MAURIZIO EUFEMI eletto al Senato della Repubblica - per la Provincia di Torino - Collegio n. 7 Vice Presidente Vicario Gruppo UDC (CCD-CDU-DE) - XIV LEGISLATURA |
Intervento al convegno GIOCHI
Palazzo
Giustiniani - 24 marzo 2004
Il finanziamento dello sport e i giochi pubblici
Onorevole rappresentante
del Governo, onorevoli colleghi, signore e signori, il presidente
Pedrizzi ha opportunamente ricordato la centralità del Parlamento,
tipica proprio delle Commissioni di indagine, e questo documento che
oggi viene presentato insieme all'indagine conoscitiva né è un pieno
esempio.
Io credo che non si possa parlare di finanziamento dello sport e dei giochi pubblici senza far cenno alle due organizzazioni, CONI e UNIRE, che pur nate per finalità del tutto diverse hanno poi avuto dalle scommesse e dai pronostici sportivi la gran parte del loro finanziamento, il che ha consentito a tali enti di sostenere gli sport di cui erano coordinatori. Infatti sia il CONI che l’UNIRE -il cui ordinamento risale al 1942, in pieno periodo bellico- hanno poi avuto il loro migliore sviluppo nei periodi successivi, in concomitanza con il diffondersi delle scommesse sportive. Mi riferisco al totocalcio, le cui entrate erano in parte devolute al CONI, ed ai concorsi ippici, intorno ai quali si scommetteva sia presso gli ippodromi, sia con il sistema della schedina gestita dal TOTIP di appannaggio dell’UNIRE. I finanziamenti derivanti alle due organizzazioni hanno avuto come benefico e positivo effetto quello di sostenere tutti gli sport, soprattutto quelli minori, che diversamente non avrebbero avuto alcuna possibilità di sviluppo. Per quanto riguarda l’UNIRE, va ricordato che esso nacque per sostenere il cavallo ai tempi in cui era considerato un supporto all’esercito, e che successivamente ha avuto come scopo meritorio quello di sostenere gli allevatori che si dedicavano all’allevamento di cavalli da corsa. Nell'ambito di questi brevi cenni storici sul CONI e sull’UNIRE occorre osservare che nel tempo, soprattutto in quest’ultimo decennio, sono venute meno al CONI le risorse derivanti dai concorsi pronostici. La diminuzione è avvenuta per effetto proprio del diffondersi di altre attività di gioco come il Superenalotto, che hanno attirato masse di scommettitori grazie alla prospettiva di vincite strabilianti. A ciò va aggiunto che il Lotto, che per molto tempo sembrava in una fase di declino, è stato rivitalizzato in maniera considerevole con l’affidamento della gestione dell’antico gioco alla Lottomatica, consentendo pagamenti immediati delle vincite ed annullando di fatto tutto il mondo vicino a quello malavitoso del gioco nero. Va sottolineato che meritoria, a tali fini, è stata anche l’incisiva azione di contrasto della Guardia di finanza. Oltre a questi fattori va ricordato altresì che i concorsi pronostici del Totocalcio sono diventati sempre più prevedibili, in quanto lo smisurato potenziamento di alcune grandi squadre ha di fatto ridotto ogni sorpresa, perché il pronostico è ormai pressoché coincidente con il risultato del campo. Alcuni dati meritano di essere richiamati, alla luce proprio dell’indagine conoscitiva. Il Totocalcio ha avuto il punto di svolta superiore nel 1993 con 3.340 miliardi delle vecchie lire. Nello stesso anno il Superenalotto aveva solo 226 miliardi di valore di mercato, mentre il Lotto nello stesso anno aveva introiti per 4.773 miliardi. Nel 2001 la cifra del Totocalcio in valore di mercato ammonta a 919 miliardi, mentre il Superenalotto decuplica i propri introiti passando a 4.725 miliardi. Lo stesso dicasi del Lotto, che passa a 14.203 miliardi. Quest'ultima cifra corrisponde alla metà dell’intero volume dei giochi. Il totocalcio, nel 1977, rappresentava una quota del 20 per cento dell’intero volume dei giochi, mentre nel 2001 scende a meno del 3 per cento,e nel 2002 tale percentuale si è ulteriormente abbassata al 2,2 per cento. Di fronte a tali evidenti difficoltà, che già da tempo si manifestavano, occorreva immediatamente provvedere per potenziare il CONI e le attività sportive da esso sostenute. Invece dobbiamo registrare che con il decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, ossia la cosiddetta legge Melandri, si è ulteriormente demotivato il CONI che invece bisognava sostenere. Come è stato opportunamente osservato, è stata “imposta” al CONI una riforma lesiva dell’autonomia e della libertà dell’ordinamento sportivo. Infatti, nella precedente legislazione lo Stato aveva avocato a sé l’organizzazione dei concorsi pronostici, riservando tuttavia al CONI l’esercizio di quelle scommesse connesse con le manifestazioni sportive organizzate sotto il suo controllo, proprio al fine di assicurargli i mezzi finanziari. Tale riserva a favore del CONI trovava la sua giustificazione proprio in quelle caratteristiche peculiari dell’ordinamento sportivo per le quali l’attività sportiva viene svolta in forma non occasionale ma programmatica. Il tutto, al fine di consentire l’aggiornamento dei valori sportivi e il continuo miglioramento dei risultati, soprattutto in vista delle competizioni sportive in campo internazionale. Peraltro, il regime di monopolio del CONI, in materia di concorsi pronostici connessi con le manifestazioni sportive, non è in contrasto con il diritto comunitario, in quanto non vi è alcuna discriminazione contraria al Trattato della CEE nel riservarsi in via esclusiva la gestione di tali concorsi. Lo Stato si presenta nel pieno del rispetto del diritto comunitario