MAURIZIO EUFEMI eletto al Senato della Repubblica - per la Provincia di Torino - Collegio n. 7 Vice Presidente Vicario Gruppo UDC (CCD-CDU-DE) |
|
Programma UDC |
PROPOSTA DI LINEE DI PROGRAMMA per la CONVENTION dell'UDC del 20-21 Aprile 2002 Hotel Ergife A cura del Gruppo UDC - Senato 1. Il 2 febbraio i Consigli Nazionali del CCD - CDU e DE hanno approvato il Manifesto del nuovo soggetto politico, l'Unione dei Democraticicristiani e Democratici di Centro, alternativo alla sinistra e saldamente collocato all'interno della Casa delle Libertà e del PPE. 2. All'inizio del nuovo secolo il nostro paese soffre di un evidente deficit di cultura della modernizzazione, sia nella vita sociale sia in quella politica, vale a dire dell'incapacità di comprendere la nuova realtà, della difficoltà di adeguare il sistema tradizionale di valori al cambiamento. 3. I cambiamenti nel modo di produrre e di consumare, nel modo di comunicare, nella sfera della tecnologia e della scienza, nei sistemi di valori, nella politica e nei modelli di comportamento hanno assunto ormai una dimensione mondiale. Il cambiamento genera nuove sfide a cui non ci si può sottrarre; si può scegliere se subirle passivamente o affrontarle coraggiosamente. 4. In tale contesto poniamo, egualmente, con coraggio e con prudenza insieme, la costruzione in Italia di un Centro moderato e riformatore di tradizione e di cultura democratico cristiana coerente con i valori ed i programmi del Partito Popolare Europeo. Confermiamo con forza l'idea costituzionale di una democrazia moderna fondata sul sistema dei partiti democratici. 5. E' il tempo di realizzare una nuova sintesi culturale prima ancora che politica, tra la dottrina sociale cristiana e il pensiero liberaldemocratico. Occorre interpretare le nuove domande di libertà degli ultimi decenni conciliandole tramite la sussidiarietà, con la tradizione solidaristica propria dei partiti di democrazia cristiana. 6. Sturzo e De Gasperi hanno avuto fiducia nella libertà, hanno avuto fiducia negli italiani e negli europei, hanno accettato le sfide del loro tempo ed il Paese quelle sfide le ha vinte. Lo stesso vogliamo fare noi con le sfide del nostro tempo. In Europa ed in Italia il tentativo di costruire un nuovo centro a sinistra, è fallito. Il centro europeo sa di essere alternativo alla sinistra, non subordinato alla destra ed afferma la propria identità democratico cristiana e liberaldemocratica. 7. I totalitarismi che hanno segnato il XX secolo sono tramontati con il loro strascico di errori ed orrori. Tutte le ideologie che affermavano l'assorbimento dell'etica nella politica sono clamorosamente fallite. La cultura ispirata alla Dottrina sociale cristiana non è stata coinvolta in tale fallimento. 8. Quest'ultima, infatti, non solo ha accompagnato, ispirato e guidato la coscienza e l'azione degli uomini e dei popoli che in diverse parti del mondo, in questi ultimi 20 anni, hanno intrapreso faticosamente la strada della democrazia ma essa oggi è, forse, ancor più dopo l'11 settembre, lo strumento più duttile e concreto di cui disponga chi vuole agire per difendere l'uomo e la sua dignità e salvaguardare i principi fondamentali della convivenza umana, del diritto, dello stato e dell'economia. 9. Si è chiuso il ciclo politico degli anni '90 fondato sulla condanna della esperienza democratica cristiana e di centro, su un'idea ambigua di bipolarismo perché fondata sul disconoscimento della funzione del centro. Per questo si apre nel nostro Paese un nuovo scenario di impegno civile. 10. Dopo tanti inganni, il risveglio del sentimento partecipativo fa prevalere l'idea di una democrazia rappresentativa dove i soggetti politici si presentano con la loro faccia, i loro valori, la loro identità e i loro programmi. 11. Nella Casa delle Libertà esistono valori e battaglie che giustificano una nostra specifica identità politica: la moderazione e il senso delle istituzioni, la difesa della vita e della famiglia, l'impegno per la libertà della scuola, il rifiuto del liberismo assoluto, il sentimento della solidarietà con le categorie sociali più deboli e con le aree più svantaggiate del paese, la costruzione dell'Unione Europea e di una politica di pace nel mondo. Sono queste le priorità che ci distinguono. 