Care Amiche e Cari amici
del Congresso,
Cari Delegati,
Non vorrei che dopo la relazione del Segretario Cesa, condivisibile,
il congresso possa essere considerato concluso e non ci
soffermassimo d una riflessione dei temi del Paese.
l’appuntamento odierno rappresenta una importante tappa nel processo
di consolidamento dell’UDC, non rituale, ma importante momento
democratico per definire la linea politica e gli assetti del partito
che dovranno interpretarla.
I congressi meglio farli che non farli affatto e noi preferiamo
rispettare questi adempimenti democratici.
Dico subito che la relazione del Segretario nella sua
equilibrata impostazione mi ha convinto.
Ha sgombrato dubbi e perplessità
rispetto alla posizione del Partito, alla sua
collocazione, alle sue prospettive.
Dobbiamo essere grati a Casini per i traguardi raggiunti, a Cesa per
l'impegno assunto in una fase difficile, a Rocco Buttiglione per le
sue sollecitazioni alla riflessione.
Ma dobbiamo essere anche grati a tutti voi qui presenti che avete
creduto in questo progetto, vi siete impegnati, lo avete difeso
rispetto agli attacchi che tendevano ad impedirne la realizzazione,
senza cedere alle lusinghe del potere, né alle sirene di più comode
posizioni, evitando il surfismo della politica, di quelli cioè che
cavalcano l'onda delle convenienze.
Non siamo la sardina bianca come titolava un quotidiano odierno.
E veniamo a noi.
Il Partito ha oggi più forza, sia nei
consensi elettorali che nella società.
La nostra sfida è superare un bipolarismo ormai dannoso per il
Paese.
Al tempo stesso va sottolineato come il Governo Prodi è come
paralizzato, e dunque incapace di governare, di assumere decisioni
nell'interesse del paese, ma solo di gestire il potere.
Il Paese non può reggere lo stress di uno scontro
infinito.
Abbiamo avuto il coraggio di assumererci responsabilità come il voto
sull'Afganistan e al tempo stesso di proporre un governo di tregua,
di responsabilità istituzionale per fare uscire il paese dalla crisi
istituzionale e soprattutto dalla crisi del bipolarismo, una crisi
ormai certificata.
Quella scelta operata per responsabilità e per la credibilità
internazionale del Paese non è replicabile.
Abbiamo guardato a far uscire il Paese dalla crisi istituzionale e
soprattutto da un bipolarismo ormai consumato, che ha accresciuto il
numero dei partiti.
Questa posizione ha avuto difficoltà di comprensione.
Sono convinto che le contraddizioni della maggioranza non tarderanno
a esplodere: dalla politica estera alla economia, dai servizi
pubblici locali all'uso del cosiddetto tesoretto.
Su tali scelte non ci potrà essere essere
alcun soccorso.
In questo congresso dobbiamo guardare la situazione con senso di
responsabilità.
Dobbiamo allora evitare divisioni, ma nella chiarezza.
Bene ha fatto Cesa ha chiarire la nostra posizione.
Dobbiamo salvaguardare la unità del Partito che è per noi il bene
più prezioso.
Sarebbe rovinoso se, per il bene istituzionale, ciò determinasse una
rottura interna, rispetto alla nostra naturale collocazione di
centrodestra, come era nel progetto fondante dell'UDC e nel nostro
manifesto dei valori, finendo per ritrovarci tra i marosi di Scilla
e Cariddi, sottoposti quindi agli attacchi della destra e della
sinistra.
Rimane il nodo delle alleanze.
Questo non ci deve impedire di affermare che la politica economica
del Governo Berlusconi non è stata immune da errori.
Abbiamo bisogno di agire con la necessaria prudenza senza fughe in
avanti, solo così potremo raggiungere risultati adeguati ad una
opinione pubblica che ci dimostra interesse e risultati politici
adeguati alla nostra forza.
Abbiamo posto la esigenza di puntare sulla difesa dei valori
fondamentali della famiglia e della vita. Come non vedere che è in
atto un aggressione concentrica su questi temi attrraverso il
testamento biologico come mezzo per mascherare la eutanasia, con i
Dico per affermare le unioni omosessuali da cui verranno
le adozioni e la famiglia della terza specie.
