MAURIZIO EUFEMI

eletto al Senato della Repubblica per la Regione Piemonte

Segretario della Presidenza del Senato

INTERVENTI XV LEGISLATURA - 2006

16 dicembre 2006 - Dichiarazione di voto sull'art. 10 della legge di bilancio
16 dicembre 2006 - Tabella delle entrate al 30 novembre 2006 paragonate al 2005
16 dicembre 2006 - Dichiarazione di voto sulla tabella relativa all'articolo 1 delle entrate
14 dicembre 2006 - Intervento in Aula sulla questione di fiducia posta in relazione alla legge Finanziaria - Ecco il testo integrale
29 novembre 2006 -  - Parere contrario della 6ª Commissione permanente al bilancio di previsione proposto dal Governo
28 novembre 2006 - Commissione FINANZE E TESORO (6ª) - Intervento sul bilancio di previsione dello Stato per il 2007
27 novembre 2006 - Intervento in commissione bilancio su legge finanziaria
23 novembre 2006 - Dichiarazione di voto su decreto fiscale
10 novembre 2006 - Intervento in Commissione Finanze e Bilancio su "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria
8 novembre 2006 - Intervento sulla disciplina del risparmio in seduta comune Commissioni 6° e 10°
2 novembre 2006 - Intervento sulla conversione in legge del decreto-legge  del 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria, approvato dalla Camera dei deputati (Esame e rinvio)
25 ottobre 2006 - Intervento in seduta congiunta commissioni 6° e 10° riunite su attuazione delega legge sul risparmio
17-19  ottobre 2006 - Intervento in seduta congiunta Commissioni 6a e 10a su schema decreto legislativo di cui all'art. 43 della legge sul risparmio
11 ottobre 2006 - Dichiarazione di voto su detraibilità IVA
11 ottobre 2006 - Intervento in Aula su indetraibilità IVA
3 ottobre 2006 - Intervento sul bilancio interno del Senato
27 settembre 2006 - Intervento in 6a Commissione (Finanze e Tesoro) su detraibilità IVA
25 luglio 2006 - Dichiarazione di voto sulla richiesta di fiducia al governo per approvazione decreto Bersani
24 luglio 2006 - Intervento in Aula su decreto Bersani
21 luglio 2006 - Intervento in Commissione bilancio sul decreto Bersani 223
19 luglio 2006 - Risoluzione del sen. Eufemi sulle cellule staminali ritirata in favore dell'analogo documento presentata dal sen. Rocco Buttiglione
18 luglio 2006 - Intervento in Commissione Finanza su DL 223
4 luglio 2006 - Intervento sulla fiducia posta dal Governo sul decreto di riorganizzazione dei ministeri
14 giugno 2006 - Intervento del Senatore Eufemi in Commissione bilancio (in sede consultiva) circa la conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri

18 maggio 2006 - Intervento sulla fiducia al governo Prodi

16 dicembre 2006 - Dichiarazione di voto sull'art. 10 della legge di bilancio

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, come si può approvare questo articolo 10 del disegno di legge di bilancio quando, alla data del 13 dicembre, non è ancora disponibile il bilancio consolidato del gruppo Ferrovie dello Stato? Noi avevamo già espresso nei giorni scorsi una lamentela sull'oggetto misterioso costituito dal bilancio consolidato delle Ferrovie. Nonostante ciò, queste chiedono ulteriori risorse a carico della collettività.

La questione non riguarda soltanto il mancato incorporo delle extra entrate per l'ammontare di 37 miliardi di euro non riportate nel bilancio del 2006. Voi operate un altro trucco contabile, scaricando sul 2006 i 12.700 milioni di euro delle Ferrovie dello Stato con una chiarissima operazione tesa ad addossare al precedente Governo il deficit di bilancio e a trasportare sul 2007 tutti i meriti dell'extra deficit.

Per queste ragioni, esprimo il voto contrario dell'UDC sull'articolo 10 del disegno di legge di bilancio. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

16 dicembre 2006 -  Tabella delle entrate al 30 novembre 2006 paragonate al 2005

Tabella allegata all'intervento del senatore Eufemi in sede di dichiarazione di voto sull'articolo 1 del disegno di legge n. 1184

 

AGENZIA DELLE ENTRATE - GETTITO DA VERSAMENTO UNIFICATO DIREZIONE CENTRALE AMMINISTRAZIONE

TABELLA DI AGGIORNAMENTO DELLE ENTRATE AL 30 NOVEMBRE 2006

GENNAIO-DICEMBRE DATI AGGIORNATI ALLA DATA DI VERSAMENTO DEL 30 NOVEMBRE 2006 (importi in milioni di euro)

 

Imputazione 2005 2006  Differenza          (2006-2005)  Variazione % (2006-2005)
IRPEF: Ritenute lavoro autonomo (cap. 1023, art. 4) 9.358,00 9.983,90 625,90 6,7%
IRPEF: Ritenute lavoro dipendente (cap. 1023, art. 3) 49.112,90 52.149,80 3.036,90 6,2%
IRPEF autotassazione 21.848,70 22.319,40 470,70 2,2%
IRPEF altro 1.142,60 1.538,80 396,20 34,7%
Subtotale IRPEF . . . 81.462,20 85.991,90 4.529,70 5,6%
       
IVA: scambi interni 79.062,30 85.685,70 6.623,40 8,4%
IRES - Autotassazione 33.547,60 39.210,50 5.662,90 16,9%
Imposte Sostitutive (Imposte sostitutive fondi di invest.  9.291,70 16.852,00 7.560,30 81,4%
ritenute e interessi e rivalut. beni)        
Dogane 24.384,60 24.868,80 484,20 2,0%
Scommesse e giochi 1.584,60 2.208,10 623,50 39,3%
Totale ERARIO . . . 229.333,10 254.817,00 25.483,90 11,1%
       
REGIONI - IRAP 25.238,70 27.406,30 2.167,60 8,6%
REGIONI - Addizionale Regionale 3.666,20 3.532,70 -133,50 -3,6%
ACCISE Regionali 2.051,90 1.910,30 -141,60 -6,9%
ENTI LOCALI - Addizionale Comunale e tasse comunali 850,00 845,00 -5,00 -0,6%
Totale REGIONI . . . 31.806,80 33.694,30 1.887,50 5,9%
       
INPS 90.656,70 93.681,50 3.024,80 3,3%
INAIL 7.518,50 7.486,20 -32,30 -0,4%
INPDAP - locazioni 75,80 58,90 -16,90 -22,3%
ALTRI ENTI 2.061,00 2.696,60 635,60 30,8%
Totale ENTI . . . 100.312,00 103.923,20 3.611,20 3,6%
       
Totale Complessivo . . . 361.451,80 392.434,50 30.982,70 8,6%
       
Condono 399,50 78,10 -321,40 -80,5%
Totale . . . 361.851,31 392.512,61 30.661,30 8,5%
       
Altre        
Altre imposte Erario 6.538,50 8.900,90 2.362,40 36,1%
ACCISE TABACCHI 8.330,10 9.165,10 835,00 10,0%
SUB TOTALE . . . 14.868,60 18.066,00 3.197,40 21,5%
       
TOTALE . . . 376.719,90 410.578,70 33.858,80 9,0%
       

 

Fonte. Agenzia delle Entrate, versamento unificato F24. Dal febbraio 2006, le entrate accise tabacchi sono versate con F24.

Per una corretta comparazione, per l'anno 2005, tali  entrate sono riportate sulla base dei dati di tesoreria.

16 dicembre 2006 - Dichiarazione di voto sulla tabella relativa all'articolo 1 delle entrate

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, trattandosi dell'esame della tabella relativa all'articolo 1 sulle entrate, vorrei che rimanesse traccia nei resoconti stenografici dell'azione svolta in Commissione bilancio durante tutta la sessione di bilancio per ottenere questi dati sulle entrate.

Chiedo che venga formalmente allegata, cosa che finora non è mai accaduta in alcun documento relativo ai nostri lavori, la tabella fornita dal vice ministro Visco sulle entrate al 30 novembre 2006. Chiedo che venga allegata al resoconto stenografico di questa mattina, anche considerato che si sta per approvare una manovra senza che sia stato recepito all'interno dei documenti contabili un maggior gettito pari a 34 miliardi di euro, che aumenterà a 37 miliardi di euro alla fine dell'anno. Se non si opera in questo senso i dati di bilancio che si stanno per approvare risulteranno inficiati dalla mancata considerazione di questo risultato.

Il vice ministro Pinza deve essere in scarso collegamento con il vice ministro Visco perché quest'ultimo qualche giorno fa in Commissione bilancio aveva criticato la curva di Laffer. Ne prendeva le distanze proprio perché non riteneva che quelle politiche offertiste fossero utili ad affermare una linea in contraddizione con le politiche adottate dall'attuale Governo.

Noi abbiamo anche posto chiaramente gli scarsi effetti redistributivi di questa finanziaria che non determina variazioni sulla linea di povertà delle famiglie. Questo è il dato: non vengono tenuti in considerazione né i pensionati né gli incapienti. Questi sono risultati scientifici che devono essere considerati e valorizzati.

Per queste ragioni, Presidente, chiediamo la pubblicazione di questa tabella ed al tempo stesso votiamo contro questo articolo.

14 dicembre 2006 - Intervento in Aula sulla questione di fiducia posta in relazione alla legge Finanziaria

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 15,02). Si dia lettura del processo verbale.

 

EUFEMI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del giorno precedente.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Seguito della discussione della questione di fiducia

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183, già approvato dalla Camera dei deputati. Ricordo che nella seduta antimeridiana ha avuto inizio la discussione sulla questione di fiducia. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo - professor Sartor e onorevole Lettieri -, senatori, è ora di cambiare le regole di finanza pubblica, soprattutto se prevale una finanziaria di stampo elettorale con un articolo di ben 1.365 commi e senza riforme strutturali.

Tanto valeva, forse, onorevoli Sottosegretari, fare una lotteria con l'estrazione a sorte degli emendamenti di presentazione parlamentare. Il disegno di legge giunge in Aula senza relatore e senza un testo della Commissione, fatto, questo, di per sé eccezionale. Purtroppo, senatore Morando (che non vedo), non siamo alla Camera dei Comuni, non c'è un Cancelliere dello scacchiere capace di affrontare il confronto parlamentare. Qui di Ministri dell'economia non ne abbiamo visto neppure l'ombra. C'è stato, appunto, solo il sottosegretario Sartor che si è sacrificato in questo duro compito. Lì non c'è una coalizione di undici partiti. Ella, presidente Morando, nonostante i buoni propositi è stato lasciato solo dalla sua maggioranza. Questo vostro fallimento è anche il frutto della incapacità di valutare appieno il significato politico del risultato elettorale di aprile del Senato. Avete sovraccaricato il convoglio che è affondato. Non volete prendere atto di un equilibrio politico precario e della composizione eterogenea che vi impedisce di affrontare i problemi reali del Paese.

Una legge finanziaria sbagliata ed inutile perché poggiava sulle errate valutazioni della due diligence che ha portato ad una catena sequenziale di errori; una finanziaria che contraddiceva il DPEF di luglio: da parziale compressione della spesa si è passati ad una finanziaria tutta tasse; le indicazioni di una finanziaria che alteravano il rapporto entrata - spesa squilibrandosi fortemente nel prelievo, senza considerare di alcun rilievo il maggiore gettito, senza correggere la sua impostazione di fondo.

Rivendichiamo, Presidente, il merito come UDC di aver privilegiato il confronto parlamentare serio e costruttivo che ha portato ad ottenere un grande risultato: quello della trasparenza dei conti pubblici, facendo una operazione di verità sulla dinamica delle entrate fiscali. Solo la nostra azione ha permesso di evidenziare maggiori entrate per 34 miliardi di euro fino al 30 novembre che devono essere incorporate nel bilancio senza trucchi contabili. Abbiate il coraggio di riconoscere con serietà ed obiettività di giudizio che non di buco di bilancio si tratta, ma di autentico boom delle entrate e che Tremonti vi ha lasciato un tesoro, che state per usare in malo modo, in mille rivoli assistenzialistici.

Presidente, tralascio tuta la parte sulla necessità dell'incorporare le entrate, che chiedo di allegare al resoconto stenografico. Voi volete peggiorare il risultato del 2006 e valorizzare il risultato 2007. Queste maggiori entrate sono state pagate dai cittadini italiani, da contribuenti onesti, da quei contribuenti che con la vostra manovra volete ulteriormente torchiare. È questa la prospettiva che si apre e che si unisce al rischio di soffocare la ripresa. Come potete non sorprendervi delle contestazioni vaste e diffuse nel Paese che vanno da Mirafiori ai ricercatori di Bologna e a quelli di Carini, dai piccoli imprenditori e dagli artigiani di Vicenza fino ai giovani del Motor Show che hanno visto, in una ingiustificata presenza del Presidente del Consiglio, una invasione di campo mediatica e provocatoria? Non vi sfiora neppure il dubbio della vostra inadeguatezza a comprendere un così imponente disagio che si manifesta in tutto il Paese e che muove dalla classe lavoratrice a Mirafiori, nel cuore pulsante del movimento operaio, e che si sente tradita dalle vostre scelte improntate a logiche scambiste? Avevamo anticipato noi già in Commissione, ben prima della presa d'atto del leader della CGIL Epifani che la ondeggiante e contraddittoria decisione sulla rottamazione penalizza i più poveri e i più deboli, spingendo verso mezzi pubblici che sono totalmente inquinanti.

Alla pubblica amministrazione non date soluzioni in termini di efficienza di competitività e di neutralità, ma date una risposta tardosessantottina come è, appunto, il tentativo di stabilizzare il precariato usando demagogicamente i depositi dormienti che in quanto risparmio dovrebbe andare semmai alla comunità locale e non ad operazioni di questo tipo. Manca la copertura del contratto degli statali per il 2007, cifrata in 2 miliardi di euro.

Non serve unificare gli Uffici del bilancio di Camera e Senato se le eccellenti analisi non vengono tenute nella debita considerazione. II problema, allora, è dei poteri, di quali poteri attribuire alla Commissione bilancio rispetto a «coperture cabriolet» sempre all'interno dei fondi di dotazione del Parlamento, naturalmente. Proponete una riforma dell'IRPEF con limiti e contraddizioni.

Non si affronta il problema del quoziente familiare. Non si dà quindi una risposta alla denatalità in un orizzonte di lungo periodo. La funzione redistributiva è veramente esigua. Non tocca infatti né le fasce povere della popolazione, né la platea degli incapienti. Non incidete sulla linea della povertà che passa da 11,89 a 11,79 per cento, perché trascurate le famiglie povere e i pensionati. La manovra dei redditi appare demagogica perché la redistribuzione in realtà è molto modesta, la esiguità redistributiva, come ho dimostrato in Commissione, sul reddito familiare disponibile equivalente passa da 0,343 a 0,3402. Avete dato risposte classiste e risarcitorie a una società articolata e complessa, accrescendo le ingiustizie e le disuguaglianze anziché diminuirle perché poggiavano su impostazioni monche e fuorvianti, come ricordava Sylos Labini.

Avete fatto retorica giustizialista, colpendo il ceto medio produttivo e privilegiando scelte antagoniste. Per dare soluzione ai vostri errori sul regime fiscale delle successioni e donazioni e per salvaguardare la posizione dei fratelli, cosa che fate in minima parte con una franchigia di euro 100.000 assolutamente risibile, e i passaggi generazionali delle imprese nella loro continuità, come noi sostenevamo, avete tentato di operare un riconoscimento surrettizio delle coppie di fatto e dei PACS attraverso un tarlo fiscale, attribuendo un privilegio fiscale e creando uno status parafamiliare che non esiste nell'ordinamento e che minava il principio costituzionale dell'articolo 29 della società naturale fondata sul matrimonio, non di quella innaturale. È una realtà che non si può né menomare né mutare. E' una chiara delimitazione di limiti, disse Aldo Moro, ma abbiamo sentito il silenzio in Commissione dei colleghi della Margherita. Abbiamo dunque bloccato le vostre scelte.

Chiediamo il rispetto di quel modello di famiglia e di quel vincolo. I diritti di libertà sono garantiti. Non c'è alcuna discriminazione. Non possono però essere tutelate figure giuridiche in contrasto con le scelte dei Costituenti. Nessuno vieta ai conviventi di stipulare accordi di tipo privatistico. Vi preoccupate delle unioni di fatto e dei PACS, ma non dei loro figli, dei deboli, degli indifesi, non tutelati da scelte individualistiche ed egoistiche. Volete una famiglia volatile, precaria, con soli diritti e nessun dovere. Chi pensa ai figli? Avete espropriato il TFR dei lavoratori, i quali dovranno decidere la scelta strategica del loro futuro pensionistico in un quadro fiscale non definitivo e senza la riforma degli ammortizzatori sociali. Ciò consente solo al Governo di fare cassa. Incidete sulla struttura patrimoniale delle imprese con maggiori costi finanziari penalizzandole nella loro crescita dimensionale.

La stessa operazione cuneo fiscale, che rappresentava un punto di forza della politica economica, opera in modo poco incisivo perché si è scelta la strada di ridurre il cuneo attraverso il fisco e non passando per le componenti di assicurazione e previdenza. Sembra più assimilabile ad una svalutazione competitiva che a una misura strutturale capace di liberare risorse per renderle competitive, liberandole da una zavorra. L'aumento dei contributi previdenziali è poi in palese contraddizione con la riduzione del cuneo, essendo una componente del cuneo stesso. Anziché ridurre il deficit infrastrutturale lo aggravate con la vostra incapacità di dare soluzioni alle grandi opere, come le direttrici europee Torino-Lione e Palermo-Berlino, vanificando i cofinanziamenti europei. Sulla Torino-Lione si gioca lo sviluppo e quindi il destino di tutte le Regioni settentrionali e del loro apparato produttivo. Per il ponte di Messina si tratta invece di una sfida tecnologica imponente, capace di attrarre investimenti e promuovere sviluppo e occupazione.

Avete preferito la strada di nuovi balzelli di ogni tipo, imposte dirette, indirette e contributive, un'autentica grandinata che farà innalzare la pressione fiscale. Con le vostre imposte di scopo colpite pesantemente il bene casa: il risparmio degli italiani. Il settore immobiliare viene colpito sulla base del valore dei beni e non della loro redditività. Signor Presidente, se lei me lo consente, vorrei lasciare l'ultima parte del mio intervento agli atti e avviarmi alle conclusioni.

 

PRESIDENTE. Certo, senatore Eufemi, la Presidenza la autorizza in tal senso.

 

EUFEMI (UDC). La ringrazio, Presidente. Avrei preferito affrontare in maniera più dettagliata il problema degli studi di settore, delle SIIQ e quant'altro, però voglio ora dedicarmi ad alcune considerazioni finali. Colpite il risparmio degli italiani con il riordino della tassazione che spingerà verso la liquidità.

Le vostre decisioni non sono funzionali al Paese ma alla composita ed eterogenea coalizione con illusioni finanziarie che dilatano la spesa pubblica e soffocano la ripresa.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, l'assalto alla diligenza ha portato a microinterventi privi di qualsiasi razionalità, senza privilegiare obiettivi seri di sviluppo. Le vostre divisioni impediscono qualsiasi riforma sulla previdenza, sul pubblico impiego e sui problemi reali del Paese. Solo il settore agricolo possiamo dire che ha avuto attenzione adeguata.

È assente qualsiasi progetto di politica industriale, qualsiasi liberalizzazione. Sostenete i settori maturi e gli amici degli amici, piuttosto che puntare su politiche di innovazione e di competitività.

È dunque una finanziaria senza obiettivi, l'esaltazione non dello Stato regolatore, ma dello Stato intermediario del consenso politico e invadente nella sfera delle libertà economiche e sociali. Quella che proponete è una navigazione senza rotta, perché avete fatto troppe promesse elettorali e non siete in grado di soddisfarle tutte: l'opinione pubblica lo ha avvertito con grande consapevolezza; ciò che la maggioranza e il Governo non riescono invece ancora a comprendere.

Quindi, non c'è né equità né sviluppo, ci sono solo tante tasse. Quando lo comprenderete sarà troppo tardi. Quello che è indiscutibile è che non avete più la fiducia del Paese: né quella del blocco sociale che vi ha sostenuti, né quella dei ceti medi produttivi, il cui giudizio certamente è negativo, né quella dei lavoratori e ve lo stanno dimostrando.

Per queste ragioni siamo contrari, come Gruppo UDC, a questa manovra di bilancio.

 

Ecco il testo integrale dell'intervento:

Legislatura 15º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 088 del 14/12/2006

Testo integrale dell'intervento del senatore Eufemi nella discussione sulla questione di fiducia posta sull'emendamento 1.1000, interamente sostitutivo del disegno di legge n. 1183 (Legge finanziaria)

Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, senatori, è l'ora di cambiare le regole di finanza pubblica soprattutto se prevale una finanziaria di stampo elettorale di ben 1.365 commi e senza riforme strutturali.