12. Siamo per una democrazia che dia rappresentanza a tutte le forze vive del paese, rispettando il ruolo del Parlamento e inducendo le forze politiche a coalizioni stabili di legislatura in modo da assicurare la governabilità. Siamo convinti sostenitori di un nuovo sistema elettorale proporzionale, anche corretto, che sappia, più di quello del passato, equilibrare rappresentanza e governabilità, democraticità dei partiti, selezione della classe dirigente, federalismo e garanzia della unità nazionale. Si può a tal fine anche procedere all'elezione diretta del capo dell'esecutivo, a condizione di consentire al parlamento di svolgere adeguate funzioni di governo. 13. Siamo di fonte ad un processo epocale, quello della globalizzazione e della interdipendenza tra le singole economie del pianeta, che è - come diceva Sturzo- come un grande fiume in piena e se è lasciato a sé stesso può invadere e distruggere selvaggiamente le colture e le culture, travolgere gli uomini e le cose. Va quindi adeguatamente e non ideologicamente incanalato e governato. 14. Vincenti saranno quelle formule, quelle regole politiche e giuridiche capaci di difendere l'identità dentro il processo e il dialogo della internazionalizzazione e non prescindendo da esso. Perde invece chi rinuncia a difendere l'identità ma perde anche chi pensa di poterla difendere isolandosi dal mondo. 15. Sta avvenendo esattamente il contrario di ciò che avevano previsto le vecchie teorie marxiste dello sviluppo e del sottosviluppo. Esse sostenevano che non sarebbe stato possibile per i poveri svilupparsi all'interno di un sistema di mercato libero. 16. Oggi noi sappiamo invece che è proprio un inserimento deciso nel mercato mondiale la carta vincente che consente a diversi Paesi non pienamente sviluppati di affermarsi, di crescere, di uscire dalla povertà e di intravedere la frontiera del benessere. 17. Del resto l'alternativa, dimostratasi catastrofica, a tutto questo è l'economia di comando, dello Stato - partito che parte del mondo ha già pagato duramente con lacrime e sangue e che indietro non intende tornare. 18. Per tutte queste ragioni la mondializzazione per un certo verso allenta i legami comunitari tradizionali ma offre, per un altro aspetto, nuove opportunità di consolidarli. Essa funziona non come ostacolo ma come un vincolo ad un "progetto nazionale" che oggi deve essere compatibile con il vincolo della globalizzazione e deve essere profondamente differente da un simile progetto pensato cento anni fa. Esso è tuttavia possibile e anche necessario. 19. Siamo del resto, consapevoli, come democratici cristiani e democratici di centro, che senza nuove politiche di investimento sulla educazione, sulla Università, sulla ricerca scientifica e sulla formazione; senza flessibilità del mercato del lavoro e alleggerimento del carico fiscale per favorire gli investimenti ed i consumi; senza riduzione delle bardature burocratiche che creano un clima generale nemico per l'impresa, e soprattutto per la piccola e media impresa; senza infine, correggere le storture della spesa pubblica nazionale, senza rinunciare all'assistenzialismo ristrutturando lo stato sociale, senza modernizzare e riformare la struttura dello stato, senza una nuova politica delle infrastrutture e dei trasporti, non solo sarà difficile costruire sviluppo e benessere ma si può rischiare di innescare un processo difficilmente arrestabile di decadimento della nostra economia, della nostra cultura e della nostra società. 20. Ed è per questo che ci impegneremo in totale sintonia con la Casa delle Libertà a battere dentro il paese tutte le pericolose tendenze conservatrici e antiriformatrici che vogliono ritardare il cambiamento. 21. Nella società che si globalizza essere parte di un efficiente sistema / paese è condizione ineliminabile di successo, oggi come ieri, anzi oggi più di ieri. Questo sistema/paese, però , dobbiamo saperlo costruire. Una nazione non esiste pienamente se non sa organizzare un sistema/paese. 