Si vogliono tutelare i desideri, che non sono diritti.
Vogliono perfino cambiare il cognome delle nostre famiglie perché
l'obiettivo è cancellare le nostre radici.
C'è il problema della famiglia. È la grande questione del Paese.
Sosteniamo senza remore e in ogni sede dunque Angela Merkel, così
come nelle prossime presidenze slovena e portoghese, nel suo
coraggioso impegno per un piano di azione per affermare una Alleanza
per la Famiglia. Fino al 2015 si apre una finestra di opportunità
per rimuovere il basso livello di natalità, per superare l'inverno
demografico dell'Italia e dell'Europa, con pesanti riflessi sulla
spesa pubblica,
alcuni numeri:
il tasso di natalità passa dall'1,31%
all'1,40%
le aspettative di vita da 77,3 anni a 82,8
anni
il tasso di dipendenza per gli anziani sopra i 65 anni passa da 28%
a 63%
la spesa pubblica passa da 14,2 al 15,9 nel 2040
il vincolo di bilancio passa da 4 attivi e un pensionato a 2 a 1
I prossimi anni saranno decisivi
Non restiamo inerti.
Un partito come il nostro ha il dovere di assumersi responsabilità
chiare sia per il presente che per il futuro.
Dovremo essere dunque indisponibili ad alleanze
organiche senza questa scelta.
Sostenere il progetto di costituzione europea con chi ci sta.
L'Europa non può rimanere paralizzata, senza regole, senza un
Parlamento democratico e trasparente. Non possiamo pensare che
sulle questioni vitali sia governata dai commissari imposti dai
governi e senza alcuna legittimazione.
Né possiamo condividere l'idea mastelliana di fare il listone di
centro per le elezioni europee nel 2009. No. Sarebbe troppo comodo
per lui. Godere dei vantaggi della posizione di governo con le
scelte condivise con l'ultrasinistra e poi cercare di intercettare
il voto di centro.
Sappiamo bene che per raggiungere questo obiettivo è necessario un
accordo politico. Non possiamo pensare di avere una doppia
penalizzazione.
Credo che noi dobbiamo stare dentro il nostro manifesto dei valori
che fanno parte dei pilastri del partito. Dobbiamo stare nella linea
del PPE che è quella che meglio si coniuga con il sistema
elettorale che vogliamo, che mette in difficoltà il leaderismo di
Forza Italia, che completa la maturazione di AN e ci pone
come protagonisti
Ieri alcuni delegati si sono soffermati sugli
enti locali.
Veltroni è arrivato a chiedere i pieni poteri dopo quelli sul
traffico anche per l'edilizia. Mi sembra troppo. Non abbiamo sentito
una parola neppure da chi, la Regione, verrebbe spogliato di quei
poteri. Ecco gli effetti di giunte delle stesso colore e non
bilanciate. Altro che pieni poteri. C'è bisogno di cessione di
poteri alle circoscrizioni, ai municipi in una visione sturziana
della politica e non quella dei pieni poteri tipica degli
eredi del centralismo democratico. Ma di
questo nessuno più parla.
Forse è il momento di chiarire sui servizi pubblici locali quanto
vanno sostenendo il finto liberalizzatore Bersani e Lanzillotta che
sposta al 2011 le gare, quindi alla successiva Legislatura.
La colonizzazione straniera avrebbe determinato conseguenze
possibili negative sui consumatori italiani tenendo tariffe più
convenienti nei paesi di origine remunerandosi sul nostro mercato a
svantaggio dei nostri utenti.
Il mercato è competitivo se esistono i competitor e non i monopoli.
La riforma proposta, facendo finta di richiamarsi alle
liberalizzazioni del settore pubblico enti locali in realtà leggendo
congiuntamente il testo Lanzillotta, e gli
emendamenti del Governo hanno unico scopo di cancellare sia la data
del 31 dicembre 2006 prevedendo un ulteriore regime transitorio fino
al 2011 nel quale tutti gli affidamenti
compresi quelli illegittimi rimarrebbero in piedi.