Tanto valeva forse fare una lotteria con l'estrazione a sorte degli emendamenti di presentazioni parlamentari. Essa giunge in Aula senza relatore e senza un testo della Commissione, fatto questo già di per sé eccezionale. Purtroppo, senatore Morando, non siamo alla Camera dei comuni. Non c'è un cancelliere dello scacchiere capace di affrontare il confronto parlamentare. Qui di Ministri dell'Economia non abbiamo visto neppure l'ombra. Qui c'è solo il sottosegretario Sartor. Lì non c'è una coalizione di undici partiti. Ella, presidente Morando, nonostante i buoni propositi è stato lasciato solo dalla sua maggioranza. Questo vostro fallimento è anche il frutto della incapacità di valutare appieno il significato politico del risultato elettorale di aprile del Senato. Avete sovraccaricato il convoglio che è affondato. Non volete prendere atto di un equilibrio politico precario e della composizione eterogenea che vi impedisce di affrontare i problemi reali del Paese.

Una legge finanziaria sbagliata ed inutile perché poggiava sulle errate valutazioni della due diligence che ha portato ad una catena sequenziale di errori; una finanziaria che contraddiceva il DPEF di luglio, da parziale compressione della spesa si è passati ad una tutta tasse; le indicazioni di una finanziaria che alteravano il rapporto entrata-spesa squilibrandosi fortemente nel prelievo, senza considerare di alcun rilievo il maggiore gettito, senza correggere la sua impostazione di fondo. Rivendichiamo il merito come UDC di avere privilegiato il confronto parlamentare serio e costruttivo che ha portato ad ottenere un grande risultato: quello della trasparenza dei conti pubblici facendo una operazione di verità sulla dinamica delle entrate fiscali.

Solo la nostra azione ha permesso di evidenziare maggiori entrate per 34 miliardi di euro fino al 30 novembre che devono essere incorporate nel bilancio senza trucchi contabili. Abbiate il coraggio di riconoscere con serietà ed obiettività di giudizio che non di buco di bilancio si tratta ma di autentico boom delle entrate e che Tremonti vi ha lasciato un tesoro, che state per usare in malo modo, in mille rivoli assistenzialistici. È di tutta evidenza che una parte consistente di tale gettito vada ad incrementare il dato tendenziale delle entrate previste per l'anno 2007 perché in tutto o in parte sono entrate strutturali e dunque da porre a regime. Emerge chiaramente la mancata contabilizzazione della maggior parte del gettito aggiuntivo 2006 nella componente strutturale delle entrate 2007. Il dato tendenziale di entrata per il 2007 preso a riferimento per la manovra di bilancio ne risulta sottostimato con conseguente sovrastima del disavanzo tendenziale previsto che porta ad una correzione superiore rispetto a quella effettivamente necessaria.

Voi volete peggiorare il risultato 2006 e valorizzare il risultato 2007. Queste maggiori entrate sono state pagate dai cittadini italiani, da contribuenti onesti, da quei contribuenti che con la vostra manovra volete ulteriormente torchiare. E' questa la prospettiva che si apre e che si unisce al rischio di soffocare la ripresa.

Come potete non sorprendervi delle contestazioni vaste e diffuse nel Paese che vanno da Mirafiori ai ricercatori di Bologna e a quelli di Carini, dai piccoli imprenditori e dagli artigiani di Vicenza fino ai giovani del Motor Show che hanno visto in una ingiustificata presenza del Presidente del Consiglio, una invasione di campo mediatica e provocatoria? Non vi sfiora neppure il dubbio della vostra inadeguatezza a comprendere un così imponente disagio che si manifesta in tutto il Paese e che muove dalla classe lavoratrice a Mirafiori, nel cuore pulsante del movimento operaio, e che si sente tradita dalle vostre scelte improntate a logiche scambiste? Avevamo anticipato ben prima della presa d'atto del leader della CGIL Epifani, che la ondeggiante e contraddittoria decisione sulla rottamazione penalizza i più poveri e i più deboli, spingendo verso mezzi pubblici che sono totalmente inquinanti. Alla Pubblica amministrazione non date soluzioni in termini di efficienza, competitività e di neutralità, ma date una risposta tardo sessantottina, com'è appunto il tentativo di stabilizzazione del precariato usando demagogicamente i depositi dormienti che in quanto risparmio dovrebbe andare alla comunità locale e non per operazioni di questo tipo. Manca la copertura del contratto degli statali per il 2007 cifrata in oltre 2 miliardi di euro. Non serve unificare gli uffici del bilancio di Camera e Senato se le eccellenti analisi non vengono tenute nella debita considerazione. Il problema allora è dei poteri, di quali poteri attribuire alla Commissione bilancio rispetto a "coperture cabriolet", sempre all'interno dei fondi di dotazione del Parlamento. Proponete una riforma dell'IRPEF con limiti e contraddizioni. Non si affronta il problema del quoziente familiare. Non si dà quindi una risposta alla denatalità in un orizzonte di lungo periodo. La funzione redistributiva è veramente esigua. Non tocca infatti né le fasce povere della popolazione, né la platea degli incapienti. Non incidete sulla linea della povertà che passa da 11,89 a 11,79 per cento, perché trascurate le famiglie povere e i pensionati. La manovra sui redditi appare demagogica perché la redistribuzione in realtà è molto modesta, la esiguità redistributiva sul reddito familiare disponibile equivalente passa da 0,343 a 0,3402. Avete dato risposte classiste e risarcitorie ad una società articolata e complessa, accrescendo le ingiustizie e le disuguaglianze anziché diminuirle perché poggiavano su impostazioni monche e fuorvianti.

Avete fatto retorica giustizialista, colpendo il ceto medio produttivo, privilegiando scelte antagoniste. Per dare soluzione ai vostri errori sul regime fiscale delle successioni e donazioni e per salvaguardare la posizione dei fratelli, che fate in minima parte con una franchigia risibile e i passaggi generazionali delle imprese nella loro continuità, come noi sostenevamo, avete tentato di operare un riconoscimento surrettizio delle coppie di fatto e dei Pacs attraverso un tarlo fiscale, attribuendo un privilegio fiscale, comportando uno status parafamiliare che non esiste nell'ordinamento e che minava il principio costituzionale dell'articolo 29 della società naturale fondata sul matrimonio, non innaturale. È una realtà che non si può né menomare né mutare. E' una chiara delimitazione di limiti. Disse Moro: abbiamo bloccato le vostre scelte.

Chiediamo il rispetto di quel modello di famiglia e di quel vincolo. I diritti di libertà sono garantiti. Non c'è alcuna discriminazione. Non possono però essere tutelate figure giuridiche in contrasto con le scelte dei costituenti. Nessuno vieta ai conviventi di stipulare accordi di tipo privatistico. Vi preoccupate delle unioni di fatto e dei Pacs, ma non dei loro figli deboli, indifesi, e non tutelati da scelte individualistiche ed egoistiche. Volete una famiglia volatile, precaria, con soli diritti e nessun dovere.

Chi pensa ai figli? Avete espropriato il TFR dei lavoratori, i quali dovranno decidere la scelta strategica del loro futuro pensionistico in un quadro fiscale non definitivo e senza la riforma degli ammortizzatori sociali. Consente al Governo solo di fare cassa. Incidete sulla struttura patrimoniale delle imprese con maggiori costi finanziari penalizzandole nella loro crescita dimensionale. La stessa operazione del cuneo fiscale, che rappresentava un punto di forza della politica economica, opera in modo poco incisivo perché si è scelta la strada di ridurre il cuneo attraverso il fisco e non passando per le componenti di assicurazione e previdenza. Sembra più assimilabile ad una svalutazione competitiva che a una misura strutturale capace quindi di liberare risorse per renderle competitive, liberandole da una zavorra. L'aumento dei contributi previdenziali è in palese contraddizione con la riduzione del cuneo, essendo una componente del cuneo stesso.

Anziché ridurre il deficit infrastrutturale lo aggravate con la vostra incapacità di dare soluzioni alle grandi opere come le direttrici europee Torino-Lione e Palermo-Berlino, vanificando i cofinanziamenti europei. Sulla Torino-Lione si gioca lo sviluppo e quindi il destino di tutte le Regioni settentrionali e del loro apparato produttivo. Per il ponte di Messina si tratta invece di una sfida tecnologica imponente, capace di attrarre investimenti e promuovere sviluppo e occupazione.

Avete preferito la strada di nuovi balzelli di ogni tipo, imposte dirette, indirette e contributive, una autentica grandinata che farà innalzare la pressione fiscale.

Con le vostre imposte di scopo colpite pesantemente il bene casa: il risparmio degli italiani. Il settore immobiliare viene colpito sulla base del valore dei beni e non della loro redditività. Il catasto dei valori è il tipo di strumento inventato per avere mano libera, per fare cassa e piegare il catasto ad ogni esigenza di finanza pubblica. Quello che proponete è un catasto truffa dagli effetti imprevedibili evitabili. Avrà una perversa ricaduta su tutta una serie di imposte e tributi dall'IRPEF all'ICI, dalla imposta di registro alle imposte ipotecarie e catastali, determinandone un aggravamento. Violate ripetutamente lo Statuto del contribuente sull'irretroattività delle norme fiscali. Avete un ravvedimento operoso rispetto alla legge Bersani-Visco solo di pochi mesi fa, rimediando ai gravissimi errori, come sulle società di comodo. Richiedete alle società immobiliari alta redditività, al di sopra di quanto realisticamente realizzabile, penalizzando gli investimenti già realizzati, e scoraggiando quelli in azioni di società che ordinariamente remunerano gli azionisti con rendimenti inferiori. Avete catapultato senza alcun serio confronto parlamentare le norme sulle SIIQ con un regime speciale civile e fiscale di favore senza alcuna reale apertura al mercato e ad altri soggetti perché tesa più a rispondere alla posizione di qualche gruppo ben identificato che all'esigenza di un quadro complessivo del settore sulla fiscalità immobiliare. Non affrontate la lotta alla evasione in modo serio ed efficace, con lo strumento principe che è il contrasto di interesse e in un clima di fiducia. Preferite adottare strumenti invasivi, trasferendo le incapacità della amministrazione finanziaria sui contribuenti chiamati a costosi adempimenti organizzativi e a svolgere un ruolo di supplenza. Non avete perfezionato gli studi di settore ma, seppure corretti, li avete trasformati in una minimum tax con norme repressive senza garanzie per il contribuente. Volete impedire ai cittadini di usare il contante anche per coloro che sono nella impossibilità di farlo per favorire il sistema bancario su cui avete messo le mani con operazioni protette attraverso ricche commissioni e maggiori costi per i cittadini privati, sottraendogli la libertà di decidere lo strumento di pagamento. Non tenete conto dei disagi per la popolazione anziana e per quella residente nelle aree interne.

Si favorirà l'evasione fiscale anziché combatterla efficacemente con altri strumenti.

Colpite il risparmio degli italiani con il riordino della tassazione, che spingerà verso la liquidità. Le vostre decisioni non sono funzionali al Paese ma alla composita ed eterogenea coalizione, con illusioni finanziarie che dilatano la spesa pubblica e soffocano la ripresa. Questa decisione di bilancio è sbagliata perché parte da presupposti sbagliati. Nonostante il rilevante maggiore gettito di quasi 40 miliardi di euro, vi ostinate a perseverare nell'errore.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, l'assalto alla diligenza ha portato a microinterventi privi di qualsiasi razionalità senza privilegiare obiettivi seri di sviluppo. Le vostre divisioni impediscono qualsiasi riforma sulla previdenza e sul pubblico impiego e sui problemi reali del Paese. Solo il settore agricolo ha avuto attenzione.

È assente qualsiasi progetto di politica industriale, qualsiasi liberalizzazione. Sostenete i settori maturi e gli amici degli amici, piuttosto che puntare su politiche di innovazione e di competitività.

E' dunque una finanziaria senza obiettivi.

È l'esaltazione non dello Stato regolatore, ma dello Stato intermediario del consenso politico, e invadente nella sfera delle libertà economiche e sociali. Quella che proponete è una navigazione senza rotta perché avete fatto troppe promesse elettorali e non siete in grado di soddisfarle tutte. L'opinione pubblica lo ha avvertito con grande consapevolezza; ciò che la maggioranza e il Governo ancora non riesce a comprendere, non c'è né equità né sviluppo.

Ci sono solo tante tasse. Quando lo farà, sarà troppo tardi. Quello che è indiscutibile è che non avete la fiducia del Paese né quella del blocco sociale che vi ha sostenuto, così come è negativo il giudizio dei ceti medi produttivi e dei lavoratori.

Per questi motivi, come UDC siamo fortemente contrari a questa manovra di bilancio.

29 novembre 2006 -  - Parere contrario della 6ª Commissione permanente al bilancio di previsione proposto dal Governo

 

SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAI SENATORI EUFEMI E PAOLO FRANCO SULLO STATO DI PREVISIONE DELL'ENTRATA (DISEGNI DI LEGGE NN. 1184, 1184-BIS E 1184-TER- TABELLE 1, 1-BIS E 1-TER) (LIMITATAMENTE ALLE PARTI DI COMPETENZA) E SULLE PARTI CORRISPONDENTI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1183

 

La Commissione 6a,

esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, per l'anno finanziario 2007, nonché le parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria;

la manovra di bilancio, come rilevato dalla corte dei conti ha privilegiato le misure sull'Entrata studi di settore, lotta all'evasione e all'elusione, riordino dei redditi di capitale e di natura finanziaria (maggiori entrate per 28,6 miliardi di euro) rispetto a correzioni strutturali della spesa e una sua riqualificazione e il rinvio di talune riforme di sistema, soprattutto nella previdenza e nel pubblico impiego;

premesso che,

la decisione di bilancio per il 2007 predisposta dal Governo fuori da ogni logica di concertazione si caratterizza fragile e incerta nell'obiettivo di risanamento, iniqua per i ceti medi produttivi, i lavoratori autonomi e le piccole e medie imprese, rischiosa per la crescita economica, per assenza di interventi strutturali o il rinvio di riforme di sistema, come quella previdenziale e del pubblico impiego, rilevando una sostanziale debolezza certificata dalla prevalenza delle entrate (fiscali, parafiscali e contributive nonché addizionali locali e di scopo) rispetto all'ammontare complessivo di 34.700 miliardi di euro;

lo squilibrio nel rapporto entrata-spesa è confermato dal giudizio negativo delle società di rating sulla capacità dell'Italia di conseguire gli obiettivi di risanamento dei conti pubblici e il declassamento del rating, in assenza di interventi strutturali determina una crescita dei tassi di interesse che si ripercuoterà pesantemente sui costi finanziari delle imprese e delle famiglie e sulla struttura economica del Paese;

vanno sottolineati i risultati conseguiti nell'esercizio 2006 in termini di maggiore gettito e in termini di fabbisogno di cassa disceso da 69 a 44 miliardi di euro nei 9 mesi del 2006 a dimostrazione delle gravi ed errate valutazioni della due diligence della Commissione Faini predisposta dal Ministro dell'Economia e delle finanze;

le misure fiscali colpiscono pesantemente il sistema delle PMI, le imprese artigiane con il rischio di soffocare la ripresa produttiva sostenuta da questi importanti comparti;

Il governo ha varato una manovra con scelte ideologiche, sbagliate e classiste. L'impatto della manovra sul mondo produttivo si traduce in benefici per le medie e grandi imprese - 0,9 mentre misurato sul "costo dei lavori" indicatore di competitività evidenzia una crescita dello 0,5 per cento per le piccole imprese e dello 0,8 le micro imprese. Colpire la piccola impresa e il lavoro autonomo significa colpire il cuore produttivo del Paese.

Non si tiene conto della necessità di modificare il regime della tassazione delle donazioni e successioni in modo da salvaguardare prioritariamente i passaggi generazionali soprattutto delle PMI e le imprese artigiane con una franchigia adeguata in presenza di continuità nell'esercizio dell'attività di impresa;

valutato che

sul piano istituzionale si tende a svuotare il ruolo del Parlamento in tutte le fasi della decisione di bilancio;

Si pone allora la esigenza di rivedere le regole sulla contabilità di stato modificando la legge 468/78 e la 363/88 nonché le norme regolamentari che disciplinano la sessione di bilancio, riprendendo i lavori già svolti nella XIV^ legislatura. Realizzare compiutamente il sistema SIOPE che consente alla Ragioneria Generale dello Stato un efficace monitoraggio dei flussi di finanza pubblica sia di entrata che di spesa di tutti i soggetti della Pubblica amministrazione; Il Gruppo UDC a tale riguardo ha presentato uno specifico progetto di riforma (A.S. 34 );

la manovra assume una fisionomia spiccatamente classista con una artificiosa indicazione di classe media o di ricchezza che non coglie assolutamente la realtà socio-economica del Paese;

La riforma IRPEF dimostra chiari limiti né affronta il problema del quoziente familiare, che appare meritevole di attento approfondimento. Interessa principalmente la classe media. Non tocca le fasce realmente povere della popolazione né la platea degli incapienti; L'incidenza sulla linea della povertà è di 0,10 passando da 11,89 a 11,79 per cento; penalizza i pensionati, ricompresi negli incapienti; Non incide in modo apprezzabile nel sollevare le fasce più esposte della popolazione come intendeva il Governo; si rivolge alla platea dei contribuenti premiando i lavoratori dipendenti con figli a carico ma trascura gran parte degli autonomi e delle famiglie realmente povere e dei pensionati.

Sono stati adottati strumenti invasivi con impatto su conseguenti e costosi adempimenti organizzativi costretti a ruolo di supplenza della Amministrazione finanziaria;

La lotta alla evasione va affrontata in modo serio ed efficace, attraverso lo strumento principe che è quello del contrasto di interessi, recuperando un forte clima di fiducia tra cittadino e Stato, tra contribuente e amministrazione finanziaria;

una valutazione dei doveri fiscali non può prescindere da una precisa distinzione tra problemi reali e metodologie di contrasto alla evasione con un disegno strategico appunto che appronti rimedi moderni dentro l'ordinamento tributario nel rispetto dei diritti del contribuente e non lo snaturamento di istituti tipici quali la sostituzione di imposta, la responsabilità solidale, effettività del reddito tassabile;

sugli scontrini fiscali sono state assunte posizioni contrastanti e contraddittorie. Portare in detrazione una vasta gamma di operazioni fiscali non è un fastidioso adempimento, ma un modo corretto ed efficace per combattere quella evasione fiscale che non ha giustificazione morale perché determina altresì l'accesso ai servizi pubblici e al Welfare sociale a svantaggio di chi ne ha realmente bisogno;

Il governo ha privilegiato strumenti di azione antievasiva inefficaci;

infatti gli strumenti proposti in tema di lotta alla evasione fiscale mostrano forte disomogeneità e asistematicità, non assumendo come obiettivo fondamentale quello di dotare la amministrazione finanziaria e la guardia di finanza in particolare di nuovi strumenti per combattere la evasione fiscale attraverso l'adeguamento delle strutture e delle dotazioni informatiche degli uffici.