22. Ma una nazione non è solo o prima di tutto un sistema/paese. E' prima di tutto una cultura ed una comunità . Nessuna società, può vivere di solo mercato . L'Italia non è semplicemente uno spezzone di mercato mondiale e nemmeno solo un sistema di convenienze che aiutano a stare sul mercato globale. 23.Una nazione vive all'incrocio fra mercato e sistema di scambio gratuito, solidale, in cui si è capaci di farsi carico dei membri deboli della comunità prima di tutto in forza del riconoscimento della loro dignità umana, che fa in modo che essi non possano essere abbandonati. 24.Politiche dirigistiche o tecnocratiche di qualunque tipo non possono funzionare in un contesto di mercato mondiale in cui le nostre decisioni interagiscono con quelle di un numero infinito di altri attori. E' necessario allora decentrare la decisione e puntare sulla possibilità di fornire a milioni di operatori, che devono decidere ciascuno sulla propria responsabilità, l'informazione ed i supporti operativi necessari per agire nel modo migliore. Per questo è necessaria una grande fiducia nella libertà , nella intelligenza e nella creatività degli italiani. 25. Questa è la sfida davanti alla quale ci troviamo e noi dell'UDC crediamo di avere la tradizione politica e la strumentazione culturale che ci consente di collocarci al centro della nuova alleanza dei moderati e dei riformisti nel luogo in cui più vivo è il lavoro per produrre questa sintesi culturale e politica. 26.Dall'orizzonte che abbiano delineato deriva un approccio concreto ai problemi della società del nostro tempo. E' un approccio che sconta la crisi dello statalismo e dell'assistenzialismo che hanno dominato una fase della storia dell'Occidente , che vuole tornare ai principi di libertà e di responsabilità, e che vuole cercare forme nuove di collegamento fra libertà e solidarietà dopo il fallimento di quei modelli di pensiero che pensavano troppo facilmente di alimentare la spesa sociale con il debito pubblico. 27.I tragici avvenimenti recenti non soltanto negli Stati Uniti ci aiutano a leggere la domanda dei nostri cittadini. Essi ci chiedono prima di tutto sicurezza contro le minacce esterne e conro le minacce interne che nel nostro tempo sono unite e difficilmente distinguibili. Dobbiamo rafforzare la nostra sicurezza interna ed esterna collaborando fattivamente con gli Stati Uniti all'interno degli organismi internazionali. 28. Dobbiamo dare come UDC il nostro insostituibile contributo alla difesa della pace nel mondo. Purtruppo il compito della difesa della pace non è scomparso dall'orizzonte della politica e questo compito torna ad unirci. I cittadini ci chiedono di completare ed aggiornare i mercati comuni dei nostri paesi e di prendere l'iniziativa della costruzione di un'area di benessere e di sicurezza sempre più diffusa e generalizzata. Il benessere non si difende erigendo barriere contro i poveri del mondo ma diffondendolo. I popoli dell'altro lato del mediterraneo o dell'altro lato dell'Oceano Pacifico sono alla ricerca della loro strada. 29.Possono prevalere in essi le spinte di chi vuole vedere crescere il proprio benessere ed il proprio ruolo nel mondo con le arti della pace, ma possono anche prevalere le tentazioni di un fondamentalismo nemico della libertà, della democrazia e della pace che ripercorre i miti e le illusione dei nazionalismi esasperati che hanno insanguinato l'Europa nel secolo che è appena trascorso. 30.La collaborazione euro/mediterranea e quella con l'America , attraverso le quali passa anche la prima linea della lotta contro il terrorismo ed il fondamentalismo è, di nuovo, un compito di tutti ed in particolare di un partito di Centro. 31.Gli anni passati sono stati gli anni della interdipendenza economica e monetaria, dell'attività delle banche e dei commerci. Importanti risultati sono stati raggiunti e tuttavia dopo l'attacco del terrorismo internazionale è diffuso un sentimento di insicurezza, di insoddisfazione, una convinzione della insufficienza di quello che è stato raggiunto. 