Tralascio la vicenda Telecom che fa il paio con le false
liberalizzazioni.
Dobbiamo essere chiari sulle Fondazioni bancarie e lo dico
soprattutto all'amico Volontè e all'amico Tabacci.
Si mitizzano le fondazioni. E' ora di fare chiarezza. Non possono
andare oltre la missione istituzionale con
interventi nei sindacati di controllo delle banche che sono più di
potere che di non profit. Dobbiamo essere contrari a consorterie. Se
rispondono alle comunità locali, agli stakeholder non si capisce
perché debbano assumere partecipazioni rischiose e estranee alla
loro mission come nel caso di f21.
Dobbiamo difendere il sistema delle banche popolari e soprattutto il
loro modello per il ruolo che hanno nel sistema economico italiano
nella vicinanza con le famiglie, nel sostegno alle piccole e medie
imprese, alla crescita dei distretti industriali.
Non ci può essere la difesa della italianità a seconda delle
convenienze.
Sta affiorando un nuovo capitalismo di stato più pericoloso di
quello dello Stato imprenditore perché mimetizzato e senza regole,
perché quello rispondeva al Parlamento. Sta emergendo un capitalismo
regionale attraverso le multiutilithy regionali. Si sta affermando
un sistema bancocentrico per il ruolo invasivo delle banche.
Cari delegati,
E’ venuto il momento di fare scelte precise sul futuro dell'Europa,
sui valori della famiglia, sul sistema elettorale, sulla nostra
posizione politica negli schieramenti politici e scelte chiare,
soprattutto coerenti affinchè in questo
congresso nazionale possiamo determinare nella unità la linea
politica per affrontare le sfide del futuro.
Un partito che guarda al futuro e che ha grandi potenzialità di
crescita, che saprà sfruttare al meglio se si aprirà all'esterno, ai
movimenti, alle categorie, alle associazioni, dando rilievo alla
loro rappresentanza e alla capacità di interloquire con la società
civile più di quanto possa fare un semplice iscritto. Una
rappresentanza aperta che superi il tesseramento che sappia
coniugarlo in senso dinamico. Un partito che non deve avere paura di
aprirsi.
Una unità che non può però essere sacrificata sull’altare della
mancanza di chiarezza della linea politica. Sono contrario ad ogni
ipotesi di condizionamento della segreteria politica che verrà.
Un partito del 7 per cento non si può permettere questi lussi.
Dobbiamo far prevalere l'unità. Al segretario
dobbiamo dare ogni sostegno, perché saremo chiamati a prove
difficili. Dobbiamo essere pronti anche a sbagliare, come ripeteva
Moro , ma nella unità.
Cari amici, cari delegati,
è il momento di fare scelte precise e chiare e soprattutto coerenti
affinchè al congresso nazionale possiamo determinare nella unità la
linea politica.
Il mio auspicio è che non prevalga la conta dei numeri, ma una
chiara linea programmatica.
Siamo chiamati a scelte niente affatto facili.
Il mio auspicio è che prevalga il modello del PPE un modello
alternativo alla sinistra. Lavorare in quella direzione non
arrendersi alle difficoltà.
La linea politica che questo congresso determinerà dovrà essere
responsabilmente portata avanti da una
squadra coesa, con metodo democratico, senza
sbandamenti senza oscillazioni, senza fughe
in avanti per rassicurare il nostro elettorato, e dunque
capaci di iniziare una rotta senza
incertezze, capace di affrontare le sfide del
futuro con l'orgoglio del passato.
Vorrei concludere con una citazione di Aldo Moro.
Lo dico al Presidente Casini. "La posizione di centro non è per
nulla comoda e facile, non è una posizione di riposo".
Il centro non è un punto immobile, ma un processo; è un processo
faticoso, inesplorato e ricco di incognite. Una posizione di estrema
responsabilità e niente affatto comoda. E che vale la pena di
affrontare.
Vi ringrazio per l'attenzione.
Roma, 14 aprile 2007