposta ha ottenuto un diniego. Mi domando come si possa approvare un provvedimento che recepisce una direttiva comunitaria di siffatta importanza che contiene un errore così palese. Ci siamo sforzati di farlo presente, di intervenire per correggerlo, ma il diniego del Governo e della maggioranza è stato assoluto. Non possiamo però consentire che vi sia l'avallo del nostro Gruppo all'approvazione di un testo che presenta errori così macroscopici. Faccio appello anche al presidente Manzella, che ritengo sensibile ai temi della terminologia e della tecnica legislativa, affinché non sia compia questo errore e si proceda alla correzione della norma. Credo che sia una questione rilevante dal punto di vista della decisione che stiamo per assumere, perché andrà ad incidere sui soggetti e gli operatori che dovranno rispettare le norme che ci accingiamo ad approvare. Signor Presidente, abbiamo assistito a tutto durante l'esame di questo provvedimento, perfino a un ordine del giorno - come quello recepito poc'anzi dal Governo sulla direttiva MiFID e sulle fiduciarie - che tenga conto dei pareri espressi dalle Commissioni riunite nelle scorso mese di novembre sulla riforma del risparmio. Abbiamo assistito a tutto, anche all'aberrazione dello stravolgimento del progetto delle Authority, cancellato dal ministro Bersani, in difformità a quanto, invece, aveva fatto deliberare in quest'Aula dal vice ministro Pinza; vi è stato, dicevo, uno stravolgimento degli assetti complessivi delle Authority. Naturalmente prendiamo atto che la maggioranza procede a sussulti e, quindi, non ci facciamo illusioni rispetto alla comprensione della norma in esame. Tuttavia, insistiamo perché l'Aula prenda atto che è stato commesso un errore materiale che deve essere corretto.

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, le parole del relatore D'Amico non ci trovano assolutamente d'accordo: noi rifiutiamo la logica di intervenire con gli ordini del giorno su norme sostanziali. Presidente Manzella, mi appello alla sua sensibilità: abbiamo assistito allo stravolgimento di norme sostanziali, come quelle sul risparmio, modificate con pareri delle Commissioni legislative e oggi interviene un'altra aberrazione giuridica. C'è una gerarchia delle fonti che va rispettata, quindi rifiutiamo questo modo di procedere e di intervenire attraverso un ordine del giorno che impegni il Governo a tener conto del coordinamento legislativo. Se il coordinamento era necessario, andava fatto nell'altro ramo del Parlamento, dove sono stati compiuti errori. Pertanto, stiamo procedendo in modo innaturale, presidente Manzella. Mi rivolgo a lei e alla sua sensibilità; lei è un grande esperto di materia costituzionale e di diritto parlamentare: noi non possiamo procedere con questo metodo. (Applausi dal Gruppo UDC).

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, questo non è altro che un regalo per il ministro Ferrero, un gentile cadeau, che riteniamo non debba essere fatto in una fase come questa, di dimissioni del Governo, soprattutto per i rilievi posti dal Servizio del bilancio dal punto di vista della copertura finanziaria.

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, abbiamo cercato di portare argomenti di riflessione nell'articolo 5; problemi di natura costituzionale, con la crisi in atto, dovrebbero indurre ad un ripensamento rispetto all'urgenza di questa norma. Stiamo parlando di 13 unità con conseguenti oneri per consulenze e di due unità a tempo pieno; non sappiamo neppure che cosa avverrà rispetto alla definizione del nuovo Governo. Alla luce di ciò, abbiamo espresso delle preoccupazioni: abbiamo visto la istituzionalizzazione, Presidente, di assunzioni di coloro che furono parte della stagione degli anni di piombo. La nostra preoccupazione di porre un limite, ad esempio, di trenta anni di età, cosicché si potesse tenere conto dei nati dopo il 1977, non era cosa di poco conto. Riteniamo che la stagione del perdonismo abbia sufficientemente prodotto errori da non provocarne ulteriori e che quindi i cattivi maestri non possano trovare albergo nelle istituzioni; qui c'è bisogno di una presa di posizione ferma e io richiamo l'attenzione dell'Assemblea su questo punto. (Applausi del senatore Cantoni).

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, credo che abbiamo già esposto le ragioni della nostra contrarietà all'articolo 5 e al comma 2. Abbiamo proposto la soppressione dei commi 1 e 2 e una modifica che prevede due vincoli: il primo, quello dei trenta anni di età per le ragioni prima richiamate; il secondo, quello della parità dei sessi quanto alle presenze. In un'Aula in cui abbiamo assistito, negli anni scorsi, a grandi battaglie per la pari rappresentanza tra i sessi, questa è l'occasione per stabilire che, nell'ambito delle assunzioni previste a favore del ministro Ferrero, che non sappiamo se sarà ancora e nuovamente Ministro delle politiche sociali, sia rispettato tale principio di parità. Per queste ragioni, Presidente, invito ad un atto di coerenza tutti i colleghi che in passato hanno richiamato questa stessa esigenza.

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Con l'emendamento 5.102, di identico contenuto a quello di cui è primo firmatario il senatore Cantoni, si propone che per gli organi del vertice di questa trasformata Agenzia nazionale per i giovani sia previsto un limite di età di trenta anni. Se vogliamo veramente che tale organismo sia un'autentica espressione del mondo giovanile, questa è l'occasione per essere coerenti. Naturalmente, non ci facciamo illusioni sulla disponibilità della maggioranza a tener conto della nostra indicazione. Proponiamo inoltre lo stesso limite anche per la stipula di eventuali collaborazioni, comandi e convenzioni, proprio perché la disposizione sia armonica. Poiché è stato posto il problema del parere contrario della Commissione bilancio, mi consenta, Presidente, di fare qualche breve considerazione su tale aspetto. Abbiamo visto l'estrema disinvoltura con cui nei giorni scorsi, quando è stato esaminato il decreto per la proroga di termini, sono stati approvati due importanti emendamenti presentati dal senatore Marino, l'uno relativo alla questione dei ticket e l'altro riguardante il Patto di stabilità interno, che comportavano una spesa quasi pari ad una minifinanziaria. Eppure in quell'occasione non abbiamo sentito voci autorevoli e dissonanti che facessero emergere preoccupazioni per questo motivo. Il Servizio del bilancio del Senato ha rilevato, rispetto a questa norma, che ad esempio sarebbe necessaria una spiegazione circa le altre spese di funzionamento, di cui non è chiaro quanta parte della cifra indicata risulti essere già scontata nell'ambito degli stanziamenti iscritti nel bilancio a legislazione vigente e quanta invece sia pienamente riconducibile alle esigenze conseguenti alla creazione di questa nuova struttura. Inoltre, si introducono elementi di rigidità nella tabella C, perché la metà del totale di detti oneri sembra caratterizzata da elementi notevoli di rigidità, trattandosi di spese di personale. Ora, abbiamo sentito la grancassa suonata nei giorni scorsi dal ministro dell'economia Padoa-Schioppa, che vuole riformare il bilancio, riformare la legge di contabilità, definire nuove regole di bilancio, trasformare e modificare i Regolamenti parlamentari, fare una nuova Authority del bilancio comprensiva di Camera e Senato, mentre invece quegli elementi che ci giungono dalle strutture già vigenti, che svolgono quotidianamente attività di analisi e di verifica dei dati di bilancio, non vengono presi in considerazione. Si tratta di un elemento di contraddizione rispetto alle decisioni che stiamo per assumere e sulle quali invito l'Assemblea a riflettere, per evitare, per così dire, di andare verso una deriva che porta all'annullamento del concetto di verifica da parte dei nostri servizi e dei nostri uffici e quindi implicitamente da parte del Parlamento, che diviene esclusivamente luogo di ratifica di decisioni prese in altra sede.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei far notare l'incongruenza del titolo del decreto-legge, che ho proposto di modificare con l'emendamento Tit.1, dal momento che la norma sugli aeroporti è stata soppressa, ma risulta, appunto, presente nel titolo. Che cosa faranno i giovani studiosi, senatore Manzella, o qualsiasi ricercatore, quando andranno a cercare all'interno del provvedimento una norma che non c'è più, ma che risulta presente nel titolo? Abbiamo proposto di correggere il titolo e renderlo coerente con il testo del decreto-legge approvato prima dalla Camera dei deputati e poi dal Senato. La modifica andava certamente apportata nell'ambito del coordinamento alla Camera dei deputati; risulta ora un titolo errato che andrebbe cambiato. Quella era un'occasione per intervenire e non si trattava, certamente, di una condotta ostruzionistica, ma di un perfezionamento del testo legislativo.