32.E' necessario impegnarsi con passione ed energia nel delicato processo di costruzione, allargamento e ridefinizione dei nuovi compiti della Unione Europea che dovrà essere sempre più una comunità di comunità. Occorre perciò rafforzare le sue istituzioni rendendo più rapidi i processi decisionali, rilanciando nuove modalità applicative del principio di sussidiarietà per la ripartizione delle competenze tra i diversi livelli istituzionali territoriali dando nuovo impulso al necessario processo di sburocratizzazione e di armonizzazione delle legislazioni fiscali e giurisdizionali e a quello della costruzione di un comune strumento militare integrato per la difesa della pace e dei diritti umani. 33. Noi ci impegneremo per creare questa politica e per fare in modo che, all'interno dell'Europa e all'interno del PPE, l'Italia torni ad avere quel ruolo di primaria importanza che le compete senza antiche sudditanze, con libertà e trasparenza. E' necessario mettere al centro della Unione Europea il tema dei diritti dei cittadini ed il primo diritto oggi minacciato è quello al lavoro. 34. Non possiamo correre il rischio però, di dimenticare le ragioni più profonde della convivenza pacifica fra i popoli. Non possiamo correre il rischio di capovolgere la giusta gerarchia dei valori della vita. Se qualcuno ci domanderà le ragioni del nostro stare insieme, della nostra volontà di costruire un pianeta più umano e più vivibile, dovremo saper rispondere che non ci uniamo solo ed esclusivamente per fare denaro gli uni per mezzo degli altri ma che l'Europa che vogliamo è quella dei cittadini, l'Europa unita e federalista delle famiglie, delle persone, delle culture, delle religioni e delle comunità. 35.La storia del nostro secolo che si chiude, del resto, è la storia drammatica della negazione dei valori ebraico/cristiani e delle radici culturali dell'identità europea, che ha portato alla nascita dei totalitarismi ed ha condotto l'Europa sull'orlo del suicidio, e della lotta per testimoniarli, difenderli , riaffermarli. Il relativismo etico e culturale è ciò che oggi purtroppo risulta dal tragico fallimento delle ideologie del Novecento. 36.Gli autentici valori che ci vengono incontro nella nostra esperienza concreta e storica di uomini e donne italiani ed europei non possono non dirsi valori cristiani. E' bene, oggi più che mai, che questo nocciolo di valori sia dichiarato in Italia come in Europa. I principi nei quali ci riconosciamo sono il primato della persona umana, la libertà, la solidarietà e la sussidiarietà, l'economia sociale di mercato. 37.Difendere allora la persona che è individuo ma che è anche comunità, è difendere la vita, dal concepimento fino al termine naturale, è assicurare al bambino un'identità certa contro tutte le tecniche selvagge e mercantili ed è difendere l'ambiente in cui la vita si svolge, sia quello naturale sia quello morale e spirituale. 38.La personalità virtuosa, responsabile e libera, per cui l'esserci è un bene, cresce e si sviluppa nella famiglia stabile che deve essere posta come interlocutore centrale di tutte le politiche sociali. 39.Detto in atri termini, il problema del relativismo etico-culturale è oggi il problema della famiglia , è il problema della dissoluzione della famiglia come luogo primario di formazione dell'identità. Nel corso degli ultimi 30 anni la famiglia si è indubbiamente indebolita ma non si è riusciti a trovare modalità alternative per assolvere le funzioni sociali tradizionalmente assolte dal gruppo familiare. Lo Stato, la comune, i servizi sociali si sono infatti mostrati, in questo, straordinariamente costosi e poco efficienti. 40.Mentre persistono nella politica tendenze a ridurre ulteriormente il ruolo della famiglia, si manifestano, a partire dalla metà degli anni '80 ed in misura crescente, tendenze ad un nuovo apprezzamento della funzione della famiglia e dei suoi valori. Il tema dei "valori familiari" è divenuto, per esempio , centrale del dibattito politico negli Stati Uniti e comincia ad imporsi anche nei paesi dell'Europa Occidentale. 