Il modus operandi della Amministrazione non può selezionare gli interventi, finendo per colpire sempre i soliti noti, colpevoli nella gran parte dei casi, di inadempimenti soltanto formali senza conseguenze sostanziali sull'entità dei tributi dovuti;

l'evasione è generalizzata e riguarda direttamente e indirettamente tutto il mondo del lavoro, compresa quindi la produzione illegale, i soggetti senza partita IVA e coloro che svolgono un secondo lavoro;

il commercio deve fronteggiare il vasto e diffuso fenomeno dei prodotti contraffatti sia di importazione che di produzione interna facendo fronte alla illecita concorrenza;

sui provvedimenti fiscali si registra ripetutamente la violazione dello Statuto del contribuente e quindi lesionata la prospettiva di un rapporto tra cittadino e fisco caratterizzato da collaborazione e fiducia;

occorre salvaguardare il principio di irretroattività delle disposizioni tributarie sostanziali, onde evitare tanto conseguenze inique e inutilmente vessatorie nei confronti dei contribuenti quanto insuperabili difficoltà operative per gli intermediari fiscali;

l'introduzione del sistema telematico dei pagamenti fatti a fronte di cessione di beni o di prestazioni di servizio, penalizza pesantemente tutti i cittadini che non sono titolari di un conto corrente bancario o di carte di credito di pagamento o sono titolari di conti correnti cosiddetti forfetari per cui per ogni operazione viene addebitato il relativo costo. Ne trarranno benefici i gruppi bancari con costi aggiuntivi per la generalità dei cittadini privati della libertà di decidere gli strumenti di pagamento e disagi per la popolazione più anziana e per quella residente nelle aree interne del paese;

non si interviene con la scelta radicale di introdurre nel sistema tributario, in modo forte e deciso il principio del contrasto di interessi con un allargamento delle spese detraibili dai contribuenti con attenzione alle spese per la famiglia, per la vita familiare, per la cura delle persone, anche attraverso la previsione di franchigie predeterminate per facce di reddito e per categorie delle spese;

la introduzione del conflitto di interesse non può prescindere da una riduzione dell'aliquota IVA per taluni beni ed una elevazione dell'aliquota della detrazione fiscale, rendendo efficace il meccanismo e conveniente ad una delle parti l'assolvimento dell'obbligazione fiscale favorendo altresì la emersione del sommerso;

non si perfezionano e generalizzano gli studi di settore, conferendo agli stessi affidabilità, trasformandoli in una sorta di minimum tax e prevedendo norme repressive esclusivamente per i contribuenti che non si adeguano agli imponibili determinati da tali studi, senza garanzie di sicurezza per il contribuente che raggiunge il livello di ricavi di studi revisionati esposto ad accertamenti induttivi attribuendo valore di presunzione legale;

non appaiono giustificate le scelte operate in materia di in detraibilità dell'IVA sulle auto aziendali e in materia di leasing immobiliare, con effetti retroattivi che violano i principi dello statuto del contribuente e che porteranno a complicati adempimenti tributari con maggiori costi ed effetti nella redazione dei bilanci;

non viene introdotto il regime sostitutivo per i redditi derivanti dalla locazione di immobili con imposta sostitutiva con aliquota al 12,50 per cento per allargare la base imponibile e ridurre considerevolmente la area di evasione del settore;

non si introduce un sistema di detrazione del regime IVA pari al 50 per cento dell'IVA detraibile per gli acquisti di autovetture per le imprese in analogia alle disposizioni relative alle persone ed ai professionisti che consideri tali messi beni strumentali, penalizzando quelle imprese che utilizzando gli autoveicoli totalmente e esclusivamente per fini aziendali;

l'abbandono in materia di riforma del catasto di criteri oggettivi e unitari gestiti a livello nazionale attraverso l'attività dell'Agenzia del territorio, apre la strada a comportamenti differenziati tra comuni e comuni che prevedendo una revisione delle tariffe d'estimo e di classamento avrà conseguenze negativi su tutti i proprietari di immobili;

il trasferimento dei fondi inoptati del TFR all'INPS incide sulla struttura patrimoniale delle imprese, produce maggiori costi finanziari delle imprese, determinati dalle differenze tra autofinanziamento e ricorso all'indebitamento; sarebbe stata preferibile la introduzione di una franchigia generalizzata per tutte le imprese con oltre 50 dipendenti evitando penalizzazioni delle imprese, rispetto alla loro crescita dimensionale;

l'operazione TFR oltre che costosa per le imprese è di ostacolo alla previdenza integrativa; l'anticipo di un anno è inutile se non è accompagnato dalla riforma; sorgono problemi di bilancio per la compensazione delle aziende;

il cuneo fiscale rappresentato come punto di forza della politica economica governativa opera in modo poco incisivo, gli effetti per le imprese non sembrano liberare risorse sufficienti per renderle competitive;

la irresponsabile politica attuata sulle grandi infrastrutture e sulle direttrici europee, rischia di compromettere la realizzazione di progetti essenziali per lo sviluppo del Paese, tra i quali in particolare quelli relativi alle grandi direttrici Torino-Lione e Palermo-Berlino, - con il rischio di perdere i finanziamenti europei - di cui il Ponte sullo Stretto rappresenta una sfida competitiva in termini di tecnologie e di ricerca;

all'aumento delle aliquote contributive per il settore artigiano si aggiunge l'aumento della contribuzione per l'apprendistato, che seppure corretto, penalizzano lo strumento più efficace di accesso al lavoro e nella formazione professionale;

viene eluso il problema della rideterminazione dei premi INAIL versati dal comparto artigiano nonostante i risultati di gestione e la assurda sperequazione tra contribuzioni e prestazioni;

si introducono imposte di scopo innalzando l'aliquota ICI, anziché prevederne la abolizione seppure distinguendo per le piccole case, per face di reddito per zone censuarie per tipologia abitativa;

in relazione alla grave crisi finanziaria del Gruppo Ferrovie dello Stato sia in ordine all'indebitamento che ai programmi di investimento, appare indispensabile rivedere la intera struttura societaria, riducendo il numero delle società controllate e partecipate rendendo trasparente il bilancio consolidato, legando il quadro tariffario a scelte aziendali orientate alla riduzione degli sprechi e alla efficienza di un servizio rispettoso degli utenti;

una manovra che privilegia le entrate, anziché la riqualificazione della spesa rischia di compromettere una fragile ripresa economia che richiede invece azioni di consolidamento e di rilancio;

una azione correttiva e orientata prevalentemente al prelievo è destinata ad incidere in senso maggiormente depressivo sulla crescita economia;

esprime

PARERE CONTRARIO

 

FINANZE E TESORO (6ª)

MERCOLEDÌ 29 NOVEMBRE 2006 39ª Seduta (pomeridiana)

Presidenza del Presidente BENVENUTO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Tononi.

La seduta inizia alle ore 15,15.

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO

Proposta di nomina di un componente della Commissione nazionale per le società e la borsa - Consob. (n. 14) (Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 8 aprile 1974, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 giugno 1974, n. 216, nonché dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14. Esame. Parere favorevole)

Interviene poi per dichiarazione di voto di astensione il senatore EUFEMI (UDC), il quale sottolinea che la presenza in aula dell’opposizione è la chiara espressione della cultura delle istituzioni che ne ha sempre improntato la condotta, diversamente da quanto accaduto nella passata legislatura, rispetto agli atteggiamenti ostruzionistici dell’opposizione di allora. In termini più generali esprime a nome del proprio Gruppo, disagio per il complessivo atteggiamento del Governo che tende a evitare il più possibile il confronto politico nelle aule parlamentari. Tale circostanza non contribuisce certo, secondo l’oratore, a rendere trasparenti gli orientamenti del Governo rispetto ai rilievi critici mossi dall’opposizione. Per quanto riguarda la proposta in esame, ritiene che l’eccessiva stringatezza del curriculum presentato impedisca un’approfondita valutazione delle qualità professionali del candidato proposto. Tuttavia, dichiara l’astensione del proprio Gruppo, unicamente per la consapevolezza che la nomina del quinto componente è necessaria a garantire il corretto funzionamento della Consob. In chiusura si associa alle parole di cordoglio espresse dal presidente Benvenuto nella seduta del 23 novembre per la scomparsa del senatore Enzo Berlanda, già presidente della Commissione Finanze e tesoro del Senato, ricordandone le qualità umane e le doti politiche.

28 novembre 2006 - Commissione FINANZE E TESORO (6ª) - Intervento su:

(1184, 1184-bis e 1184-ter) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007 - 2009 e relative Note di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati

- (Tabb. 1, 1-bis e 1-ter) Stato di previsione dell’entrata per l’anno finanziario 2007 (limitatamente alle parti di competenza) - (Tabb. 2, 2-bis e 2-ter) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2007 (limitatamente alle parti di competenza)

(1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato ( legge finanziaria 2007 ), approvato dalla Camera dei deputati (Rapporti alla 5a Commissione. Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Si riprende l’esame congiunto sospeso nella seduta del 23 novembre scorso.

Il presidente BENVENUTO avverte che nella scorsa seduta si è avviata la discussione generale congiunta con gli interventi dei senatori Curto e Costa.

Il senatore EUFEMI (UDC), dopo aver commentato criticamente l’intervento svolto dal ministro dell’economia e delle finanze Padoa-Schioppa nel corso della seduta del 27 novembre della 5a Commissione del Senato, ritiene ormai improcrastinabile un intervento normativo, volto a modificare la procedura di esame dei documenti di bilancio (in riferimento al quale ha presentato un’iniziativa legislativa a propria firma), al fine di valorizzare le prerogative parlamentari, respingendo al contempo l'idea che il Parlamento sia l'unico responsabile della crescita della spesa e quindi del mancato controllo della finanza pubblica. Viceversa, a suo parere, esiste una precisa responsabilità dell'Esecutivo nella mancata attuazione del programma economico e finanziario, citando, a titolo di esempio, la mancata riduzione delle autovetture di servizio di molti enti pubblici. Sempre in riferimento all'intervento del Ministro dell’economia, l’oratore lamenta altresì la mancanza di dati sulla pressione fiscale, essenziale elemento conoscitivo per ricondurre in Parlamento il dibattito sulla tassazione e sulla preannunciata riduzione della pressione tributaria.

Per quanto riguarda il merito della politica fiscale adottata dal Governo, evidenzia gli effetti negativi sui flussi di cassa e sullo stock di ricchezza a danno delle PMI e del settore artigianale, a favore del quale è previsto un intervento modesto, citando, tra l'altro, le disposizioni sul trasferimento del TFR all’INPS, che ritiene ingiustamente ispirate a una logica di scambio tesa a privilegiare le grandi imprese. Restando comunque impregiudicata la questione della valutazione in sede comunitaria degli effetti finanziari, esprime l’avviso che si debba prevedere l'applicazione della soglia di 50 dipendenti a tutte le imprese, al fine di evitare l'elusione della norma. Chiede al rappresentante del Governo di dare conto della relazione trimestrale di cassa, che non risulta ancora presentata al Parlamento, ricordando l’importanza di tale documento per valutare il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica.

Espressa, in generale, la propria contrarietà alle scelte di carattere fiscale in quanto ispirate da un intento punitivo per il ceto medio - ritenuto, a torto, dal Governo, titolare di redditi elevati - rimarca poi criticamente gli effetti negativi del ventilato incremento dell'imposta sostitutiva sulle rendite finanziarie; sottolineando anche il rischio di una contrazione della domanda di beni di consumo. Tale ipotesi negativa ricalca quanto avvenuto con i certificati di deposito dopo l'incremento dell'aliquota ad essi applicata. Sulla tematica riguardante l’introduzione di eventuali misure volte a incentivare la diffusione degli strumenti di pagamento elettronico, sottopone alla Commissione l’opportunità di vagliare attentamente le osservazioni formulate in proposito dall’ABI, corredate dalle relative statistiche.

L’oratore ritiene infatti che la moneta elettronica possa rappresentare una positiva innovazione, al fine di informatizzare il sistema delle transazioni economiche, ma occorre comunque tenere conto della presenza di ampi strati di popolazione che non impiegano tali strumenti, per i quali potrebbero sorgere obiettive difficoltà. Giudica molto negativamente il passaggio dal sistema delle deduzioni a quello delle detrazioni, rimarcando poi come l’aggravio degli obblighi documentali imposti ai contribuenti per comprovare i benefici spettanti possa addirittura indurre i contribuenti stessi a versare all’Erario somme non dovute. Sottolinea come la riforma del TFR osti alla diffusione dei fondi di previdenza integrativa, senza al contempo fornire alcuna garanzia al lavoratore circa la tempestiva erogazione di eventuali anticipi sulle somme spettanti da parte dell'INPS. Pur condividendo in termini generali l'obiettivo della lotta all'evasione fiscale, ritiene erroneo il ricorso all'incremento delle aliquote, laddove sarebbe preferibile seguire l'esempio di altri Paesi privilegiando l'ottica del contrasto di interessi, nonché della leale collaborazione con il fisco. Pur condividendo le detrazioni di imposta introdotte per le spese di iscrizione alle palestre o per le spese relative agli addetti all'assistenza personale, sottolinea l'esigenza di un oculato ampliamento della gamma delle spese detraibili, invitando il Governo a chiarire i propri orientamenti in materia di agevolazioni sulla tassazione dei canoni locativi. Sollecita altresì un'attenta riflessione sull'introduzione di un'aliquota unica del 20 per cento sui redditi immobiliari, atteso che questi ultimi sono gravati da un complesso di spese di gran lunga superiore a quello che caratterizza gli investimenti finanziari. In termini generali ritiene essenziale abbandonare l'idea di voler colpire il ceto medio sottesa alla manovra, che presenta un'ispirazione erroneamente classista. In tema di tassazione degli immobili, convenendo in parte con le osservazioni svolte dal presidente Benvenuto, suggerisce l'introduzione di una disciplina unitaria a livello nazionale in materia di esercizio delle funzioni catastali da parte degli enti locali: a suo giudizio appare utile stabilire criteri oggettivi di valutazione delle rendite, avvalendosi degli strumenti informatici per la gestione dei dati catastali.

Dopo aver commentato criticamente la disposizione recata dal primo comma dell'articolo 5 della legge finanziaria, che prevede che le rimanenze finali delle opere, forniture e servizi di durata ultrannuale vadano in ogni caso computate in proporzione ai corrispettivi pattuiti, ai fini dell'applicazione dell'imposta sul reddito delle società, la quale non tiene conto dei principi internazionali di contabilità IFRS, esprime una valutazione fortemente negativa della limitazione alla riportabilità delle perdite, in diminuzione del reddito di periodi di imposta successivi, per i soggetti che fruiscono di regimi di esenzione totale o parziale del reddito o degli utili. Tale previsione (il terzo comma dell'articolo 5) determina un'arbitraria riduzione delle perdite riportabili ancorandola alla quota di esenzione applicabile in presenza di un reddito imponibile.

Dopo aver rappresentato l'esigenza di rivedere l'imposta sulle successioni e le donazioni, ingiustamente penalizzante per le imprese, si sofferma sulle disposizioni degli articoli 15 e 16 della legge finanziaria, che determinano a suo parere uno squilibrio nei rapporti tra ENAC e Agenzia del territorio, oltre ad un'indebita proliferazione di enti competenti con danno ai gestori. Segnala inoltre al Governo l'esigenza di riformulare la disciplina fiscale delle auto aziendali, al fine di evitare l'allargamento del contenzioso con i contribuenti, nonché di fornire parametri certi alle imprese per la predisposizione del bilancio di esercizio. Con riguardo alle misure antielusive recate dal cosiddetto decreto Bersani-Visco in relazione alle società di comodo, sottolinea la necessità di rivedere i tassi di rendimento previsti per l'inclusione nella categoria delle società non operative: gli indicatori della redditività di impresa appaiono, a suo giudizio, non in linea con la realtà imprenditoriale e sono tali da penalizzare non soltanto ampi strati dei ceti produttivi ma anche gli stessi risparmiatori. In seguito alla riforma delle aliquote e degli scaglioni IRPEF e la modifica delle detrazioni, rileva che la disciplina introdotta non risolve il problema dell'incapienza dei percettori di redditi bassi, penalizzando i pensionati senza modificare la soglia di povertà; al contrario l'allargamento della base imponibile dovuto all'abbandono del sistema delle deduzioni, determinerà un incremento dei tributi locali. Nel ribadire l'opposizione a nome del proprio Gruppo rispetto al programma economico e finanziario adottato dal Governo, il quale, nella sua impostazione, appare tutt'altro che scevro di contraddizioni interne, preannuncia la presentazione di un rapporto di minoranza.

Il presidente BENVENUTO, in risposta alla sollecitazione del senatore Eufemi, comunica che la relazione trimestrale di cassa è stata trasmessa. Propone di discutere in sede di Ufficio di Presidenza integrato dai Rappresentanti dei Gruppi sull'opportunità di acquisire circostanziate informazioni in merito agli studi compiuti dall'ABI sulla circolazione di denaro contante prevalentemente nel Mezzogiorno. Ritenendo fondate le osservazioni del senatore Eufemi sulla questione dell'incapienza, avverte che prossimamente l'Ufficio di Presidenza integrato dai Rappresentanti dei Gruppi potrà incontrare i segretari generali delle maggiori sigle sindacali dei pensionati. Rivolge infine al relatore Barbolini l'invito a precisare in sede di replica i contenuti e gli effetti delle misure modificative delle aliquote IRPEF e introduttive delle detrazioni di imposta.

27 novembre 2006 - Intervento in commissione bilancio su legge finanziaria

Il senatore EUFEMI (UDC) lamenta le scarse occasioni di dialogo con il Ministro che non hanno consentito in altri incontri, di acquisire gli opportuni chiarimenti rispetto a questioni di rilevante attualità quale, ad esempio, il tema dell’ICI.

Lamenta, in particolar modo, la mancanza di dati sulla pressione fiscale, elemento essenziale per riportare in Parlamento il tema della tassazione e delle preannunciate riduzioni del prelievo. Annunci ritenuti dalla propria parte politica velleitari. Rispetto al tema del risanamento dei conti pubblici, enfatizza il problema di verificare a posteriori la realizzazione o meno degli obiettivi preannunciati, in particolar modo per quanto concerne la spesa degli enti decentrati. A tal proposito, si dichiara favorevole a riprendere l’ipotesi di riforma del bilancio, sebbene chieda al Governo quale sia la posizione assunta rispetto al progetto SIOPE. Occorre, a suo giudizio, passare ad una "cultura del rendiconto" al fine di rendere più cogente il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica sottesi alla manovra. A tal fine auspica che il Presidente intenda riavviare le procedure informative svolte nella scorsa legislatura al fine di pervenire ad una riforma condivisa della legge di contabilità di Stato che ne aggiorni i contenuti. Chiede, inoltre, chiarimenti sul tema del TFR ed in particolare sulla franchigia che il Governo intende introdurre, in quanto elemento potenzialmente distorsivo della struttura industriale delle imprese.

Dichiara, quindi, di non condividere la politica delle entrate in quanto colpisce un ceto medio ritenuto, a torto, dal Governo, titolare di redditi elevati. Anche il passaggio dal sistema delle deduzioni a quello delle detrazioni si rivelerà fallimentare e l’innalzamento delle aliquote colpirà in modo significativo alcune fasce di contribuenti, senza peraltro risolvere il problema dell’incapienza delle fasce più deboli e penalizzando i pensionati.

Rispetto alle posizioni manifestate, anche al di fuori delle Aule parlamentari, dal Ministro in merito al contrasto di interessi in materia fiscale, non ritiene che si tratti di adempimenti fastidiosi, bensì esso rappresenta un utile strumento di lotta all’evasione, come dimostrato nel settore dell’edilizia. Il tema del contrasto di interessi, ovvero la detraibilità di alcune spese certificate da parte del consumatore finale, è un tema centrale, alternativo all’incremento delle aliquote, per contrastare l’evasione. La scelta di operare a favore dello sviluppo attraverso il cuneo fiscale anziché quello previdenziale ed assicurativo determinerà inoltre benefici per pochi e seri problemi applicativi. Inutili risultano, inoltre, gli interventi per gli studi di settore. Conclude con una valutazione complessiva negativa della manovra di bilancio, in quanto piuttosto che agire sul lato della riduzione delle spese, si è scelto di intervenire aumentando la pressione fiscale.

23 novembre 2006 - Dichiarazione di voto su decreto fiscale

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, chiedo di poter allegare agli atti il testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli senatori, fin dal primo giorno della legislatura abbiamo presentato un progetto di riforma per rivedere le norme sulla contabilità perché il «mostro» che sta per arrivare sulla finanziaria è diventato qualcosa di incontrollabile e ingestibile. Il Paese non può reggere uno stress così dannoso.

Questo decreto-legge, con scelte maturate fuori da ogni logica di concertazione ,è il frutto avvelenato di veteromassimalismo e pansindacalismo, neppure coniugato con finto liberismo. Nelle vostre risposte c'è qualcosa di arcaico. Riportate il Paese indietro nel tempo, ad un sessantottismo al potere che rivendica un doppio ruolo: quello di lotta e di Governo. Protestate e marciate contro le vostre stesse scelte. Altro che sostituzione di pezzi di maggioranza! Questa è una manovra falsa e sbagliata. Falsa sull'entità delle cifre contrabbandate, sbagliata nella qualità e nella quantità degli interventi. Manovra eccessiva, iniqua, ostile alla crescita e con pochi tagli sulla spesa: è il giudizio di Fiorella Kostoris, ex Padoa-Schioppa, che non abbiamo mai visto in quest'Aula. E' stata bocciata non solo dalle agenzie di rating, ma dai corpi sociali, dai settori produttivi e dalle categorie economiche.

Avete infierito pesantemente contro i ceti medi produttivi nelle nuove articolazioni dopo il processo di terziarizzazione, fisiologica dinamica di un capitalismo maturo, e soprattutto contro il sistema della piccole e medie imprese e quelle artigiane, quei comparti che sono la ricchezza produttiva del Paese. I dati sul gettito fiscale e l'andamento del fabbisogno di cassa hanno smentito clamorosamente i risultati della commissione Faini e il vostro catastrofismo, proteso a creare un'illusione finanziaria per soddisfare le richieste della coalizione che ha imposto una dilatazione della spesa pubblica per 13 miliardi di euro, contrabbandata per misure allo sviluppo. Avete espropriato il TFR. Vi accingete alla riforma del catasto. Non si affrontano i nodi strutturali del Paese, né le vaste aree di spreco, preferendo introdurre nuovi balzelli, puntando sull'aumento della entrate fiscali, dirette, indirette e contributive, con una grandinata di balzelli che faranno innalzare la pressione fiscale di due punti. L'evasione fiscale per noi non è un mero proclama, ma una cosa seria che richiede strumenti seri. Noi non difendiamo gli evasori. Non c'è alcuna giustificazione morale nei loro comportamenti. Un fenomeno così diffuso si affronta in modo serio ed efficace con lo strumento principe che è quello del contrasto di interessi, recuperando un clima di fiducia tra cittadino e Stato. Va resa detraibile una serie di operazioni per la famiglia e per la casa. Non è, dunque, ministro Padoa‑Schioppa, un adempimento fastidioso per i contribuenti. Che dire, poi, degli scontrini fiscali, su cui abbiamo assistito ad un balletto interparlamentare di posizioni contrastanti? Avete una visione obliqua della società; avete posto la definizione di ricco dentro un parametro ingiusto e incomprensibile: un'analisi che dia impostazione esclusiva o prevalente alla quantità è monca e fuorviante, avrebbe detto Paolo Sylos Labini; avete voluto colpire il ceto medio, che non è un artificioso recinto statistico, ma è, invece, costituito da coloro che cercano una propria base di lavoro per sviluppare una propria attività con vecchie e nuove professioni.