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, non aggiungerò molto rispetto alle considerazioni che abbiamo svolto nella seduta di martedì e nel corso dell'esame degli emendamenti. Abbiamo sottolineato come questo decreto-legge sia uno coacervo di norme, cui si è aggiunta una sovrapposizione normativa con altre disposizioni comunitarie. Non è stata tenuta in considerazione alcuna proposta correttiva, neppure le indispensabili correzioni tecniche, come nel titolo, che è sbagliato nei contenuti. Il decreto-legge n. 297 del 2006 reca un contenuto eterogeneo, rappresentato unicamente dalla finalità e dalla necessità di adempiere ad alcuni obblighi comunitari in scadenza o già scaduti. Avevamo prospettato la soluzione di traslare nel decreto-legge n. 10 del 2007, che riguarda l'adempimento di alcuni obblighi comunitari, il problema di Basilea 2. Avete proceduto attraverso ordini del giorno che, come direbbe il senatore Biondi, sono come il caffè e non si negano a nessuno. Se correzioni andavano fatte, esse andavano fatte in questa Camera, l'errore è stato commesso alla Camera dei deputati e lì, invece, si doveva intervenire. Noi ci siamo mossi, come UDC, con spirito costruttivo, soprattutto sulla direttiva di Basilea 2, proponendo miglioramenti e correzioni, dopo naturalmente quel lungo percorso elaborativo che c'è stato e che ha visto il coinvolgimento di tanti soggetti diversi, banche e imprese, stante le ricadute complessive sul versante del sistema. Riteniamo, però, che il Senato non possa essere solo il luogo della ratifica. Sottolineiamo - lo diciamo alla sinistra, che ha la stragrande presenza e maggioranza nella Conferenza delle Regioni - che anche sull'articolo 4 la Conferenza stessa aveva richiamato che la soluzione adottata non costituisca precedente, raccomandando invece un percorso istituzionale concordato. C'è poi questo capolavoro dell'articolo 5, che noi abbiamo richiamato, è un cadeau al ministro Ferrero; ritenevamo che in una situazione di crisi istituzionale, di Governo dimissionario, poteva essere evitato perché queste funzioni d'indirizzo delle politiche giovanili non avvengono a costo zero. Non abbiamo, tuttavia, sentito una voce da parte del Presidente della Commissione bilancio rispetto anche ai rilievi posti dal Servizio del bilancio. Tanto è vero che non è chiaro quanta stima della spesa è già scontata e quanta invece sia pienamente riconducibile alle esigenze conseguenti alla creazione della nuova struttura. E troppo generico è il vincolo all'utilizzo delle risorse conseguenti ai nuovi oneri per il personale. Avevamo presentato pochissimi emendamenti e, soprattutto su tale questione - lo ribadiamo - abbiamo sostenuto l'esigenza che fossero utilizzati giovani sotto i trenta anni, quelli nati dopo il 1977, dopo la contestazione di Lama, della quale ricorre quest'anno l'anniversario, e non i cattivi maestri della stagione degli anni di piombo. Veniamo a Basilea 2; la direttiva guarda alla stabilità del settore bancario, generando un forte legame tra banche e imprese. Cambiano i ruoli delle banche, siano esse grandi, siano esse medio-piccole, perché focalizzate appunto nella concessione di crediti alle piccole e medie imprese, valorizzando il localismo, dando attuazione ai principi di proporzionalità in relazione alle dimensioni, alle caratteristiche e alla rilevanza dei rischi. È un sistema di regole, appunto modulari, nella misurazione e nella gestione dei rischi. Le più forti preoccupazioni della nostra parte politica erano appunto per il sistema delle piccole e medie imprese e, soprattutto, le piccole e medie imprese italiane, come quelle tedesche, che hanno svolto analoga motivazione in sede comunitaria; perché le piccole e medie imprese hanno la caratteristica della impresa familiare, della bassa capitalizzazione e dei pluriaffidamenti bancari a breve. Allora, sarà necessaria una ripartizione della funzione finanza all'interno delle imprese e la qualità del rapporto banca-impresa assumerà maggiore rilevanza. Tuttavia, abbiamo posto anche un'altra questione che riteniamo fondamentale; è il problema della definizione della tassazione delle imprese bancarie, soprattutto delle obbligazioni che rappresentano un sostegno al finanziamento delle piccole e medie imprese. Speriamo allora che la volontà manifestata nei giorni scorsi dal Ministro dell'economia di combattere e dichiarare guerra alle rendite non sia soltanto un proclama pronunciato per compiacersi in qualche ambiente o con la sua maggioranza. Noi riteniamo che si debba procedere in questa direzione, dando sostegno alle piccole e medie imprese con la previsione di una tassazione al 12,50 per cento.

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, la invito a concludere, visto che ha impiegato tutto il tempo a disposizione del suo Gruppo.

EUFEMI (UDC). Termino con una frase, Presidente. Il Ministro dell'economia, anche se non sappiamo se rimarrà tale, dia corso a questa guerra alle rendite e alla sua battaglia contro le fondazioni bancarie che stanno assumendo un ruolo improprio nel Paese, diventando un settore profit e non no profit, determinando con i loro intrecci situazioni che vogliamo combattere. Questa è la grande sfida da intraprendere. (Applausi dal Gruppo FI).

