MAURIZIO EUFEMI

eletto al Senato della Repubblica - per la Provincia di Torino - Collegio n. 7

Vice Presidente Vicario Gruppo UDC (CCD-CDU-DE) - XIV LEGISLATURA

Convegno sulla P.A - organizzato dalla Dirstat
Hotel Jolly Ambasciatori
31 marzo 2006

INTERVENTO SEN. Maurizio EUFEMI

Cari Amici,
Caro D'Ambrosio,
Cario Fiorillo,
Caro Boiano, che anche sei non è qui  oggi, ma è come se fosse con noi.

Un grazie a tutti voi per essere oggi qui a parlare di pubblica amministrazione, dei problemi della pubblica amministrazione nella città industriale per definizione.

Non è una contraddizione. Non è un controsenso.

Il partito dell'UDC, il partito di Pierferdinando Casini pone la persona umana al centro delle scelte politiche e dunque il lavoro come priorità sia venga svolto nei campi, nelle industrie, nei servizi privati nel pubblico impiego al servizio del cittadino contribuente.  


Non vi può essere una industria  competitiva, un sistema industriale costruito sia sulla old economy  o sul tessuto delle PMI, sulla componentistica  a vocazione internazionale, su un sistema dei distretti che accompagnano in rete aziende più grandi e leader, se non si è in presenza di una pubblica amministrazione, forte, efficiente, moderna, trasparente.

E' invece una necessità assoluta se non vogliamo creare diseconomie ambientali.

Queste sono le condizioni indispensabili per favorire la crescita e lo sviluppo economico, altrimenti si creano diseconomie e svantaggi competitivi.

L'azione dell'UDC in questa legislatura è andata in questa direzione e possiamo essere bene soddisfatti dei risultati raggiunti.

Non è solo una soddisfazione personale nell'avere realizzato la riforma della vicedirigenza di cui sono stato primo firmatario,  ma anche tutta la fase applicativa superando le resistenze che sono state manifestate da più parti e che vogliamo pubblicamente denunciare.

Ma torniamo un momento alla storia.
 
La classificazione del 1972 dpr 748 ha retto egregiamente per 20 anni.
E' stata riformata nonché  stravolta con il d leg. 29 del 1993 e con il testo unico  d leg 165 del 2001 nel nome della privatizzazione del rapporto del pubblico impiego, mai realizzata e nel segno di un decentramento regionale  calato solo formalmente e mai sostanzialmente per quanto attiene ai compiti istituzionali e alle relative funzioni sia negli organi dello stato che del parastato diffusi sul territorio.

I dirigenti di prima fascia sono di stretta nomina e osservanza politica spesso esterni alla PA, preposti e soggetti all'orrendo rito dello spoil system che tanto ricorda il diritto di bottino in vigore sotto l'impero romano o peggio ancora sotto le invasioni barbariche.
I dirigenti di seconda fascia sono di nomina dei primi scelti e rimossi ad personam in nome delle tre "e" che consente tutto e il contrario di tutto: efficacia efficienza ed economicità, compresa la possibilità di chiamare gli esterni dove invece è richiesta quella professionalità che si può acquisire solo sul campo.

Occorre ridare dignità ed autonomia alla dirigenza pubblica sottraendo totalmente alla chiamata diretta i dirigenti di seconda fascia e garantendo sostanzialmente pari dignità a tutti i dirigenti quanto a funzioni e stipendio stabilendo:

1)        uno stipendio tabellare uguale per tutti fissato da un unico accordo CCNL per tutto il pubblico impiego;
2)         indennità di posizione univoca non frammentata e sperequata come oggi rapportata a n. tre posizioni e fissata da CCNI per settori omogenei: Ministeri  scuola ricerca parastato agenzie fiscali sanità enti locali;
3)         un'indennità di risultato differenziata fissata mediante contrattazione integrativa annuale per singoli ministeri direzioni regionali enti locali; nella applicazione caso per caso la valutazione va fatta davanti ad un organo collegiale ( esterno esterno, valutatore, valutato)

La legge 145 del 2002 ha inteso dare un minimo di dignità  ai funzionali interni delle singole amministrazioni con una certa esperienza e professionalità introducendo la figura del  vicedirigente. Credo che possa rientrare tra gli aspetti positivi degli obiettivi raggiunti nel comparto del pubblico impiego.