Onorevole signor Presidente, con le vostre scelte avete messo a rischio le prospettive di crescita dell'economia: non è una manovra che fa alzare tutte le barche, ma solo quelle della rottamazione, dei settori maturi e dei molti amici di questa maggioranza. Vi è, invece, il pericolo che molte affondino, preferendo il mare aperto della delocalizzazione piuttosto che affondare nello tsunami del vice ministro Visco. Lasci agli storici, il ministro di Pietro, il compito di valutare la storia, signor Presidente, che è una storia di crescita sociale, economica e di grande progresso nella libertà. Pensi, piuttosto, alla figura cui ha esposto il Paese con la doppia palese infrazione comunitaria e le sue scelte in materia di concessioni autostradali. State mettendo a rischio il programma di opere pubbliche, soprattutto per quelle grandi direttrici europee (la Torino-Lione e la Palermo-Berlino) essenziali per lo sviluppo del Paese. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione: non vi è una...

PRESIDENTE. Concluda, senatore Eufemi.

EUFEMI (UDC). Sto arrivando alla conclusione, Presidente. Dicevo che non vi è una funzione politica di educazione del contribuente; non vi è quell'impronta vanoniana che seppe contrastare l'evasione con altri metodi.

Signor Presidente, il Gruppo dell'UDC - a nome del quale dichiaro il voto contrario al provvedimento in esame - ha svolto un'opposizione costruttiva (nella sede propria, che è quella istituzionale e parlamentare), ma, non per questo, meno intransigente e senza sconti. Il Presidente del Consiglio si è assunto una grave responsabilità nell'aver costruito un cartello elettorale disomogeneo e incapace di governare e di assumere decisioni coerenti nell'interesse del Paese, inseguendo un consenso che non c'è e che non potrà esserci. Purtroppo, le vostre decisioni sono funzionali alla maggioranza, ma non al Paese, perché le vostre illusioni finanziarie dilatano la spesa, rischiando di soffocarne le prospettive di crescita con una manovra di bilancio contraddittoria, classista, odiosa, dannosa ed inutile. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

10 novembre 2006 - Intervento in Commissione Finanze e Bilancio su "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge  recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria

Il senatore EUFEMI (UDC) illustra l’emendamento 2.111, criticando l’irresponsabile politica attuata dal Governo Prodi riguardo alle grandi infrastrutture di comunicazione, che rischia di compromettere la realizzazione di essenziali progetti, tra i quali in particolare quelli relativi alle grandi direttrici europee Palermo-Berlino e Torino-Lione, per i quali altri Paesi come la Francia hanno già provveduto, mentre l’Italia potrebbe perdere i finanziamenti già stanziati dall’Unione europea.

Per il corridoio Palermo-Berlino, appare poi particolarmente grave la scelta del Governo di non procedere più alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, destinando le relative risorse a fantomatiche opere viarie in Calabria ed in Sicilia, la cui realizzazione appare quanto mai dubbia. L’emendamento in esame destina invece 200 milioni di euro di tali risorse al completamento di essenziali infrastrutture della città di Messina, al fine di ovviare, almeno in parte, alle scelte nefaste del Governo. Riformula poi l’emendamento 2.48 (testo 2), che sana i problemi di copertura finanziaria riscontrati nell'emendamento 2.53 dichiarato inammissibile nella scorsa seduta.

Il senatore EUFEMI (UDC) illustra 2.188 che interviene anch’esso sulla materia degli incarichi dirigenziali, sopprimendo la norma di cui all’articolo 2, comma 162, che esclude, con una inaccettabile discriminazione, la proroga degli incarichi dirigenziali relativi agli organici dell’Agenzia per i servizi regionali. Si sofferma, quindi, sull’emendamento 2.196, che tenta di sanare, almeno in parte, le modificazioni indebitamente apportate dal decreto-legge in esame al codice della strada. Premessa, infatti, l’incoerenza di legiferare con questo provvedimento in una materia che avrebbe richiesto un intervento più meditato in altra sede, contesta le nuove disposizioni, in quanto ispirate ad una logica repressiva piuttosto che preventiva, creando non poche difficoltà a molti utenti della strada, e in particolare a coloro che utilizzano gli autoveicoli per ragioni di lavoro. Richiama, a titolo di esempio, l’utilizzo di autovelox non segnalati su alcuni tratti stradali, al solo fine di poter elevare un più alto numero di multe e "fare cassa", a differenza di altri Paesi che segnalano apertamente tali dispositivi, in una logica di educazione e prevenzione verso gli utenti della strada.

Nell’illustrare l’ordine del giorno 0/1132/81/5a e 6a, il senatore EUFEMI (UDC) si sofferma a commentare criticamente l’impianto sotteso alle misure fiscali varate nel decreto-legge, nella prospettiva, da lui comunque considerata fondamentale, del contrasto all’evasione fiscale. Ritiene infatti che la logica ispiratrice dell’intervento del Governo sia errata e inefficace, dal momento che l’obiettivo della lotta all’evasione può essere più adeguatamente perseguito con l’impiego di altri strumenti. Con riguardo all’ordine del giorno 0/1132/1/5a e 6a, giudica inutile la previsione di una relazione annuale da presentare al Parlamento sul rendiconto degli effetti connessi all’azione antievasiva e antielusiva, sottolineando come, in relazione agli strumenti di controllo di cui dispone il Parlamento per verificare l’azione del Governo, la legislazione di contabilità già appresti lo strumento della relazione semestrale di cassa di per sé sufficiente ed esaustivo nell’indicare l’andamento del gettito pubblico. Tuttavia, dopo aver richiamato i lavori parlamentari relativi all’approvazione della legge n. 468 del 1978, che videro il fattivo apporto di tutte le parti politiche, ravvisa l’esigenza che il Parlamento apporti una profonda revisione delle procedure di bilancio. In tale direzione, egli prosegue, si pone l’introduzione del sistema SIOPE, che consente alla Ragioneria generale un efficace monitoraggio della finanza pubblica con riguardo ai principali soggetti di spesa. Per altro verso, giudica di fondamentale importanza la previsione della relazione sul bilancio consolidato di cassa, auspicando che nel relativo dibattito possa registrarsi un proficuo dialogo tra le varie forze politiche. Con riguardo al disegno di legge da lui presentato, sottopone al presidente Morando, nell’esame da svolgersi in 5a Commissione, l’opportunità di recepire le indicazioni emerse nel corso dell’indagine conoscitiva svolta nella precedente legislatura.

Commentate criticamente le disposizioni che introducono sanzioni amministrative per la violazione dell’obbligo di emettere la ricevuta o lo scontrino fiscale, l’oratore richiama l’attenzione del Governo, condividendo le osservazioni svolte dal presidente Benvenuto, sul pieno rispetto dello Statuto dei diritti del contribuente, nella prospettiva di un rapporto tra cittadino e fisco caratterizzato da collaborazione e fiducia. Al riguardo va salvaguardato, prosegue, il principio di irretroattività delle norme tributarie sostanziali, onde evitare tanto conseguenze inique e inutilmente vessatorie nei confronti dei contribuenti, quanto insuperabili difficoltà operative per gli intermediari fiscali.

Si sofferma poi sulle premesse dell’ordine del giorno 0/1132/81/5a e 6a, evidenziando la necessità di salvaguardare, in relazione all’imposta sulle successioni e le donazioni, i passaggi generazionali dei patrimoni aziendali delle PMI e delle imprese artigiane, introducendo un’adeguata franchigia in caso di continuità produttiva; richiama infine gli altri interventi sollecitati al Governo in materia di trattamento fiscale dei compensi relativi a società di private equity, di regime tributario del leasing immobiliare, di imposta sostitutiva per i redditi derivanti dalla locazione di immobili e di detrazione dell’IVA per gli acquisti di autoveicoli ad uso promiscuo.

Testo integrale della dichiarazione di voto del senatore Eufemi sul disegno di legge n. 1132

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, fin dal primo giorno della legislatura abbiamo presentato un progetto di riforma per rivedere in profondità le regole sulla contabilità e sulla sessione di bilancio. Dobbiamo intervenire per arginare il "mostro" divenuto ormai incontrollabile e ingestibile. Il Paese non può reggere il dannoso stress di una sessione di bilancio così lunga e con interventi legislativi dilatati.

Questo decreto con scelte maturate fuori da ogni seria logica di concertazione è il frutto avvelenato di veteromassimalismo e pansindacalismo, neppure coniugato con finto liberismo. Nelle vostre risposte c'è qualcosa di arcaico. Riportate il Paese indietro nel tempo, ad un sessantottismo al potere che rivendica un doppio ruolo: quello di lotta e di governo.

Protestate e marciate contro le vostre stesse scelte. È in atto uno scontro interno tutto interno alla coalizione dove la piazza diviene il mezzo di lotta affermare il controllo politico della coalizione. Altro che sostituzione di pezzi di maggioranza.!

Questa è una manovra falsa e sbagliata. Falsa sulla entità delle cifre contrabbandate, sbagliata nella qualità e nella quantità degli interventi. Manovra eccessiva, iniqua, ostile alla crescita e con pochi tagli sulla spesa: è il giudizio di Fiorella Kostoris ex Padoa Schioppa. È stata bocciata non solo dalle agenzie del rating, ma dai corpi sociali, dai settori produttivi, dalle categorie economiche. Avete infierito pesantemente contro i ceti medi produttivi nelle loro nuove articolazioni dopo il processo di terziarizzazione, fisiologica dinamica di un capitalismo maturo e soprattutto contro il sistema delle piccole e medie imprese e quelle artigiane, quei comparti che sono la ricchezza produttiva del Paese.

Vengono colpite con le vostre decisioni incaute nel loro funzionamento (flussi di cassa e stock di ricchezza). Altro che ruolo più deflattivo del taglio della spesa rispetto all'incremento di pressione fiscale come hanno tentato di sostenere intelligenze intellighenzie oblique. Sarà esattamente l'opposto. Su nostra spinta avete allargato la franchigia per le successione e donazioni, ma non avete salvaguardato le imprese familiari nei passaggi generazionali nella continuità aziendale, nella crescita dimensionale.

Come potete pensare di fare una manovra fiscale che distruggerà l'artigianato che è stata la base del rinascimento industriale italiano e poi l'agricoltura che oggi assicura all'Italia la posizione più rilevante delle esportazioni con l'agroalimentare. I dati sul gettito fiscale e l'andamento del fabbisogno di cassa hanno smentito clamorosamente i risultati della Commissione Faini e il vostro catastrofismo, proteso a creare una illusione finanziaria per soddisfare le richieste della coalizione che ha imposto una dilatazione della spesa pubblica per 13 miliardi di euro, contrabbandata per misure allo sviluppo. Avete espropriato il TFR. Vi accingete a realizzare una riforma del catasto. Nell'attesa procedete ad una rivalutazione del 40 per cento le rendite catastali perfino per quelle strutture che svolgono una funzione sociale. Non si affrontano i nodi strutturali del Paese, né le vaste aree di spreco, preferendo introdurre nuovi balzelli puntando sull'aumento delle entrate fiscali di ogni tipo, dirette, indirette e contributive, con una grandinata di balzelli, facendo innalzare la pressione fiscale di due punti. La lotta all'evasione per noi non è un mero proclama, ma una cosa seria che richiede strumenti seri. Non difendiamo gli evasori. Non c'è alcuna giustificazione morale nei loro comportamenti. Occorre capire però anche il senso di un vasto disagio. Un fenomeno così diffuso si affronta in modo serio ed efficace con lo strumento principe che è quello del contrasto di interesse recuperando un clima di fiducia tra cittadino e Stato. Vanno rese detraibili una vasta gamma di operazioni soprattutto quelle per la famiglia e per la casa, determinando un vantaggio fiscale che non può che poggiare su una imposta IVA più bassa e su una aliquota fiscale detraibile più alta. Non è dunque, ministro Padoa Schioppa, un adempimento fastidioso per i contribuenti. Se così fosse occorrerebbe ritenerlo tale anche per alcune e stravaganti categorie di spesa. Per noi è positivo ed efficace soprattutto se legato alla centralità della persona e della famiglia. E che dire degli scontrini fiscali su cui abbiamo assistito ad un balletto interparlamentare di posizioni contrastanti. Efficienza del sistema tributario Una seria lotta alla evasione non può prescindere dal rendere efficiente la macchina del sistema tributario. Si fa con la piena collaborazione della Guardia di finanza. Con una visione obliqua della società avete posto la definizione di ricco dentro un parametro assolutamente ingiusto e incomprensibile ricomprendendo in quel perimetro chi ricco non è, chi paga le tasse, e chi non evade, con una definizione artificiosa di classe media. Una analisi che dia impostazione esclusiva o anche prevalente alla quantità è monca e fuorviante, avrebbe detto Paolo Sylos Labini. Si deve arginare con severità e con forza il fenomeno immorale di quanti beneficiano degli accessi ai servizi pubblici e al sistema di Welfare senza averne diritto. E dovere del legislatore e della amministrazione finanziaria è quello di svolgere controlli severi per evitare aggiramenti. Avete voluto colpire pesantemente il ceto medio che non è un artificioso recinto statistico; è costituito invece da coloro che cercano una propria autonoma base di lavoro per sviluppare una propria attività con vecchie e nuove professioni. Contrastiamo il vostro antagonismo sociale. Preferiamo il solidarismo che per noi vuoi dire collaborazione e coordinamento fra le classi. Quanto alla sentenza comunitaria sulla indetraibilità dell'IVA, da una parte avete fatto finta di dare e dall'altro avete ripreso con gli interessi con decorrenza retroattiva, violando palesemente lo Statuto del contribuente. Considerate benefits ciò che sono strumenti di lavoro, penalizzando le imprese negli usi aziendali.

Con le vostre scelte mettete a rischio le prospettive di crescita dell'economia. I dati inducono alla cautela. Lo affermano i centri di ricerca. Non è una manovra che fa alzare tutte le barche; fa alzare le barche della rottamazione, dei settori maturi, di molti amici. C'è invece il pericolo che molte affondino o preferiscano il mare aperto della delocalizzazione piuttosto che affondare nello tzunami di Visco. Concessione autostradali Unione Europea. Lasci agli storici il ministro Di Pietro il compito di valutare la storia della Democrazia Cristiana, una storia di crescita civile, economica e sociale, di progresso del Paese nella libertà, oltre che ad affermare - a modo di pentimento? - di essere stato l'artefice del "taglio" cioè della cancellazione della Democrazia Cristiana, invece di avventurarsi in oltraggiosi giudizi che respingiamo. Pensi piuttosto alla figura cui ha esposto il Paese con la doppia palese infrazione comunitaria con le sue scelte in materia di concessioni autostradali. È stato costruito un quadro confuso e contraddittorio, determinando incertezze nei rapporti giuridici, perché non c'è predeterminazione delle tariffe, non c'è adeguamento automatico del price cap europeo con il risultato complessivo della non bancabilità dei piani finanziari. Con i vostri veti sul ponte dello Stretto mettete a rischio il programma di opere pubbliche, come soprattutto quelle grandi direttrici europee Torino, Lione, Palermo e Berlino essenziali per lo sviluppo futuro.

Sul catasto si nasconde una manovra altamente speculativa e vessatoria lasciata all'arbitrio e alla voracità dei Comuni. Sarà un far west senza criteri oggettivi e disciplina unitaria. Altro che taglio dell'ICI come indicato nella risoluzione di luglio. Ci sono stangate mascherate da addizionali di scopo. Considerazioni conclusive. II sommerso è un problema endemico del sistema economico italiano. Esisteva nell'epoca giolittiana quando non c'era né anagrafe tributaria, né Sogei, né la telematica, né le moderne agenzie fiscali. Ora con la globalizzazione quel livello è pericolosamente accresciuto. Le risposte che voi individuate sono inadeguate. Non c'è una radicale trasformazione del sistema tributario. Non si perfezionano gli studi di settore ma li si trasforma in una minimum tax prevedendo norme repressive senza garanzie per il contribuente. Non c'è una funzione politica di educazione politica del contribuente. Non c'è una impronta vanoniana, di quel Vanoni che seppe contrastare la evasione fiscale con altri metodi, ritenendo necessaria una stretta sorveglianza e una maggiore severità negli accertamenti, ma anche una riduzione delle aliquote proprio per ridurre l'incentivo alla evasione. In un suo storico intervento sul bilancio affermò: "Tutto dovrà essere fatto per stabilire una linea di fiducia tra contribuenti e fisco ed io sono disposto a suggerire di correre il rischio di credere alle dichiarazioni dei contribuenti fino a che non è passibile dimostrare che queste dichiarazioni sono false".

Onorevole Presidente l'UDC ha svolto una opposizione costruttiva nella sede propria che è quella istituzionale e parlamentare, ma non per questo meno intransigente e dunque senza sconti. Abbiamo presentato un limitato numero di proposte emendative, su punti qualificanti ed essenziali senza alcun atteggiamento dilatorio, proprio per sgombrare il campo da ogni alibi, costringendovi ad un confronto politico sulle scelte tributarie e finanziarie e dunque ad una precisa assunzione di responsabilità. La maggioranza ha condiviso molti nostri rilievi, ma non avuto il coraggio di eliminare autentiche aberrazioni, limitandosi a presentare un numero infinito di ordini del giorno, ben 178 impegni e inutili promesse che si tradurranno in molte illusioni. Il Presidente del Consiglio Prodi si è assunto una grave responsabilità nell'avere costruito un cartello elettorale disomogeneo incapace di governare, di assumere decisioni coerenti nell'interesse del Paese inseguendo un consenso che non c'è e non potrà esserci. Purtroppo le vostre decisioni sono funzionali alla maggioranza ma non per il Paese perché le vostre "illusioni finanziarie" dilatano la spesa e rischiano di soffocarne le prospettive di crescita con una manovra di bilancio contraddittoria, classista, odiosa, dannosa e inutile.

8 novembre 2006 - Intervento sulla disciplina del risparmio in seduta comune Commissioni 6° e 10°

COMMISSIONI 6ª e10ª RIUNITE 6ª (Finanze e tesoro) 10ª (Industria, commercio, turismo)

Presidenza del Presidente della 6ª Commissione BENVENUTO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Tononi.

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO Schema di decreto legislativo recante adeguamento del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, nonché delle altre leggi speciali alle disposizioni di cui alla legge 28 dicembre 2005, n. 262 (n. 26) (Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, ai sensi degli articoli 43 e 44 della legge 28 dicembre 2005, n. 262. Seguito e conclusione dell'esame. Parere favorevole con osservazioni e condizioni) Dopo l'intervento del senatore EUFEMI (UDC) che sollecita la valutazione da parte del rappresentante del Governo sul nuovo schema di parere predisposto, interviene il sottosegretario TONONI, il quale dichiara che il Governo terrà conto di tutte le osservazioni e condizioni esposte nel parere, sul presupposto che l'obiettivo di rafforzare la tutela dei risparmiatori non può che essere condiviso sia dal Parlamento che dal Governo. A suo giudizio, inoltre, acquista particolare rilievo la sollecitazione delle Commissioni riunite ad avviare una profonda revisione e razionalizzazione della disciplina finanziaria e creditizia, anche attraverso la predisposizione di un testo unico.

Interviene nuovamente il senatore EUFEMI (UDC) il quale, riprendendo alcune dichiarazioni del ministro Padoa-Schioppa concernenti la necessità di preservare l'assetto degli organi di vigilanza secondo il principio per finalità, sollecita un'univoca risposta da parte del Sottosegretario in merito all'osservazione delle Commissioni riunite che suggeriscono di assegnare alla COVIP le competenze in materia di trasparenza dei prodotti assicurativi a finalità previdenziale; a suo giudizio infatti il Governo non ha ancora chiarito definitivamente il proprio orientamento.

A giudizio del senatore EUFEMI (UDC) la propria parte politica ha avanzato con trasparenza una serie di critiche circostanziate al provvedimento proposto dal Governo, prima fra tutte la questione dell'eccesso di delega e la revisione in termini peggiorativi della riforma del risparmio. Ciononostante non può che essere apprezzato il lavoro compiuto dai relatori nello sforzo di proporre una serie di modifiche importanti, costruite comunque sul presupposto di un significativo riconoscimento della bontà dell'impianto della legge n. 262 del 2005. Apprezza inoltre che nella proposta di parere abbiano trovato accoglimento le osservazioni in materia di CICR e di coordinamento tra le Autorità di controllo, quelle in materia di governance societaria - ed in particolare il mantenimento della soglia del quarantesimo del capitale per la presentazione di liste per la elezione delle cariche sociali - quelle in tema di modalità di conferimento dell'incarico ai revisori, di durata dello stesso e di responsabilità civile per i casi non dolosi. Esprime invece la propria contrarietà rispetto alle disposizioni concernenti i conflitti di interessi, così come trova piuttosto grave la mancata indicazione di un orientamento univoco del Governo sulle competenze della COVIP. La propria parte politica annette grande importanza a tale questione, nella consapevolezza che la trasparenza sulla gestione dei Fondi previdenziali costituisce un tema di rilevante delicatezza per i profili non solo di risparmio ad esso connessi. Dopo aver sottolineato da ultimo, positivamente, l'osservazione concernente i tempi di adeguamento degli statuti da parte delle società a larga base sociale, come le banche popolari, preannuncia il voto di astensione da parte dei senatori del Gruppo UDC.