20 febbraio 2007 - Intervento in Aula su recepimento direttiva comunitaria Basilea 2 (continua)

Presidenza del vice presidente CALDEROLI, indi del vice presidente CAPRILI

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, senatori, il decreto-legge n. 297 reca un contenuto eterogeneo, un coacervo di norme rappresentate unicamente dalla finalità e necessità di adempiere ad alcuni obblighi comunitari in scadenza o già scaduti. Si registra una sovrapposizione normativa con altre norme previste nella legge comunitaria, con duplicazioni in un caso e attribuzione di una delega contestualmente definita in altro decreto-legge. Cosicché si passa dal settore bancario e finanziario, come Basilea 2, alla assistenza a terra negli aeroporti, che rimane solo nel titolo, alla Agenzia nazionale dei giovani ed al prelievo venatorio. Abbiamo già rappresentato in Commissione finanze e poi in Aula la settimana scorsa il disagio delle opposizioni per un modo di procedere che riteniamo dannoso, così come il travolgimento degli strumenti di procedura offerti dalla legge n. 11 del 2005, la cosiddetta legge Buttiglione, implementanti dalla stessa. Come non si possono considerare prioritari i provvedimenti che riguardano Basilea 2, direttiva OPA, direttiva MiFID? Lo dico alla gentile senatrice Soliani, estensore del parere per la Commissione politiche dell'Unione. Tutto ciò dopo le vicende della scorsa settimana con il decreto di proroga termini, con modifiche operate attraverso emendamenti sul Patto di stabilità interno e sui ticket sanitari: quasi una minifinanziaria, attraverso, appunto, emendamenti, senza adeguata valutazione degli effetti finanziari. Non abbiamo sentito voci di indignazione rispetto alle coperture finanziarie, soprattutto nel disallineamento temporale, nella efficacia delle disposizioni. Tutto ciò mentre il Ministro dell'economia, nel suo candore, sollecita una riforma delle regole di bilancio, senza neppure tentare comportamenti nuovi ed adeguati, ma solo mosso dalla necessità di avere meno resistenze dalla sua contraddittoria maggioranza.

Questo decreto è anche l'occasione per dimostrare la confusione legislativa che regna nella programmazione legislativa. Siamo stati costretti ad una corsa contro il tempo, con sedute anche notturne, per poi vedere spostato alla settimana successiva questo decreto. Identica cosa era avvenuta con la direttiva MiFID. In quel caso addirittura è stata pubblicata con grande ritardo sulla Gazzetta Ufficiale, non evitando il termine per l'esercizio della delega. E come non ricordare che in questo stesso provvedimento si fa riferimento pleonasticamante a quel CICR che si vuole abolire con la riforma delle Autorità di vigilanza, quelle stesse autorità che solo di recente, sul finire del 2006, venivano riprecisate nella loro articolazione specialistica dal Governo dopo il parere espresso dalle Commissioni parlamentari? Sappiamo bene come sono andate le cose. C'è stata Caserta. Quindi, da Prodi o da Bersani è venuto il «contrordine, compagni!», sconfessando platealmente il suo vice ministro Pinza. Per intanto si procede con super-Consob, soppressione di COVIP e ISVAP, cui avevate affidato il controllo sui prodotti previdenziali. Così come avete, con un atto di prevaricazione istituzionale, modificato, con un parere parlamentare, una norma sostanziale come il limite del 30 per cento nel possesso delle quote delle Fondazioni, così ora vorreste addirittura utilizzare le norme di coordinamento finali o un ordine del giorno per modificare il titolo del presente disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 297. Dopo il brutto pasticcio della costituzione del fondo F21 e la relativa grancassa milanese, di cui si è naturalmente meravigliato il ministro Padoa-Schioppa (ma è stato lui ad andare a Milano con la sua batteria di Vice ministri, Sottosegretari e quant'altro), si comprendono bene le ragioni di questa scelta. Sarebbe una gravissima lesione al Senato se intervenisse un coordinamento finale su un testo nella sede sbagliata, perché in Senato, secondo la vostra posizione, non dovranno intervenire modifiche. Se vi erano correzioni da fare, occorreva farlo nella sede giusta e dunque alla Camera. Il decreto arriva in Aula con il parere obbligatorio della Commissione politiche dell'Unione, e dobbiamo dare atto al presidente Marini di essere intervenuto in questo senso, perché si disciplinano procedure di adeguamento normativo alla normativa comunitaria.

Il Gruppo UDC si è mosso con spirito costruttivo soprattutto sulla direttiva concernente Basilea 2, che viene dopo un lungo percorso elaborativo che ha visto il coinvolgimento di soggetti diversi, stanti le ricadute sia sul versante delle imprese che delle banche. Abbiamo posto alcune questioni formali e sostanziali; abbiamo tentato di correggere macroscopici errori giuridico-formali; abbiamo registrato un atteggiamento di totale chiusura. Riteniamo che il Senato non possa essere solo il luogo della ratifica di decisioni prese in altre sedi, come ha riconosciuto (dobbiamo dire con sufficiente dovizia di particolari) il senatore Bonadonna. La stessa Conferenza delle Regioni ha evidenziato sull'articolo 4 di non condividere la fonte normativa dell'intervento urgente (articolo 120 della Costituzione) che prevede interventi sostitutivi da parte dello Stato nei confronti delle Regioni raccomandando che il caso non costituisca precedente e raccomandando un percorso istituzionale concordato. Si evince che volete evitare un confronto perfino con la Conferenza in cui avete una stragrande maggioranza. Vi è poi il capolavoro dell'articolo 5, che vogliamo modificare perché rappresenta un gentile cadeau al ministro Ferrero. Queste funzioni di indirizzo delle politiche giovanili, prima esercitate dal Ministero del lavoro, non avvengono a costo zero. Infatti, non è chiaro quanta stima della spesa è già scontata e quanta sia pienamente riconducibile alle esigenze conseguenti alla creazione della nuova struttura. Troppo generico è il vincolo all'utilizzo delle risorse conseguenti ai nuovi oneri per il personale. A tal riguardo, il nostro Servizio studi ha fatto un lavoro egregio. Abbiamo presentato pochi emendamenti perché possano essere utilizzati, ad esempio, giovani sotto i trent'anni, quelli nati dopo il 1977, onorevole relatore, perché siamo preoccupati della presenza in ruoli istituzionali di ex partecipanti alla stagione degli anni di piombo. Era un modo per fare una cesura.