41. Il mercato libero, come presuppone la libertà, così presuppone un soggetto umano libero, capace di progettare il futuro, capace di controllare le sue passioni e quindi di sacrificare il godimento presente, capace insomma di investire energia, tempo, beni e risparmi in un progetto volto a garantire il futuro. Questo è un primo elemento che è necessario anche per una economia sana. 42. Quanto più crollano le strutture familiari sotto il peso dell'edonismo consumistico, tanto più si riduce anche la capacità di produrre uomini che sanno assumere queste responsabilità. Politiche che assumono la famiglia come interlocutore funzionano meglio e garantiscono un uso migliore delle risorse impiegate. Esse rafforzano anche il legame fra le generazioni e più in generale il ruolo della famiglia nella nostra società. 43. Va difesa inoltre, la libertà di scelta delle donne, non nell'ottica passiva della rinuncia, ma nell'ottica positiva di chi sceglie di avere una famiglia e dei figli, di chi sceglie di lavorare, di chi sceglie di vivere la propria vita di donna come moglie, madre e lavoratrice. 44. Sostenere il reddito delle famiglie significa inoltre realizzare tempi di lavoro flessibili per le donne in modo che non siano espulse dal mercato del lavoro per curare la famiglia, oppure, viceversa, non siano costrette a rinunciare ad avere una famiglia per tenere il passo sul mercato del lavoro. 45. Uno dei difetti fondamentali dello stato sociale è che esso ha operato anche di recente in Italia con una logica statalista considerando come unico interlocutore l'individuo isolato. E questa impostazione deve essere sconfitta. 46. Uno stato sociale il quale assume come interlocutore soltanto l'individuo, che non assume come interlocutore la famiglia, ma anzi collabora alla crisi della famiglia togliendole funzioni e responsabilità, è uno stato sociale che va verso la propria autodistruzione, va verso un aumento irragionevole dei costi che sarà sempre più insopportabile. 47. Noi dobbiamo lavorare per riformare lo stato sociale, per passare assumendo come interlocutori le famiglie, le comunità intermedie, il volontariato, l'associazionismo e la cooperazione sociale nell'ottica anche della scoperta e della valorizzazione di un vero "profitto della solidarietà". In altri termini l'orizzonte che assieme dobbiamo contribuire a disegnare è quello del Wefare Society dopo la crisi e forse il tramonto del vecchio Welfare State. 48. Vogliamo combattere la droga che fa male, che uccide, che è illegale. Vogliamo sostenere i giovani che cercano di uscire dalla droga, riconoscere il ruolo delle comunità che li aiutano, riempire il vuoto educativo di valori e di affetti veri che li spinge a drogarsi. 49. Siamo convinti che la riforma della scuola italiana rappresenti una scommessa fondamentale per il futuro del nostro Paese, per cui lotteremo per la qualità di tutta la scuola italiana perché essa diventi la suola della società civile e per l'approvazione di una vera legge di parità, che riconosca alla famiglia la libertà di scelta del progetto educativo e formativo per i propri figli. 50. La libertà di educazione è un diritto fondamentale delle famiglie oltre ad essere una condizione di efficienza della scuola italiana nel suo complesso. Siamo per una scuola che collabori con i valori a cui le famiglie tentano di educare i loro figli contro l'indottrinamento e la politicizzazione dell'istruzione. 51. E' necessaria, quindi, una nuova alleanza educativa tra le famiglie, gli insegnanti, gli studenti, le imprese e le istituzioni locali. Una nuova politica della scuola deve ridare fiducia, responsabilità e prestigio alla professione docente premiando la qualità e l'eccellenza dell'insegnamento e favorendo un modello educativo che consenta ai nostri giovani di trovare degna collocazione in Italia, nei Paesi dell'Unione Europea e nel mondo. 