2 novembre 2006 - Intervento sulla conversione in legge del decreto-legge  del 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria, approvato dalla Camera dei deputati (Esame e rinvio)

COMMISSIONI 5ª e6ª RIUNITE 5ª (Bilancio) 6ª (Finanze e tesoro)

Interviene il senatore EUFEMI (UDC), il quale apprezza in premessa le osservazioni svolte dal relatore Benvenuto in relazione all'esigenza di rivedere le procedure di esame dei documenti di bilancio coinvolgendo maggiormente il Parlamento.

Viceversa, contesta la valutazione positiva dell'impianto complessivo della manovra, ricordando sia le critiche rivolte dalle parti sociali, sia il negativo giudizio delle società di rating sulla capacità dell'Italia di conseguire gli obiettivi di risanamento dei conti pubblici.

Dopo avere ricordato il pesante impatto che ha sulla struttura economica del paese la crescita dei tassi d'interesse indotti da un declassamento del rating, ritiene che l'assenza di interventi strutturali o il rinvio di riforme di sistema, come quella previdenziale, riveli la sostanziale debolezza della manovra. Nel complesso, infatti, le misure sul lato delle entrate prevalgono nettamente rispetto alla riduzione della spesa corrente e tale impianto ha giustamente ricevuto la critica circostanziata del Governatore della Banca d'Italia. In particolare, esprime forte preoccupazione per l'aumento del prelievo fiscale e parafiscale a danno delle piccole e medie imprese e di quelle artigiane, senza che tale atteggiamento vessatorio abbia una qualche efficacia sul fronte della lotta all'evasione fiscale. Su tale argomento l'oratore ritiene che solo una misura di forte incremento delle detrazioni fruibili dai contribuenti per gli oneri sostenuti, anche con una contemporanea riduzione dell'aliquota dell'IVA, possa innescare con efficacia il meccanismo a tutti noto del contrasto di interessi e rendere quindi conveniente ad una delle parti l'assolvimento dell'obbligazione tributaria.

Il disegno di legge finanziaria e il decreto-legge in commento affrontano la questione della lotta all'evasione fiscale con un impianto teorico e con analisi fondamentalmente errate, con un'artificiosa indicazione di classe media o di ricchezza che non coglie assolutamente la realtà socioeconomica del Paese. Inoltre, gli interventi proposti mostrano forte disomogeneità e non assumono come obiettivo fondamentale quello di dotare l'Amministrazione finanziaria, e la Guardia di finanza in particolare, di nuovi strumenti per combattere l'evasione fiscale. Dopo aver analiticamente commentato gli effetti sul bilancio dello stato e sui saldi finanziari per l'anno 2006 e 2007 della sentenza della Corte di Giustizia europea in tema di indetraibilità dell'IVA versata sui beni mobili ad uso promiscuo, ribadendo la contrarietà della propria parte politica sulle norme recate dal provvedimento in materia, rileva la forte asimmetria in termini tributari dell'ammortamento dei fabbricati acquistati o utilizzati con il leasing. A suo parere, infatti, appare necessario che il Governo dia un'interpretazione univoca delle norme introdotte specificando tra l'altro le procedure di calcolo dell'imponibile delle imposte ipotecarie e catastali in caso di acquisto dopo la scadenza del contratto di leasing.

Un'altra questione di grandissimo rilievo concerne la indicazione della decorrenza di molte innovazioni fiscali introdotte con il decreto-legge ovvero introdotte dal decreto-legge n. 223 del 2006. In particolare, si sofferma ad analizzare una serie di disposizioni che disciplinano il trattamento fiscale di operazioni aziendali a carattere ordinario e che quindi non possono avere decorrenza nello stesso anno di imposta in cui sono introdotte. D'altro canto, tale osservazione risponde all'esigenza di rispettare le prescrizioni dello Statuto dei diritti del contribuente. Dopo aver espresso un giudizio positivo circa le disposizioni in materia di trattamento fiscale delle stock options, sottolinea l'esigenza di specificare meglio le disposizioni concernenti l'applicazione di tale disciplina per le azioni negoziate nei mercati regolamentati. Rileva criticamente inoltre che non vi è coordinamento tra le nuove disposizioni in materia di stock options e quelle relative ad operazioni condotte da società di private equity. In materia di cessione di immobili abitativi, rileva come l'introduzione di un'aliquota del 20 per cento in sostituzione della previgente aliquota del 12,5 per cento, costituisce un sostanziale arretramento rispetto all'obiettivo di combattere l'evasione fiscale in tale settore.

Per quanto riguarda invece la materia delle concessioni autostradali, dopo aver sottolineato l'assenza di un indirizzo univoco della maggioranza, soprattutto in relazioni agli orientamenti emersi in sede comunitaria sulla fusione della società Autostrade con la società spagnola Abertis, rileva come le modifiche apportate al decreto-legge presentino concretamente il rischio di essere, a loro volta, oggetto di infrazione comunitaria. L'oratore non concorda poi con l'analisi svolta dal relatore Benvenuto circa il valore della riforma in materia catastale, poiché l'abbandono di criteri oggettivi e unitari gestiti a livello nazionale attraverso l'attività dell'Agenzia del territorio, apre certamente la strada a comportamenti differenziati tra comuni e comuni.

Soprattutto tale riforma prevede una revisione delle tariffe di estimo e di classamento che avrà conseguenze negative su tutti i proprietari degli immobili. Dopo aver ricordato le misure originariamente introdotte dal decreto-legge n. 223 del 2006 relativamente al rilascio dello scontrino fiscale registra criticamente un'inversione di orientamento nel decreto-legge in commento su tale materia. Conclude osservando come dalle considerazioni svolte emerga chiaramente l'assenza di un disegno strategico in materia tributaria in grado di affrontare con efficacia l'annoso tema di un rinnovato rapporto fisco contribuente.

Dichiara infine che la propria parte politica intende svolgere un'opposizione serrata nelle sedi parlamentari, nella convinzione di dover apportare numerose e necessarie modifiche al provvedimento.

25 ottobre 2006 - Intervento in seduta congiunta commissioni 6° e 10° riunite su attuazione delega legge sul risparmio

Schema di decreto legislativo recante adeguamento del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, nonché delle altre leggi speciali alle disposizioni di cui alla legge 28 dicembre 2005, n. 262 (n. 26)

Espresso apprezzamento per la circostanza che lo schema di parere accoglie alcune indicazioni formulate dai gruppi di opposizione, il senatore EUFEMI (UDC) si richiama all’intervento svolto nella seduta del 17 ottobre, rimarcando come il Governo, nell’esercizio della delega prevista dall’articolo 43 della legge n. 262, abbia adottato una nozione troppo ampia di coordinamento, finendo con l’apportare con il decreto correttivo modifiche di carattere innovativo.

Ribadito il ruolo dei gruppi di opposizione nel garantire la presenza ai fini del numero legale, invita altresì il Governo a compiere un’attenta e approfondita valutazione sull’opportunità di preservare alla COVIP le competenze in materia di trasparenza dei prodotti finanziari a finalità previdenziale, emessi dalle imprese di assicurazione, dal momento che a suo giudizio tale impianto non è in grado di garantire adeguatamente il pubblico dei risparmiatori, attesa anche la preponderante presenza nella composizione dell’autorità, della componente sindacale.

Ritenuto opportuno, ai fini della concorrenzialità del mercato finanziario, introdurre regole di condotta uniformi per tutti gli intermediari, invita poi entrambi i relatori, con riferimento alla quinta condizione dello schema di parere, a precisare che il divieto del rinnovo del mandato sia temporalmente meglio definito, soffermandosi anche sul regime delle incompatibilità previste per la persona fisica incaricata del controllo contabile. In proposito richiama i criteri stabiliti in ambito internazionale dall’IFAC, rispetto ai quali rileva l’esigenza di una armonizzazione delle norme interne. Ribadita la validità dell’impianto di cui all’articolo 8 della legge sul risparmio, in materia di conflitto di interessi, non giudica condivisibile la modifica apportata dal decreto correttivo, che rappresenta un grave affievolimento del regime normativo.

Osservando come il Parlamento aveva già individuato un'idonea soluzione al problema, esprime la preoccupazione che possano ripetersi anche in Italia gravi fattispecie di conflitto analoghe a quanto accaduto negli Stati Uniti alla società Enron, che giudica un caso paradigmatico.

17-19 ottobre 2006 - Intervento in seduta congiunta Commissioni 6a e 10a su schema decreto legislativo di cui all'art. 43 della legge sul risparmio

martedì 17 ottobre -  Il senatore EUFEMI (UDC) censura l’assenza del rappresentante del Governo, circostanza che riveste a suo giudizio particolare gravità in quanto espressione di un atteggiamento ispirato a scarsa considerazione per le prerogative degli organi parlamentari.

Con riferimento allo schema di decreto legislativo ritiene opportuno, preliminarmente, un approfondimento in ordine al concetto di coordinamento - richiamato dalla delega di cui all'articolo 43 della legge n. 262 del 2005 - suscettibile di due distinte interpretazioni: secondo un primo indirizzo tale concetto deve intendersi in senso restrittivo, quale mera correzione delle disposizioni legislative previgenti; secondo altro orientamento di tenore più ampio, si fa riferimento ad una più incisiva innovazione normativa, volta ad assicurare coerenza logica e sistematica alla disciplina di settore.

Al riguardo, il Governo, in sede di esercizio della delega, ha accolto una interpretazione sostanziale della nozione di coordinamento, apportando modifiche di ampio respiro alla disciplina sul risparmio con capacità innovativa rispetto ai testi oggetto di intervento. Sottolineata la completezza e l’utilità delle indicazioni emerse nel corso dell’indagine conoscitiva effettuata dalla 6a Commissione in ordine all'attuazione della legge di tutela del risparmio, si sofferma analiticamente sulle modificazioni previste dal decreto di coordinamento relativamente ai rapporti tra il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (CICR) e le Autorità di vigilanza in ambito finanziario e creditizio.

In generale, osserva come l’Esecutivo si sia servito dello strumento rappresentato dalla delega legislativa per operare una profonda revisione dell’impianto di fondo della legge n. 262, riuscita, peraltro, soltanto in parte. In tal senso, formula un giudizio critico anche sull’abrogazione degli articoli 9, 10 e 14 della normativa sul risparmio, operata con il disegno di legge comunitaria per il 2006; rimarca poi negativamente il mancato esercizio della delega prevista da tali articoli per la disciplina del conflitto di interessi.

Nell’esaminare analiticamente i vari interventi modificativi previsti dallo schema di decreto legislativo n. 26, svolge alcune considerazioni in merito alla composizione del CICR, alla reintroduzione dello scrutinio palese per l’elezione delle cariche sociali e alle disposizioni in materia di concorrenza bancaria, auspicando un’approfondita riflessione. A suo giudizio non appare condivisibile la previsione (operata dal comma 2 dell’articolo 4) di limitare la responsabilità civile delle Autorità di vigilanza nel comparto finanziario, dei loro componenti e dipendenti, nell’esercizio delle funzioni di controllo, alle sole ipotesi di comportamenti dolosi o colposi (c.d. legal protection), pur se tale disposizione è stata introdotta per allinearsi agli standards internazionali richiamati dal FMI.

Dichiara inoltre la propria contrarietà, tanto nel merito quanto con riguardo all’osservanza dei criteri di delega, rispetto alla disposizione - di cui all’articolo 4, comma 1, lettera a) - che prevede l’obbligo, per la Banca d’Italia, di trasmettere al Parlamento, entro il 30 giugno di ogni anno una relazione sull’attività svolta nell’anno precedente: ritiene infatti di gran lunga preferibile la cadenza semestrale attualmente prevista dalla normativa in vigore.

Analoghe criticità l’oratore rileva in relazione al riparto di competenze tra le Autorità di vigilanza in materia di concorrenza bancaria per le operazioni di acquisizione e di concentrazione che riguardano banche, imperniato sulle rispettive procedure della Banca d’Italia, per i profili di sana e prudente gestione, e dell’Autorità Antitrust per la tutela dell’assetto concorrenziale del mercato.

Per altro verso, giudica in contrasto con i criteri direttivi della delega anche le disposizioni contenute nell’articolo 3, in materia di raccolta di deleghe di voto per le assemblee sociali, di abrogazione dello scrutinio segreto per l’elezione delle cariche sociali (misura di per sé condivisibile) e di tutela della minoranza nel collegio sindacale.

Passate in rassegna alcune questioni problematiche in materia di incarico alle società di revisione e di trasparenza delle condizioni contrattuali per i servizi di investimento e per gli obblighi di comportamento dei soggetti che collocano prodotti finanziari, con specifico rilievo dato alla previdenza complementare, ritiene infine auspicabile la salvaguardia dell’impianto cui è ispirata la riforma sul risparmio, riservandosi di proporre apposite modificazioni allo schema di parere sul decreto di coordinamento in questione.

giovedì 19 ottobre - 6ª (Finanze e tesoro) 10ª (Industria, commercio, turismo)

Il senatore EUFEMI (UDC) sottopone all’attenzione dei relatori una serie di osservazioni per la formulazione del parere, soffermandosi in particolare sul tema della governance societaria, sottolineando l'opportunità di non eliminare la previsione di una quota minima di partecipazione al capitale sociale per la presentazione delle liste per l'elezione del consiglio di amministrazione, in aggiunta ai poteri assegnati alla CONSOB dal provvedimento in esame. Giudica altresì opportuno prevedere che le disposizioni in materia di trasparenza delle condizioni contrattuali e di obblighi di comportamento dei soggetti emittenti trovino applicazione anche per il collocamento dei prodotti di previdenza complementare, fornendo così una maggiore tutela ai destinatari, anche per incrementare la diffusione di tali strumenti. In relazione al regime delle incompatibilità tra la società di revisione e la società che ha conferito l'incarico, rileva come il disposto dell'articolo 3, comma 14, lettera a), volto a chiarire che anche la consulenza legale rientra tra i servizi che non possono essere forniti dal revisore, oltrepassi i limiti della delega stabiliti dall'articolo 43 della legge sul risparmio che fa riferimento al concetto di coordinamento. La modifica proposta sarebbe rispettosa della delega solo ove si ritenesse che essa intende precisare - senza alcuna portata innovativa - che nell'ambito delle attività riconosciute dalla CONSOB incompatibili con lo svolgimento del servizio di revisione contabile, in ottemperanza ai principi di cui all'ottava direttiva n. 84/253/CEE in tema di indipendenza delle società di revisione, rientri anche, tra le altre, l'attività di consulenza legale. L'oratore giudica inoltre illegittimo, oltre che non in linea con le previsioni e le finalità della direttiva comunitaria citata, il ruolo propulsivo affidato all'organo di controllo interno nell'ambito del procedimento di nomina della società di revisione: al riguardo è preferibile ripristinare la modalità di conferimento dell'incarico attualmente prevista, che è centrata sull'approvazione assembleare di una proposta all'uopo formulata dal consiglio di amministrazione, previo parere dell'organo di controllo. Esprime avviso contrario alla scelta di aumentare il limite massimo della durata dell'incarico di revisione, in una con la previsione dei limiti alla sua rinnovabilità, dal momento che tale soluzione non risulta coerente con l'obiettivo, posto a base della legge sul risparmio, di migliorare l'efficacia e l'indipendenza dell'attività di revisione contabile a maggior tutela dei risparmiatori. Sotto altro profilo, in materia di recesso unilaterale dall'incarico da parte del revisore, reputa opportuno consentire alla società di auditing, in casi specifici e conformemente ai criteri stabiliti dalla CONSOB in via regolamentare, di richiedere unilateralmente la cessazione anticipata dell'incarico stesso previa attivazione di una procedura nella quale la CONSOB accerti il venir meno del requisito di indipendenza.

11 ottobre 2006 - Dichiarazione di voto su indetraibilità IVA

Seguito della discussione del disegno di legge: (953) Conversione in legge del decreto-legge 15 settembre 2006, n. 258, recante disposizioni urgenti di adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in data 14 settembre 2006 nella causa C-228/05, in materia di detraibilità dell'IVA (Relazione orale) (ore 16,35)

Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 settembre 2006, n. 258, recante disposizioni urgenti di adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in data 14 settembre 2006 nella causa C-228/05, in materia di detraibilità dell'IVA PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 953. Ricordo che nella seduta antimeridiana hanno avuto inizio le dichiarazioni di voto finali. EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, ad una chiara pronunzia della Corte di giustizia europea, tesa ad evitare che un'imposta come l'IVA potesse alterare condizioni di parità tra gli operatori economici nell'Unione Europea, il Governo ha risposto con un decreto confuso, vago, opaco nelle modalità applicative e comunque teso ad evitare ogni obbligo. Ciò che a noi interessa è adempiere puntualmente a quella decisione nel senso favorevole ai contribuenti. Il Governo ha compiuto un'operazione assolutamente scorretta, un autentico imbroglio, perché, da un lato, ha emanato il decreto-legge n. 258 del 2006, che fa finta di dare, e, dall'altro, ne ha vanificato gli effetti con i commi 25 e 26 dell'articolo 7 del decreto-legge n. 262 del 2006, riducendo fortemente le detrazioni e, cosa ancor più grave, con effetto retroattivo, a valere dal 1° gennaio 2006, per considerare l'intero periodo di imposta 2006 ben prima dell'entrata in vigore di tale decreto-legge. Riteniamo che le sentenze internazionali vadano rispettate. La vostra ambiguità è dimostrata dal non aver voluto abrogare la norma incriminata. Esponenti della maggioranza hanno messo in discussione perfino la correttezza del precedente Governo, avanzando ombre sulla linea difensiva, ponendo il sospetto di negligenze o incapacità nella presentazione di documentazioni accettabili e finendo per mettere in discussione la professionalità e la competenza dall'Avvocatura generale dello Stato, in cui riponiamo piena fiducia. Un ulteriore limite è quello di aver introdotto speciali procedure senza compensazioni rispetto a quelle generali. Questo decreto non è altro che una nebbia che piomba sulle imprese, impedendo qualsiasi navigazione certa e ponendo problemi seri rispetto alla certezza dei bilanci delle imprese. È stato inoltre puntualmente disatteso il parere della Commissione politiche dell'Unione.

Il Gruppo dell'UDC ha operato in senso costruttivo e propositivo, guardando alla concreta esecutività della pronuncia europea e alla creazione delle condizioni migliori per i contribuenti. Rispetto alle nostre puntuali indicazioni sono stati solo allungati i termini di scadenza per la presentazione delle istanze. È mancato ogni serio intervento che prevedesse le compensazioni fiscali, è mancata la possibilità di consentire la presentazione delle domande per via ordinaria, è mancata soprattutto la fissazione di una data certa entro la quale erogare i rimborsi. La contraddittorietà del provvedimento sta nelle confuse modalità applicative e costituisce una falsa soluzione, dimostrando la reale volontà del Governo di non dare corso alla sentenza europea, confermata dalla mancata abrogazione delle norme oggetto della censura comunitaria, e accrescendo l'indeterminatezza degli obiettivi del Governo. Questo decreto è dunque un grave imbroglio, perché, da una parte, fa finta di dare e, dall'altra, toglie con effetti retroattivi. Per queste ragioni esprimo il voto contrario dell'UDC a tale decreto, che, combinato con il decreto-legge n. 262, disattende nella sostanza la sentenza della Corte europea, viola lo statuto del contribuente e non dà certezze ai bilanci delle imprese, sulle quali viene rigettato in modo scorretto il costo della sentenza.. (Applausi dei Gruppi UDC e AN).