E veniamo a Basilea 2. La direttiva guarda alla stabilità del settore bancario generando un legame nuovo tra banche e imprese. Essa si basa su tre pilastri: nuove modalità di calcolo del patrimonio di vigilanza, controllo potenziale e disciplina del mercato. Cambiano i ruoli delle banche fra grandi e medio-piccole, perché focalizzate alla concessione di crediti alle piccole e medie industrie, valorizzando il localismo, dando attuazione ai princìpi di proporzionalità in relazione alle dimensioni, alle caratteristiche e alla rilevanza dei rischi e a un sistema di regole modulari nella misurazione e gestione dei rischi. Queste erano le nostre preoccupazioni. Si evita eccessiva prescrittività fornendo linee guida, presentando i vantaggi della regolamentazione, l'adattabilità alle innovazioni finanziarie e, soprattutto, libertà nella introduzione di tecniche di gestione. Le più forti preoccupazioni venivano proprio per il sistema delle piccole e medie italiane e tedesche che hanno le caratteristiche (soprattutto le imprese italiane) dell'impresa familiare, della bassa capitalizzazione e dei pluriaffidamenti bancari a breve. Sarà allora necessaria una ripartizione della funzione finanza all'interno delle imprese; la qualità del rapporto banca-impresa assumerà maggiore rilevanza. Si pone quindi il problema - come ho già sottolineato in Commissione - della definizione del livello della tassazione per le obbligazioni delle società, che va fissato al 12,50 per cento. Il Ministro dell'economia nei giorni scorsi ha dichiarato la guerra alle rendite. Ebbene, lo dimostri; non abbia eccessiva preoccupazione per le fondazioni bancarie ormai orientate verso il profit; guardi all'abbassamento del livello della tassazione delle obbligazioni delle piccole e medie imprese; ne sostenga la crescita, soprattutto nel quadro dei distretti e delle reti proiettate nella internazionalizzazione. Effetti per le imprese, dunque, che saranno interessate dalle nuove metodologie di determinazione del rischio che verrà valutato sulla base del rischio di credito e per le banche per il fabbisogno patrimoniale, che sarà minore quanto più le metodologie di valutazione del rischio saranno avanzate. Tutto ciò presuppone maggiore informazione, trasparenza e integrità. È positivo che il recepimento avviene senza appiattimento sul modello unico delle tecniche operative e contrattuali evitando situazioni di svantaggio competitivo. Basilea 2 sollecita l'efficienza delle banche, premiando quelle più efficaci nella gestione dei rischi. La Banca d'Italia sarà chiamata al compito delicato di convalidare i modelli di rischio utilizzati dalle banche ai fini di Basilea 2. Bene ha fatto l'Autorità di vigilanza ad emanare prontamente le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, in adesione ai princìpi della better regulation, di quelle tecniche e princìpi divenute obblighi normativi per la stessa autorità. La libertà di scelta impone agli organi aziendali la piena consapevolezza del sistema di gestione e del controllo dei rischi di cui si avvale. Richiede distinzioni di ruoli e di responsabilità. La scelta di un sistema di governo aziendale efficace assume valore di fattore competitivo determinante. Basilea 2 va vista dunque nel maggiore grado di libertà degli intermediari e nei vantaggi economici ottenibili dal miglioramento e nell'efficienza dei sistemi di gestione dei rischi. Tutto ciò implica decisioni complesse che si intrecciano con aspetti tecnici e di strategia.

La questione Basilea 2 assume una rilevanza che non può essere però disgiunta dall'intero provvedimento, su cui esprimiamo forti perplessità per il metodo seguito. Sta alla maggioranza, Presidente, procedere con senso di responsabilità, evitando pasticci e confusioni. La nostra posizione è dunque legata all'atteggiamento della maggioranza e del Governo ed alla loro capacità di confrontarsi in quest'Aula, di non costringere il Senato ad un mero atto di ratifica ad ogni costo che rifiutiamo e respingiamo. (Applausi dal Gruppo UDC).

15 febbraio 2007 - Intervento in Aula su recepimento direttiva comunitaria Basilea 2

Presidenza del vice presidente CAPRILI, indi del presidente MARINI

EUFEMI (UDC). L'opposizione ha abbandonato i lavori della Commissione finanze sul disegno di legge n. 1299, di conversione del decreto-legge recante recepimento della direttiva comunitaria cosiddetta Basilea 2 per denunciare l'atteggiamento della maggioranza che intendeva sbrigativamente procedere a discapito delle proposte dell'opposizione. Peraltro, su quel provvedimento non vi è stata da parte della Commissione per le politiche dell'Unione l'espressione del parere obbligatorio previsto ai sensi del Regolamento. Invita pertanto la Presidenza a farsi garante del rispetto delle regole .

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei fare un breve richiamo al Regolamento a conclusione di questa importante seduta. Mi riferisco, signor Presidente, agli articoli 23, comma 3, 40, comma 1, e 39 del nostro Regolamento. Ieri sera tutta l'opposizione ha abbandonato i lavori della Commissione finanze e tesoro sul decreto-legge relativo alla direttiva comunitaria per Basilea 2, di fronte ad un atteggiamento irresponsabile della maggioranza, che ha impedito perfino di correggere - lo sottolineo - macroscopici errori giuridici formali. Crediamo che il Senato non possa essere considerato solo il luogo della ratifica di provvedimenti approvati dalla Camera. Vi è, allora, un problema politico e regolamentare. All'articolo 40, comma 1, il nostro Regolamento prevede l'espressione di un parere obbligatorio sui disegni di legge «che disciplinano le procedure di adeguamento dell'ordinamento interno alla normativa comunitaria». Su una materia come quella riferita a Basilea 2, il Governo è intervenuto con un decreto-legge. Ora, appare abnorme che su questo decreto non sia stato espresso il parere della Commissione per le politiche dell'Unione Europea. Occorre allora una presa di coscienza del fatto che siamo fuori rotta, se il Parlamento non si riappropria delle proprie funzioni.

Quella comunitaria è una materia che rappresenta ormai il cinquanta per cento dell'intera produzione legislativa. Basti pensare ai vincoli di Maastricht e alle direttive comunitarie per non incorrere nelle infrazioni. Signor Presidente, le rivolgo un invito a far sì che almeno quest'Assemblea, quando martedì esaminerà il decreto-legge, possa avere contezza del parere della Commissione politiche dell'Unione Europea. Faccio appello, dunque, alla sua sensibilità affinché si faccia garante delle regole e quelle regole siano rispettate su questo decreto e sull'intero procedimento legislativo.

14 febbraio 2007 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio, approvato dalla Camera dei deputati

(Seguito e conclusione dell'esame)

Presidenza del Presidente BENVENUTO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Tononi.

La seduta inizia alle ore 20,30.

IN SEDE REFERENTE

Si riprende l’esame sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.

Il presidente BENVENUTO, avverte che si passerà all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e dichiara improponibili in quanto privi di contenuto normativo gli emendamenti 1.9 e 1.14.

I rispettivi proponenti rinunciano ad illustrare tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.