Crediamo che appaia una ottima scelta dal momento che il dirigente  ha altri impegni e che l'ufficio necessita di cura e presenza costante continuata di un responsabile in forza dei principi costituzionali previsti dall'articoli 28 della Carta.
 
Se nel privato esiste la figura del quadro (legge 190 del 1985) che potrebbe essere trasposta nel pubblico ben potrà essere realizzata nel pubblico una figura equivalente di raccordo tra la figura impiegatizia e il vertice apicale.

Per questo è necessario un impegno politico che mi sento di assumere per la piena realizzazione e operatività della norma.

Questa figura va agganciata al trattamento giuridico della dirigenza con il riconoscimento di un percentuale di trattamento economico del dirigente di posizione più bassa (terza)

Consentitemi di tornare sulla legge 145.

Credo che la L.145 possa rientrare tra gli aspetti positivi degli obbiettivi raggiunti nel pubblico impiego. Sono stati ricordati poco fa gli obbiettivi di efficienza e di modernità nella pubblica amministrazione che non può prescindere da una cultura della responsabilità.

Riconoscere professionalità ad una categoria di personale che a seguito del processo di privatizzazione e delle prime tornate contrattuali è stato completamente dimenticato.

Qui la “ratio” della norma : recuperare –si badi bene : recuperare e non costituire- professionalità  smarrite nella promiscuità di procedure di riqualificazioni che –come è già stato fatto rilevare da una autorevole dottrina - sono state condotte tutt’altro che nell’interesse di un’Amministrazione allineata agli standard europei e nell’ottica privatistica della meritocrazia.

La norma, pertanto, istituisce l’area ed individua i destinatari, rimandando la relativa disciplina alla contrattazione collettiva e subordinando la sua operatività al verificarsi di una condizione temporale: il biennio contrattuale successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della legge.
       
Che si tratti di un’area contrattuale non c’è dubbio. Che sia diversa e separata da quelle attualmente esistenti è ugualmente indubbio.

Basti pensare che la legge n. 168 del 17 agosto del 2005 all’art. 14-octies, integrando l’art. 17-bis della legge 145 del 2002, qualifica come “separata” l’apposita area della vicedirigenza.

        Dove va a collocarsi questa area?

        Per rispondere alla domanda è necessario fare qualche passo indietro.

        Fino al 1980, il personale assunto nella pubblica amministrazione tramite concorsi per i quali era richiesto il possesso della laurea, era definito “direttivo” in quanto nell’esercizio della propria funzione dimostrava una autonoma capacità gestionale ed un certo grado di responsabilità. Tale personale era destinato ad assumere nel tempo, ed in conseguenza di una definita progressione di carriera, la direzione di uffici dirigenziali, di grado e responsabilità sempre maggiori.

Con l’entrata in vigore della legge 11 luglio 1980 n. 312 e la conseguente abolizione della distinzione tra impiegati ed operai -come ha ricordato al convegno del CNEL il professor Carinci-, si venne a determinare un’improvvisa frattura all’interno della funzione direttiva. Le qualifiche più elevate - per intenderci : quelle dirigenziali- furono separate da tutte le altre –comprese, purtroppo, quelle direttive- con la conseguente allocazione in basso di quella parte di personale che, collocandosi in un’area intermedia, non rientrava pienamente né nell’una né nell’altra area.

Ne derivarono  effetti distorsivi, aggravati dai  primi interventi normativi in materia di privatizzazioni che  introducendo il sistema della contrattazione nel rapporto di lavoro pubblico, determinarono la scomparsa –a livello giuridico- della categoria.