11 ottobre 2006 - Intervento in Aula su indetraibilità IVA

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, colleghi, il decreto-legge che viene presentato in Aula senza il mandato al relatore dimostra la debolezza di una maggioranza che non riesce neppure ad assolvere a questo compito. Nonostante queste condizioni di difficoltà, la stessa maggioranza si è arroccata nella difesa di un decreto francamente indifendibile. Il senatore D'Amico ha poi introdotto un ulteriore elemento come il comportamento del Governo italiano nell'azione di difesa; certamente questa è una posizione non condivisibile, anche perché quelle stesse argomentazioni avrebbe potuto dirle, esplicitarle direttamente in Commissione, chiedendo al Ministro dell'economia e delle finanze o al vice ministro Visco di venire a riferire su questa questione o anche al Ministro per le politiche comunitarie. Avremmo avuto tutte le notizie e le informazioni necessarie. Questo non è stato fatto, evidentemente soltanto per introdurre un elemento di polemica che non ha ragione di esistere. Questo decreto è la prevedibile, onerosa conseguenza di atti normativi nazionali in materia di IVA adottati nel tempo, in totale contrasto con i princìpi comunitari. Alla chiara pronunzia della Corte di giustizia relativa alla detraibilità dell'IVA per acquisti di autoveicoli nella sussistenza dell'inerenza della spesa e della afferenza all'esercizio dell'attività di impresa, il Governo ha risposto con un decreto confuso, vago, opaco nelle modalità applicative, teso ad evitare ogni obbligo, così come ha fatto introducendo norme nel decreto-legge n. 262 che vanificano, appunto, la sentenza europea. Non è questa la sede per individuare responsabilità risalenti nel tempo, ma che apparivano chiaramente in contrasto con inequivocabili princìpi comunitari, adottati proprio per evitare che un'imposta come l'IVA possa costituire un mezzo che alteri la parità degli operatori economici nell'Unione Europea. Il primo problema che abbiamo di fronte è quello della copertura del decreto. Nella relazione di accompagnamento viene detto esplicitamente che il provvedimento non comporta nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato. Come può avvenire tutto questo, come si può dare esecuzione ad una sentenza senza i relativi oneri? Siamo invece in presenza di sentenze internazionali che vanno equiparate a sentenze interne onerose e, quindi, per l'obbligo di compensazione rispetto alla contabilità nazionale. Le previsioni, dunque, non sono corrette, poi, perché le disposizioni avrebbero dovuto essere abrogate.

Conseguentemente, i soggetti di imposta IVA potranno portare in detrazione l'imposta pagata in via di rivalsa sugli acquisti delle autovetture. Questione fondamentale è la necessità di abrogare l'articolo 19-bis, comma 1, lettere c) e d), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633, che il Governo si è ben guardato dall'abrogare. Secondo i generali princìpi costituzionali, sembra poi corretto, trattandosi di un indebito oggettivo, che debba farsi ricorso alla prescrizione ordinaria. Questo invece non accade, perché il Sottosegretario si è arroccato nella possibilità di detrazione dal periodo di imposta 2003. Voglio aggiungere ancora che la giustizia europea non ha accolto le motivazioni italiane sul danno grave per l'erario, soprattutto perché non era una misura temporanea o congiunturale, ma di adattamento strutturale del sistema non giustificabile. C'è un'altra perla in questo decreto: viene introdotta una procedura speciale che preclude l'utilizzo delle generali procedure di detrazione e compensazione disciplinate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 633, e rappresenta un altro grave limite alla detrazione riconosciuta dalla Corte di giustizia. Profili di incompatibilità comunitaria, dunque, presenta anche la modalità prevista per il rimborso perché il principio di equivalenza, il principio di conservazione degli effetti delle pronunce e il principio di effettività con modalità che ne rendano impossibile o eccessivamente gravoso l'esercizio del diritto vengono di fatto preclusi. Va aggiunto che fissare il termine per il rimborso al 15 dicembre (prevedendo per l'approvazione dello specifico modello un termine di quarantacinque giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate) rappresenta un ulteriore grave limite che viola lo Statuto del contribuente. Questo decreto non è altro che nebbia che piomba sulle imprese, impedendo qualsiasi navigazione certa, e che pone problemi seri rispetto alla certezza dei bilanci delle imprese. Signor Presidente, dobbiamo dare atto, al presidente Manzella e alla Commissione Politiche dell'Unione Europea, di aver predisposto un parere che possa e debba essere tenuto in debita considerazione. Il Gruppo UDC, attraverso specifici emendamenti, ha operato in senso costruttivo, guardando prioritariamente a dare concreta esecutività alla pronuncia europea e a creare migliori condizioni per i contribuenti in termini di recupero delle somme non dovute all'erario. Per queste ragioni riteniamo si debba intervenire sul corpo del decreto-legge. Occorre necessariamente prevedere l'allungamento dei tempi di scadenza delle domande, troppo ravvicinati e inadeguati rispetto ai principi dello Statuto del contribuente tante volte richiamati e sempre disattesi e prevedere altresì le compensazioni fiscali, giacché la procedura speciale preclude l'utilizzo della generale procedura di detrazione e di compensazione, rappresentando un ulteriore grave limite. Bisogna consentire, inoltre, la presentazione delle domande nelle diverse forme e, dunque, non soltanto in via telematica, rendendo valide anche quelle presentate nei termini e consentendo eventuali integrazioni documentali senza pregiudicare la validità delle stesse. Occorre fissare poi una data certa entro la quale erogare i rimborsi, evitando che chi abbia fatto ricorso al condono - ma questo l'ha chiarito anche il Sottosegretario - o a sanatorie fiscali possa beneficiare del rimborso. A tal proposito, mi preme sottolineare che il Governo precedente non ha fatto un condono ogni anno perché si fa riferimento solo al condono del 2002. E' necessario, infine, chiarire che l'esercizio della detrazione ammessa prima della vigenza del decreto possa determinare situazioni di illiceità. Questo provvedimento, signor Presidente, appare di corto respiro, opaco nella sostanza, confuso nelle modalità applicative. Esso costituisce una falsa soluzione che dimostra la reale volontà del Governo, anche attraverso il decreto-legge n. 262, di non dare corso alla sentenza europea; ciò è confermato dalla mancata abrogazione, in premessa, delle norme oggetto della censura comunitaria, accrescere vedo così l'indeterminatezza degli obiettivi dell'Esecutivo. Sono evidenti i rischi di tale intervento: quello, innanzitutto, di incorrere in una nuova censura da parte delle autorità comunitarie per violazione del principio di effettività delle pronunzie. Ciò rappresenterebbe una scelta grave e una lesione dei diritti dei contribuenti italiani. Sarebbero inevitabili nuovi ricorsi, nuove sentenze, nuove infrazioni, nuove pronunce e nuove condanne. Una questione di particolare delicatezza concerne la determinazione del periodo di imposta a partire dal quale può essere richiesto il rimborso dell'IVA indebitamente versato. Credo che occorrerebbe applicare il termine di decorrenza della prescrizione ordinaria e quindi fare riferimento ai pagamenti effettuati dal 1996 e non dal 2003. Credo però che tale sistema finirebbe con l'aprire una voragine nei conti dello Stato. Pertanto, non mi resta che porre questo tema all'attenzione dell'Assemblea del Senato. (Applausi dal Gruppo UDC. Congratulazioni).

3 ottobre 2006 - Intervento sul bilancio interno del Senato

È iscritto a parlare il senatore Eufemi, il quale nel corso del suo intervento illustrerà anche gli ordini del giorno G2, G3 e G4. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole senatore Questore, ho presentato tre ordini del giorno specifici che mi offrono lo spunto per svolgere alcune considerazioni sul bilancio interno, stimolato anche dalla relazione introduttiva svolta dal senatore Morando. Si è altresì discusso, quasi alla fine, dell'esercizio finanziario 2006 per il passaggio elettorale. Quindi, rappresentando quasi un pre-consuntivo, il bilancio interno è pur sempre un'occasione per riflettere sulle cose da fare, soprattutto per l'impostazione del bilancio 2007, per rendere l'istituzione Senato sempre più efficiente e rispondente alla sua funzione. E' necessario evidenziare che questo progetto sconta alcune decisioni del precedente Collegio dei Questori - avrei preferito una nota integrativa - pur tuttavia sono state apportate correzioni significative dal lato del contenimento della spesa che rappresentano scelte apprezzabili.

Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 12)

(Segue EUFEMI). Dobbiamo superare i ritardi accumulati rispetto ad una più efficiente e razionale politica, mettendo tutti i senatori senza indugi nella condizione di poter lavorare. Occorre riconoscere gli sforzi fatti per tenere il passo nel processo di informatizzazione, sia con gli strumenti informatici di cui i senatori hanno beneficiato che nelle reti infrastrutturali. Va riconosciuto che le decisioni del 2001 hanno consentito ai senatori di trovarsi in una condizione privilegiata rispetto alla Camera in termini di collegamento funzionale. Di questo ce ne eravamo fatti carico noi stessi. Oggi l'informazione viaggia sulla rete e ciò consente un maggior dialogo sia con gli elettori, anche in considerazione dei vasti collegi regionali, sia con i «mondi vitali». Dobbiamo allora rafforzare questi strumenti se vogliamo giungere a decisioni corrette, soprattutto nella piena consapevolezza degli effetti. In questa direzione, onorevole Questore, si muove l'ordine del giorno G4, presentato per il collegamento informatico con il Ministero dell'economia e delle finanze. Oggi quei dati, soprattutto quelli fiscali, sono indispensabili se vogliamo riequilibrare un rapporto Governo-Parlamento che si è alterato progressivamente e che va invece ricalibrato. La centralità parlamentare non può essere solo uno slogan da sostenere o da enunciare a giorni alterni, ma va praticata e consolidata. Un esempio concreto è visibile nella prossima legge finanziaria: avere la disponibilità dei dati fiscali significa confrontarsi in modo dialettico ed efficace e non subire il dominio di soggetti esterni. A tale riguardo, vorrei ricordare, onorevole Questore, onorevole Presidente, che nella scorsa legislatura affrontai in ogni sede - lo sottolineo - sia in Aula sia in Commissione, il problema del ritorno al pubblico della società SOGEI che, nella sciagurata privatizzazione di Telecom, era diventata di proprietà privata insieme a tutti quei dati sensibili dei contribuenti italiani che potevano essere nella disponibilità di taluni e anche di alcune trame oscure, come ha dimostrato la recentissima vicenda. Ed i fatti ci hanno dato ragione. Le vicende dei giorni scorsi hanno confermato l'attenzione e l'azione verso quei dati, che dovevano restare nell'ambito di una adeguata tutela pubblica, la cui salvaguardia passava per il mantenimento della proprietà. Un'altra questione, su cui riflettere, è quella dei costi della politica. Si fa molta demagogia in questi giorni, quasi una gara a presentare proposte estemporanee, che alimentano un distacco dell'opinione pubblica. Lo scorso anno, onorevole Presidente, fui unico a contrastare il ministro Tremonti rispetto al famoso taglio del 10 per cento delle indennità, ma non perché fossi contrario soltanto a titolo personale. No! Credo che su tale questione si debba procedere come si è fatto quest'anno, onorevole Questore, cioè anche con forte economia di spesa, ma per autodisciplina e per autocontenimento: all'interno del volume delle risorse, cioè, lo stesso Senato e la stessa Camera devono poter decidere il quantum da poter contenere perché storicamente il bilancio appartiene al Parlamento. È il Parlamento che decide le risorse da spendere e non deve subire imposizioni. Non possiamo mettere in discussione questo principio storico anche perché gli sprechi non si annidano qui dentro, onorevole Questore. Nei giorni scorsi, leggevo di una Regione, definita il Circo Barnum, che conta 70 consiglieri, 19 gruppi e ben 26 commissioni consiliari. In proporzione, è come se il Senato avesse cento Commissioni permanenti! Vi è un livello di spesa che non si può abbassare, pena un peggioramento della qualità dei servizi e la qualità delle risorse umane, di grande professionalità, di cui oggi disponiamo, impegnate nello svolgimento di servizi visibili, ma anche di servizi invisibili, ma tutti di identica efficienza, rilevanza e responsabilità. Dobbiamo stare attenti ad equiparare il Senato e coinvolgerlo nell'indistinto della pubblica amministrazione, come ha cercato di fare poco fa il senatore Morando. Credo sia un bene da salvaguardare senza demagogia. Quando si fa un parallelo tra l'incremento della spesa del Senato per il personale del 5,7 per cento, e quello della pubblica amministrazione del 4,5 per cento, si compie una distorsione rispetto al livello delle professionalità, all'efficienza di questa istituzione e al recupero di produttività, che pure è stato realizzato attraverso una maggiore disponibilità al sacrificio e agli orari. C'è poi un problema strettamente collegato a quello delle indennità parlamentari: il problema delle incompatibilità. Viene da domandarsi se non siano superate quelle disposizioni che impediscono ad alcune categorie di dipendenti di svolgere la professione originaria, come i professori universitari, gli insegnanti, i medici pubblici, costretti all'aspettativa, a fronte di altri liberi professionisti, come avvocati, presentatori televisivi, giornalisti, che, al contrario, possono svolgere libere professioni senza preclusioni. Se questo è, significa che si determinano due categorie di parlamentari - quelli di serie A e quelli di serie B - e tutto ciò finisce per impoverire la qualità della rappresentanza, limitando perfino a ceti e categorie la possibilità di essere rappresentati in Parlamento. Affido al Collegio dei Questori queste osservazioni, confidando naturalmente nell'accoglimento degli ordini del giorno presentati e, soprattutto, nella predisposizione del progetto di bilancio 2007, affinché possano essere affrontate le questioni che diano il senso di un progetto di legislatura, superando le difficoltà contingenti, e quindi rispetto ad un orizzonte progettuale. Esprimo, pertanto, un giudizio positivo rispetto all'impostazione del bilancio, ma non posso non lumeggiare una questione sulla quale mi ero soffermato anche nell'Ufficio di Presidenza. Condivisibile appare, infatti, la necessità di pervenire ad un nuovo e aggiornato Regolamento di amministrazione e contabilità, anche se ritengo - mi rivolgo in particolar modo al relatore, senatore Morando - che avrebbe dovuto operarsi una scelta diversa. Proprio perché si tratta di una riforma di sistema, come quella del nuovo Regolamento, è bene precisare che sarebbe stato necessario affiancare i due sistemi contabili: al sistema di contabilità pubblico‑finanziaria, il sistema di contabilità economico‑analitica, al fine del monitoraggio più efficace, più efficiente e più economico dell'azione amministrativa e per il conseguente controllo di gestione. È mancato, infatti, onorevole Presidente e onorevole relatore, l'introduzione del controllo di gestione che è lo strumento guida ai fini della sana gestione amministrativa (tutto ciò in base alle direttive europee contemplate nel decreto legislativo n. 286 del 1999). Tale strumento avrebbe permesso la verifica dell'efficacia, dell'efficienza e dell'economicità della gestione, elemento questo non realizzabile attraverso il mero controllo di legittimità, ritenuto anacronistico e non sufficiente ai fini della sana gestione amministrativa. È stata però soppressa l'idea stessa, che avevo sostenuto, del controllo di gestione: ero e sono dell'idea di prevedere l'introduzione di questa rilevante innovazione e l'istituzione, appunto, delle unità di controllo, che sarebbe risultata di grande utilità ai fini del passaggio ad una logica di programmazione e controllo richiamata, anche questa, dal senatore Morando nella relazione. Ma, onorevole Morando, non esiste programmazione senza controllo; sarebbe come avere non realizzato la programmazione mentre tutto il mondo, e in particolare l'Europa, si muove verso il controllo di gestione.

Concludendo, signor Presidente, rafforzare l'intercameralità di alcuni servizi (come, dobbiamo riconoscere, è stato fatto per esempio nel settore informatico e nella gestione delle banche dati) deve diventare un'esigenza più forte da ricercare per altri; va poi rafforzata la capacità operativa delle Commissioni, sia in termini di risorse umane, sia in termini di interfaccialità con altri servizi; occorre infine rafforzare il sindacato ispettivo del Senato, sia per quanto riguarda il question time, che le interpellanze urgenti, rappresenterebbe una scelta in grado di sostenere la presenza e il ruolo dell'istituzione del Senato. Rafforzare l'istituzione parlamentare nel suo complesso significa rafforzare la democrazia nell'interesse non di ciascuno di noi, ma del Paese. Per tali ragioni, esprimo un giudizio positivo e il mio apprezzamento per le scelte operate, naturalmente auspicando che queste indicazioni, che mi sono permesso di sottolineare, possano trovare maggiore spazio nel progetto di bilancio 2007.

27 settembre 2006 - Intervento in 6a Commissione (Finanze e Tesoro) su detraibilità IVA

...Proseguendo la discussione generale, interviene il senatore EUFEMI (UDC), a giudizio del quale l'analisi dei presupposti giuridici del decreto-legge e i contenuti della sentenza della Corte di giustizia europea chiariscono con nettezza le responsabilità politiche della situazione che si è venuta determinando con la pronuncia comunitaria, essendo evidente la responsabilità dei Governi che si sono succeduti prima della scorsa legislatura. Il provvedimento in esame appare di corto respiro, con una sostanziale opacità e poca chiarezza sulle modalità applicative e, in definitiva, costituisce una falsa soluzione.
In termini generali, il decreto pone dei limiti all'applicazione immediata della sentenza e, in quanto tale, rischia esso stesso di incorrere in una censura delle autorità comunitarie, per violazione del principio di effettività delle pronunce della Corte di Giustizia.  Il divieto di utilizzare la compensazione o la detrazione per i versamenti futuri del credito maturato in applicazione della pronuncia comunitaria, infatti, costituisce una scelta grave e una lesione dei diritti dei contribuenti  italiani.
Inoltre, a suo parere, occorre con urgenza chiarire se il disposto del comma 2 dell'articolo 1 precluda o meno l'esercizio della detrazione prevista dalla vigente disciplina, nella misura del 15 per cento per le spese effettuate in data anteriore a quella della data di entrata in vigore del decreto-legge. Un ulteriore elemento di valutazione critica, del resto sottolineato anche dalla relatrice, è costituito dalla ristrettezza del termine del 15 dicembre per predisporre e presentare la domanda di rimborso.  A tale proposito, preannunzia la presentazione di un emendamento volto a fissare al 31 dicembre ovvero al 31 gennaio 2007 il termine per presentare le domande di rimborso. Le perplessità sui contenuti del decreto e sulla reale capacità del Governo di affrontare la situazione - che presenta delle analogie rispetto alle questioni emerse in merito alla compatibilità dell'Irap con la disciplina comunitaria - derivano anche dalla incertezza sulle modalità applicative e dall'obbligo dell'invio telematico delle istanze. Come è noto, tale prescrizione, che ripropone un analogo adempimento imposto dai titolari di partita IVA per quanto riguarda l'invio dei modelli F24, ai sensi del decreto-legge "Bersani-Visco", crea notevoli difficoltà per i contribuenti.
L'oratore rileva poi che la mancata abrogazione delle norme oggetto della censura comunitaria accresce l'indeterminatezza degli obiettivi del Governo. Un'osservazione di particolare delicatezza concerne poi la determinazione del periodo di imposta a partire dal quale può essere richiesto il rimborso dell'IVA indebitamente versata: a suo parere occorre applicare il termine di decorrenza della prescrizione ordinaria e quindi i rimborsi possono riguardare i pagamenti effettuati a partire dal 1996 e non quindi dal 2003. Conclude sollecitando il relatore e il Governo a tenere in considerazione le osservazioni formulate dalla 14a Commissione.

25 luglio 2006 - Dichiarazione di voto sulla richiesta di fiducia al governo per approvazione decreto Bersani

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, Senatori, dietro la compostezza della replica del ministro Bersani di stamane non abbiamo ascoltato nulla di propositivo e costruttivo. Nonostante l'atteggiamento responsabile della opposizione il Governo ha rifiutato il confronto, dimostrando di avere paura della sua stessa maggioranza; ha fatto ricorso ancora una volta al voto di fiducia, alla fiducia come regola sistematica, per imporre scelte che rifiutiamo nel metodo e nel merito. Si altera in questo modo il rapporto Governo-Parlamento. Ancora una volta si impedisce di apportare qualsiasi modifica, perfino quelle che riguardano i principi fondamentali dell'ordinamento tributario in linea con lo Statuto del contribuente.

Dietro il falso scudo delle liberalizzazioni, dietro la ricerca di un facile e demagogico consenso, è stata operata una manovra di tipo fiscale dannosa e punitiva per le imprese e pericolosa per i suoi effetti invasivi per i cittadini. Sono stati compiuti perfino errori clamorosi di valutazione complessiva sull'impatto finanziario di alcune norme che denunciano palesemente la vostra scarsa responsabilità e capacità di approfondimento delle questioni reali del Paese.

L'inganno è stato smascherato. Dietro lo schermo della equità fiscale vengono introdotte nuove tasse, maggiore burocrazia per i cittadini, per le famiglie e per le imprese. Dietro le vostre scelte c'è il fallimento del metodo della concertazione, enfatizzato nei programmi e sconfessato nella pratica, almeno quello con i ceti e le categorie reputate "infedeli". Noi non abbiamo visto una "accoglienza nuova".

Questo Governo ha avuto paura della piazza, di quella piazza che veniva utilizzata dall'opposizione in passato come strumento permanente per alimentare il conflitto sociale. Altro che pareggio, ministro Bersani. Il Governo ha fatto un precipitoso dietro front sulla questione dei taxi, sulla questione simbolo di una falsa liberalizzazione perché era di competenza dei Governi locali, con una violazione clamorosa dell'articolo 117 della Costituzione (Applausi dal Gruppo FI) in spregio della riforma costituzionale da voi sostenuta, come efficacemente sottolineato ieri dal presidente D'Onofrio, e in violazione delle norme comunitarie sulle professioni. Il ministro Bersani avrebbe dovuto spiegare perché il Sindaco di Roma ha reso operativi solo 8 del 450 taxi deliberati due anni fa, ben prima di questo decreto. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC).