Il relatore D'AMICO (Ulivo) illustra brevemente per ciascuno emendamento le motivazioni del parere contrario, sottolineando, in alcuni casi, che le proposte emendative non appaiono in linea l'impianto del Testo unico bancario, e, ove accolte, potrebbe determinare anche difficoltà operative nell'esercizio dei compiti dell'Autorità di vigilanza.

Il sottosegretario TONONI esprime parere conforme a quello del relatore.

Interviene in dichiarazione di voto sull'emendamento Tit.1 il senatore EUFEMI (UDC) il quale, nel sottolineare la rilevanza dell'emendamento concernente il titolo del decreto-legge - che avrebbe dovuto essere modificato in conseguenza della soppressione delle disposizioni recate dall'articolo 3 da parte della Camera dei deputati - rileva come tale circostanza sia sintomatica di una cattiva legislazione, indotta anche dal modo affrettato e poco meditato in cui sono costrette a lavorare le Camere. Rimarca pertanto con stupore l'orientamento contrario del relatore e del rappresentante del Governo poiché la modifica proposta non può non essere condivisa. Rivolge quindi un appello alla Presidenza affinché le prerogative del Senato non vengano subordinate all'esigenza, non condivisibile, di approvare in tempi rapidi il provvedimento.

Interviene il senatore BONADONNA (RC-SE), a giudizio del quale le osservazioni del senatore Eufemi sono in parte condivisibili, laddove chiamano in causa anche le differenti procedure, anche di prassi, invalse tra i due rami del Parlamento. Al di là quindi del formalismo della proposta emendativa, richiama l'attenzione sulle motivazioni profonde che sono alla base di tale emendamento.

Verificata la presenza del numero legale per deliberare, il presidente BENVENUTO pone ai voti l'emendamento Tit.1, che viene respinto.

Posto ai voti, viene quindi respinto anche l'emendamento 1.1.

Il senatore CANTONI (FI) nel raccomandare l'approvazione dell'emendamento 1.2 evidenzia criticamente l'eccessiva stringatezza delle motivazioni sul parere contrario formulate dal relatore, che a suo giudizio sono sintomatiche di un atteggiamento di sostanziale chiusura della maggioranza rispetto a delle proposte di modifica che, pur nel loro tecnicismo, affrontano tematiche di grande rilevanza politica e costituiscono il frutto di una meditata valutazione delle modifiche introdotte al Testo unico bancario e al Testo unico finanziario dal decreto-legge. Dopo aver sottolineato che la ristrettezza dei tempi di esame impedisce sostanzialmente un confronto costruttivo su tematiche di grande rilevanza come il recepimento dell'accordo di Basilea 2, critica la volontà della maggioranza di non voler modificare il testo e di imporre un esame accelerato del provvedimento, pur sussistendo le condizioni per una valutazione approfondita di tutte le questioni.

Il presidente BENVENUTO riepiloga i termini concordati del calendario e ricorda che la Commissione aveva accolto la richiesta dell'opposizione di fissare ad oggi invece che martedì il termine per la presentazione degli emendamenti. Ricorda peraltro che nella seduta antimeridiana aveva formalmente investito il sottosegretario Tononi di farsi tramite presso il Ministro della esigenza di coinvolgere con maggiore attenzione la Commissione sui provvedimenti di particolare rilevanza, come ad esempio il recepimento della direttiva in materia di offerta pubblica di acquisto. Dopo aver rimarcato che il relatore ha motivato il parere contrario, non condivide la valutazione del senatore Cantoni circa l'assenza di un confronto approfondito.

Il senatore CANTONI (FI) ribadisce le proprie rimostranze e le valutazioni precedentemente espresse.

Il senatore GIRFATTI (DC-PRI-IND-MPA) si associa alle critiche formulate dal senatore Cantoni giudicando negativamente la sostanziale chiusura della maggioranza rispetto alle proposte emendative presentate. Tutto ciò considerato ritiene opportuno abbandonare l'Aula e non partecipare ai lavori della Commissione.

Il senatore EUFEMI (UDC) rimarca il significato dell'emendamento 1.2 preannunciando il proprio voto favorevole, ritenendo necessario migliorare il testo del decreto-legge in relazione alla rilevanza delle disposizioni di recepimento dell'accordo di Basilea 2.

Dopo aver giudicato inutile un'accelerazione dei lavori, stante la volontà della maggioranza di non apportare modifiche, valuta negativamente tale atteggiamento, che in altre circostanze, come ad esempio la delega per il recepimento della direttiva sui mercati finanziari, ha costituito il presupposto per un'attività legislativa confusa e imprecisa tanto che il termine per esercitare tale delega è inutilmente decorso.

Il senatore BALBONI (AN) aggiunge la firma, unitamente al senatore FLUTTERO (AN) a tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1, condividendo pienamente le critiche avanzate dal senatore Cantoni: a suo parere la maggioranza avrebbe più opportunamente dovuto chiarire l'orientamento a non apportare alcuna modifica, con una trasparenza dell'agire politico che avrebbe indirizzato la discussione in maniera più chiara e rispettosa dei ruoli.

Il senatore Paolo FRANCO (LNP) ritiene che la maggioranza voglia sottrarsi ad un confronto sostanziale sulle norme recate dal decreto-legge, la cui rilevanza è a tutti nota, nonostante i termini per la definitiva conversione del decreto-legge diano modo di apportare le necessarie modifiche. D'altro canto, tale atteggiamento elusivo è riscontrabile in altre circostanze e trova una motivazione nel timore della maggioranza di sottoporsi al confronto e alle votazioni soprattutto per l'Assemblea del Senato.

Posto ai voti, l'emendamento 1.2 viene respinto.

Interviene quindi per dichiarazione di voto sull'emendamento 1.3 il senatore VENTUCCI (FI) il quale, pur dando atto al relatore di aver motivato il parere contrario, ne rimarca il tono eccessivamente sbrigativo. Egli lamenta che l'organizzazione dei lavori della Commissione sia subordinata all'esigenza di convertire in tempi rapidi il decreto-legge, mentre invece le disposizioni recate agli articoli 1 e 2 meriterebbero un esame molto più approfondito e meditato. D'altro canto, il mancato accoglimento dell'emendamento volto a modificare il titolo del decreto-legge è sintomatico di un atteggiamento di chiusura della maggioranza, mentre invece il comportamento dell'opposizione era improntato a dare dignità alle prerogative della Commissione.

Il presidente BENVENUTO ribadisce le osservazione precedentemente svolte sull'organizzazione dei lavori della Commissione non ritenendo peraltro fondate le critiche circa l'operato del relatore.

Interviene quindi il relatore D'AMICO (Ulivo), il quale riepiloga le motivazioni del parere contrario espresse sull'emendamento 1.2, osservando che l'introduzione di un obbligo per la Banca d'Italia a scambiare informazioni, con altre Autorità di vigilanza, potrebbe avere l'effetto paradossale di imporre la comunicazione ad enti operanti in paesi con scarso grado di controllo e vigilanza sui mercati finanziari. A suo parere, quindi la contrarietà alla proposta non nasce da un atteggiamento pregiudiziale ma da un'attenta valutazione delle conseguenze giuridiche.