Abbiamo cercato di porre rimedio a queste anomalie.

La contrattazione si è sempre mostrata reticente a regolamentare questo settore, con grave pregiudizio per la categoria e per il buon funzionamento dell’apparato statale.
 
Senza tema di essere smentiti si può dire che è un atto dovuto  in quanto volto a tirare fuori dall’anonimato il lavoro e la qualità di migliaia di eccellenti professionisti, che senza tale intervento sarebbero rimasti fortemente demotivati e disincentivati a fare sempre di più e meglio.

Il riconoscimento della carriera direttiva, con l’introduzione dell’area contrattuale della vicedirigenza, consente :

- la valorizzazione del funzionario in relazione alla sua professionalità,

- l’assunzione legittima di responsabilità collegate all’esercizio di determinate mansioni,

- lo sbocco professionale dei dipendenti delle categorie di livello più elevato.

Il vicedirigente –lo dice la parola stessa- è il vicario del dirigente, collabora con lui al raggiungimento degli obiettivi programmati, lo supporta nella sperimentazione di nuove e più funzionali strategie, traduce in azioni esecutive le direttive impartite.
In quanto al requisito, viene richiesto il possesso della laurea che appare necessaria in base al principio generale secondo cui il soggetto che svolge funzione vicaria deve possedere la stessa professionalità del titolare della funzione. L’unica eccezione è costituita da quel personale che in sede di prima applicazione accede all’area senza avere il requisito della laurea, in quanto il vecchio sistema delle carriere consentiva di transitare nella carriera direttiva mediante procedura concorsuale anche speciale in considerazione della professionalità raggiunta.

La vicedirigenza si configura come un’area funzionale dai contorni precisi e differenziati. E' indubbio che la sua natura è assimilabile a quello della dirigenza piuttosto che a quello indifferenziato degli altri livelli, considerate le ragioni storiche per le quali è nata e al riconoscimento della professionalità acquisita a seguito dell’esercizio oramai ventennale di mansioni direttive.

Si badi bene, ciò non vuol dire che dirigenti e vicedirigenti debbano essere disciplinati con un unico contratto. I contratti per l’una e l’altra categoria di personale devono essere necessariamente diversi e separati come ha sostenuto con forza D'Ambrosio e la Dirstat.
 
Quale esponente dell’UDC ho sempre compreso e sostenuto le ragioni dei funzionari direttivi e ho sempre fornito tutto il mio appoggio –insieme al mio partito- affinché si desse ascolto alle legittime aspettative di questa categoria.

Sono convinto che per costruire una vicedirigenza vera ed effettiva, che non si traduca nell’ennesima qualifica a cui tutti possono indiscriminatamente accedere o in una pseudo posizione organizzativa riconosciuta –come succede adesso in molti uffici pubblici- senza le dovute verifiche di merito e legittimità, sia necessario che l’atto di indirizzo della Funzione pubblica previsto dall’art. 10, comma 3, della legge 145 del 2002 debba contenere una espressa statuizione in questo senso.

E' tempo di bilancio cosa abbiamo fatto e cosa dobbiamo fare. Credo di avere mantenuto le promesse fatte. Ora si tratta di tracciare un progetto dei programma per la prossima legislatura fondato su alcuni obiettivi che voglio qui riassumere:

Indennità di amministrazione

Abbiamo assunto iniziative affinché possa rientrare nella quota A relativa al calcolo della pensione come per la dirigenza. Ci sono molti ricorsi la posizione dell'INPDAP è legittima tenuto conto dei pareri dei ministeri vigilianti che sono illegittimi. Quella posizione verrà disattesa dalla Corte dei Conti. Si aprirà un contenzioso lungo e costoso.

Non ci possono essere figli di nessuno o figli di un dio minore, come le  sperequazione evidenti nel premio di produttività al Ministero dell'Economia rispetto ad altri.