Il ministro Bersani dovrebbe spiegare perché le tariffe da Fiumicino a Roma sono aumentate da 32 euro a 40 euro. Questi sono gli effetti immediati del suo decreto e di finte liberalizzazioni. Altro che beneficio per i consumatori! Il Governo si guarda bene dal toccare i servizi pubblici locali, come sottolineato dal collega, senatore Ciccanti, dal realizzare vere forme di liberalizzazioni che riguardano i settori dell'energia e del gas, che limitano il mercato e la concorrenza e ingessano il sistema. L'aumento della concorrenza sul mercato dipende soprattutto dalla pubblica amministrazione e dalle politiche che la governano. Non si toccano poi le centinaia di IRI locali, le tante holding di periferia che diventano mezzo efficace di acquisizione del consenso e del potere. (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

Presidenza del presidente MARINI (ore 22,28)

(Segue EUFEMI). Va allora introdotto un budget di cassa per controllarne l'efficacia economica e la proliferazione fuori da ogni controllo. Vogliamo sapere se ci si limita al "fumo" oppure si arriva al cuore dei meccanismi che riguardano una reale concorrenza nelle attività di servizio pubblico locale, come evidenziato dal senatore Maninetti, nei settori nevralgici del sistema. Quella sì sarebbe stata l'autentica rivoluzione in favore del cittadini determinando efficaci benefici per i consumatori. Sulla class action, ministro Bersani, cerchi di non avere una visione obliqua. Deve essere vista e accettata come strumento di difesa dei consumatori su tutti i prodotti, non solo su quelli finanziari e verso tutte le imprese, anche verso le multinazionali.

Sì è voluto colpire pervicacemente il mondo delle professioni intellettuali perché nella vostra visione ideologica le ritenete estranee come corpo sociale e dunque le escludete da qualsiasi ipotesi di concertazione. Oggi scegliete la tesi del professionista imprenditore rispetto al professionista garante di valori, in cui crediamo, di natura costituzionale non riconducibili all'impresa. Si vogliono allora colpire i ceti medi produttivi, la piccola distribuzione e l'impresa familiare a vantaggio della grande distribuzione. Avete repentinamente abiurato la manovra sull'IVA che avrebbe determinato effetti dannosi sulle famiglie e sulle imprese, abbellendola all'ultima ora con quella delle facilitazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie.

Non può restare senza risposta, ministro Bersani, quanto accaduto sui mercati finanziari con le speculazioni finanziarie realizzate con la vostra incauta manovra sugli immobili, con un cambiamento di sistema che ha portato a pesanti perdite per i risparmiatori. Non basta chiedere scusa di fronte a 1.400 milioni di euro di danni. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN). Come si può immaginare la retroattività dell'IVA? Si sarebbero alterati perfino i bilanci delle imprese. Quale certezza giuridica viene offerta al sistema economico? Questa è la vostra approssimazione! Solo pensare queste cose è inimmaginabile, è inqualificabile e non aggettivabile senza scendere nel turpiloquio. Con la discriminante operata tra fondi immobiliari e proprietà immobiliare ordinaria aumenteranno i canoni degli affitti per le famiglie. Avete colpito pesantemente il settore immobiliare; con una manovra fuori dal tempo e con una tassazione insopportabile distruggete lo strumento del leasing immobiliare impedendo di fatto l'ingresso di intermediari immobiliari. Dunque si comprimono le capacità di sviluppo del mercato.

Gli italiani, signor Ministro e signor sottosegretario, sono cittadini onesti! Voi avete introdotto misure fiscali vessatorie, oppressive, con adempimenti burocratici costosi ed invasivi, vere e proprie schedature di massa, da Stato di polizia, che limitano la libertà del cittadini. (Applausi dai Gruppi UDC,FI e AN). Noi dell'UDC abbiamo guardato ai giovani nel momento in cui acquistano la casa. Avete accolto solo in modo parziale la nostra idea sul conflitto di interesse come efficace azione di contrasto all' evasione fiscale ma in modo corretto e trasparente e con benefici per le famiglie, come dovrebbe essere il rapporto tra fisco e contribuente. Rifiutate l'attuazione urgente e concreta degli studi di settore come strumento fondamentale per affrontare, con equità e imparzialità, la distribuzione del carico fiscale. Il vostro unico obiettivo è ingenerare paura, impedendo ai lavoratori autonomi di poter operare con tranquillità senza sottostare ad inique e vessatorie restrizioni, espressione di un'azione politica dettata da rigurgiti vendicativi verso talune categorie, con effetti opposti a quelli ipotizzati.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, il catastrofismo della maggioranza sui conti pubblici non ha portato a coerenti misure di finanza pubblica. Avete mentito sullo stato dei conti pubblici perché non c'è stata una sola misura di controllo sui flussi di spesa, ma solo maggiore pressione fiscale travestita da equità. La ripresa economica passa per la riduzione delle tasse combinata con efficaci misure strutturali sulla spesa corrente, soprattutto degli Enti locali. Per noi dell'UDC le liberalizzazioni devono essere più ampie; ma soprattutto per essere sostanziali devono essere stabilite in Parlamento, ma per questo dovete acquisire il consenso della vostra composita maggioranza. Voi invece vi sottraete al confronto.

La vera riforma è quella di definire regole semplici perché solo con la semplicità si riduce il potere reale delle corporazioni, mentre operate in senso opposto. La questione più grave è che il governo impone le sue scelte improvvide niente affatto equilibrate, senza alcun rispetto per il ruolo e la funzione del Parlamento. Per queste ragioni esprimo il voto contrario del Gruppo UDC sulla fiducia al Governo.(Applausi dai Gruppi UDC, AN, LNP e FI).

24 luglio 2006 - Intervento in Aula su decreto Bersani

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, senatori, nonostante le 166 modifiche apportate dalla Commissione bilancio, questo provvedimento rimane un pessimo provvedimento che dietro un falso mito, quello delle liberalizzazioni, ha nascosto il vero obiettivo: una manovra di finanza pubblica, tipicamente «vischiana», che colpisce pesantemente, per esempio, il settore abitativo e il mondo delle professioni.

Non basta la repentina marcia indietro del Governo sulla vicenda taxi, come pure sull'IVA che colpiva alcuni settori come quello dolciario, abbellita poi dalla riduzione dell'IVA sulle ristrutturazioni edilizie. Tutte scelte che erano e sono fuori dalla concertazione così fortemente enfatizzata dal programma dell'Ulivo. Così come non va dimenticato l'effetto retroattivo del provvedimento che va a colpire un settore importante come quello del leasing immobiliare. Rendete complessivamente un quadro legislativo confuso; le vostre politiche faranno fuggire gli investitori esteri perché si disincentiveranno gli investimenti diretti; rendete le operazioni meno trasparenti perché orienteranno il mercato verso gli acquisti di partecipazione, e non invece verso quello degli immobili. Dunque, non favorite lo sviluppo; la vostra manovra è anacronistica.

Volete fermare, onorevole Sottosegretario, le lancette del tempo, per esempio, del leasing immobiliare perché impedite l'ingresso di intermediari immobiliari che possono finanziare lo sviluppo industriale. Prevedete un'opzione troppo marcata che va dal 24 al 10 per cento; sono aliquote insopportabili per il settore, non si creano in questo modo le condizioni per lo sviluppo, ma per una desertificazione.

Il vice ministro per l'economia e le finanze Visco aggiungerà alla distruzione dei certificati di deposito, quello strumento così efficace di crescita delle piccole e medie imprese, un'altra perla, quella della distruzione del leasing immobiliare. Viene pesantemente e ripetutamente violato lo statuto del contribuente, nonostante gli appelli del presidente della Commissione finanze e tesoro, il senatore Benvenuto, e nonostante gli appelli della Commissione nella sua interezza, che ha proposto alcuni emendamenti migliorativi che non sono stati tenuti in considerazione, quelle indicazioni così fortemente volute da noi sono risultate vane, persino quelle relative alla rimodulazione delle scadenze fiscali troppo ravvicinate.

Viene creata una discriminante tra fondi immobiliari rispetto alla proprietà immobiliare ordinaria; si determineranno aumenti dei canoni di locazione proprio per effetto di queste misure sull'imposta di registro a carico degli inquilini. Eppure, rispetto a tali questioni avreste dovuto dimostrare un minimo di sensibilità. Il vice ministro Visco si è dimostrato ancora una volta l'Attila degli strumenti finanziari.

Questa volta è il leasing immobiliare che viene messo sotto accusa, un'esperienza positiva che viene colpita, e tutto ciò provoca sconcerto. Cosa dobbiamo pensare, se non l'affermazione di una visione ideologica che ha portato a ritenere perfino che le professioni intellettuali non siano parti sociali e quindi debbano essere escluse dalla concertazione. Si rafforzano, inoltre, i poteri dell'Agenzia delle entrate, senza alcuna garanzia per i contribuenti. Prevalgono logiche da Stato di polizia, piuttosto che quella di una fiducia reciproca tra cittadino e fisco.

Il Governo ha fatto pesantemente marcia indietro sull'IVA per aumenti pericolosi e dannosi sul piano inflattivo per le famiglie e per alcuni comparti. E che cosa dire rispetto a errate valutazioni del gettito, di cui è stata accollata la responsabilità agli uffici? Il Governo ha accolto il nostro emendamento sul conflitto di interessi nella intermediazione immobiliare, riducendo tuttavia l'importo da 2.500 euro, così come avevamo previsto, a 1.000 euro. Se si riteneva che nel settore delle arti e professioni si annidava e si annida l'evasione, un intervento in questo senso sarebbe stato giustificato, però vi siete fermati alla prima parte, non avete dato seguito a quello che era conseguente. Vi siete fermati alla oppressione fiscale.

Onorevole Presidente, la vostra sfida è stata perdente. Le liberalizzazioni avrebbero dovuto iniziare dagli enti locali, dalle IRI locali, dalle holding locali, strumento di potere e di consenso, che impediscono - quelle sì! - l'affermazione della competitività. Questo decreto non affronta il problema della competitività, privilegia un'azione sulle entrate che determinerà maggiore pressione fiscale diretta e indiretta, attraverso misure fiscali vessatorie e oppressive, introducendo costosi adempimenti burocratici e adempimenti particolarmente invasivi, che violano la privacy e sono tipici di uno Stato di polizia.

Le vostre decisioni rischiano di provocare seri danni al sistema economico, con effetti penalizzanti per gli operatori, appesantendo l'efficacia operativa delle imprese e alimentando un pericoloso conflitto sociale con intere categorie. (Applausi dal Gruppo UDC).

21 luglio 2006 - Intervento in Commissione bilancio sul decreto Bersani 223

Il senatore EUFEMI (UDC), preannunciando il proprio voto favorevole sull’emendamento, si associa ai rilievi del senatore Polledri. Rileva, al riguardo, come il prolungamento dell’attività lavorativa fino ai settanta anni risponda, da un lato, all’innalzamento del livello medio di vita e, dall’altro, alla necessità di garantire ai lavoratori, entrati nel mercato del lavoro in età avanzata, di raggiungere standard di reddito più adeguati. Osserva infine come tale facoltà sia conforme alla stessa Strategia di Lisbona.

Il senatore EUFEMI (UDC), dopo aver osservato che il tono pacato adoperato dal sottosegretario Grandi non risulta aver convinto della bontà delle misure introdotte con gli ultimi emendamenti presentati dal relatore e dal Governo, rileva che le disposizioni contenute negli articoli 35 e seguenti costituiscono la parte cruciale del decreto-legge in titolo. Sebbene si debbano registrare con favore le aperture nei confronti di alcune proposte emendative, presentate dalla propria parte politica, dirette a ripristinare più che altro condivisibili posizioni di principio, soprattutto nel necessario rapporto di trasparenza tra lo Stato ed i cittadini, si deve tuttavia sottolineare l’incapacità dell’Esecutivo e della maggioranza che lo sostiene di venire incontro ad altre proposte correttive, finalizzate a ridurre il livello di economia sommersa, ancora così alto in Italia.

Rispetto a questa problematica – presente fin dall’epoca giolittiana – si deve riconoscere che la situazione non è certamente agevolata da livelli di tassazione che appaiono francamente insopportabili. Di conseguenza, alcune misure circa la maggiorazione al 20 per cento dell’aliquota dell’IVA applicata sui prodotti dolciari e sulle collezioni di francobolli, pur apprezzabili, non comportano effetti significativi, anche perché tali interventi, relativamente ai prodotti dolciari a base di cioccolato, non consentono di colpire, ad esempio, le grandi multinazionali. Una valutazione complessivamente negativa riguarda altresì l’erronea quantificazione del gettito stimato per l’introduzione dell’esenzione dall’applicazione dell’IVA sulle compravendite immobiliari; si è trattato di una vicenda nella quale l’Esecutivo ha dimostrato una forte approssimazione, se solo si considera l’argomento utilizzato dal vice ministro Visco che ha imputato tali valutazioni errate agli uffici tecnici che avrebbe ereditato dal precedente Ministro dell’economia.

Al di là di queste quantificazioni non veritiere, si è determinato un grave danno nei confronti del mercato, con effetti disincentivanti. Inoltre, non è certamente attraverso misure di questo tipo – che appaiono del tutto anacronistiche – che si potrà conseguire l’obiettivo della promozione dello sviluppo economico. Un altro settore nel quale emergono le carenze e le difficoltà manifestate dal Governo è quello dell’accertamento dei dati fiscali; se, da un lato, si è compiuto un passo in avanti sull’annosa questione dei registratori di cassa, superando alcune inevitabili difficoltà operative, dall’altra, tuttavia, restano forti motivi di preoccupazione, legati ad esempio, al ruolo assolto dalla SOGEI. Sebbene poi risulti condivisibile la correzione apportata sulle disposizioni relative alle stock option, si deve però considerare la possibile penalizzazione che subirebbero proprio quei manager che hanno effettuato operazioni nel medio e lungo periodo, piuttosto che coloro che al contrario hanno effettuato interventi a breve termine. Sarebbe stato poi opportuno da parte del Governo manifestare più aperture nei confronti delle proposte emendative volte a recuperare le norme che configurano il cosiddetto statuto del contribuente.

Appare infatti incredibile che quelle disposizioni – che, in un’ottica bipartisan furono introdotte dai governi di centro-sinistra – sono ora travolte dal cosiddetto pacchetto Visco. Si tratta di norme fondamentali per gli interessi del contribuente e per il funzionamento di un ordinamento tributario davvero al servizio dei cittadini. Alla luce di tali considerazioni, manifesta una forte insoddisfazione per l’inadeguatezza delle risposte e delle misure, da ultimo illustrate dal rappresentante del Governo, riservandosi di intervenire nel corso dell’esame delle singole proposte emendative, avanzate dalla propria parte politica.

19 luglio 2006 - Risoluzione del sen. Eufemi sulle cellule staminali ritirata in favore dell'analogo documento presentata dal sen. Rocco Buttiglione

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo soltanto per motivare le ragioni del ritiro della mia proposta di risoluzione n. 1 e per chiedere di concentrare il voto sulla proposta di risoluzione n. 2, con primo firmatario il senatore Buttiglione, che guarda al punto essenziale di questo dibattito ed alla relativa posta in gioco. Questo non è il momento delle ambiguità, ma della chiarezza, della libertà, della coscienza e della responsabilità. Per queste ragioni sono favorevole alla prospettiva di votare la proposta di risoluzione del senatore Buttiglione. (Applausi dal Gruppo FI).

Legislatura 15º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 021 del 19/07/2006

Allegato A

Comunicazioni del Governo in relazione all’esame da parte del Consiglio dell’Unione europea del 7º Programma quadro di attività comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico PROPOSTE DI RISOLUZIONE

(6-00001) (19 luglio 2006) n. 1 EUFEMI.

Ritirata

esaminata la proposta modificata di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il Settimo programma quadro di attività comunitaria di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione 2007-2013;

valutato altresì che le attività di ricerca finanziate nell’ambito del programma quadro devono rispettare i principi etici fondamentali compresi quelli enunciati nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea; valutata la relazione del Parlamento europeo che ha adottato alcune modifiche che appaiono non condivisibili specie in riferimento all’articolo 6 laddove si prevede il finanziamento della ricerca sulle cellule staminali umane sia somatiche che embrionali, in funzione sia dei contenuti della proposta scientifica che del contesto giuridico esistente nello Stato membro/negli Stati membri interessati;

ricordando il divieto di finanziamento comunitario delle attività di ricerca che implichino la creazione di embrioni umani, anche allo scopo di ricavare linee cellulari staminali contenuto nel vigente VIA Programma Quadro comunitario di RST;

considerata la scelta del Ministro dell’università e della ricerca, on. Fabio Mussi, di ritirare l’adesione dell’Italia alla dichiarazione dei principi etici già sottoscritta dal Governo italiano nel novembre 2005 insieme con Germania, Polonia, Austria, Slovacchia e Malta; valutato che tale decisione è in evidente contrasto con la legislazione italiana vigente ed in modo particolare con la legge n. 40 del 2004 confermata dalla pronuncia referendaria del 12 giugno 2005;

considerata l’importanza etico-politica di quella dichiarazione, che vede una significativa convergenza con le posizioni della Germania (allora governata da una maggioranza socialdemocratica sotto la guida di Gerhard Schroeder e tuttavia particolarmente sensibile, dopo essere passata attraverso la barbarica esperienza nazional-socialista, alle ragioni delta vita e della difesa della dignità umana);

considerato che decisioni di tale portata non possono essere assunte su personale iniziativa di un singolo Ministro; sottolineato altresì che la recente legge n. 11 del 4 febbraio 2005 sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea ha rafforzato le prerogative dei Parlamento e i suoi poteri di controllo sulle politiche comunitarie;

valutato che nel Consiglio europeo sulla competitività del 24 luglio 2006 dovranno essere assunte decisioni in ordine allo stesso programma europeo sulla ricerca e che la posizione del Governo italiano non può prescindere dalla decisione del Parlamento italiano, ma pienamente rispettosa di tali orientamenti, impegna il Governo a: votare in sede di Consiglio Europeo competitività contro il sostegno al finanziamento delle ricerche che implichino la distruzione di embrioni anche suprannumerari e crioconservati quindi contro la proposta modificata di decisione del Parlamento Europeo e del consiglio europeo per la parte relativa all’articolo 6 in contrasto con i principi ispiratori della legge 40; sostenere con energia il finanziamento della ricerca sulle cellule staminali somatiche che ha già dato promettenti esiti terapeutici con 65 applicazioni all’uomo e in cui si segnalano posizioni di assoluta eccellenza dei ricercatori italiani.

PROPOSTE DI RISOLUZIONE

n.2

(6-00002) (19 luglio 2006) n. 2 BUTTIGLIONE, MANTOVANO, BIANCONI, ANDREOTTI, PALLARO, POLLEDRI.

Respinta

Il Senato, udito il dibattito, impegna il Governo a votare in sede di Consiglio di Competitività contro ogni tipo di ricerca che distrugga gli embrioni umani.

18 luglio 2006 - Intervento in Commissione Finanza su DL 223

Il senatore EUFEMI (UDC) sottolinea come il Documento in titolo, che costituisce - dopo il decreto-legge n. 223 del 2006 (Atto senato n. 741) il secondo provvedimento di politica economica dell’attuale Esecutivo - confermi le profonde contraddizioni dell’attuale maggioranza.

Dopo aver criticato la scarsa attenzione alle politiche di bilancio con finalità redistributive, lamenta che il DPEF nel formulare previsioni fino al 2011 non tiene conto della volatilità dei dati e delle variabili esogene, come ad esempio quelle monetarie, che rivestono un'incidenza primaria sulle stime macroeconomiche. Come del resto confermano i recenti accadimenti - egli prosegue - non solo è difficile formulare previsioni di medio-lungo periodo, ma persino di breve termine. Non va inoltre dimenticato che il Documento non contempla alcun intervento a sostegno della competitività del sistema economico, come ad esempio le misure volte a favorire le concentrazioni tra imprese. Anche in considerazione del favorevole andamento delle entrate, deplora inoltre che il Governo abbia addotto a sostegno della necessità di una manovra correttiva un grave sforamento dei conti pubblici, poi rilevatosi di scarsa entità come confermano le conclusioni della Commissione governativa sulla due diligence. Né va dimenticato che la riduzione dell’indebitamento determinato delle norme recate nel decreto-legge n. 223 del 2006, pari allo 0,1 per cento del PIL per il 2006, è assai contenuta. In proposito, coglie peraltro l’occasione per esprimere perplessità sulla credibilità degli esiti della richiamata Commissione governativa, il cui lavoro è stato svolto sulla base di dati difficilmente verificabili.

Dopo aver criticato altresì la scelta di stimare costante per gli anni di riferimento il livello della pressione fiscale, egli ritiene che il Documento in titolo rischi di rappresentare un mero esercizio intellettuale, privo di specifiche linee di intervento di politica economica. Con riferimento all’andamento della spesa pubblica, tiene poi a precisare che un incremento dell’avanzo primario non può prescindere dalla crescita economica e che il controllo della spesa corrente chiama in causa gli enti territoriali, ai quali il Documento riserva scarsa attenzione.