Interviene nuovamente il senatore CANTONI (FI) contestando l'appropriatezza delle valutazioni del relatore, ricordando come sia stata proprio l'assenza di un obbligo di comunicazione tra la Banca d'Italia e le altre Autorità di vigilanza uno degli elementi che hanno fatto venir meno il necessario presidio a contrastare gli scandali finanziari, che puntualmente si sono verificati negli anni scorsi. Ribadisce quindi il rilevante significato politico delle proposte emendative presentate dal proprio Gruppo.

Il senatore EUFEMI (UDC) nel preannunciare il proprio voto favorevole sull'emendamento 1.3 ricorda che, in passato, ha più volte richiamato l'esigenza di controllare efficacemente i centri finanziari off-shore, rilevando al contempo che l'inserimento del livello delle riserve tecniche quali oggetto delle disposizioni di carattere generale emesse dalla Banca d'Italia per lo svolgimento della vigilanza regolamentare costituisce una proposta di grande rilievo.

Posto ai voti, l'emendamento 1.3 viene respinto.

Interviene per dichiarazione di voto favorevole sull'emendamento 1.4 il senatore CANTONI (FI), ritenendo essenziale che la Banca d'Italia nell'emanare le disposizione di carattere generale per la vigilanza regolamentare abbia ad oggetto anche il contenimento dei costi a carico della clientela. A suo parere infatti tale elemento costituisce uno dei fattori di maggiore penalizzazione per le piccole e medie imprese e per i clienti delle banche.

Preso atto, quindi, dell'atteggiamento di chiusura della maggioranza su proposte che hanno il pregio di migliorare il testo del decreto-legge, annuncia che i senatori di Forza Italia abbandonano l'Aula e non partecipano al prosieguo dei lavori.

Il senatore Paolo FRANCO (LNP) dichiara di condividere l'atteggiamento dei senatori di Forza Italia e abbandona l'Aula.

Analogo atteggiamento viene annunciato dal senatore BALBONI (AN) a nome dei senatori di Alleanza Nazionale.

Posto quindi ai voti, l'emendamento 1.4 viene respinto.

In dichiarazione di voto favorevole sull'emendamento 1.5, interviene il senatore EUFEMI (UDC), rimarcando che la propria parte politica non ha assunto un atteggiamento ostruzionistico, presentando pochi e selezionati emendamenti. In particolare l'emendamento 2.7 nasce da un rilievo di carattere giuridico-formale richiamato anche dalle osservazioni del Servizio studi del Senato. Rimarca la confusione legislativa nella quale l'Esecutivo costringe a lavorare il Parlamento che vede, peraltro, le proprie proposte disattese dal Governo, come accaduto con il progetto di riforma delle Autorità di vigilanza e le competenze della Covip. Tutto ciò considerato, preannuncia che non parteciperà al prosieguo dei lavori.

14 febbraio 2007 - Interventi Sen. Eufemi nella audizione del Ministro Padoa-Schioppa con rif. Alitalia - Commissioni congiunte V e VI

Presidenza del presidente della 6a Commissione BENVENUTO

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, in relazione a quanto ha detto poc'anzi il presidente Morando, cioè che non è opportuno audire ora il presidente della CONSOB perché siamo in presenza di un'operazione a mercato aperto, mi domando se non sia il caso di svolgere l'audizione odierna senza la pubblicità dei lavori attraverso il circuito chiuso, in modo tale che il Ministro possa parlare più liberamente in questa sede. È un'obiezione che intendo fare rispetto all'andamento dei lavori. Ritengo che possa essere considerata questa ipotesi, magari secretando gli atti.

EUFEMI (UDC). Chiedo che venga chiuso il circuito, Presidente.

EUFEMI (UDC). Ricordo che la pubblicità dei lavori è assicurata dal circuito aperto.

EUFEMI (UDC). Signor Ministro, la ringrazio per la sua presenza qui oggi. Avremmo dovuto vederci il 17 gennaio scorso e invece abbiamo dovuto attendere un altro mese circa per poter avere l'occasione di un incontro. Quella data non era casuale, ma lei non è venuto in Parlamento, preferendo le contestazioni di Torino ad un incontro con i parlamentari su questi temi. Quello stesso giorno si era dimesso mister Spinetta, consigliere di amministrazione di Alitalia e due giorni prima, il 15 gennaio, aveva rassegnato le sue dimissioni anche Gabriele Checchia, nominato ambasciatore in Libano.

Il Governo non sa mai nulla di ciò che accade in questo Paese: siamo perciò un po' preoccupati, perché non vorremmo che il caso Alitalia si inserisse nella vicenda oscura delle privatizzazioni, ricordata poco fa dal collega Stracquadanio. Per chi ha vissuto le privatizzazioni degli anni Ottanta e Novanta, naturalmente qualche preoccupazione si pone. Il suo Vice ministro, ad esempio, era uno di coloro che auspicavano la fine delle conglomerate; oggi assistiamo, invece, alla ricostituzione di altre conglome­rate con F21, con Cassa depositi e prestiti e simili. Ho l'impressione che tale impostazione scoraggi o abbia scoraggiato altri buoni imprenditori che avrebbero forse voluto partecipare a tale privatizzazione e che, al con­trario, si sono tenuti lontani da soluzioni precostituite. Non vorrei che avvenisse nel pubblico quanto si è verificato nel privato con Banca Intesa (sant'Intesa!). In occasione di un'audizione di Passera qui in Senato, suscitandone naturalmente l'irritazione, ho affermato che mi sembrava un'operazione protetta. La mia preoccupazione, però, derivava dal fatto che il risultato, rispetto alle proiezioni per il 2009, veniva individuato senza piano industriale: nessuno, infatti, conosce il piano industriale di tale Banca, eppure ha già dato un risultato nel 2009 dell' 1,5 per cento in termini di minori costi. Rispetto al tema oggi in esame si pongono problemi per quanto riguarda il vettore: riteniamo che la compagnia si possa ancora salvare con un management bravo, senza vincoli eccessivi, come quelli che sono stati indicati, sul piano occupazionale, perché solo agendo sulla ristrutturazione dei costi e dei fattori si può ottenere qualche risultato. Il senatore Bonadonna ha richiamato il problema del doppio ruolo dell'ingegner Cimoli, quale amministratore delegato e, al tempo stesso, presidente di Alitalia. Vorremmo sapere se la soluzione adottata rispetto ad una presunta liquidazione sia legata all'ipotesi di un'azione di responsabilità rispetto ai risultati ottenuti: pensiamo anche alla decennale esperienza dell'ingegner Cimoli nelle Ferrovie, del resto da lui stesso gestite al tempo in cui lo Stato ha fatto affluire all'ente 150.000 miliardi.