52. Vogliamo costruire un'Italia in cui il merito sia riconosciuto, chi ha la voglia e la capacità di costruire non venga impacciato da sistemi di controllo burocratico inefficienti e talvolta corrotti, i più deboli vengano aiutati a mettere in valore le loro capacità ed a partecipare come membri attivi alla vita della società. 53. Crediamo che l'investimento sulla scuola, sulla università, sulla ricerca scientifica, sulla formazione professionale sia la condizione fondamentale per assicurare il futuro del Paese. Crediamo in un sistema formativo che insegni i saperi ed i mestieri di domani, in dialogo con il mondo dell'impresa e del lavoro. Crediamo anche che l'educazione umanistica della persona ai valori ed alle virtù sia il presupposto di ogni autentico progetto di scuola. 54. Va riconosciuto e sostenuto il ruolo fondamentale della cultura e della lingua italiana non solo quale elemento primario della formazione delle giovani generazioni ma anche come veicolo di promozione e valorizzazione dell'immenso patrimonio culturale e artistico che l'Italia dispone nonché come potente strumento di sostegno all'attività delle imprese sia sul piano nazionale che internazionale. 55. Vogliamo dare speranze al nostro Paese con una nuova politica economica basata sull'economia sociale di mercato ecologicamente compatibile che riduca le tasse, renda più flessibile il mercato del lavoro, crei le grandi infrastrutture che guidano lo sviluppo, riduca il peso della burocrazia, crei un ambiente favorevole alla voglia di impresa, dia a tutti il sentimento di una prospettiva di crescita e di futuro. 56. Vincente è solo un progetto economico, una moderna democrazia economica che valorizzi la share economy tesa a coinvolgere i lavoratori nella vita dell'azienda e una nuova politica industriale capace di difendere l'identità nazionale dentro il processo di globalizzazione e nell'era della web-economy e dell'e-government e non prescindendo da esso. 57. Occorre sostenere fortemente la piccola e media impresa, vera spina dorsale del Paese, gli artigiani, i commercianti ed i coltivatori diretti, che hanno bisogno di una economia sociale di mercato, mentre cresce il peso di grandi aziende sostanzialmente monopolistiche. 58. E' necessario assecondare i segnali di ripresa e sostenere con convinzione nuove politiche nel settore dell'agricoltura, dell'agro-alimentare e della pesca che ci consentano di essere competitivi in Europa e nel mondo. 59. Occorre una nuova politica dell'ambiente capace di interpretare le autentiche esigenze dei cittadini, di sburocratizzare gli interventi e capace di coniugare ambiente, sicurezza e sviluppo sostenibile, in un quadro di riferimento economico-sociale-amministrativo preciso e tale da armonizzare le azioni governative a tutti i lvelli. 60. Vogliamo politiche sociali coraggiose a sostegno di chi è nel bisogno per dargli la possibilità di partecipare ad una società più prospera e più libera. Non vi è contraddizione fra sviluppo e solidarietà. Non è possibile finanziare le nuove e coraggiose politiche di solidarietà che vogliamo portare nell'azione di governo se non si rimette in movimento il meccanismo dello sviluppo e della produzione di ricchezza. Questa è la condizione prima se vogliamo dare agli italiani pensioni migliori, migliore assistenza sanitaria, più sostegno agli umili e agli emarginati. Crediamo che in questo campo, per gestire meglio le risorse e per dare un servizio migliore, sia decisivo il ruolo del cosiddetto Terzo settore, del mercato sociale e del volontariato che abbiamo fortemente sostenuto nelle recenti azioni di governo. 61.Occorre rafforzare il servizio sanitario nazionale mediante la sua regionalizzazione che assicuri risorse e la responsabiltà gestionale alle Regioni in attuazione dei principi del federalismo creando condizioni reali di competitività e di efficienza e realizzando, nel contempo, una più alta qualità del servizio e una pari garanzia di tutela sanitaria per tutti i cittadini. A questo fine risulta indispensabile una forte responsabilizzazione e una adeguata riqualificazione professionale degli operatori con il conseguente riconoscimento giuridico ed economico. 