Sollecita in proposito, da un lato, una riforma della contabilità pubblica volta ad istituire il consolidato di cassa e, dall’altro, il completamento del Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE). Tiene inoltre a precisare che il centro destra ha posto in essere azioni a difesa dello Welfare State, come confermano i dati contenuti nel Documento riferiti all’andamento storico delle spese sociali.

Giudica poi grave che il provvedimento sia stato trasmesso al Parlamento senza il relativo piano delle infrastrutture, che evidenzia una scarsa attenzione dell’Esecutivo alle scelte strategiche del Paese. Con riferimento ad altri obiettivi di politica economica, registra il sostanziale fallimento delle misure recate nel decreto-legge n. 223 del 2006, in merito alle quali, stante l'assenza di concertazione, il Governo sta rivedendo la propria posizione.

Lamenta poi la scelta di non liberalizzare il mercato delle utilities gestite dalle holding locali e dalle società municipalizzate, nonché l’approvazione di misure lesive del diritto alla riservatezza, con particolare riferimento ai poteri invasivi attribuiti alle Agenzie fiscali. Nel sottolineare che le misure a carattere strutturale delineate nel Documento per riequilibrare la finanza pubblica richiederebbero una ben più salda coesione delle forze di maggioranza, ribadisce conclusivamente la contrarietà della propria parte politica sul Documento.

4 luglio 2006 - Intervento sulla fiducia posta dal Governo sul decreto di riorganizzazione dei ministeri

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli senatori, non posso dire lo stesso al Presidente del Consiglio perché assente così come ai 34 Ministri e Vice ministri di questo Governo. Questo è il vero scandalo di questa fiducia: l'assenza totale del Governo, a parte il povero sottosegretario D'Andrea.

Sul primo decreto-legge della legislatura il Governo Prodi ha posto la questione di fiducia; sul secondo decreto n. 181, sulla riorganizzazione dei Ministeri, idem. Non è un buon inizio, soprattutto quando si aggirano le procedure parlamentari e si saltano i relativi passaggi. L'ordine del giorno del Senato non appartiene al Governo, spetta all'Assemblea. Il diritto di parola è un valore assoluto, irrinunciabile. Sono state scelte gravi quelle di mercoledì che hanno ferito le istituzioni. Il Governo svuota il Parlamento delle sue funzioni; dimostra tutta la sua debolezza sia numerica che politica.

Non siamo in presenza di una massa emendativa rilevante tale da impedire la conversione del decreto. Lo strumento della fiducia continua; non può essere il mezzo per semplificare, per aggirare qualsiasi problema politico e parlamentare, per arginare la divisione della sua maggioranza che dopo le lottizzazioni operate nelle scelte sulla struttura, aveva bisogno di portare a casa il risultato ad ogni costo e senza rischi. Ma di fiducia si può morire come insegna la storia politica e parlamentare. Sui nodi politici il Governo tende a fuggire dal confronto parlamentare, dalle vicende di politica estera a quelle di politica economica, perfino sulla posizione dell'Italia nella dichiarazione sui principi etici. Il Governo sarà atteso al varco perché ha il dovere di rispettare la legge comunitaria e le regole sulla fase ascendente prima del 24 luglio sulla proposta modificata della Commissione (approvata venerdì scorso) sul VII programma europeo di ricerca.

Il Governo non può aggirare il Parlamento sottraendosi ai controlli, procedendo con atti amministrativi come sui temi della immigrazione e delle tossicodipendenze. La tanto proclamata centralità parlamentare non può essere solo un vuoto proclama; richiede coerenza di comportamenti quotidiani, non l'esaltazione della doppiezza togliattiana, onorevole Chiti, di cui lei è espressione più autentica perché non si può affermare a giorni alterni la tutela delle minoranze e il rispetto delle loro prerogative e poi agire in senso opposto.

Non abbiamo posto il problema se il Governo avesse o meno il diritto di scegliere la migliore organizzazione, quella più adeguata alla sua funzionalità. Non vi sono dubbi. E' un suo diritto. Quello che mettiamo in discussione è l'andamento erratico di questa maggioranza che ondeggia, che rimette in discussione l'impianto di scelte sulla organizzazione di Governo. Bassanini, nella sua confusionaria immaginazione, aveva però previsto opportunamente lo strumento della legge delega. Oggi invece si interviene per decreto-legge. Non si possono adottare strumenti impropri, in luogo di quelli più corretti della riapertura dei termini del decreto legislativo n. 300. Sulla base di quale necessità e urgenza si è agito? Forse quella di dovere sistemare molte posizioni di partito attraverso lo spacchettamento dei Ministeri. Non si inventino allora soluzioni stravaganti. Sarebbe troppo facile oggi riprendere i vostri giudizi del 2001 rispetto a modifiche marginali, quelli del Senatore Mancino, dello stesso Bassanini e tanti altri e cioè: di non istituire per decreto nuovi Ministeri perché ciò risulta incoerente con la stabilità ordinamentale votata dal Parlamento; perché tale scelta risponde solo alla organizzazione interna della maggioranza; perché ci eravamo sottratti al confronto; perché si creavano più poltrone da distribuire, perché più la coalizione è vasta più le poltrone aumentano; perché non è dettata da funzionalità. Queste erano le vostre sproporzionate accuse rispetto a modesti interventi!

Questo provvedimento determina rilevanti problemi sullo stato giuridico e retributivo del personale coinvolto. Non ha nulla da dire il ministro Padoa-Schioppa sui costi derivanti dalla ricostruzione delle carriere ai fini dei trattamenti previdenziali; né sui problemi legati ai differenziali nei trattamenti retributivi esistenti nelle varie amministrazioni; Non è una riforma a costo zero come si vuoi far credere, né è sufficiente quella modesta e fittizia copertura, senatore Morando. Dove erano i rappresentanti sindacali, gravemente ignorati dalla assoluta mancanza di concertazione? Dove erano quando veniva preso questo provvedimento che coinvolge migliaia di lavoratori, migliaia di famiglie e che viene affrontato solo in modo schematico e approssimativo a monte del sistema, senza valutarne gli effetti a valle con pesanti riflessi sociali?

La verità è che il sindacato è già ancella di questo Governo e preferisce non vedere le pesanti conseguenze di scelte operate senza alcun coinvolgimento. Altro che concertazione! Il sindacato si presta ad essere scialuppa di questo governo e quella che verrà sarà solo una finzione di concertazione sulla pelle dei lavoratori. Oggi è necessaria una moratoria nel pubblico impiego anche perché di recente sono stati approvati alcuni importanti contratti delle aree dirigenziali ad opera del ministro Baccini da cui deriveranno innovazioni inevitabili e sostanziali. Il delicato meccanismo degli assetti amministrativi pubblici, per i prossimi anni non ha bisogno di ulteriori elementi di turbativa. Non ne deriverà una migliore disciplina amministrativa perché si viola la unitarietà delle strutture ministeriali basata sulla omogeneità delle funzioni, come ricordava il senatore Saporito, ignorando quei principi fissati nel '99, dalla maggioranza di centro-sinistra.

Per quanto riguarda poi il contenimento della spesa, tale obiettivo sarà una pura utopia perché, come è noto, "l'aumento dei centri di spesa fa aumentare la spesa". Per le carriere dirigenziali, in presenza di differenziali retribuzioni nelle posizioni e nei risultati ne deriverà uno sconvolgimento suscettibile di maggiori oneri con problemi anche il personale "livellato", poiché l'indennità di amministrazione è differente da Ministero a Ministero. A ciò aggiungasi la "moltiplicazione" degli Uffici. Il principio della invarianza della spesa, ricordato dal senatore Ciccanti, sarà affidato a relazioni tecniche redatte a valle, cioè in corso d'opera nonostante che al Ministero della Economia siano stati riconosciuti solo sulla carta poteri interdettivi sugli altri Ministeri, i cui titolari, peraltro, hanno manifestato dissenso. La verità è che si vuole di fatto esautorare gran parte della dirigenza pubblica dai compiti istituzionali con buona pace dell'indipendenza e della terzietà del potere amministrativo.

E nel merito come non valutare negativamente e in contrasto con la buona amministrazione: le disposizioni atte a sottrarre al Ministero dell'Interno rilevanti competenze in materia di enti locali; il trasferimento delle politiche antidroga dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero della solidarietà sociale con scelte permissive e diseducative come quelle del ministro Turco; la sottrazione al Ministero dell'Interno delle funzioni di vigilanza sull'albo dei segretari provinciali e comunali, in contrasto con il ruolo riconosciuto ai prefetti, con riferimento alle procedure di scioglimento dei Consigli comunali; il trasferimento di competenze per il turismo al Ministero dei beni culturali senza tener conto che alla Agenzia nazionale del Turismo vengono affidati quasi tutti i compiti sinora variamente delegati; il pericoloso sdoppiamento delle competenze tra Ministero delle Infrastrutture e Trasporti in quanto una seria politica dei trasporti e delle infrastrutture non può prescindere da una unica sede decisionale competente sulle Infrastrutture da realizzare. Tutto ciò è tanto più grave, perché la pluralità di opinioni, anche contrastanti con quelle della maggioranza, impedisce un'efficace e corretta gestione della politica economica.

La logica spartitoria - come ricordava il senatore Baldassarri - si è spinta fino al punto di sottrarre la segreteria del CIPE alla storica allocazione presso il Bilancio, pregiudicandone migliori condizioni e funzionalità.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, il provvedimento al nostro esame è una pericolosa scatola vuota perché, per disciplinare meglio le varie materie, non fa puntuale menzione del ricorso al Regolamenti governativi che, adottati sulla base di norme di rango primario, consentirebbero quella delegificazione necessaria per attuare, con procedimenti più corretti, la riforma in atto. Ribadiamo la nostra contrarietà riguardo lo strumento utilizzato - non è difficile prevedere un inceppamento della macchina burocratica - per cui voteremo convintamente contro il decreto in oggetto e contro il Governo Prodi, che ha avuto vita per mezzo di un pessimo compromesso, sì da risultare diviso nella sua stessa maggioranza, frammentato nelle sue opzioni politiche ed incapace di assumere decisioni nell'interesse del Paese.

Si tratta di un Governo che ha usato i conti pubblici come manovra diversiva e che è stato capace solo di costruire una grande operazione mediatica per nascondere le proprie falsità; un Governo che, a parole, predica la concertazione e la nega nei fatti; un Governo che sulle liberalizzazioni non ha avuto il coraggio di intervenire sui lavori pubblici locali, quelli sì, necessari ed urgenti; un Governo che ha imposto scelte sbagliate, nel metodo e nel contenuto, per colpire il ceto medio, discriminando tra le parti e violando i diritti dei lavoratori e delle varie categorie senza neppure ascoltarne le ragioni; un Governo che attacca la famiglia, quel modello scritto nella Costituzione che solo a parole afferma di difendere, e che nei fatti e nei comportamenti, invece, si vuole irreparabilmente stravolgere e distruggere con la propria ambiguità.

La maggioranza più debole della storia repubblicana ha la struttura di Governo più numerosa degli ultimi 60 anni: è illusorio pensare che, con una coalizione che contiene undici raggruppamenti, questo Governo possa affrontare i problemi politici del Paese, troppo grandi per essere risolti da un Esecutivo così fragile. Per tali ragioni, voteremo contro la richiesta di fiducia al Governo. (Applausi dal Gruppo UDC e dei senatori Sterpa e Saporito).

14 giugno 2006 - Intervento del Senatore Eufemi in Commissione bilancio (in sede consultiva) circa la conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri

Il senatore EUFEMI (UDC) si associa alle considerazioni già svolte dal senatore Ciccanti. Evidenzia quindi che il provvedimento in esame, nel definire le nuove competenze e i nuovi assetti della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri, determina rilevanti problemi sullo stato giuridico e retributivo del personale coinvolto, come emerso anche nel corso di un incontro informale con i rappresentanti sindacali del personale stesso dinnanzi all’Ufficio di presidenza della 1a Commissione permanente. Cita, in particolare, problemi di ricostruzione delle carriere ai fini dei trattamenti previdenziali, dei quali la relazione tecnica avrebbe dovuto tener conto, come previsto dall’articolo 11-ter, comma 5, della legge n. 468 del 1978; richiama altresì i problemi legati ai differenziali nei trattamenti retributivi esistenti nelle varie amministrazioni coinvolte, a fronte di personale appartenente alla medesima qualifica. Ritiene anch’egli che tale riforma del Governo non possa essere fatta a costo zero ma determini, al contrario, una forte lievitazione della spesa pubblica. Peraltro, lamenta che il Governo, malgrado l’asserita volontà di riprendere il metodo della concertazione, abbia elaborato un provvedimento schematico e approssimativo, senza consultare preventivamente i rappresentanti del personale delle amministrazioni coinvolte.

18 maggio 2006 - Intervento sulla fiducia al governo Prodi
 

Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri (ore 15, 36)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri».

Dichiaro aperta la discussione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

*EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli senatori e onorevoli senatrici, le 61 cartelle delle sue dichiarazioni programmatiche non ci hanno convinto con una buona dose di demagogia, con delle affermazioni sulla guerra in Iraq dove siamo stati costruttori di pace, Ella ha nascosto i problemi, presentando un programma "senza anima", privo di scelte e indicazioni precise, potremmo dire una melassa, privo di modelli culturali.

Molte critiche sono state espresse anche in quest'Aula dal fianco sinistro della sua coalizione e, signor Presidente del Consiglio, lo stesso Caruso, poco fa, ha dichiarato che è rimasto interdetto. Del resto sono evidenti le contraddizioni di una coalizione eterogenea e conflittuale, una cooperativa meramente elettorale che dimostra tutta la sua debolezza e incapacità di affrontare le sfide del Paese.

Avete ritrovato un'apparente unità illogica e spartitoria che ha interessato le più alte cariche istituzionali offrendo un infelice e indecoroso spettacolo al Paese, misconoscendo l'oggettiva realtà del dato elettorale e più equilibrate soluzioni che garantivano l'opposizione, come avveniva in un nobile passato.

Per quanto riguarda l'elezione del presidente Napolitano, cui vanno il nostro deferente saluto e gli auguri più sinceri, essa ha impedito il raggiungimento di un disegno totalizzante. Saprà - ne siamo certi - rappresentare tutti, avviando una stagione di dialogo fecondo nel segno della garanzia istituzionale.

Non è stato tenuto in considerazione un dato oggettivo: la Casa delle libertà ha vinto la competizione elettorale nelle Regioni più avanzate e sviluppate del Paese: il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, il Friuli, il Lazio, la Puglia, la Sicilia, che rappresentano oltre 33 milioni di cittadini e il 61,8 per cento del PIL del Paese. Con le vostre scelte non avete voluto dare nessuna legittimità ad un dato elettorale di così straordinario rilievo e significato. Avete portato avanti, mentendo consapevolmente, teorie disfattiste e catastrofiste sulle reali condizioni del Paese. Un Paese che con le sue percentuali è ancora tra i motori industriali più forti d'Europa, come dimostrano i dati più recenti, compresi quelli sulla ripresa economica che muove da decisioni strutturali di politica economica avviate dal Governo Berlusconi.

Come immaginate di dare seguito fedelmente e coerentemente alle autorevoli indicazioni del presidente Napolitano, ai richiami del suo messaggio sullo storico e imprescindibile rapporto euro-atlantico, sull'identità europea - che tenga conto del valore storico e culturale delle radici cristiane dell'Europa - sulla centralità della famiglia nelle politiche sociali e infine sul rapporto tra Stato e Chiesa in una visione laica e non laicista? Sarà impossibile per questa maggioranza rispettare quelle indicazioni. Le contraddizioni interne non lo consentiranno e non potrete contare sul nostro sostegno, se non dove e quando riterremo debbano prevalere gli esclusivi interessi del bene comune nazionale.

Da parte nostra ribadiamo l'assoluta fermezza nell'impedire tentativi, per altro già in atto, di stravolgere la legge sulla fecondazione medicalmente assistita su cui il Paese si è già pronunciato. Non tollereremo surrettizie modifiche distruttive dei principi costituzionali che tutelano la famiglia, costruita sul matrimonio tra uomo e donna e la messa in discussione di principi irrinunciabili sulla libertà di scelta educativa e sul valore della vita dal concepimento alla morte naturale. Senza cedere alla demagogia, demagogia ipocrita pro eutanasia.

La famiglia è qualcosa di più del luogo degli affetti, signor Presidente: è un valore perché si compone di persone che costruiscono un futuro, non materiale, di vita condivisa.

Impediremo altresì in modo fermo stravolgimenti dei principi della cosiddetta legge Biagi, ormai acquisiti positivamente come strumento di flessibilità e di crescita dell'occupazione del Paese.

Prima il senatore Valditara ricordava i suoi libri. Certamente lui, e forse anch'io, ne abbiamo letti più di coloro che la sostengono. Ricordo le sue riflessioni sulla riforma Moro, degli anni Sessanta, sugli istituti tecnici, sulla "società intelligente", e anche la prefazione al libro di Anthony Giddens sulla terza via.

Vigileremo affinché sia realizzato il programma di modernizzazione infrastrutturale del Paese, che non può sopportare né ritardi né incertezze né boicottaggi meramente ideologici nella costruzione delle direttrici europee, dei valichi e delle grandi opere, che porteranno crescita e occupazione e innovazione all'intero Paese.

Non tollereremo che il potere di veto dei localismi e delle difese settoriali, nonché di minoranze violente, possano prevalere sulle maggioranze silenziose, sulle attese dei cittadini, sulla crescita del Paese e sugli interessi nazionali.

Il Corridoio 5, la direttrice Lisbona-Kiev, non può essere il replay del no ideologico e suicida all'energia nucleare, con le clamorose distruzioni di ricchezza operate a Montalto di Castro.

Non permetteremo che le vostre contraddizioni distruggano le opzioni di modernizzazione e di sviluppo del nostro Paese, facendolo precipitare in un declino inarrestabile.

Da parte nostra, come UDC, intendiamo difendere con forza i valori della persona umana e della famiglia per affermarne la centralità. In coerenza con il programma elettorale della Casa della Libertà, abbiamo presentato fin dal primo giorno della legislatura un organico progetto di riforma della tassazione della famiglia fondato sul principio del quoziente familiare, nel segno di efficaci politiche familiari operanti in Europa per contrastare la denatalità e per garantire giustizia e equità fiscale. Non basta, senatore Bobba, l'istituzione del Ministero, senza portafoglio, della famiglia. Occorre poi il "bollino" del ministro Padoa Schioppa. È questa la nostra sfida, che si accompagna a quella sul cuneo fiscale che, rispetto alle generose promesse elettorali, sembra affievolito.

È un grave errore aver dimenticato che la crisi etica non riguarda solo il calcio, ma anche altri settori, come ad esempio, le banche e il risparmio. E il trasferimento a Barcellona di Autostrade dovrebbe farla riflettere. Non hanno avuto fiducia sul suo Governo. Non è solo un problema di dividendi. Hanno preferito la tutela dell'ombrello giuridico spagnolo. Noi siamo già intervenuti, senatore Grassi, con norme precise sulle stock option dei manager che guardavano più a se stessi che al futuro delle aziende e della comunità. Sarà allora il DPEF e la Legge Finanziaria, con le sue scelte, il momento della verifica della coerenza tra programmi elettorali e azioni di Governo.

Onorevole Presidente, mi avvio alla conclusione. La nostra posizione politica è fermamente alternativa a quella che lei rappresenta e dunque saremo inflessibili, non faremo sconti. Non daremo la fiducia al suo debole Governo, alla raffazzonata struttura e al confuso programma incapace di affrontare le criticità del sistema, perché avete preferito sorvolare sui problemi preferendo coniugare, vetero ambientalismo e modernismo, riformismo e antagonismo, giustizialismo e garantismo, militarismo e antimilitarismo, conservatorismo di sinistra e velleitarismo capitalistico, europeismo e terzomondismo, filoarabismo e euroatlantismo.

Tutto ciò è profondamente contraddittorio e privo di respiro strategico.

Il nostro impegno mirerà a riprendere il cammino europeo nel solco dello storico legame euroatlantico, quello delle scelte lungimiranti di De Gasperi, non quelle sbagliate dei suoi compagni di viaggio, sostenitori di un effimero multilateralismo isolazionista.

Una ultima considerazione. Ha richiamato la via Francigena. Sembra una provocazione affermarlo solo pochi giorni dopo che il leader di Rifondazione ha attaccato il Santo Padre sui PACS. Sappiamo che lei non ama Roma e non può sapere che l'ultima tappa sul sentiero della via era Piazza Monte Gaudio dalla quale si poteva ammirare San Pietro. Nei suoi compagni di viaggio non c'è la via Francigena, perché essi preferiscono guardare a Mosca e a Cuba, certamente in un'altra direzione. Non vogliono passare per Monte Gaudio. Non hanno lo spirito dei pellegrini.

Signor Presidente, svolgeremo dunque una seria e costruttiva opposizione parlamentare in tutti i campi, dalla politica estera alla politica economica e sociale, ma sempre e solo nell'esclusivo interesse del Paese. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN. Congratulazioni).

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