anche per motivi che attengono alla gestione di giochi di sorte e di azzardo per motivi di ordine pubblico. La rilevata criticità della situazione finanziaria ha portato a ripetuti interventi a sostegno delle attività sportive gestite dal CONI. L’andamento negativo delle risorse finanziarie di cui il CONI poteva disporre ha comportato un drastico ridimensionamento delle aree di intervento. Si è quindi reso necessario un intervento dello Stato con contribuzioni straordinarie, necessarie per poter provvedere al finanziamento erariale delle attività sportive; un intervento straordinario che è stato di 195 miliardi nel 2001 ed è stato di 103 milioni di euro nel 2002. Il Governo si è ulteriormente fatto carico della situazione di una vera e propria crisi attraverso l’ultima manovra di bilancio, e in particolare con l’articolo 4, commi 191 e 205, della legge n. 350 del 2003. Con l’articolo 39 del cosiddetto decretone n. 269, collegato alla finanziaria, si è pertanto evitato il collasso finanziario in attesa di una più organica sistemazione del CONI, scindendo totalmente le attività proprie da quelle di gestione dei concorsi pronostici. Come è noto, tutte le attività riguardanti i concorsi pronostici su base sportiva sono state accentrate, come tutte le altre attività di gioco, in un’unica sede istituzionale dell’amministrazione diretta dallo Stato, quale appunto sono i monopoli dello Stato. Si è ritenuto in quella sede che non si potessero mantenere diversi centri operativi sui giochi e sulle scommesse, per evitare forme notevoli di cannibalismo come abbiamo purtroppo registrato in passato. Si tratta ora di assicurare al CONI i necessari mezzi finanziari derivanti non soltanto dai concorsi pronostici delle attività sportive, ma anche da regolari e più adeguati flussi di finanziamento a sostegno di tutte le attività sportive professionali e dilettantistiche, soprattutto per i cosiddetti sport minori. L’immagine di un Paese per quanto riguarda gli sport in campo internazionale non deriva esclusivamente da quello che è considerato il più popolare degli sport, il calcio, ma si misura dal complesso delle attività sportive che non hanno masse di affezionati e di tifosi ma che hanno notevoli praticanti, come per esempio l’atletica leggera nelle diverse specialità. L’attualità ci impone di riflettere su quanto è accaduto in questi giorni. Il dottore Tino poco fa vi ha fatto cenno. Io vorrei soffermarmici, non a lungo ma con la dovuta necessità. C’è necessità di restituire una forte credibilità al calcio, per gli indubbi riflessi sui concorsi pronostici. Tale credibilità è stata seriamente compromessa dai fatti di domenica scorsa. Il dottor Tino ha parlato di una crisi d’immagine, mentre io parlo proprio di crisi di credibilità, compromessa dai gravi incidenti di domenica scorsa, che sono l’ultimo incredibile episodio di una serie di altri meno eclatanti fatti accaduti in tutti i campi di calcio, sia della massima divisione che di quelle inferiori. I problemi finanziari del calcio professionistico devono essere affrontati riducendo significativamente i costi, e non inseguendo i ricavi. Si deve voltare pagina, scrivendo regole societarie che devono essere diverse dalle regole generali dettate dal codice civile per tutti i soggetti societari, accompagnate da regole sportive nuove che privilegino l’addestramento e la maturazione dei giovani. Ci vuole un limite al numero dei tesserati, a seconda della diversità delle competizioni nazionali e internazionali, con una riserva di giovani nella rosa annuale dei tesserati. Ci vuole una diversa distribuzione dei diritti televisivi, che non privilegi eccessivamente i soliti noti e quindi un indispensabile riequilibrio che favorisca la crescita e lo sviluppo delle società minori. Questi brevi richiami, che sembrano esulare dal tema del Convegno, mirano a restituire credibilità ai concorsi pronostici del Totocalcio che, come è noto, finanziano il CONI e quindi l’intero sport italiano. L’indagine conoscitiva ha sufficientemente illuminato il mercato dei giochi, il suo volume, le sue prospettive di crescita, la distribuzione della raccolta tra i diversi giochi, ma ha anche rilevato la necessità di determinare più forte credibilità e trasparenza nonché la necessità di ripristinare un diretto collegamento tra la vendita dei biglietti dei concorsi pronostici e la destinazione dei proventi erariali. Non appare quindi adeguato il contributo al CONI nella misura del 18,77 per cento della raccolta dei giochi, previsto dal regolamento, 179 del 19 giugno 2003. Si tratta di valutare ora una rivisitazione dell’intervento dello Stato a favore delle attività sportive e della crescita dei movimenti sportivi. Una soluzione possibile appare quella di elevare l’aliquota di trasferimento a favore del CONI; oppure si potrebbe prevedere una diversa ripartizione delle entrate complessive dei giochi di ogni tipo, in modo da garantire adeguate risorse finanziarie allo sport. Valga da esempio quello che è avvenuto per il sostegno delle attività dei beni culturali, cui sono stati destinati parte dei proventi del gioco del Lotto. Sarebbe la affermazione di un principio di eticità, di quei caratteri etico-morali ribaditi con forza dalla Commissione di indagine, e si rilancerebbero quei valori -come appunto la finalizzazione delle entrate dei giochi- che possano trovare concreta e valida applicazione, con benefici effetti sulla promozione e la diffusione dello sport. Vi ringrazio per l’attenzione. |