62. Vogliamo un giusto equilibrio nel sistema giudiziario fra garantismo e severità. Non è più tollerabile che gli italiani si sentano indifesi e insicuri, nelle proprie case, nei negozi e nei luoghi di lavoro, davanti ad una ondata di criminalità sostenuta, di recente, anche da una politica di immigrazione priva di controlli e di filtri necessari. 63. Siamo impegnati a dare agli italiani una giustizia vera, per garantire che i delinquenti siano rapidamente processati e puniti e per garantire che gli innocenti vedano pienamente rispettati i loro diritti. Crediamo che ogni cittadino abbia il diritto di essere processato da un giudice o da un magistrato imparziale, il quale, secondo l'art. 101 della Costituzione è sottoposto alla legge e soltanto alla legge e crediamo che questo ideale sia incompatibile con la politicizzazione della magistratura, con la divisione dei giudici in correnti politiche, con l'uso strumentale della azione giudiziaria a favore o contro questa o quella parte politica. 64. Ci riconosciamo nello stato di diritto ma rifiutiamo la cultura dei soli diritti sostenuta dalla sinistra e le opponiamo una cultura dei diritti e dei doveri. Il discorso demagogico della sinistra sui diritti finisce con l'attribuire allo stato il compito di realizzare tutti i diritti, e lo Stato di conseguenza deve disporre di tutti i poteri, dando vita ad un sistema assistenzialista e statalista. I diritti vanno realizzati con l'impegno di tutti, all'interno di una società solidale. Lo Stato deve sostenere le persone, le famiglie, le comunità locali, l'associazionismo, il volontariato, tutte le diverse forme organizzative in cui si articola la società civile ed intervenire direttamente solo dove nessuna altra forma di intervento è possibile. 65. Il federalismo, da Gioberti a Sturzo, appartiene alla tradizione storica dei cattolici italiani e poi dei democratici cristiani nel PPE ed è l'applicazione del principio di sussidiarietà al governo delle comunità locali. Noi vogliamo una vera riforma federale che si esplica in un autentico federalismo fiscale e amministrativo per fondare su basi nuove e più giuste l'unità della Nazione italiana. Un federalismo vero ed una unità nazionale vera si rafforzano a vicenda, come mostrano gli esempi di altri Paesi. 66. Nel nostro modello sociale il sindacato ha un ruolo importante di rappresentanza e tutela dei lavoratori. Non vogliamo risanare il Paese passando sulle rovine del sindacato. Chiediamo però al sindacato di cambiare per adeguarsi ad una società che cambia, gli chiediamo di uscire dal conservatorismo ideologico e dai massimalismi del passato e di incontrarsi con noi sul terreno di una nuova politica della solidarietà. 67. In questo particolare e delicato contesto della vita del nostro popolo, delle nostre città e della nostra Nazione, possiamo e dobbiamo assumerci la responsabilità di dare il nostro contributo al profondo rinnovamento morale, culturale e politico del Paese. 68. Dobbiamo sempre più, saper incontrare la domanda che cresce nella società di una politica più solidale e più morale. E' la domanda di un ideale concreto per cui valga la pena vivere degli studenti, dei lavoratori, degli universitari, dei "giovani di Tor Vergata" nella indimenticabile giornata della Gioventù del Grande Giubileo. E' la domanda della gente comune che chiede uno Stato amico e al servizio dei cittadini. E' la domanda del territorio, delle categorie produttive, del volontariato, che chiedono una politica fatta meno di lotte per il potere e più di dialogo e di servizio alla società. Il compito della politica è allora rispondere adeguatamente a tali domande per guidare il cambiamento e non esserne travolti. 69. L'idea di questa nuova cultura del personalismo liberale che anima il nostro partito, sta al centro di questa nuova alleanza dei moderati e dei riformatori che è in linea con la nuova sintesi culturale verso cui già si orientano molte forze culturali e politiche europee, centroamericane e sudamericane di tradizione cristiano-democratica e di tradizione laica e liberale.
|