Aggiungo altre due considerazioni. Signor Ministro, bisogna dare carta bianca, senza condizionamenti, senza vincoli perché la situazione è gravissima: il prestito è stata l'ultima occasione e non si possono configurare ulteriori aiuti di Stato. Rispetto a quanto abbiamo ascoltato non c'è nessuno che possa dare garanzie, soprattutto la maggioranza che la sostiene. C'è, infatti, il problema delle tratte di lungo raggio e quello del rapporto del raggio domestico, richiamato dal senatore Stracquadanio, rispetto al quale esistono rendite di posizione ed è necessario controllare in modo assoluto le tariffe.

Intendo fare un ultimo riferimento alla questione del fondo F21 che, come abbiamo visto, registra una larga partecipazione di fondazioni. Lei, signor Ministro, ha dichiarato guerra alle rendite: vorremmo conoscere allora la sua posizione rispetto alla tassazione delle fondazioni bancarie che hanno già richiesto un trattamento di favore rispetto ai comuni mortali, invocando il 12,5 per cento. Le fondazioni, però, oggi non si occupano soltanto di no profit, ma anche di for profit e sono ormai diventate una realtà che si colloca al centro del sistema. Il senatore Cantoni ricorderà la foresta pietrificata: si sta ulteriormente pietrificando! A chi rispondono le fondazioni bancarie? Rispondono forse a lei, Ministro, al Paese, al Parlamento? Non rispondono a nessuno. Mi chiedo, dunque, perché non utilizzare, ad esempio, il modello tedesco per la Cassa depositi e prestiti, facendo confluire in essa Poste italiane S.p:Pi.. Lei ha parlato poco fa di buoni risultati e buoni rendimenti: è allora l'occasione migliore per mettere Cassa depositi e prestiti sul mercato, privatizzandola e ponendo fine al rapporto incestuoso dello Stato imprenditore. Vorrei tornare, infine, sul problema del F21. Poco fa lei ha dichiarato, con una punta di astuzia e di malizia, che il problema è stato enfatizzato, ma non certo da noi: sicuramente sono stati i giornali, ma ancor prima è stata la sua presenza e partecipazione a Milano, con una batteria di Vice ministri e di presenze pubbliche, ad enfatizzare un 14 per cento che rappresenta certamente uno spot importante rispetto a quella soluzione.

13 febbraio 2007 - Intervento del sen. Eufemi in Commissione Finanze su direttiva comunitaria Basilea 2

(1299) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio, approvato dalla Camera dei deputati
(Seguito dell'esame e rinvio)

Si riprende l’esame sospeso nella seduta pomeridiana dell’8 febbraio scorso.

A giudizio del senatore EUFEMI (UDC) le norme recate dagli articoli 1 e 2 del decreto-legge si configurano come un sostanziale atto dovuto al fine di introdurre nell'ordinamento italiano le disposizioni necessarie ad attuare le prescrizioni dell'accordo di Basilea 2, a sua volta originato dalla esigenza di individuare criteri e parametri per valutare l'adeguatezza patrimoniale delle banche e quindi scongiurare le crisi bancarie, sulla scorta delle vicende bancarie di vari Paesi nel corso degli anni 90.
Con l'accordo di Basilea 2, prosegue l'oratore, si modifica, migliorandolo, il rapporto tra banche e imprese, attuando il principio di mutua trasparenza sulla regolarità contabile e stabilità patrimoniale.
Dopo aver ricordato che le sofferenze bancarie in Italia sono superiori alla media europea, ricorda come l'adozione del metodo del rating quale criterio per valutare l'adeguatezza patrimoniale aveva in passato suscitato delle obiezioni per i costi addossati sia alle banche che alle singole imprese, soprattutto di piccole dimensioni. In particolare, per le piccole e medie imprese italiane, che presentano un basso tasso di capitalizzazione e fanno ricorso a molteplici fonti di finanziamento bancario a breve.

In tale condizioni, l'accordo di Basilea 2 intende riportare le problematiche della finanza all'interno delle scelte aziendali, nel contesto rinnovato della riforma del diritto societario. Tuttavia, tale accordo va inserito nella problematica più ampia degli strumenti di finanziamento delle imprese: a suo parere, pertanto, rimane ancora da affrontare la questione relativa alla convenienza delle imprese ad emettere obbligazioni, ricorrendo quindi al mercato finanziario. Il trattamento fiscale di tali strumenti finanziari in Italia è ancora troppo oneroso, nonostante il ricorso al capitale di rischio sia uno dei pilastri della finanza di imprese.

Altro punto dolente è rappresentato dalla mancata efficacia delle borse locali e la sostanziale assenza di incentivi per le medie imprese a quotarsi sui mercati finanziari nazionali. Sul fronte bancario viceversa, occorre considerare che la valutazione della adeguatezza patrimoniale consente, a determinate condizioni di analiticità e precisione, di ridurre il rischio e quindi i fattori di costo. Tutto ciò considerato e valutata la problematicità dell'applicazione dell'accordo rispetto ai conti aziendali delle piccole e medie imprese, l'oratore conclude preannunciando che la propria parte politica, con atteggiamento costruttivo, considera sostanzialmente condivisibili le scelte operate, riservandosi di esplicitare tale orientamento nel prosieguo dell'esame del provvedimento.

6 febbraio 2007 - Legislatura 15º - Aula - Intervento sui gravi fatti di Catania

EUFEMI (UDC). La ringrazio, signor Presidente, cercherò di rispettare i tempi. Signor ministro Amato, la sua esposizione ha cercato di dare una risposta che io ritengo incompleta e parziale.

Ciò che ha ferito il Paese è stato l'oltraggio alle forze di polizia e una risposta che, a mio parere, è stata debole e timorosa rispetto alle forze impegnate. Il decreto Pisanu è stato inattuato e aggirato. Di chi è la responsabilità?

Le responsabilità per i reati da stadio - che lei ha richiamato nella loro pericolosità - devono essere certe. Non vi può essere una sospensione condizionale della pena. Si deve vietare il possesso dei fumogeni, delle bombe carta e degli oggetti contundenti. Il problema, signor Ministro, non è la chiusura degli stadi, bensì la loro apertura. Lì si misura la capacità dello Stato di fronteggiare la situazione e accettare la sfida. Quest'ultima potrà essere vinta solo quando lei, signor Ministro (vorrei rivolgermi anche al ministro Melandri ora assente), potrà andare allo stadio con figli e nipoti, la prima domenica di apertura, in curva, senza scorta e in totale autonomia.

La nostra solidarietà e il rispetto alle forze dell'ordine sono vivi sempre, sia che queste siano in servizio negli stadi, sia che si trovino al G8 di Genova. Non è il momento di fare analisi sociologiche, ma dobbiamo ripristinare nei giovani il concetto di legalità e di rispetto per chi tutela la sicurezza e l'ordine pubblico. Signor Ministro, questo è il primo punto da portare avanti: il rispetto della tutela della funzione della divisa, di chi muore in divisa.