Si è perfino dimenticato che l'articolo 24 del contratto è stato abrogato dal 145.

Occorre allora dare le giuste direttive all'INPDAP da parte dei Ministeri vigilanti:
Lavoro e Tesoro e funzione pubblica.

Pensioni

E' necessario  intervenire per l'aggancio delle pensioni alla dinamica salariale. Così come è stato rilevato dalla Corte dei Conti della Puglie.
Questa soluzione consentirebbe di tutela i redditi dei dipendenti pubblici che hanno pagato il prezzo dell'Euro.
Solo in questo modo le pensioni possono essere rivalutate. Pensiamo a coloro i quali si sono sudati la pensione con il versamenti dei contributi.  


Conservatorie dei registri immobiliari

Ripristinare la figura del conservatore così come prevede il libro VI del codice civile.

L'Agenzia del Territorio ha ritenuto di risolvere i problemi sganciando la figura del conservatore di fatto alla delega parziale di funzioni da parte del direttore provinciale ex art. 17 comma 1 bis d. legs 165/2001.

Una norma di tipo organizzatorio non può sopperire alla necessità di istituire o ripristinare la figura del conservatore dei registri immobiliari autonomo dal direttore provinciale cui può essere subordinato solo gerarchicamente come lo era aprima della riforma del 1981 all'Intendente di finanza e ante riforma del 1999 al Direttore compartimentale del territorio.

Occorre allora restituire al sistema giuridico-economico nazionale la figura piena del conservatore sottoposto al controllo giuridico  del Ministero Giustizia.

In coda si pone il problema della armonizzazione degli orari con  i servizi catastali  e riduzione dei costi; si pone il problema della chiusura al sabato degli uffici della conservatoria  riportandolo nell'alveo della normativa europea.

Catasto

Siamo per il mantenimento della funzione verticistica e centrale del catasto che non può essere affidato ai comuni. Ci siamo battuti per evitare questa assurdità.

Riteniamo aberrante la figura del conservatore caduta in oblio dopo la riforma Bassanini Visco prevista dal libro sesto del codice civile. Vogliamo ripristinare quella funzione e quel ruolo a tutela degli interessi legittimi dei cittadini che non può essere subordinata ad altre figure prive di quella capacità e professionalità.    

Ne deriverebbe confusione e forte discrezionalità da parte dei governi locali nella revisione degli estimi e delle rendite catastali. Ciò evita comportamenti arbitrari e soprattutto evita la voracità degli enti locali. L'anci voleva questo e sappiamo tutti chi governa chi dirige l'anci.

L'on-line come abbiamo verificato con la SOGEI consente di realizzare un servizio moderno trasparente e di maggiore funzionalità per l'utenza.

Senza dimenticare che si porrebbe il problema del carico dei dati che solo la sogei può fare in modo efficiente economico  e uniforme.

Considerazioni conclusive

Bene ha fatto il Ministro Baccini ha firmare l'atto di indirizzo a rinnovare l'ARAN a fare ciò che altri Ministri non hanno avuto il coraggio fare, perché piegati dalle burocrazie e dalla Ragioneria dello Stato.
 
L'atto di indirizzo è stato emanato ora occorre applicarlo senza resistenze palesi o occulte.

Solo restituendo dignità ai funzionari dello Stato sarà infatti possibile sperare che il processo di rinnovamento, iniziato nelle Pubbliche Amministrazioni, potrà avere successo.

Solo affermando quel principio di neutralità che ricordava prima D'Ambrosio, sancito nella carta costituzionale sarà possibile avere un personale pubblico al servizio dei cittadini e delle istituzioni.

Noi vogliamo che le agenzie siano pubbliche perché funzioni così importanti e delicate non possono essere svolte da organismi a livello privatistico e fuori da ogni controllo anche parlamentare. Perché vogliamo affermare il principio della neutralità dipendente pubblico affermata nella carta costituzionale.

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