Ciò sarà possibile se le misure che verranno adottate saranno adeguate e tempestive, capaci di rimuovere alla radice i problemi che sono sì esplosi a Catania, ma che valgono per tutto il Paese. (Applausi dal Gruppo AN).

30 gennaio 2007 - Legislatura 15º - 6ª Commissione permanente FINANZE E TESORO (6ª) (32) EUFEMI. - Istituzione del quoziente familiare per la determinazione dell'imposta sul reddito e modificazioni alla disciplina delle detrazioni (Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Si riprende l’esame congiunto sospeso nella seduta del 26 ottobre 2006.

Il PRESIDENTE dichiara aperta la discussione generale.

Innanzitutto, il senatore EUFEMI (UDC) esprime apprezzamento per la relazione illustrativa svolta dal senatore Barbolini. A nome della propria parte politica, sottolinea il rilievo politico della discussione del trattamento fiscale dei redditi familiari, anche alla luce della riforma dell’IRPEF da ultimo varata con la legge finanziaria per il 2007, in merito alla quale formula un giudizio fortemente negativo, rilevando la necessità che il Governo, modificando gli indirizzi finora assunti, ponga tempestivamente mano ad una complessiva revisione delle politiche fiscali a sostegno della famiglia con un impianto ben più coraggioso delle misure parziali adottate.

Per quanto concerne il disegno di legge n. 32, a sua firma, ricorda come l’impianto da esso recato prenda le mosse dall’indagine conoscitiva sul trattamento fiscale del reddito familiare e sulle relative politiche di sostegno, svolta dalla Commissione Finanze e tesoro nella precedente legislatura. La necessità dell’intervento legislativo, egli prosegue, si correla al decremento del tasso di natalità registratosi in Italia nella seconda metà degli anni novanta: tale indicatore, infatti, è pari all’1,21 per cento, risultando notevolmente inferiore al cosiddetto "numero di rimpiazzo", che assicura la stazionarietà della popolazione.

Per effetto della riduzione del tasso di natalità e dell’allungamento della vita media, si è innescato un processo di progressivo invecchiamento della popolazione, sbilanciando il rapporto tra quella anziana e quella in età lavorativa, che costituisce anche un freno alla domanda e alle dinamiche di sviluppo. Nella condivisibile prospettiva di promuovere la ripresa dell’andamento demografico mediante efficaci politiche di sostegno, il provvedimento in esame affronta in modo adeguato il problema, perseguendo da un lato, finalità di redistribuzione del reddito in favore delle famiglie con reddito più bassi, secondo la cosiddetta equità verticale tra individui con diversi livelli di reddito, e dall’altro, l’obiettivo della differenziazione del trattamento fiscale, a parità di reddito, per compensare le maggiori esigenze di spesa legate ai carichi familiari, in ossequio alla cosiddetta equità orizzontale.

L’oratore svolge poi alcune considerazioni critiche sulle scelte compiute con la legge finanziaria per il 2007: ritiene infatti che l’ampliamento della cosiddetta no tax area sortisca effetti ingiustificatamente premiali per le famiglie bireddito rispetto a quelle monoreddito, senza peraltro incrementare significativamente il reddito disponibile dei ceti meno abbienti, né risolvendo il problema dell’incapienza. Rimane ancora insoluta la questione di ridurre significativamente la soglia di povertà. Analoghe censure muove alla nuova curva dell’IRPEF, che giudica inefficace, dal momento che spiega effetti impercettibilmente redistributivi delle risorse. Commenta, altresì, criticamente la scelta di introdurre un sistema fondato sulle detrazioni fiscali e non sulle deduzioni, poiché esso ampliando la base imponibile rende ancora più incisivi gli incrementi delle addizionali attribuite a Regioni e comuni. Nell’ambito di un sistema impositivo imperniato sulla famiglia come soggetto di imposta, l’oratore descrive i tre sistemi prevalenti di tassazione del reddito: il regime del cumulo, il quale prevede la determinazione dell’imposta sulla somma dei redditi dei due coniugi, il cosiddetto splitting, che prevede che la somma dei redditi della famiglia sia divisa per due e, infine, il sistema del quoziente, alla stregua del quale, il reddito complessivo viene diviso per un coefficiente stabilito e ponderato sulla base del numero dei componenti la famiglia secondo i valori delle diverse scale di equivalenza, di cui la più nota è la cosiddetta «scala Carbonaro». La bontà di tale ultimo modello è corroborata dalla ripresa dell’andamento demografico in quei paesi che hanno introdotto il quoziente familiare, citando l’esempio del Code général des impôts francese.

Dopo avere articolato approfondite considerazioni sui diversi modelli di trattamento fiscale della famiglia nei principali Stati membri dell’OCSE, sottolinea l’esigenza che si privilegi la scelta di considerare la famiglia quale unità impositiva fondamentale, al fine di attuare efficaci politiche di sostegno, in applicazione dei principi sanciti dagli articoli 29 e 31 della Costituzione, nonché nella prospettiva di agevolare la formazione e lo sviluppo delle famiglie come affermato anche dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 83 del 7 aprile 1983. I criteri ispiratori del nuovo sistema dovrebbero essere la neutralità fiscale, l'equità, l'efficacia e il sostegno alla natalità. Il primo criterio, a titolo esemplificativo, non è rispettato dal cumulo dei redditi che ha effetti disincentivanti rispetto al matrimonio.

Un altro principio è costituito dalla opzionalità del modello, lasciando al contribuente la libertà di scelta. Infine, la propria proposta insiste sull'utilizzazione del meccanismo del contrasto di interessi per spese significative delle famiglie, quali ad esempio i mutui per l'acquisto della prima abitazione, le assicurazioni e le spese di istruzione dei figli. Per quanto concerne gli effetti della manovra di finanza pubblica sui redditi dei contribuenti, l’oratore giudica altresì criticamente la scelta, che appare quasi obbligata per gli enti locali, di un innalzamento delle aliquote addizionali con conseguente ulteriore aggravio per i cittadini. Rimarca poi la contraddittorietà nell’orientamento espresso dal Governo, nel senso di destinare le maggiori entrate rinvenienti dalla lotta all’evasione e all’elusione fiscale alla riduzione della pressione fiscale soltanto a partire dal 2009 - secondo gli orientamenti del Ministro dell'economia - giudicando pertanto di sapore propagandistico la previsione contenuta nell’articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, ribadendo al riguardo le critiche a suo tempo espresse a nome del proprio gruppo.

Dopo avere altresì formulato osservazioni critiche sugli orientamenti dell’Esecutivo in materia di riconoscimento delle unioni c.d. di fatto, auspica che sulla tematica del trattamento fiscale dei redditi familiari si svolga in Commissione un dibattito ampio e approfondito, al fine di apprestare le migliori soluzioni possibili nell’interesse del Paese.  (vedi il testo integrale)

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